sabato 11 ottobre 2025

Naturalismo politico, alternativo a destra e sinistra con gatto in evidenza

"Natura, libertà, responsabilità: una visione politica che mette al centro persone, territorio e conoscenza. Vogliamo sostituire il MoVimento 5 Stelle, noi siamo un Movimento serio". La frase-programma, tanto ambiziosa quanto impegnativa, campeggia nell'home page del nuovo sito del movimento Naturalismo politico, evoluzione di un progetto politico nato oltre dieci anni fa. Presidente è Anna Merolla, mentre il presidente onorario è Gabriele Nappi. colui che ha promosso la costituzione e l'evoluzione del movimento, nato - come si legge sempre all'interno del sito - "per offrire una terza via oltre la destra e la sinistra, forgiando una visione nuova che affonda le radici nella realtà concreta e nei valori permanenti della natura e dell’umanità". Per conoscere meglio le origini del movimento, vale la pena leggere qualche estratto più lungo riportato sul sito.
Il naturalismo fu introdotto da Hippolyte Taine, che individuò tre fattori decisivi per comprendere l’essere umano e la società: eredità, ambiente e tempo storico. Già Honoré de Balzac, nella prefazione alla Comédie humaine (1842), aveva anticipato questa visione, affermando che il romanzo doveva descrivere la società reale, con i suoi rapporti economici e le sue contraddizioni: un passo decisivo per superare i miti romantici e dare voce alla verità sociale. 
Con Gustave Flaubert, il naturalismo compie un salto di qualità: l'arte deve essere impersonale, capace di mostrare la realtà senza filtri, "come Dio nella creazione: invisibile e onnipotente". La letteratura, come la politica, deve abbandonare i sentimentalismi per affrontare i fatti con rigore. È però con Émile Zola che il naturalismo diventa metodo scientifico applicato alla società. Nel suo Romanzo sperimentale (1880), Zola afferma che lo scrittore – come lo scienziato – deve osservare, analizzare, sperimentare. Il romanzo diventa laboratorio sociale. Allo stesso modo, noi crediamo che la politica debba smettere di essere ideologia astratta e trasformarsi in strumento concreto di indagine e cambiamento. 
Accanto a loro, i fratelli Edmond e Jules de Goncourt portarono avanti l’idea di romanzo-documento, mostrando che la letteratura poteva farsi cronaca sociale, racconto vero delle condizioni di vita delle classi popolari. 
Infine, la scienza: il pensiero naturalista non sarebbe stato possibile senza la rivoluzione di Charles Darwin. La teoria dell’evoluzione ha reso evidente che anche l’uomo è parte della natura, sottoposto alle sue leggi e ai suoi processi. Nessuna politica può ignorare questa verità: il rapporto tra uomo, società e ambiente è inscindibile. La realtà sociale non è frutto di idealismi astratti, ma di condizioni concrete, osservabili, deterministiche. Noi raccogliamo questa eredità culturale e la trasformiamo in progetto politico.
Leggendo la biografia di Nappi, classe 1961, "nolano Doc" e "di fede francescana", laureato in scienze politiche e a lungo al lavoro nel settore tributario pubblico, emerge il profondo interesse per il naturalismo, sul piano filosofico e politico: egli è autore di vari testi (diffusi soprattutto in formato e-book), ma dal 2013 non si è accontentato solo di studiare il naturalismo, volendo anche portarlo ufficialmente in politica. Proprio in quell'anno, infatti, alle elezioni politiche Nappi presentò la lista Movimento naturalista italiano, che concorse solo nella circoscrizione Puglia per il Senato, con Nappi indicato quale capo della forza politica. Arrivarono 1131 voti (lo 0,06% a livello regionale) per il simbolo con tre sagome di alberi una davanti all'altra: fu un inizio, la base per portare avanti il progetto, magari su scala più ampia. 
Se nel 2016 il Movimento naturalista aveva concorso con l'Italia dei Valori e Valore Napoli a costituire una delle liste con cui Luigi De Magistris si era confermato sindaco di Napoli, nel 2020 Nappi aveva progettato di candidarsi alla presidenza della sua regione, la Campania (del resto il movimento ha sede a Pompei, terra di Lucrezio, poteta protonaturalista): il simbolo, più semplice, conteneva la parola "Naturalismo" al centro, ma faceva anche capire che l'idea era di costruire un "movimento internazionale". Le firme necessarie - ridotte a un terzo in quell'anno causa Covid-19 - furono regolarmente raccolte nella circoscrizione di Napoli, erano pronte (così scrisse Nappi su Facebook) a Salerno e Avellino, ma qualche problema legato alle sottoscrizioni e alle autenticazioni a Caserta e a Benevento portarono Nappi a scegliere di ritirarsi. 
Nel 2022 lo stesso progetto politico - ridenominato Naturalismo Liberale - partecipò insieme al Movimento dei disoccupati di Alfonso Alfano alle elezioni comunali di Taranto. Sempre nel 2022, peraltro, Nappi tornò ad affacciarsi alle vetrine più rilevanti della politica, cioè le bacheche del Viminale: tornò infatti a Roma per depositare - il 12 agosto, il primo giorno di deposito in cui l'attenzione per chi si mette in fila è massima - il simbolo del suo Naturalismo - Movimento internazionale, nel quale fece la comparsa un gatto bianco, con tanto di coda curvata: anche il gatto era un riferimento a Taine e alla sua Vita e opinioni filosofiche di un gatto, ma anche - per esempio - a Balzac e alla sua Casa del gatto che gioca a palla, o ai vari racconti dedicati ai gatti da Guy de Maupassant.
Oggi Nappi ha ingrandito decisamente il gatto, rendendolo un ingrediente essenziale del simbolo e un mezzo per veicolare il programma, imperniato su riforma della spesa pubblica e assistenza sociale, lotta alla corruzione e al clientelismo, riforma della sanità pubblica, tutela dell'ambiente e bonifica del territorio. Programma che lo stesso Nappi cercherà di portare avanti in vista delle elezioni regionali in Campania: questa volta non vuole mancare l'appuntamento e vuole partecipare con una propria lista. "La nostra visione, nutrita dalla cultura naturalista, è realistica e diretta ma anche colta e sofisticata - si legge ancora nel sito. - Come movimento vogliamo riportare la verità e i fatti al centro del dibattito pubblico, liberando il campo dalle utopie astratte e dalle polarizzazioni sterili. In ciò ci sentiamo eredi di un approccio positivista e sperimentale: proprio come i naturalisti dell'Ottocento applicavano il metodo scientifico allo studio della società, noi crediamo in una politica fondata sull’osservazione della realtà e sulla prova concreta. Per dirla con Aristotele, 'l'uomo è per natura un animale politico': la politica deve quindi ritornare a essere un'attività naturale, vicina ai bisogni reali delle persone e alle leggi di convivenza che derivano dalla nostra stessa natura umana"

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