Non mancano certo i movimenti nell'area del centro, in Italia come nei territori. Vale anche per la Valle d'Aosta, regione a statuto speciale nella quale si registra la presentazione di un progetto politico denominato Autonomisti di Centro: si tratta di un cammino comune promosso da tre partiti locali, cioè Pour l’Autonomie, Rassemblement Valdôtain e Stella Alpina, ma supportato anche da due associazioni culturali (Esprì ed Evolvendo). In effetti, il progetto sarebbe nato nello scorso autunno, con la collaborazione di due forze dell'attuale maggioranza (Pour l'Autonomie e Stella Alpina) e di una di opposizione (Rv): si tratterebbe di un'intesa "finalizzata, pur nel pieno rispetto delle rispettive identità e organizzazioni, a promuovere una comune azione politica nell'ambito delle sfide che attendono la Valle d’Aosta".
Il percorso comune degli Autonomisti di Centro è stato presentato il 20 marzo da Aldo Di Marco (Pl'a), Stefano Aggravi (Rv) e Ronny Borbey (Sa) con l'idea di aprirsi a "tutte le forze politiche e sociali che riconoscono nell'Autonomia speciale lo strumento essenziale per gestire il presente e costruire il futuro" della Valle d'Aosta, partendo dall'approfondimento di temi fondamentali per la popolazione regionale (si parte proprio dall'autonomia speciale, oggetto del confronto il 29 marzo coi costituzionalisti Matteo Cosulich e Giovanni Boggero, ma ci si occuperà anche di trasporti, rifiuti, politiche a sostegno della famiglia, sanità, agricoltura e transizione economica), in modo da stimolare la discussione in pubblico attraverso lo strumento del "laboratorio di idee e proposte".
Le tre forze politiche si presentano tutte come di fede autonomista e di posizione centrista, pur avendo storie diverse: quella di Pour l'autonomie è legata soprattutto al suo fondatore, Augusto Rollandin (mancato lo scorso anno), quella di Stella alpina si ricollega alla storia cattolica democratica dei Democratici popolari e a quella successiva della Fédération Autonomiste, mentre Rassemblement Valdôtain è frutto della scissione dalla Lega valdostana della componente autonomista liberale (e via via aveva accolto anche altre sensibilità, per esempio con l'ingresso di Claudio Restano, consigliere del gruppo misto che era stato eletto con Vda Unie).
Il simbolo scelto per il percorso comune è un cerchio di colore blu scuro, con una circonferenza concentrica bianca che raccoglie i simboli delle tre forze attualmente parte dell'alleanza, pur senza contenere del tutto il nome in cui spicca soprattutto la parola "Centro" (con la "o" che rende graficamente il concetto di centro grazie a un puntino rosa, stesso colore del resto del nome). Tra i tre simboli in miniatura e la denominazione spicca la presenza di un trifoglio: quell'elemento grafico - che non può non ricordare, anche se solo nel nome, l'esperimento di alleanza del 1999-2000 tra il Partito repubblicano italiano, la cossighiana Unione per la Repubblica e i Socialisti democratici italiani - non è stato inserito affatto per caso e non può spiegarsi solo con la partecipazione attuale di tre soggetti politici.
"Il trifoglio - spiega appunto Stefano Aggravi - è presente ovunque in Valle d'Aosta, è un elemento fondamentale, tra l'altro, per la salubrità del latte e per la produzione della fontina. In più, come sottolinea Ronny Borbey di Stella alpina, il trifoglio rimanda direttamente alla figura di Oger Moriset, che fu vescovo di Aosta nel '400 senza avere alcun casato: il trifoglio divenne simbolo allo stesso tempo di unità, montanità e ruralità". Tuttora, sulle pareti del palazzo vescovile restaurate pochi anni fa, sono visibili le decorazioni ad affresco risalenti al medioevo con un gran numero di trifogli; lo stesso fregio, abbinato al giglio del capitolo della cattedrale, si può trova all'interno del duomo di Aosta (come mostra la foto precedente).
I promotori del cammino comune tengono a precisare che il loro non è un cartello elettorale; è però innegabile che quest'anno sia prevista la scadenza del consiglio regionale e non è certo lontano nemmeno il voto per rinnovare l'amministrazione comunale di Aosta. Unire le forze è fondamentale soprattutto a livello regionale, vista la doppia soglia di sbarramento prevista dalla legge elettorale proporzionale a premio eventuale (in prima battuta restano fuori le liste che non abbiano raggiunto almeno il quoziente regionale, che equivale al raggiungimento del 2,85% circa; in seconda battuta sono escluse le liste che non abbiano ottenuto almeno due seggi in base al primo riparto).
Pure per questo motivo, in un primo tempo il tavolo del percorso comune era più ampio, comprendendo anche La Renaissance Valdôtaine, evoluzione del Rinascimento Valle d'Aosta che aveva partecipato al voto del 2020 nel comune capoluogo e in regione (mantenendo un'ispirazione grafica artistica, si è passati dalla creazione di Michelangelo alla Venere di Botticelli). Il 24 marzo, però, il movimento guidato da Giovanni Girardini ha fatto sapere di prendere atto "della decisione di Pour l'Autonomie, Stella Alpina e Rassemblement Valdôtain di interrompere il percorso unitario intrapreso, nonostante l'accordo unanime raggiunto il 17 marzo sui punti programmatici minimi", decisione che sarebbe stata "motivata da dubbi sulla 'tenuta stabile' di Renaissance Valdôtaine"; per il gruppo di Girardini resta necessario puntare alla costruzione di "un'alternativa di discontinuità per innescare un reale cambiamento" per l'amministrazione del comune di Aosta. Non è mancata la replica degli Autonomisti di Centro, secondo i quali la posizione di Renaissance che giudicava "condizione imprescindibile" per proseguire il cammino comune la candidatura di Girardini come sindaco di Aosta (lui era arrivato al ballottaggio cinque anni fa, per poi essere sconfitto da Gianni Nuti) era comprensibile ma prematura: "In questa fase, infatti, si era valutata l'opportunità di aprire un confronto più ampio e profondo, incentrato sulla costruzione di una reale discontinuità nell'azione amministrativa a livello comunale. Crediamo che la politica debba confrontarsi sui contenuti, proponendo anche scelte di cambiamento e discontinuità, che non si riducano alla mera sostituzione di persone, ma che rispondano a una visione condivisa", dovendosi considerare l'individuazione dell'aspirante guida dell'amministrazione cittadina "il punto di arrivo di un percorso politico e non una premessa non negoziabile".
Di certo l'area interessata da questi movimenti resta molto delicata: giusto ieri si è appreso, attraverso Ansa, che consigliere regionale Diego Lucianaz ha lasciato il gruppo di Rassemblement Valdôtain (di cui era stato uno dei primi membri) per aderire al gruppo misto. Lo avrebbe fatto "per ragioni legate al nuovo accordo politico concluso dal movimento con altre forze politiche" (dunque per la nascita degli Autonomisti di Centro), dichiarando di non condividere l'attività amministrativa degli altri gruppi: "questa situazione non mi permetterebbe di rimanere coerente con la lotta politica che ho cercato di portare avanti fin dalla mia elezione al Consiglio regionale". Si attendono, evidentemente, nuovi sviluppi.