domenica 17 aprile 2022

ManifestA, il simbolo (di persone) spunta a Pasqua, De Magistris pronto

Chi ha detto che il giorno di Pasqua non ci sono notizie abbastanza rilevanti, soprattutto di natura simbolica, per i #drogatidipolitica? Niente di più sbagliato, almeno oggi. Questa mattina, infatti, alle 11 precise, la pagina Facebook di ManifestA ha reso noto il suo (primo) simbolo, a poco più di due mesi dalla nascita dell'omonima componente politica all'interno del gruppo misto della Camera (l'articolazione è stata autorizzata in data 8 febbraio 2022).
L'annuncio, come si diceva è stato dato da un post sulla pagina Facebook, accompagnato da un testo in cui risultano taggate le quattro deputate che hanno costituito la componente (Simona Suriano, Silvia Benedetti, Doriana Sarli, Tana Chiara Ehm), le altre forze politiche che hanno consentito la nascita della componente (Potere al popolo!) o che hanno recuperato presenza parlamentare con questa articolazione (Partito della Rifondazione comunista) e - last but not least - Luigi De Magistris.
Ecco di seguito il testo accompagnato all'immagine:

La Pasqua è un simbolo universale di resurrezione, di speranza e di pace ed oggi facciamo nascere simbolicamente il nostro logo. Vogliamo che sia fortemente legato ai valori della condivisione, unione e partecipazione e che possa segnare l’uscita da questo momento di buio ed il ritorno alla speranza, alla Pace!
Il logo di ManifestA è una pagina nuova da scrivere, assieme a chi condivide la necessità di unire le forze e di lottare insieme. I colori diversi si uniscono, nella loro diversità ed avversità, in uno spazio dove vi sono cittadini, lavoratori, imprenditori, gli ultimi, giovani, chi non trova lavoro, chi lotta per la pensione, chi subisce abusi, chi scappa dalla guerra. Noi siamo pronte a riscrivere la storia di chi lotta e ad affrontare insieme le sfide più complesse.
Auguriamo a tutti voi di celebrare oggi il vostro personale passaggio a qualcosa di nuovo e di diverso. Qualcosa di buono e giusto, qualcosa che sappia di futuro. Per noi questo qualcosa è ManifestA.


Da oggi, dunque, tutte le forze politiche citate nelle denominazioni dei gruppi e delle componenti politiche della Camera dei deputati hanno un simbolo (mentre al Senato restano per ora senza traduzione grafica gli Ecosolidali - che dal 29 aprile dello scorso anno completano l'etichetta di Liberi e Uguali - e Italia al Centro, ma per conoscere il simbolo ufficiale - già depositato, a quanto si apprende - si dovrà aspettare poco tempo). Il nuovo emblema di ManifestA (che evidenzia anche nella grafica la "A" finale, come declinazione al femminile, così come era stato annunciato fin dall'inizio) appare semplice e - a suo modo - diretto: impostato su due colori (giallo oro e viola-bordeaux chiaro, uniti e accostati "nella loro diversità ed avversità"), pone al centro del contrassegno due file di persone, che la descrizione identifica come "cittadini, lavoratori, imprenditori, gli ultimi, giovani, chi non trova lavoro, chi lotta per la pensione, chi subisce abusi, chi scappa dalla guerra" (categorie inclusive di ogni genere, anche se le prime sono offerte al "maschile non marcato"). Colori e immagini tratteggiate dovrebbero suggerire i valori "della condivisione, unione e partecipazione", l'anelito verso la speranza e la pace, la necessità di "lottare insieme".
Chi ha buona memoria può facilmente ricordare che almeno altri due simboli famosi hanno avuto al centro varie sagome di persone disposte su più file. Senza andare troppo indietro, si può ricordare La Rete - Movimento per la Democrazia legato a Leoluca Orlando, comparso alle elezioni del 1992: con l'1,86% alla Camera e lo 0,72% al Senato ottenne 12 deputati e 3 senatori (questi ultimi tutti scattati in Sicilia). Due anni dopo le regole elettorali erano cambiate, ma il simbolo tornò almeno sulle schede della Camera (ottenne ancora l'1,86% nella quota proporzionale, non sufficiente a superare lo sbarramento, ma si assicurò comunque vari seggi grazie alle candidature sotto il simbolo dei Progressisti). 
"
Il nostro è l'unico simbolo con la gente dentro", disse Orlando presentando nel 1992 l'emblema, con le sagome umane maschili e femminili azzurre su fondo rosso, con il sorriso stilizzato in evidenza (l'autore non si è mai saputo, anche se tradizionalmente si riconduce l'idea e un primo schizzo all'ex sindaco di Torino Diego Novelli). Nel 2011, un anno prima di ricandidarsi come sindaco del comune di Palermo, Orlando riprese il fregio, facendolo leggermente rivisitare (togliendo le due sagome più in fondo e alleggerendo il tratto di quelle rimaste) per la Rete 2018; raggiunto quell'anno, il riferimento al 2018 era sparito, le due persone in alto erano tornate al loro posto, mentre erano rimaste le stelle d'Europa aggiunte sette anni prima.
Nel 2013 quella Rete (2018) sostenne, insieme a varie altre realtà politiche e della società civile, la lista Rivoluzione civile, che aveva indicato come proprio capo Antonio Ingroia. Anche quel soggetto elettorale aveva come ingrediente grafico principale (oltre al cognome dell'ex magistrato) varie sagome di persone - in quel caso rosse - disposte su due file: era peraltro volutamente chiarissimo il riferimento al Quarto Stato di Giuseppe Pellizza da Volpedo, scelto come riferimento in cui si potesse riconoscere un fronte ampio, che oltre alla Rete 2018 includeva Verdi, Idv, il Movimento Arancione, il Nuovo Partito d'Azione, il Pdci e il Prc. Il simbolo raccolse il 2.25% alla Camera, ma la soglia del 4% era lontana e non arrivò alcun seggio.
Rispetto a quelli visti fin qui, l'emblema di Manifesta si presenta come più curato e più fine; le persone che si possono vedere al suo interno sono meno connotate politicamente rispetto a quelle di Rivoluzione civile e ricordano piuttosto quelle della Rete (senza sorriso, ma con più eleganza), in più le figure in primo piano non sono più tre, come in passato, ma quattro (come le deputate della componente), staccandosi così in modo discreto dai due "precedenti" qui ricordati, nella speranza - immaginando di interpretare il pensiero di chi ha adottato il fregio - che anche i risultati elettorali siano decisamente migliori.
Il voto non è ancora vicinissimo (la scadenza naturale della legislatura è all'inizio di marzo), mentre si è appena tenuto il primo turno delle presidenziali francesi, con il risultato migliore di sempre per Jean-Luc Mélenchon, che ha sfiorato l'accesso al ballottaggio e si appresta a ottenere una percentuale di tutto rispetto alle elezioni legislative con la sua forza politica, La France Insoumise. Quell'esperienza ha fatto dichiarare a Luigi De Magistris (intervistato per il manifesto da Andrea Carugati) che occorre "costruire quella sinistra che oggi non c'è", anzi, rendersi conto che "c'è una sinistra diffusa che non trova più rappresentanza" e che invece la merita, per poter agire come "una sinistra di lotta ma anche in grado di governare, affidabile". Proprio l'ex sindaco di Napoli ha rivendicato il suo doppio mandato di guida della città come "l'esperienza di governo [...] più a sinistra degli ultimi dieci anni", che ha "tenuto insieme tutta la sinistra", seguita poi dalla candidatura alle regionali calabresi dello scorso anno ("Abbiamo preso il 17% senza soldi, una campagna fatta con lo zainetto in spalla"). Per De Magistris il sostegno potrebbe arrivare da parte di coloro che si sono astenuti, da "un pezzo di delusi dal M5S" e, volendo, da "un mondo più moderato che non vuole votare partiti a favore della guerra e del riarmo". Negando ogni possibilità di alleanza con il Pd (specie dopo il sostegno militare all'Ucraina), ha confermato di voler creare una nuova iniziativa elettorale con Rifondazione comunista e Potere al Popolo! (senza escludere Alessandro Di Battista come interlocutore): "Da solo non vado da nessuna parte, ma mi metto a disposizione con volontà, tenacia, umiltà, e anche amore. Ora ho molto tempo a disposizione per girare l'Italia, mi entusiasma l’idea di costruire una coalizione sociale e popolare dei non allineati. Siamo partiti e non ci fermiamo più, gireremo tutta l’Italia, è iniziata la fase di costruzione dal basso di un nuovo soggetto". 
Sempre De Magistris - che nell'intervista ha allontanato ogni similitudine con il precedente di Ingroia: "
Nessun replay, posso assicurarlo. Ingroia ha una bella storia da magistrato, ma non c’è nessun paragone o connessione con quell'esperienza. Abbiamo due modi di intendere la politica completamente diversi" - assicura che alle elezioni il progetto in costruzione ci arriverà: "avremo il nostro simbolo, serve un contenitore nuovo con contenuti nuovi, come ha fatto Podemos in Spagna". Dopo aver letto queste dichiarazioni, guardando con più attenzione la circonferenza che racchiude l'emblema di ManifestA, sembra di vedere nei due colori che si intrecciano qualche rimando alle varie versioni del logo di Podemos
Curiosamente, invece, De Magistris (che resta tuttora legato al movimento DemA - Democrazia autonomia, che a sua volta nel simbolo contiene un cerchio "sfrangiato", anche se per citare l'idea dell'agorà) non cita minimamente ManifestA nella sua intervista (né in quella precedente rilasciata al Mattino), pur essendo accostato a quel soggetto parlamentare da varie settimane, anche nell'evento finora più importante, cioè il 
Forum europeo dei movimenti e dei partiti per la pace contro la guerra svoltosi il 3 aprile alle 10 a Roma, copromosso da Manifesta, Prc, Pap e - appunto - DemA. L'idea, in ogni caso, è di costruire "un consenso e una forza nazionale" che lavori su pace e diritti, per poter avere davvero rappresentanza in Parlamento. Ci sono alcuni mesi per farlo, potenzialità e difficoltà non mancano: verrà il tempo di raccontare il progetto e il suo simbolo.

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