mercoledì 3 agosto 2016

An via da Fratelli d'Italia? Le reazioni

Era inevitabile che la proposta di Giovanni Donzelli di togliere dal contrassegno di Fratelli d'Italia il simbolo di Alleanza nazionale avrebbe provocato reazioni di vario tipo, all'interno dello stesso partito ma non solo. Il primo a tastare il polso, ovviamente, è stato Il Tempo, che ieri in un pezzo di Antonio Rapisarda dava conto di varie posizioni all'interno di Fdi, anche se in questo caso nessuno si schiera apertamente per lo spegnimento della fiamma. 
Anche chi, come l'ex europarlamentare Carlo Fidanza, ammette che An è "una storia finita male" e che il tentativo di riproporre all'interno il modello di An anche grazie al simbolo ha recuperato "una quota di elettori limitata", sottolinea però che occorre "mantenere un richiamo simbolico alla tradizione della destra, con una fiamma, aggiornata, Anche Edmondo Cirielli, che rappresenta Fdi alla Camera, considera "valida la riflessione di Donzelli", ma la ritiene comunque "frettolosa" (soprattutto nella parte in cui rischia di "compromettere l’ottimo rapporto con Salvini"), anche se poi riconosce che "non può essere la vecchia An l’orizzonte. Ci piacerebbe stavolta essere i federatori, con Lega e Forza Italia», a patto che Fi e altri gruppi chiariscano la loro posizione. 
Altri, più semplicemente, per usare le parole di Rapisarda, "non si appassionano al tema del simbolo": è il caso del responsabile famiglia Federico Iadicicco, per il quale "An sì o no è un dibattito sbagliato" e bisogna piuttosto "rimettere al centro i valori di fondo sui quali costruire la fase ulteriore del progetto". O, volendo, del responsabile dipartimenti tematici Marco Scurria, che pure sul punto qualcosa dice: "Nel momento in cui nasceva una nuova storia bisognava far capire chi era l’erede. Oggi è un dato ormai assimilato" e ora che Meloni è riuscita ad aggregare intorno a sé il centrodestra che sta davvero contro Renzi, occorre pensare soprattutto a creare "un centrodestra nuovo e maturo"
L'hanno presa decisamente meno bene alcuni esponenti di destra esterni a Fratelli d'Italia, a partire - come era prevedibile - da Francesco Storace. Nel suo editoriale di ieri per il Giornale d'Italia ha scritto che "riesce difficile immaginare come conciliare il fuoco senza la fiamma", riferendosi all'espressione "il fuoco divampa", usata da Giorgia Meloni per parlare di Fdi: ha sostenuto che in quel partito "si scopre che per prendere voti e' meglio ignorare la propria storia, salvo mettersi in cattedra a dare lezioni ad altri" e che, se si può anche ritenere superata Alleanza nazionale ("ma è stata una storia accompagnata dal consenso di milioni di italiani, come lo fu quella del Msi"), non si capisce perché nella Fondazione An si è condotta una battaglia "per impossessarsi di un simbolo che si vuole mandare in soffitta, rompendo anche ogni tipo di relazione con chi la pensa al contrario". 
Oggi, sul Tempo, intervistato sempre da Rapisarda, Storace rincara la dose: "Quel simbolo venne definito 'una minestra riscaldata' quando lanciammo noi quest'idea [di riutilizzare l'emblema di An, ndb]. La minestra riscaldata invece è diventata buona perché se lo sono presi loro il simbolo da una fondazione di cui non faccio parte, perché per me i partiti nascono dalla società. Poi adesso si dice che questo simbolo potrebbe non attrarre più", e qui il leader della Destra bacchetta Marcello Veneziani, che a Rapisarda aveva detto di condividere l'abbandono del simbolo di An, un'esperienza di cui la destra non può essere orgogliosa, e che le sole resistenze erano volte a "evitare che quel simbolo possa essere utilizzato da altri e possa determinare ulteriori lacerazioni in un mondo che è già di per sé sfasciato". "Tu non credi più in Dio e non ci dovrei credere nemmeno io?", è la lapidaria risposta di Storace (tanto simile a quella che mi sentii dare poco meno di tre anni fa per Termometro Politico). Pur credendoci, stavolta Storace non chiede il simbolo di An per sé: "Quello che succederà si vedrà. Se la Meloni fosse stata saggia e avesse fatto un percorso di grande destra inclusiva probabilmente il problema non me lo sarei nemmeno posto. Tant’è vero che ho scritto 'Togliete i rancori, non i simboli'".
Sulla questione è intervenuto pure l'ex parlamentare di An Antonio Buonfiglio, ex parlamentare di An (e anche tra coloro che, con vari procedimenti giudiziari, si è opposto ai passaggi che di fatto hanno portato alla nascita della Fondazione An): "l’utilità di An si vede dal fatto che da quando è stata sciolta c’è stata l’irrilevanza politica di un’intera classe dirigente", per cui "scongelare il simbolo di An" per le europee del 2014 voleva dire riprendere "la migliore espressione della destra". Purtroppo però per Buonfiglio "Fdi non ha valorizzato questo simbolo, tant'è che oggi i suoi dirigenti sembrano volersene disfare". 
Altrettanto prevedibile, quanto la reazione di Storace, è la reazione del Movimento sociale italiano fondato da Gaetano Saya e guidato da Maria Antonietta Cannizzaro: "Dopo anni di battaglie giudiziarie, udienze, appelli e lotte legali da parte del nostro Presidente Cannizzaro, affiancata dal pool degli Avvocati del nostro Partito, finalmente la leader Giorgia Meloni annuncia la rinuncia al simbolo di AN, utilizzato in questi anni (la Fiamma Tricolore, nostro per storia, eredità e diritto) - scrive la dirigente nazionale Candida Pittoritto -. Il nostro Presidente ha lottato con tutte le proprie forze per ridare al MSI-DN il ruolo politico/storico che merita. [...] Siamo tornati, con tutte le carte in regola, col riconoscimento assodato e ufficiale che l’unica vera Destra siamo noi. Questa è solo la prima di una lunga serie di vittorie che otterremo da oggi in poi". Posto che Meloni non ha detto esattamente così, la battaglia sembra tutt'altro che vinta: le delibere della Fondazione An restano per ora efficaci e la causa civile che al momento vede il Msi prevalere (con una sentenza di appello che contiene vistosi errori in fatto e in diritto) non è ancora chiusa. Ma di tempo per approfondire ce ne sarà parecchio ...

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