sabato 13 luglio 2013

Le "Idee popolari" (e quadricolori) di Ciocchetti



Il simbolo di Idee popolari
(frame tratto dal Tg2)
Non fai in tempo a pensare a che farà l’Udc, invitata più o meno direttamente a non abbandonare la casa (nuova, ma finora piuttosto scomoda, da donatori di sangue) di Scelta civica, che subito arriva un verdetto impietoso. «L’Udc è morto, l’esperienza politica che ci ha tenuto insieme non esiste più». A emettere la sentenza definitiva, senza possibilità di appello, è Luciano Ciocchetti, già vicepresidente della regione Lazio: proprio questa mattina, a due passi dal Santuario del Divino Amore, nel bel mezzo della riunione della sua associazione «I Moderati per la Terza Fase» ha provveduto all’ostensione dell’ennesimo nuovo simbolo di partito, la sua ultima creatura, denominata «Idee popolari».
Ciocchetti, che nel 2008 era stato candidato al Campidoglio proprio dal partito di Casini, ora non ci va per il sottile: «L’Udc ha una dirigenza senza alcuna linea politica, vive alla giornata. Il Centro è stato sconfitto dagli errori della dirigenza nazionale e dagli stessi leader legati a interessi troppo personali»; Casini e Cesa, secondo l’ex vicepresidente della Pisana, «non sono più credibili, sono diventati rigoristi, giustizialisti, hanno cambiato la natura del partito dimenticando la storia della Democrazia cristiana».
Per Ciocchetti, la soluzione è creare «un contenitore, un traghetto per una classe dirigente tradita dai dirigenti nazionali dell'Udc, per dare speranza, fiducia, futuro»: tutto questo per «ricostruire in Italia – come appunta l’Adnkronos – il campo dei popolari come in Europa, alternativa ai socialisti e ai socialdemocratici». Non fosse abbastanza chiaro, per il suo leader il nuovo partito, che parte dal Lazio e spera di estendersi a tutta l’Italia, «non potrà che stare nel perimetro del centrodestra». Anche per questo, forse, per il suo simbolo Ciocchetti si distacca decisamente dal cliché democristiano, rinunciando allo scudo crociato (anche per evitare grane legali con l’Udc) e all’azzurrino, sposando in pieno la logica cromatica dei partiti catch-all che adottano il tricolore e il blu/azzurro in logica nazionale, ricalcando quasi per intero la tavolozza cromatica sfoderata pochi mesi fa dal Mir di Samorì (che sembra resistere giusto perchè annovera un sottosegretario).
Così, i colori della bandiera tingono tre filetti morbidi, posti a metà del cerchio (che, a dire il vero, danno un po’ l’idea di una “scia” di dentifricio), su un fondo blu, che però nella parte inferiore è “mosso” da vari raggi più chiari (un po’ come aveva fatto Publio Fiori ai tempi di Rinascita popolare – Rifondazione Dc). In alto e in basso è riportato il nome del partito (che potrebbe non piacere a Italia popolare di Alberto Monticone, anche per l’ancoraggio al centrodestra), mentre nel mezzo – sempre in bianco – c’è un segno, quasi che fosse tracciato a mano, magari con più tratti di pennarello. Come idea, sembra l’ibrido di una croce (in stile democristiano), un «più» (decisamente inconsueto per un emblema politico, al punto che pare di leggere "Idee più popolari" ... de che?) e un segno di espressione del voto, sia pure orientato in modo diverso dal solito. In fondo, proprio Ciocchetti alle ultime elezioni comunali nella Capitale era candidato con la lista «Cittadini X Roma», che al suo interno aveva appunto un segno di croce manoscritta molto in evidenza. Forse, dunque, il nuovo leader ha scelto di richiamare quel precedente che non era passato inosservato: non è detto che basti, però, perché i cittadini ci mettano (di nuovo) una croce sopra.

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