lunedì 7 ottobre 2019

Laura Arconti: non "una qualunque", ma un simbolo radicale

Per chi sente di appartenere alla famiglia radicale, oggi è un giorno davvero triste e svuotato. Da una manciata di ore non è più tra noi Laura Arconti, una donna che come e più di tante altre persone ha messo tutta se stessa nella militanza, che fosse nel femminismo, per i diritti civili delle persone (tutte, senza distinzione), per lo stato di diritto, per la lotta contro lo sterminio per fame, per la vita del suo partito, il Partito radicale (e poi del Partito radicale nonviolento transnazionale transpartito), e di Radio Radicale.
I suoi 93 anni - era nata nel 1925 a Frugarolo - sono stati tutti speciali, consacrati al lavoro (prima come informatrice farmaceutica, poi come promotrice finanziaria) e all'impegno politico, nel senso più nobile e appassionato del termine. Dopo essersi avvicinata agli "Amici del Mondo" nel 1949 e averne frequentato le riunioni fino alla dissoluzione, si riaccostò alla politica nel 1974 proprio grazie al Partito radicale, al tempo della campagna per il "no" al referendum sulla legge Fortuna-Baslini che aveva introdotto il divorzio in Italia. 
Da allora, non c'è stata battaglia del Partito radicale che non abbia visto Laura Arconti lottare con tutte le sue forze e tutti gli strumenti a sua disposizione, dal corpo alla parola, dalla ricerca alla tenacia con cui si era accostata a internet e ai social network, frequentandoli ogni giorno e rimanendo in contatto con decine di persone che non smettevano di cercarla. Una "politica da marciapiede", come la chiamava lei stessa, vissuta senza mai stancarsi, con i compagni radicali - nel senso etimologico di coloro che condividono il pane, un'origine da riscoprire e rivalutare - e, per trentasei anni, al fianco di Laura Terni, compagna di vita e nel partito.
Se il Partito radicale nonviolento transnazionale transpartito è ancora vivo e operante, deve moltissimo all'impegno di Laura che è riuscita a mobilitare centinaia di persone perché si iscrivessero al partito con i suoi "fili diretti" su Radio Radicale (ribattezzati "sportello Arconti); anche se negli ultimi anni era costretta su una carrozzina, non ha risparmiato un solo grammo di energia per far superare al partito una situazione difficilissima, acuita nel 2016 dalla morte di Marco Pannella. Laura si è spenta da presidente d'onore del Partito radicale, da tesoriera della Lista Pannella e da presidente del tribunale delle libertà Marco Pannella. 
All'ultimo congresso del Prntt, celebratosi a Roma dal 5 al 7 luglio, Laura ha partecipato a tutti e tre i giorni di attività, non mancando di intervenire con decisione. In quell'occasione, tra l'altro, era in distribuzione un suo libro, Una ragazza del '900, una collezione di "ricordi di un'Italia diversa e storie di un'Italia che non c'è più", come recita il sottotitolo: si trattava di bozze stampate per quell'occasione, ma la loro dignità non era certo minore. Ciascuna delle circa 130 pagine - compresa la prefazione dell'amica Liliana Cavani - merita di essere letta con attenzione: ogni riga, ogni immagine è impastata di dettagli e sfumature autobiografiche che comunicano autenticità e schiettezza, la stessa sensazione che può riportare chiunque abbia incontrato Laura Arconti anche solo una volta.
All'interno del libro c'è anche la descrizione del primo incontro con Pannella, risalente al 1974 in piena campagna referendaria. In quel passo fa capolino anche il simbolo del partito, quella "rosa nel pugno" che così a lungo è stata protagonista della vita politica italiana. Lo si riporta di seguito (con accanto la foto cui il testo si riferisce), nella convinzione che quel brano come e più di altri sia "simbolicamente rilevante" e dia la misura dell'impegno semplice (mai banale) e incondizionato di Laura Arconti, fino a farla divenire lei stessa un simbolo di militanza radicale:
I giornali dicevano che Pannella era all'hotel Minerva, io decisi di telefonare e chiesi di parlare con qualcuno del suo staff. Non c'era staff, c'era solo lui, disteso sul letto, con il telefono accanto, immerso nel fumo di mille sigarette, come documenta una fotografia che nessun giornale ha mai pubblicato. Rispose immediatamente. "Sono Laura Arconti, una qualunque" [...] dissi che volevo fare qualcosa per la sua causa. "Bene. Vai al Partito, parla con i compagni. Ti daranno loro qualcosa da fare." Lasciai in albergo una rosa rossa e una busta, con dentro tutto quello che avevo nel portafoglio, e andai di corsa alla vecchia sede di via di Torre Argentina 18. Cominciò così la mia lunga militanza radicale, una militanza silenziosa e umile, fatta di fiducia ed amore. Alla sede del Partito, tra un cliente e l'altro, chiusa in un bugigattolo senza finestre, alle prese con un ciclostile antidiluviano che sputava inchiostro per ogni dove, o in giro per la città con una scatola da scarpe su cui avevo incollato il simbolo del partito e praticato una fessura a mo' di salvadanaio, a raccoglier soldi per la battaglia politica di turno.
Credo bastino queste righe, così inusuali in una politica di protagonismi cui purtroppo stiamo facendo l'abitudine, per far dire a chiunque, radicale o no, che Laura Arconti non era, non è, non può essere "una qualunque". E il minimo che possiamo fare è dirle "grazie", dandoci appuntamento - come ha insegnato Pannella - "a subito" o quando lei vorrà.

Grazie ad Andrea Consonni per quello che mi ha insegnato, senza volerlo ma facendolo bene. E grazie agli altri compagni (Luca Leone, Vanessa Filosofi, Giancarlo Cascino, Filippo Flaborea, Loris Suriano, Giovanni Zezza e Daniele Priori) per questo percorso insieme. Le foto a colori provengono dal profilo Facebook di Laura Arconti, condivise da lei o da altri utenti; quelle in bianco e nero vengono da Una ragazza del '900.

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