mercoledì 9 febbraio 2022

Manifesta, nuova componente alla Camera grazie a Potere al Popolo! (così torna anche Rifondazione comunista)

Le soddisfazioni per chi osserva con particolare attenzione le dinamiche del gruppo misto alla Camera non si interrompono, anzi: si aggiunge un'altra puntata rilevante: il riaffacciarsi in Parlamento, dopo 14 anni, di Rifondazione comunista. Ciò  è stato possibile sempre grazie alle disposizioni regolamentari sulle componenti del gruppo misto e alla particolare lettura che ne viene data da anni, oltre che grazie all'indispensabile apporto di Potere al popolo!, senza il quale quel ritorno non sarebbe stato comunque possibile. 
Ma cos'è accaduto, dunque? Scorrendo il resoconto stenografico della seduta di ieri dell'assemblea di Montecitorio, verso la fine della seduta stessa, si può leggere questo intervento del presidente di turno (in quel momento il forzista Andrea Mandelli): 
Comunico che, a seguito della richiesta pervenuta in data 28 gennaio 2022, è stata autorizzata in data odierna, ai sensi dell'articolo 14, comma 5, del Regolamento, la formazione della componente politica denominata "Manifesta, Potere al Popolo, Partito della Rifondazione Comunista - Sinistra Europea" nell'ambito del gruppo parlamentare Misto, cui aderiscono le deputate: Doriana Sarli, Simona Suriano, Yana Chiara Ehm e Silvia Benedetti. La deputata Simona Suriano ne è stata designata rappresentante. 
Vale la pena ricordare che Potere al popolo! era già entrato nelle aule parlamentari, quando lo scorso 20 luglio era stata accolta la richiesta del senatore Matteo Mantero di rappresentare nel gruppo misto di Palazzo Madama il soggetto politico di sinistra che aveva presentato liste alle elezioni politiche del 2018, pur senza eleggere parlamentari non avendo raggiunto la soglia del 3%: ciò era stato ritenuto possibile in ossequio al parere della Giunta per il regolamento reso a maggio che - intervenendo in sostanza sul regolamento del Senato, ma senza il regolare procedimento per modificarlo - apriva alla costituzione di 
componenti del gruppo misto anche dopo le modifiche delle norme sulla formazione dei gruppi di fine 2017, purché quelle componenti fossero espressione di una forza politica candidata col proprio contrassegno alle ultime elezioni politiche e i membri della componente fossero espressamente autorizzati a rappresentare quel partito al Senato.
Al Senato una componente (che non è né più né meno che un'etichetta, che figura nei resoconti e nelle riprese televisive ma non ha altre implicazioni organizzative o economiche) può essere formata anche da una sola persona eletta; alla Camera, invece, ne occorrono almeno tre. Come si è ricordato più volte, l'art. 14, comma 5 del regolamento di Montecitorio indica come requisiti per formare una componente l'adesione di almeno dieci persone (componente "maggiore"); il numero può scendere a tre (componente "minore"), a patto che i suoi membri "rappresentino un partito o movimento politico la cui esistenza, alla data di svolgimento delle elezioni per la Camera dei deputati, risulti in forza di elementi certi e inequivoci, e che abbia presentato, anche congiuntamente con altri, liste di candidati ovvero candidature nei collegi uninominali". Si è già ricordato come quel rapporto di rappresentanza sia ormai dal 2005 interpretato - tra le proteste di varie voci della dottrina costituzionalistica - come possibilità per un partito che ha partecipato alle elezioni ma non ha ottenuto eletti di dirsi rappresentato da deputate e deputati che non aderiscono a quel partito, ma desiderano comunque formare un'articolazione autonoma nel gruppo misto (cosa che consente, in base al regolamento, di ottenere tempi dedicati di intervento in aula, spazi e risorse per il personale). Nella denominazione di quelle componenti, dunque, figura il nome del partito che consente il sorgere di quell'articolazione parlamentare, di solito accanto al nome della forza politica o delle forze politiche (magari sorte in corso di legislatura) cui effettivamente i membri della componente aderiscono.
Tornando al caso di cui ci si occupa ora, in aula ieri si è annunciato il sorgere della componente 
Manifesta, Potere al Popolo, Partito della Rifondazione Comunista - Sinistra Europea. Come si è detto, l'indicazione di Potere al Popolo! (qui senza apostrofo) consente all'articolazione parlamentare di quattro deputate - tutte elette nel 2018 con il MoVimento 5 Stelle - di nascere. Rifondazione comunista (qui riportata con il suo nome integrale), per parte sua, riappare nei resoconti della Camera dei deputati - salvo errore - dopo esservi comparsa per l'ultima volta il 9 aprile 2008, nell'ultima seduta della XV Legislatura: in seguito non ha più eletto parlamentari, né con liste proprie (non più presentate dal 2008 in avanti) né all'interno di altre formazioni (non hanno avuto fortuna le esperienze elettorali della Sinistra - L'Arcobaleno, di Rivoluzione civile e, appunto, di Potere al Popolo! di cui è stata parte; fa eccezione, in questo senso, L'Altra Europa con Tsipras, che ha portato al Parlamento europeo nel 2014 Eleonora Forenza). Occorre ricordare che circa un anno fa si era dibattuto, a Palazzo Madama, sulla possibilità di costituire la componente del gruppo misto del Prc, in base alla richiesta presentata da Paola Nugnes; la questione - in parte problematica, visto che Rifondazione comunista non aveva presentato liste nel 2018 e non era nemmeno ufficialmente tra i soggetti fondatori di Pap! - è rientrata con il venir meno della domanda (ora Nugnes rappresenta Sinistra italiana). Ora che la componente alla Camera è nata grazie a Potere al Popolo!, invece, è tranquillamente possibile aggiungere il nome del Prc alla denominazione della componente stessa.
Resta da capire a cosa faccia riferimento invece Manifesta, che apre il nome dell'articolazione del gruppo misto e verosimilmente è il nome in cui si identificano di più le deputate che hanno chiesto di costituirla. Formalmente non esiste una forza politica con quel nome, né pagine "ufficiali" sui social network così denominate; su Facebook si trova un gruppo denominato "Manifesta", creato un anno fa come strumento che "diffonde le idee del MoVimento 5 Stelle", ma evidentemente le deputate della nuova componente non fanno riferimento a quel gruppo. Spiega il senso del nome e dell'operazione la deputata Simona Suriano, rappresentante della componente stessa nel gruppo misto, interpellata da chi scrive attraverso la sua pagina Facebook: "Manifesta vuole essere un appello ad alzare la testa, a reagire per rivendicare i propri diritti, e soprattutto a partecipare attivamente alla costruzione di un modello di società più equo e più giusto. Ancora non abbiamo una grafica: è una cosa nata dall'esigenza di portare i temi di sinistra in Parlamento".
La nascita della nuova componente rappresenta un fatto da registrare, al momento per quello che è (il modo, appunto, per dare voce ai temi di sinistra e, già che ci si è, anche ad alcune sue sigle). Non si può escludere - ma questa è solo un'idea dell'autore di questo contributo e ovviamente è presto per dirlo - che questo raggruppamento parlamentare possa essere l'occasione per la nascita di nuovi progetti politico-elettorali; sarà anche interessante vedere se, nei mesi che restano della legislatura, nel mettere mano alle norme elettorali sarà prevista qualche forma di esenzione per i partiti che hanno un solo gruppo parlamentare (ora ne occorre uno in entrambe le Camere, per giunta dall'inizio della legislatura, condizione che riguarda solo M5S, Pd, Lega, Forza Italia e Fratelli d'Italia) o, magari, una componente del gruppo misto. Comunque vadano le cose, Rifondazione comunista nei prossimi mesi avrà la possibilità di far sentire la propria voce e di far risuonare il proprio nome in aula alla Camera (e Potere al Popolo! potrà farlo anche a Montecitorio, oltre che a Palazzo Madama).

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