venerdì 28 ottobre 2022

Il ritorno dell'assemblea dei 58 e il Partito popolare italiano mai sciolto

Certe notizie possono sembrare di poco valore, almeno per la persona comune che vi si imbatte, m
assumono un interesse immediato per chi appartiene alla schiera dei #drogatidipolitica. Possono bastare poche righe, magari di un tweet, e le antenne di chi ha buona memoria o non cessa di vestire i panni di archeo-entomologo della politica italiana si attivano immediatamente. 
Questo è proprio quanto è accaduto il 25 ottobre, quando sul profilo Twitter di Lucio D'Ubaldo, già assessore a Roma ed eletto deputato nel 2008 con il Pd, ora capo del blog Il Domani d'Italia e dell'Associazione nazionale dei Democratici cristiani, è apparso un breve testo nel quale si dava conto della riunione, avvenuta in quello stesso giorno, della cosiddetta "assemblea dei 58", organo che - si leggeva - "assicura la continuità del Ppi", vale a dire del Partito popolare italiano che nel 2002 sospese la propriattività politica in coincidenza con la nascita della Margherita (nella quale i suoi iscritti in buona parte confluirono). Il tweet erabbinato, tra l'altro, al simbolo del Ppi adottato nel 1995 dalla parte che non aveva condiviso la linea di Rocco Buttiglione e si era riconosciuta in Gerardo Bianco (in questo sito si era raccontata la genesi politico-grafica di quel fregio, in dialogo con Giuliano Bianucci: l'immagine scelta, tra l'altro, è proprio quella messa in rete da chi scrive), anche se nel corso degli anni il simbolo era cambiato (lo scudo nel gonfalone aveva riacquistato la croce, sia pure sfumata, ed era ritornato il nome, non più conteso) e nel 2002 la versione impiegata era un po' diversa.   
Dal momento che la vicenda politico-giuridica dei Popolari è piuttosto complicata (quanto quella della Dc, alla quale è indissolubilmente legata), la cosa migliore da fare è ottenere informazioni di prima mano, per cui chi scrive si è rivolto direttamente a Pierluigi Castagnetti, ultimo segretario del Ppi. "Il 25 ottobre - ha spiegato - si è tenuta una riunione dell'assemblea dei rappresentanti degli iscritti del Ppi, organo che informalmente veniva chiamato 'assemblea dei 58', perché la platea dell'ultimo congresso dei Popolari, che si svolse dall'8 al 10 marzo 2002 al Palazzo dei Congressi dell’Eur, elesse un organo collegiale, di cui facevano parte il segretario in carica, cioè io, e altre 57 figure, tra le quali gli ex segretari Martinazzoli, Jervolino Russo, Bianco e Marini, affidando a questo la gestione di ciò che rimaneva del Ppi".
Conviene prendere il testo degli ultimi punti delle deliberazioni congressuali del 2002, per avere maggiore contezza di quanto venne deciso allora. Lì si legge che il congresso del Ppi, approvata la relazione del segretario Castagnetti e invitati gli iscritti a partecipare da subito alla vita della Margherita (pur con vari impegni da parte dei delegati al congresso costituente), 
delibera di sospendere, a partire dalla data di conclusione del Congresso Costitutivo della Margherita, la propria attività in quanto partito a livello nazionale e locale, affidandone lo svolgimento agli organi provvisori del nuovo partito;
dà mandato all'Assemblea dei rappresentanti degli iscritti di compiere tutti i necessari atti preliminari e conseguenti, inclusi quelli relativi al coordinamento della presenza dei popolari nella Margherita al fine di agevolarne la costituzione e di portare a compimento il percorso nelle strutture periferiche; 
in particolare, affida allo stesso organo la gestione del personale, valorizzandone la condizione professionale, oltre che del patrimonio materiale ed immateriale del PPI, nonché le competenze relative a Il Popolo, con facoltà di compiere e di autorizzare qualsiasi atto di ordinaria e straordinaria amministrazione, nonché di stabilire indirizzi per lo svolgimento di funzioni analoghe da parte delle strutture locali;
dà mandato, infine, all'organo suddetto di procedere agli adempimenti, inclusi quelli relativi all'esercizio della potestà statutaria, funzionali alla costituzione dell'Associazione Politico-culturale dei popolari, strutturata su base territoriale e partecipativa e finalizzata ad alimentare l'elaborazione politica e culturale del popolarismo, a conservarne la storia, a trasmetterne l'esperienza e le idealità alle future generazioni.
I nomi dei componenti dell'assemblea dei rappresentanti degli iscritti del Ppi si possono tuttora leggere nel vecchio sito del partito: si scopre quindi che ne erano parte, oltre a Pierluigi Castagnetti, pure Gerardo Bianco, Ciriaco De Mita, Rosa Russo Jervolino, Mino Martinazzoli, Franco Marini e Nicola Mancino, nonché Giuseppe Aloise, Emanuela Baio, Egidio Banti, Marco Barbieri, Valerio Beneforti, Giovanni Bianchi, Rosy Bindi, Alessandro Bizjak, Guido Bodrato, Giancarlo Bolognini, Massimo Bulbi, Giovanni Burtone, Maria Luisa Cassanmagnago, Pierluigi Castellani, Mario Cavallaro, Franco Ciliberti, Tommaso Coletti, Giampaolo D'Andrea, Giuseppe Di Fabio, Roberto Dominici, Lino Duilio, Vittorio Fravezzi, Gabriele Frigato, Anton Giulio Galati, Nino Giagu, Luigi Gilli, Antonio Iannamorelli, Salvatore Ladu, Rino La Placa, Enrico Letta, Lorenzo Mannelli, Salvatore Margiotta, Sergio Mattarella, Bernardo Mazzocca, Margherita Miotto, Gianfranco Moretton, Gianfranco Morgando, Gabriele Mori, Nicodemo Oliverio, Giovanni Orsenigo, Franco Paoletti, Luca Parodi, Giorgio Pasetto, Michele Pinto, Giuseppe Pirro, Lapo Pistelli, Andrea Rigoni, Enzo Russo, Gianvalerio Sanna, Patrizia Toia e Nicola Tremante. Si può facilmente notare che il nome informale di "assemblea dei 58" da tempo non era più attuale, visto il venir meno di varie figure di rilievo, a partire da Franco Marini e Ciriaco De Mita; non potendo disporre delle regole con le quali si era provveduto a eleggere quelle persone, non si sa se fosse prevista la possibilità di ricostituire il plenum dell'organo con surroghe (è facile notare, per esempio, che lo stesso D'Ubaldo non faceva parte di quell'elenco sopra riportato).
Dall'elezione di quell'organo sono trascorsi quasi 21 anni, eppure l'esistenza giuridica del Partito popolare italiano non si è ancora conclusa: "Quelle persone - spiega oggi Castagnetti - rappresentano ancora il Ppi sospeso, di cui io sono l'ultimo segretario e la cui rappresentanza legale spettal tesoriere di allora, Luigi Gilli, nonché al segretario generale Nicodemo Oliverio": si tratta delle due figure indicate dalla prima seduta dell'assemblea dei rappresentanti degli iscritti, tenuta il 19 marzo 2002 ancora nella sede di Piazza del Gesù al numero 46 (Palazzo Cenci-Bolognetti). Oggi la sede si è spostata un po' più in là, in via del Gesù 72: lì hanno sede tanto il Ppi, quanto l'associazione politico-culturale I Popolari: coloro che l'hanno costituita, secondo quanto spiega Castagnetti, di fatto coincidono con l'organo residuo del Ppi. Ma come mai, dopo oltre due decenni, il Ppi non è ancora stato posto in liquidazione? "Non possiamo ancora scioglierlo - spiega sempre Castagnetti - perché ci sono ancora contenziosi in corso, essenzialmente legati a sede periferiche e società immobiliari della Dc". Sulla complessità e delicatezza di questi contenziosi non c'è quasi bisogno di soffermarsi: di alcune vicende relative agli immobili, per dire, nel corso degli anni si sono occupati la magistratura e i media, dunque non sembra opportuno soffermarsi in breve su questioni che meriterebbero un serio approfondimento documentale. 
Meglio tornare, dunque, alla riunione dell'assemblea dei rappresentanti degli iscritti del Ppi. "Lfacciamo una volta l'anno - spiega, concludendo, Castagnetti - e questa volta l'abbiamo fatta dopo le elezioni, presso l'istituto Sturzo, quindi è stato inevitabile discutere di politica: ci interessa, in particolare, di quello che avviene dei cattolici all'interno del Pd". L'argomento, come si può intuire, è particolarmente caldo visto l'avvio del percorso congressuale del Partito democratico, avviato dalla lettera di Enrico Letta di fine mese e che si sta via via snodando: del tema, c'è da giurarlo, si parlerà ancora (anche perché dubbi, perplessità, insoddisfazioni e malumori in questi anni non sono certo mancati) e non è escluso che il simbolo del gonfalone rispunti, in un modo o nell'altro.

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