L'area liberale e liberaldemocratica cerca da anni propri soggetti politici di riferimento in Italia, specialmente dal 1994 in poi: si contano vari tentativi di dare a quelle sensibilità politiche una casa che risulti il più possibile comune e accogliente, anche se l'opera spesso non è risultata facile (soprattutto nell'epoca del tentato bipolarismo, con la nascita di formazioni che si riconoscevano nell'uno o nell'altro schieramento, anche solo per il non voler stare dalla stessa parte di quel gruppo o di quel personaggio politico). Non stupisce dunque che in Italia partiti, movimenti, associazioni e altri soggetti collettivi continuino a nascere o anche solo a essere progettati in quell'area, con inevitabile scelta di nomi e di simboli.
Al Parlamento europeo, invece, i libdem stanno praticamente tutti insieme, grazie al gruppo Renew Europe, nato dopo le elezioni europee del 2019 grazie al lavoro comune dell'Alde Party (quindi il Partito dell'Alleanza dei liberali e dei democratici per l'Europa), del Pde-Edp (il Partito democratico europeo, fondato nel 2004 da Francesco Rutelli e François Bayrou), i francesi di Renaissance (legati essenzialmente a La République En Marche! di Emmanuel Macron) e i rispettivi gruppi giovanili. Percorrere la "via europea", dunque, potrebbe essere un mezzo stimolante per cercare di favorire anche in Italia l'unità dei liberali e dei libdem. In passato, in effetti, si è tentata questa strada soprattutto al momento delle elezioni: al di là della lista di +Europa - Italia in comune - Pde Italia del 2019, viene in mente soprattutto la "lista Alde" denominata Scelta europea, concepita per le elezioni europee del 2014 e dal percorso piuttosto travagliato, fino al definitivo accordo con Scelta civica per l'Italia, che diede maggior unità all'area politica (in cui si erano inseriti pure Centro democratico e Fare per Fermare il declino), ma non era bastato per arrivare al 4%. Le prossime elezioni europee sono previste nel 2024, dunque tra due anni, eppure qualcuno sembra già impegnato a pensare alla "via europea", magari per costruire qualcosa a livello politico senza dover attendere il nuovo voto per il Parlamento europeo.
Se si interroga la banca dati dell'Ufficio italiano brevetti e marchi cercando le occorrenze con la parola "liberali", infatti, si scopre che ci sono due domande di marchio recentissime. La prima riguarda la dicitura Liberali Democratici Europei - Lde, espressa con qualunque tipo di carattere o qualunque colore: la domanda risale al 28 febbraio e riguarda ben cinque classi o servizi, vale a dire la 16 (Carta e cartone; stampati; articoli per legataria; fotografie; cartoleria; adesivi per la cartoleria o per uso domestico; materiale per artisti; pennelli; macchine da scrivere e articoli per ufficio - esclusi i mobili; materiale per l'istruzione o l'insegnamento - tranne gli apparecchi; materie plastiche per l'imballaggio; caratteri tipografici; clichè), la 25 (Articoli di abbigliamento, scarpe, cappelleria), la 35 (Pubblicità; gestione di affari commerciali; amministrazione commerciale; lavori di ufficio), nonché le consuete 41 (Educazione; formazione; divertimento; attività sportive e culturali) e 45 (Servizi giuridici; servizi di sicurezza per la protezione di beni e di individui; servizi personali e sociali resi da terzi destinati a soddisfare necessità individuali).
La seconda domanda, presentata addirittura il 16 marzo, dunque poco meno di un mese fa, rappresenta un'evoluzione della prima, visto che al nome si accompagna una grafica ben definita. La descrizione recita: "Vi sono le scritte bianche 'renew europe', 'renew italia', l'acronimo 'LDE' (con la 'E' gialla) e 'Liberali Democratici Europei'. Nella parte bassa del logo vi è una corona di 8 stelle gialle con a lato una bandiera italiana"; il simbolo in realtà si completa con il fondo blu (bordato d'azzurro) e una sagoma del territorio dell'Europa "retinata", sempre azzurra, che emerge sul fondo al centro, sotto la denominazione depositata per prima come marchio. Anche in questo caso la domanda riguarda le medesime cinque classi della classificazione di Nizza.
Guardando il simbolo, si nota che questo appare piuttosto ben curato e studiato, per nulla improvvisato: un elemento simile di solito è segno di un progetto altrettanto studiato e preparato da tempo, anche se ovviamente di per sé non è sufficiente per affermarlo. Colpisce anche l'uso dell'espressione "Renew Europe", declinata anche con riguardo all'Italia: tra l'altro, se si fa una ricerca nella banca dati dell'EUIPO (Ufficio per la proprietà intellettuale dell'Unione europea, con sede ad Alicante), si scopre che già nel 2019 per il marchio verbale Renew Europe era stata depositata domanda di registrazione di marchio europeo dall'Alde Party (anche se pochi mesi dopo la stessa domanda era stata ritirata).
Chi ha depositato invece le domande di marchio per l'Italia? Il database indica come richiedente Andrea Germanà, che figura quale responsabile IT della Fondazione Luigi Einaudi che ha sede a Roma. Nata nel 1962 (per iniziativa di Giovanni Malagodi) per promuovere la conoscenza e la diffusione del pensiero politico liberale, presieduta dal 2016 da Giuseppe Benedetto, la fondazione organizza da molti anni varie iniziative di riferimento per varie sensibilità dell'area liberale (una delle più note è la Scuola di Liberalismo). Scorrendo l'elenco delle iniziative del 2021, ci si imbatte in un'iniziativa realizzata al Maxxi a Roma il 13 novembre scorso, dal titolo Rinnovare l'Europa e la politica: Democratici Europei e Renew in Italia. Sulla locandina figurano i loghi di Renew Europe e del Pde-Edp e come relatori si trovano indicati Sandro Gozi (segretario generale del Pde, partito politico europeo cui da dicembre del 2021 aderisce Italia viva, eletto al Parlamento europeo in Francia nella lista Renaissance), Nicola Danti (parlamentare europeo, vicepresidente del gruppo Renew Europe, candidato con la lista Pd - Siamo Europei e proclamato dopo le dimissioni di Roberto Gualtieri, aderente a Italia viva, membro individuale del Pde dalla fine del 2020) e proprio Giuseppe Benedetto.
Mettendo insieme questi elementi, non sembra fuori luogo pensare che la Fondazione Luigi Einaudi stia lavorando a un seguito di quell'evento di alcuni mesi fa, che si tratti di una nuova iniziativa singola o di un progetto politico più strutturato. In effetti sulla locandina dell'evento dello scorso novembre non figurava il logo della fondazione (tra l'altro, la L di LDE ricorda abbastanza quella della FLE, anche se non basta certo a creare un legame riconoscibile); essa, in ogni caso, era rappresentata dalla sua figura di vertice ed è legittimo riconoscere una continuità tra quella prima iniziativa e il deposito della domanda di marchio da parte di un soggetto collettivo ben riconosciuto in quell'area politica. Riesce anche difficile immaginare che il nome di Renew Europe sia stato inserito in un segno da registrare (per giunta declinato anche in chiave italiana, come suggeriva il nome dell'evento appena visto) senza che le figure di riferimento del gruppo politico al Parlamento europeo siano state almeno informate. Per sapere se si pensa a Liberali Democratici Europei (che richiama un po' l'Alde, un po' il Pde) come un evento, una campagna o un soggetto politico strutturato, magari con l'intenzione di partecipare alle elezioni (come la forma rotonda sembra suggerire) è probabilmente presto, ma nelle prossime settimane ci sarà tempo per capire meglio.
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