lunedì 6 ottobre 2014

Il sorriso dell'Altra Destra: una (buccia di) banana?

Il Nuovo Centrodestra, a quanto pare, ha perso il primo tassello e i media si sono affrettati a farlo sapere: nel fine settimana è debitamente circolata la notizia del varo di Altra Destra, partito di respiro nazionale (almeno nelle intenzioni) fondato da Sveva Belviso, già vice di Gianni Alemanno tra il 2011 e il 2013 in Campidoglio e fino all'altroieri capogruppo sempre in comune a Roma per il partito guidato da Angelino Alfano.
La Belviso ne fa innanzitutto una questione politica, ritenendo necessario far nascere un partito che dia voce "a milioni di cittadini traditi dalla destra tradizionale, una destra che crede di esistere e già non esiste più", soprattutto per colpa dei capi che, a livello nazionale, "avrebbero dovuto portarci al successo e si sono soffermati in litigi personali, lotte, con l'unico obiettivo del mantenimento del potere". Uno dei fendenti più duri è riservato proprio al ministro dell'interno: "Ha avuto paura della parola destra. La crisi, lo sfaldamento di FI avrebbe potuto dare un impulso, costruire un successo del partito di Alfano, che invece ha compiuto un suicidio politico, ha trasformato Ncd in un partitino centrista alleandosi con Casini e i resti di Sc".
Ognuno può condividere o meno la critica fatta dalla Belviso, a seconda della propria sensibilità; il fatto è che quella punzecchiatura ha una sua immediata traduzione grafica, nel simbolo scelto per il nuovo partito: "Ha la parola 'destra' spostata visibilmente sulla destra, Alfano ha avuto paura, adesso ci pensiamo noi". Così, per un attimo, tornano in mente gli interrogativi suscitati dal primo marchio alfaniano (quando il quadrato non era stato ancora sacrificato in nome della ragion di scheda), in cui certamente la "D" stava a destra, ma il fatto che fosse fuori dal quadrato dava la netta impressione che il vero perno del partito sarebbe stato chiaramente il centro (e, viste in gran parte le persone che erano della partita, era quasi scontato che fosse così).
Nel contrassegno presentato dalla Belviso, invece, la parola "Destra" è perfettamente inclusa ed è molto evidente, anche grazie all'inedito rosso di cui è tinta: è lei stessa però a spiegare che "il rosso è il colore della passione". Non è meno evidente, poi, una striscia bianca curva, che attraversa il segmento inferiore blu e la fascia rossa soprastante: "è l'inizio di un sorriso, che noi vogliamo completare e donare agli italiani".
In effetti l'idea del sorriso non è del tutto nuova: gli aderenti della prim'ora al MoVimento 5 Stelle (e prima ancora alle Liste CiViche) sanno che la dicitura "Beppegrillo.it" era stata adagiata nella parte bassa della circonferenza rossa proprio per ricordare un sorriso. Gli effetti collaterali, però, sono sempre dietro l'angolo: quando nel 2008 la Federazione dei liberali depositò in quattro e quattr'otto un simbolo con l'espressione "Partito della libertà", che Berlusconi e altri colleghi di partito usavano con troppa disinvoltura con l'acronimo Pdl, fu introdotta una specie di "sorriso tricolore", ma l'effetto sembrava piuttosto di uno sbaffetto di dentifricio, di quelli a bande colorate che ai bambini piacciono tanto (anche se di solito sono blu, bianchi e rossi).
Con l'Altra Destra non si rischia nessun "effetto dentifricio", ma che la mezzaluna bianca (spostata ovviamente a destra) rimandi a un sorriso non è venuto in mente proprio a tutti. Qualcuno, piuttosto, in quell'elemento grafico ha visto un rischiosissimo rimando a una banana e c'è chi non ha perso tempo, facendo girare una taroccatura del simbolo a tempo di record, con il frutto giallo che copre l'archetto bianco e sembra quasi fare da base alla scritta del contrassegno, in modo fin troppo naturale. Certamente la Belviso non aveva in mente nemmeno per sbaglio questa lettura grafica, ma su questi presupposti il sorriso potrebbe non durare: gli echi - involontari - della Repubblica delle Banane potrebbero essere indigesti, anche con le migliori intenzioni.  

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