Bisogna ammetterlo: l'avevano pensata proprio bene in quel di Vercelli. Perché a sinistra, due liste erano riuscite a guardare oltre il loro simbolo. E non lo si dice per dire. Sono due i raggruppamenti che sostengono la candidatura a sindaco di Remo Bassini, scrittore e giornalista (pubblica sul Fatto quotidiano e per anni ha diretto La Sesia, testata storica di Vercelli).
Uno, Voce libera, aveva già corso nel 2009 candidando a sindaco Mariapia Massa, che stavolta figura come capolista. Allora il simbolo era quasi bucolico, con due rondinelle volanti in un curioso cielo bianco sopra i colli verdi; questa volta invece è rimasto solo il verde di base, con l'arancione nel fondo alto.
A dividere e unire i colori, una fascia bianca piegata a forma di V. V come Voce, ovviamente, seguendo anche un po' la curva della pipa che Bassini frequenta spesso e volentieri. Niente segni figurativi espliciti, insomma, ma il tentativo di richiamare un'idea coi soli colori.
L'altra lista, sempre di sinistra ed espressione di Sel – almeno a dar retta alle notizie circolate sui media – ha fatto una scelta simile, rinunciando a ogni simbolo tradizionale o riconoscibile. E, già che c'era, il grafico (verosimilmente lo stesso per i due emblemi, a giudicare dall'idea e dalla font utilizzata per il nome del candidato sindaco) ha lanciato una sfida spaziale, pur se del tutto innocua. Perché, preso in sé, non stupisce nemmeno tanto il contrassegno della Sinistra per Bassini, con una mezza freccia che divide il campo arancione da quello rosso (due colori senz'altro di sinistra, almeno in Italia) e che punta naturalmente a gauche.
A mettere in fila i due simboli, però, il trucco diventa improvvisamente chiaro. Perché a giocare con le spilline, improvvisamente la freccia si dipana da un emblema all'altro e corre veloce da destra a sinistra, dopo aver fatto il gomito in basso, lasciando l'arancione in alto e alternando verde e rosso in basso. Come un tricolore ribaltato, come una radice quadrata allo specchio. Praticamente un ultrasimbolo, il primo in assoluto, un contrassegno cui stanno stretti i dieci centimetri di diametro del manifesto e chiede solo di poter proseguire nel tondo vicino, per trovare compimento.
Tutto geniale, tutto perfetto. Ma il grafico ha fatto i conti senza l'oste. O meglio, senza i bigliettini che si usano per il sorteggio dell'ordine delle liste sul manifesto. Perché poteva anche andar bene finire ultimi nel foglione delle candidature (e pazienza se voleva dire stare tutti a destra), ma una mano birichina ha estratto prima la V come Voce libera e poi la freccia della Sinistra. Morale, il giochino ben apparecchiato si è rotto proprio alla fine, quando la freccia poteva campeggiare in bella vista sui muri e sulle plance elettorali di Vercelli. Il sorteggio, insomma, ha rovinato tutto. E prendersela con Pannella, che più di chiunque altro ha voluto mandare in pensione le vecchie file davanti agli uffici elettorali, è perfettamente inutile.
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