AGGIORNAMENTO del 24 maggio 2022: Non si sono limitati alla diffida i rappresentanti riccionesi di Fratelli d'Italia: dopo che la sottocommissione elettorale circondariale aveva ammesso la lista di Fratelli di Riccione (evidentemente ritenendo che, tra l'altro, il contrassegno presentato fosse ammissibile), è partito un ricorso al Tar Emilia-Romagna da parte del delegato alla presentazione della lista di Fdi: nel ricorso si sottolineava che l'uso contemporaneo del tricolore e della parola "Fratelli" (in maiuscolo) avrebbe potuto ingannare l'elettorato, inducendo a credere che la lista in questione fosse di Fratelli d'Italia (visto che nessun altro partito, per giunta rappresentato in Parlamento, usa a livello nazionale quei segni unitamente) e di conseguenza portando un vantaggio indebito a Fratelli di Riccione.
Il giudice amministrativo di primo grado, però, il 18 maggio ha respinto il ricorso. Ricordato che non sono ammissibili, oltre ai contrassegni identici, quelli "facilmente confondibili" e quelli riproducenti "simboli, o elementi caratterizzanti di simboli, di contrassegni usati da altri partiti o gruppi politici e, per questo motivo, atti ad indurre in errore l'elettore sull'identità del partito o raggruppamento politico dal quale promana la lista" (valutazione che implica un confronto tra fregi elettorali "ciascuno considerato nel suo complesso ed in ogni sua parte, ma soprattutto negli elementi che per una qualsiasi ragione assumono funzione individuante"), il collegio ha aderito all'orientamento in base al quale per la confondibilità o la decettività dei simboli il parametro è la "normale diligenza dell'elettore medio di oggi", che è "notoriamente munito di un bagaglio di conoscenze e di una capacità di discernimento ben superiori a quelli d'un tempo": non ci sarebbe alcun pericolo di confondere due contrassegni "in presenza di elementi di differenziazione presenti prevalenti sugli elementi accomunanti i due contrassegni" (così varie sentenze del Consiglio di Stato e, anche di recente, del Tar Calabria). Al di là degli elementi di identità (la parola "Fratelli" bianca e maiuscola su fondo blu, nonché il tricolore), i due fregi elettorali per i giudici presentano "significativi elementi di diversificazione che un elettore è in grado di percepire": la qualifica "lista civica" per Fratelli di Riccione, il riferimento a Giorgia Meloni per Fdi e l'uso ben diverso del tricolore (sfondo quasi integrale contro fiamma tricolore). Su tali premesse, per il collegio "l'impatto visivo generato dal contrassegno della lista Fratelli di Riccione non risulta [...] disorientare gli elettori della lista avversaria, in quanto le denominazioni dei due simboli non coincidono ma hanno solo una parziale analogia nelle scritte [...] e sono diverse - e distinguibili - le dimensioni grafiche del tricolore", così i tratti distintivi sono "ragionevolmente maggiori" rispetto a quelli comuni.
Fratelli d'Italia, peraltro, ha impugnato la decisione rivolgendosi al Consiglio di Stato, ritenendo tra l'altro che ci fosse comunque confondibilità tra i due contrassegni, sia per l'uso nazionale ed esclusivo della parola "Fratelli" da parte di Fdi, sia per l'assenza di valore distintivo della dicitura "lista civica" (troppo piccola) e di valore identificativo del riferimento a Meloni, mentre la scelta di usare il tricolore insieme alla parola "Fratelli" avrebbe avuto "evidente carattere allusivo" a dispetto della diversa declinazione grafica (così come non sarebbe abbastanza distintivo il riferimento a Riccione per evitare confondibilità con Fdi).
Questo pomeriggio, tuttavia, i giudici di palazzo Spada hanno rigettato anche questo ricorso, confermando l'ammissibilità della lista Fratelli di Riccione. Dopo aver ricordato che le disposizioni in materia di inammissibilità dei contrassegni non mirano tanto a tutelare le liste, quanto piuttosto "a salvaguardare la libertà di voto degli elettori, garantendo la genuina e libera formazione del convincimento elettorale anche attraverso un corretto e leale confronto tra le forze politiche", il collegio ha precisato che gli elementi di similitudine dei contrassegni sono censurabili se sono "tali da confondere con facilità l'elettore": sono gli stessi giudici ad ammettere che, se non fosse così, "si giungerebbe all’esclusione di tutte le liste che non rechino tratti di novità o di originalità nel simbolo", cosa che creerebbe "ingiustificata ed indiscriminata compressione dell’elettorato passivo e del pluralismo della competizione elettorale". Aveva dunque correttamente valutato il Tar Bologna, nel ritenere che non ci fosse alcuna facile confondibilità, vista la prevalenza degli elementi distintivi su quelli comuni: se l'uso del tricolore "non è una prerogativa esclusiva della lista ricorrente, ravvisandosi sulla scena politica altre formazioni che la utilizzano o l’hanno utilizzata nell’ambito del contrassegno", addirittura per i giudici di secondo grado il nome scelto per la lista Fratelli di Riccione "non è in alcun modo sovrapponibile e confondibile" con quello di Fratelli d’Italia. A questo bisogna aggiungere gli altri elementi distintivi, cioè il riferimento a Meloni e la fiamma tricolore per Fdi, così come la dicitura "lista civica" "in caratteri più piccoli rispetto a 'Fratelli di Riccione', ma comunque ben visibili con una collocazione in alto e al centro" (anzi, proprio la "costante presenza delle liste civiche in tutte le competizioni elettorali amministrative" dovrebbe bastare a non far dare per scontato un collegamento tra liste locali e nazionali, a dispetto del nome simile).
Valeva la pena aggiornare gli sviluppi di questo caso, sia perché riguardava un partito presente in Parlamento, sia perché le sentenze dei giudici hanno messo a punto un nuovo criterio che tornerà buono in futuro, in occasione di contenziosi simili: come sa bene chi si interessa al diritto (non solo elettorale), le regole nascono dai fatti e, più spesso, dalle liti, indicando come comportarsi per il futuro. In politica capita (fin troppo) spesso che un partito o un gruppo si senta tanto speciale da non dover essere imitato nel nome o nel simbolo, al punto da reagire male al minimo sospetto di copia o di imitazione, a prescindere dalla fondatezza di quel sospetto (e per giunta in un ambito come quello politico, in cui per anni molti tra i principali soggetti si denominavano "Partiti" e "italiani"): di frequente si finisce in tribunale, a volte chi si sente copiato ottiene ragione (peraltro, ci si sente di dire, non sempre con piena ragione), altre volte no, come in quest'ultimo caso.
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Quando si avvicinano le elezioni, non è raro che si litighi o ci si attacchi su nomi e simboli ben prima che la campagna elettorale sia iniziata ufficialmente con l'accettazione delle candidature, anzi, prima ancora che tutti i documenti siano presentati: basta una somiglianza di troppo o un rischio di confondibilità più o meno concreto e partono avvertimenti, diffide, inviti a cambiare segno distintivo o annunci di azioni legali qualora nomi e simboli "incriminati" restassero al loro posto. In vista delle prossime elezioni amministrative tornate a fine prima vera, sta capitando proprio questo a Riccione da un paio di giorni, precisamente da quando sulla scena pre-elettorale ha fatto la sua comparsa una potenziale lista denominata Fratelli di Riccione.
Prima ancora di parlare di questo, in realtà, bisognerebbe dire che la competizione elettorale in questo comune superiore della provincia di Rimini (non fa capoluogo ma sfiora comunque i 35mila abitanti) era già finita da alcune settimane sotto i riflettori, in particolare dalla fine di febbraio, quando era stata ufficializzata la candidatura a sindaco di Claudio Cecchetto. L'idea era nata già a dicembre, quando il produttore discografico aveva fatto gli auguri di Natale alla città con un manifesto e ai media aveva fatto sapere: "Diversi gruppi di cittadini e associazioni che organizzano incontri culturali mi hanno accennato questa ipotesi, io ne sono gratificato e dico che sono a disposizione, per me è un grande riconoscimento", arrivato peraltro da una città "che mi ha dato tantissimo e che mi può chiedere quello che vuole", evidentemente anche la candidatura.
Non si tratterebbe, per inciso, della prima campagna elettorale amministrativa di Cecchetto: nel 2019, infatti, lui si era proposto come sindaco sempre in provincia di Rimini, ma stavolta di un comune sotto i 15mila abitanti, Misano Adriatico. In quell'occasione si presentò sostenuto dalla lista W Misano Viva, confrontandosi con gli altri tre candidati in lizza: se a ottenere la poltrona di sindaco con il 39,11% fu Fabrizio Piccioni, schierato dal centrosinistra, Cecchetto ottenne un dignitosissimo secondo posto, con il 33,78%, staccando di molto le candidate della Lega-civica Veronica Pontis (19,33%) e del MoVimento 5 Stelle Daniela Ruggeri (7,79%). Cecchetto era stato eletto consigliere e figura tuttora come capogruppo di W Misano Viva.
Questa volta, invece, la candidatura arriverebbe in una città cui il produttore ed ex disc jockey - che ha aperto il suo comitato elettorale in un bar - ha legato strettamente il suo nome (tra l'altro, per le edizioni di DeeJay Television ambientate all'Acquafan e per i programmi radiofonici e televisivi condotti da Viale Ceccarini). Essendo Riccione un comune sopra i 15mila abitanti, a sostegno di ogni aspirante sindaco si possono presentare più liste: fino a pochi giorni fa ne erano state annunciate due, Riccione civica (legata al gruppo di opposizione nato in consiglio comunale nel 2019) e la Lista civica Cecchetto - Riccione 2022, che nel simbolo - opera di Marco Lodola e Sergio Pappalettera - schiera i mezzibusti di tante persone, dai vestiti e dai capelli decisamente variopinti. Cecchetto ha fornito tanto di spiegazione del contenuto del suo contrassegno:
Il simbolo è stato pensato e realizzato per essere una metafora, un vero e proprio racconto, per essere parlante, significativo. 'Le faccine' di Marco Lodola sono diventate negli anni, una delle immagini iconiche di questo grande e modernissimo artista. Perfette per raccontare quanto per noi sia importate l'individualità e la coesione tra persone. Tutti i colori e gli abiti dei personaggi indicano la ricchezza della diversità e la potenza generativa dell’inclusione. Insieme guardiamo nella stessa direzione per il bene della città dove si vive, si lavora, si crescono i propri figli e si accolgono gli ospiti da tutto il mondo. L'onda è azzurra come il nostro mare ed è anche il colore della nostra citta. Riccione tutto l’anno è al centro del simbolo e al centro del nostro programma. Il mare d'estate e d'inverno. La stagione non ha stagione. A Riccione sono dodici i mesi in cui tra mare e città accade sempre qualcosa da scoprire e vivere. Una vacanza esperienziale che diventa promozione e desiderio di tornare. L'onda è anche il simbolo di un viaggio, di qualcosa che parte e che porta con sé materiale, energia, movimento.
Due giorni fa, peraltro, è arrivato l'annuncio ufficiale del sostegno a Claudio Cecchetto anche da parte di una terza lista, denominata appunto Fratelli di Riccione. Si era iniziato a parlare una decina di giorni fa della possibilità che una parte del centrodestra, insoddisfatta della scelta ufficiale della coalizione di sostenere la candidatura a sindaco di Stefano Caldari (assessore uscente al turismo), facesse scelte diverse, appoggiando proprio il progetto "civico" di Cecchetto. L'annuncio è arrivato dal portavoce della futura lista, Lino Masucci: "Sono sempre stato in Fratelli d’Italia e in questo partito resto a livello nazionale, ma per le amministrative non condivido la scelta fatta dal mio partito, per cui mi sono apparentato con Cecchetto", ha dichiarato al Resto del Carlino, mentre a buonGiornoRimini.it ha precisato "Sono stato tanti anni nella destra. Questa nostra scelta dipende dalla non condivisione dell’amministrazione attuale. Non condivido come è stata amministrata negli ultimi anni la città, cosa che ha portato a grossi problemi di ordine pubblico e a situazioni di degrado e scarsa manutenzione per esempio anche delle strade. Io, invece, voglio che la mia città sia sicura e bella".
La novità, tuttavia, non è andata affatto giù a Fratelli d'Italia, che nel giro di qualche ora ha emesso una nota, a firma del vicecommissario provinciale Filippo Zilli e del coordinatore riccionese Stefano Paolini: "Fratelli d’Italia sostiene senza tentennamenti Stefano Caldari sindaco e alle prossime elezioni si presenterà con il proprio nome e simbolo. Chiunque provi a creare liste civetta, creando confusione nell’elettorato attraverso simboli e nomi truffa, è diffidato. Siamo pronti a difendere in ogni sede il nostro partito e a chiedere i danni che già in questi giorni sono stati a noi recati. Se inoltre tra i promotori della lista civetta dovessero esserci tesserati, questi saranno, se non lo sono già stati, deferiti ai probiviri e finalmente espulsi. Siamo certi che una persona come Cecchetto non inquini la propria credibilità e serietà. I riccionesi meritano di avere chiarezza e di essere liberi di scegliere senza mezzucci, ma siamo altrettanto certi che chi ricorre a strumenti di questo livello sarà punito dagli elettori ancor prima che dai ricorsi".
Nei prossimi giorni, dunque, potrebbero arrivare iniziative di qualche natura per far desistere il gruppo di Masucci dall'uso di quel nome. Fdi potrebbe avere ragione? Difficile dirlo con certezza, anche se ci sarebbero elementi per dire di no. In passato varie sentenze dei giudici amministrativi o pronunce dell'Ufficio elettorale centrale nazionale hanno precisato che nulla osta al fatto che più partiti si definiscano "Verdi" (anche se in seguito qualcosa è cambiato su questi casi) o che ci siano più "Leghe" (anche costituite da scissionisti dal Carroccio), così come hanno potuto convivere sulle schede senza problemi giuridici il Partito comunista (di Marco Rizzo) e il Partito comunista italiano (rinato nel 2016). E' vero che Fratelli d'Italia è in Parlamento e figura nel registro dei partiti, aspetti che suggerirebbero l'opportunità di tutelare gli elettori del partito di Giorgia Meloni; è altrettanto vero però che "Fratelli d'Italia" è di per sé un'espressione di uso e di patrimonio comune, essendo il nome convenzionale dell'inno di Mameli (divenuto "di parte" solo dalla fine del 2012), così come il concetto di fratellanza non sarebbe di certo estraneo alla politica. Lo stesso simbolo scelto per la lista comunica al primo sguardo un'impressione piuttosto distinta da quello di Fdi, che ha il blu come colore dominante e il tricolore della fiamma, mentre in questo caso a dominare è la bandiera tricolore (le tinte sono le stesse usate da Fdi, ma il tricolore è presente in tanti altri emblemi di partito ed elettorali...). Bisogna ammettere che il carattere usato per il simbolo di lista è praticamente lo stesso impiegato da Fdi, quindi sarebbe opportuno intervenire su questo profilo; per il resto, però, il simbolo non dovrebbe creare problemi.
Sul nome qualche dubbio resta, se non altro per come potrebbe essere letta la situazione in concreto. Se entrambe le liste (Fdi e Fratelli di Riccione) fossero presentate, il primo partito potrebbe lamentare il rischio di vedersi sottrarre voti o comunque risultare danneggiato per la presenza del concorrente; Fratelli di Riccione, al contrario, potrebbe sostenere che proprio la coesistenza delle due liste farebbe capire ad elettrici ed elettori che esistono due soggetti diversi e non confondibili tra loro, che hanno fatto scelte differenti pur essendo vicini sul piano ideale più ampio. D'altra parte, se si presentasse solo Fratelli di Riccione, questo gruppo potrebbe dire che non ci sarebbe alcun rischio di confondibilità in cabina elettorale, mentre Fdi lamenterebbe comunque un uso indebito di un nome simile al suo, in grado di danneggiare il partito. I rischi di confondibilità, peraltro, sarebbero acuiti se tra i promotori o i candidati figurassero vari tesserati a Fdi: nei confronti di questi il partito può avviare procedimenti disciplinari a norma del proprio statuto, per la scelta appunto di promuovere una lista diversa da quella "ufficiale" o approvata dal partito. Da qui alla presentazione delle liste - a Riccione come altrove - c'è in ogni caso ancora tempo: nomi e simboli fanno in tempo a cambiare (anche di parecchio) e qualche volta a dissolversi, oltre che a rimanere ben in vista sino all'ultimo momento utile.
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