L'autunno è alle porte e le elezioni regionali anticipate (sia pure solo di qualche mese) in Emilia Romagna si avvicinano. Mentre il Pd è alle prese con i primi passi della macchina delle primarie, qualche certezza sui contendenti c'è già e qualche simbolo è già sicuro. A partire da quello della lista civica Liberi cittadini per l'Emilia Romagna, che si propone di portare a livello regionale le battaglie che normalmente sono condotte dalle liste civiche nei comuni. A ispirare la formazione, anche se non figura tra i candidati, il consigliere regionale uscente Giovanni Favia: è lui stesso a spiegare come sia nato l'emblema della lista e quale significato abbiano le sue parti.
"Credo
molto nella semiotica, nell'importanza della comunicazione, nei simboli
– chiarisce –. Non è arrivato un grafico a farci proposte: siamo stati
noi – io in questo caso, confrontandomi con altre persone, facendo
girare tutte le proposte e raccogliendo critiche e osservazioni – a
chiedere a chi ha curato la grafica di realizzare il contrassegno,
ovviamente andando per tentativi. Dall'idea alla carta il percorso non è
sempre dritto e il creativo in questo ti guida e alla fine si crea
anche uno scambio creativo: il concept e le necessità comunicative che avevamo comunque le abbiamo indicate noi, a volte andando molto nei dettagli".
Di
certo, nome e contrassegno costituiscono un "parto unico", con due
elementi che si completano a vicenda (il primo è pur sempre parte del
secondo), ma a nascere per primo è stato il "titolo" della lista: "Siamo
partiti da lì – spiega il consigliere – volevamo innanzitutto dare un'impronta di civismo al nostro gruppo,
non un'impronta 'politica', per cui la parola 'Cittadini' per noi era
importante. È anche vero che quella parola, ultimamente, nel MoVimento 5
Stelle si è inflazionata, ormai è un refrain, un mantra che è fine a se stesso: per contraddistinguerci abbiamo aggiunto il termine 'Liberi'".
Sembra questo il punto focale nel ragionamento di Favia: "Tutti sono cittadini, anche quelli che stanno nei partiti, a differenza di ciò che dice Grillo:
la differenza sta nel modo in cui fai politica. Essere liberi è la
nostra differenza, anche da loro: loro sono di fatto teleguidati da una
struttura di marketing, una struttura comunque padronale che
pensa per loro, che detta visioni strategiche e politiche, mentre i
partiti rispondono alle segreterie e agli apparati. Noi siamo cittadini
liberi, che fanno politica semplicemente per passione, per migliorare la
società: questo era il messaggio che volevamo dare". Certo, in parte
l'etichetta della lista è stata influenzata dall'emblema: "Volevamo
renderci ben riconoscibili in cabina elettorale, per cui abbiamo
adattato il nome anche in base agli spazi concessi dal contrassegno".
Una volta fissata la denominazione, si trattava di passare al marketing
elettorale. "Volevamo portare l'esperienza del civismo, che ha molto
successo a livello locale con i cittadini che si auto-organizzano dal
basso – chiarisce l'ispiratore di Liberi cittadini – le liste civiche
nascono ovunque e con molta energia ed entusiasmo a livello comunale,
mentre a livello regioanle tutta questa forza atomica scompare, si
dissolve. Il nostro progetto dunque era questo: cercare di portare anche a livello regionale quell'energia, quel piacere di fare politica, liberi da gomitate, carriere, giochi, concentrandosi sui contenuti".
Occorreva
trovare il modo di portare tutto questo nel simbolo: "Serviva
certamente un'iconografia legata al civismo. Guardando con attenzione i
loghi delle molte liste civiche, abbiamo notato alcuni temi ricorrenti: la presenza di persone (in tondo, stilizzate, ...), di segni legati all'ambientalismo (e molte liste nascono anche in nome della difesa del territorio locale) e di segni legati all'identità territoriale, per cui santuari, torri, monumenti sono frequentissimi".
Si spiega così facilmente la presenza della torre, vista come luogo che marca genericamente un territorio
e ne è segno di riconoscimento: "Non è il riferimento a una torre
reale, indica piuttosto anche che l'Emilia Romagna è un contenitore di
tante identità diverse: quella torre anonima di fatto non ne esclude o
ne privilegia nessuna". L'immagine della torre obliqua ha fatto pensare a
più di qualcuno alla torre degli Asinelli di Bologna, ma la pista è
sbagliata: "Ce l'hanno detto in tanti – riconosce Favia – ma
evidentemente chi l'ha detto non è bolognese: uno di Bologna, come sono
io, non potrebbe mai rappresentare una sola delle Due Torri, che per noi
sono un tutt'uno. Anche uno che va sulla Garisenda o sugli Asinelli va
sulle Torri, non su una sola".
Sempre sul piano iconografico, poi, ci sono le foglioline a marcare il tema della tutela ambientale
e a dare un po' di movimento al logo; l'impatto maggiore, in ogni caso,
resta sempre quelo del nome, che spicca in verde sul fondo bianco.
Guai, però, a pensare che quello da poco sfornato sia l'ennesimo
contrassegno debitore del tricolore italiano: "I colori che abbiamo scelto, dopo alcuni esperimenti, sono esattamente quelli del vessillo della Regione
– precisa il consigliere –. Noi abbiamo preso precisamente qulle
tonalità cromatiche e le abbiamo armonizzate nel logo: come le liste
civiche locali giocano sui colori del comune, noi usiamo quelli della
Regione. Noi tra l'altro siamo un comitato di scopo per le elezioni. Non
vogliamo creare un'identità, lavoriamo sul progetto civico che abbiamo
presentato".
A
dare l'ultimo tocco di movimento e di scarsa staticità è l'impianto
generale dell'emblema: "Siamo una lista giovane, moderna che sa
padroneggiare anche gli strumenti della comunicazione visiva: è voluto
che il cerchio di contorno non sia perfettamente chiuso e che tutto il
logo abbia una linea dinamica e almeno un po' aggressiva".
Nessuna
delle persone che si è impegnata per la nascita di Liberi cittadini,
invece, ha voluto inserire parole o segni grafici riferibili alla passata militanza nel MoVimento 5 Stelle
di diverse di loro. "Non volevamo correre il rischio – precisa Favia –
di essere identificati come ex-5Stelle, che non è affatto una bestemmia,
anzi, andiamo fieri di essere ex, ma siamo consapevoli che occorre
allargare il perimetro". A scanso di equivoci, lo stesso consigliere va
ancora più nel dettaglio: "Siamo anche fieri di aver creduto, in un
certo momento storico, a qualcosa cui hanno creduto in tanti: non penso
alla deriva populista e basata sull'idolatria che poi c'è stata, ma a
quella minoranza che credeva davvero che Grillo fosse un uomo di
spettacolo che dava solo la vua visibilità a un progetto di
cittadinanza, organizzato, democratico, meritocratico e serio. Poi è
stato tutt'altro, ma chi segue la politica italiana conosce la storia:
chi vuole capirla la capisce".
L'essere
identificati o scambiati con il gruppo di provenienza sembra essere uno
dei maggiori timori per Favia, che tra l'altro ha scelto di non essere
ricandidato (a qualunque titolo) alle prossime elezioni regionali: "Uno
dei motivi per cui non sono in lista è anche questo: la mia presenza
avrebbe portato più consenso, perché comunque le persone votano chi
conoscono, ma si rischiava che il progetto diventasse una polemica nei
confronti del M5S e io non volevo questo".
Per
il consigliere uscente era comunque importante non gettare la spugna:
"Avendo io creduto alle battaglie che ho fatto, non mi sarei potuto
nascondere alle elezioni. Sono convinto che giocando si può perdere, non
giocando si perde di sicuro": nessuno di noi ha aspettative future, il
fatto che le cose possano andare male non ci spaventa, è molto più
importante per noi tenere la testa alta". La battaglia, dunque, sarà
giocata: la torre servirà a farsi riconoscere, anche se emergere sula
scheda è ben più difficile che in Pianura padana.
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