L’aveva detto alcuni mesi fa, ora
l’ha tradotto in pratica: Mario Monti ha alleggerito del suo cognome il simbolo
di Scelta civica per l’Italia, che con la prima assemblea pubblica di questa
mattina avvia definitivamente il suo percorso di trasformazione in partito.
L’elemento tricolore, creato dall’agenzia di comunicazione Proforma a dicembre,
è rimasto, così come l’impianto dell’emblema, con la stessa circonferenza color
carta da zucchero, il fondo bianco, il font
utilizzato per i testi e la dicitura grigia «Scelta civica» nella parte
superiore dell’emblema.
A cambiare, e in modo significativo,
è invece la parte bassa del contrassegno. La dicitura «Con Monti», come da
programma, è stata eliminata, ma non si è trattato di un’asportazione
chirurgica, destinata a lasciare immutato il resto dell’emblema (magari con
qualche piccolo spostamento, per non sbilanciare l’immagine). L’espressione
«Per l’Italia», infatti, non solo è rimasta nel simbolo, ma ha visto crescere a
dismisura le parole «L’Italia»: scritte in maiuscolo come tutti gli elementi
testuali del contrassegno, hanno però assunto la stessa importanza visiva che
aveva inizialmente il nome del senatore a vita e capo della coalizione. Non
aveva fatto in tempo a farlo Berlusconi, sostituendo al nome del Pdl l’unica
parola «Italia»; lo aveva fatto pochi mesi fa Pier Ferdinando Casini con la sua
Udc, togliendo il proprio nome dal segmento circolare rosso per inserirvi la
scritta «Italia» (almeno fino alle elezioni politiche, quando aveva fatto
inserire di nuovo il suo patronimico, quando Calderisi dal Pdl aveva paventato
grane per chi avesse usato “in società” il nome di Monti su più emblemi).
Si può interpretare in più modi questo passaggio: dalla semplice
“spersonalizzazione” del partito (che non sembra convincere troppo vari
analisti), al tentativo di rimettere in gioco Monti per ruoli diversi da quelli
del capo politico (non a caso, in questi giorni qualcuno all’interno della
Bocconi non aveva visto con estremo favore l’idea di un ritorno del senatore a
vita alla guida dell’università, qualora avesse mantenuto la guida del suo
futuro partito). Aver scelto uno stratagemma grafico simile a quello dell’Udc,
poi, oltre a proiettare in qualche modo il costituendo partito verso un
traguardo ambizioso (quasi a voler dire che le altre forze politiche si curano
meno del Paese), sembra voler lanciare un messaggio a Cesa e compagni, perché
non abbandonino il percorso politico iniziato a dicembre. A Monti, alla fine
dei conti, è convenuto molto, all’Udc molto meno.
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