giovedì 31 agosto 2017

Socialisti, una proposta per tornare sulle schede

Proposta di Massimo Parecchini
Su questo blog si è parlato spesso del senso di frustrazione di chi continua a riconoscersi nei partiti della Prima Repubblica e non sa darsi pace per la loro fine: questo sentimento è certamente diffuso tra i democristiani (come dimostrano i tentativi, apparentemente infiniti, di far tornare la Dc storica sulla scena politica, anche se lo scudo crociato non è mai sparito dalla circolazione), ma è assai marcato anche in casa socialista
In quel caso, in particolare, oltre alla diaspora che si è verificata soprattutto dal 1994 in poi, un motivo di disagio è rappresentato dalla prolungata assenza sulle schede elettorali di livello nazionale di liste autonome dichiaratamente socialiste o perfino di simboli di quella tradizione: lo stesso Carlo Correr, storico capo ufficio stampa del Psi e direttore degli organi delle formazioni socialiste di centrosinistra dalla metà degli anni '90, intervistato da me aveva parlato del Psi attuale come di un partito in bilico "tra il tentativo di mantenere l'apparenza di un'esistenza, quella del simbolo tradizionale, e un processo sostanziale di assimilazione all'interno di un altro partito, in forme che appaiono né lineari né trasparenti". Le aspettative della base, che vorrebbe trovare liste socialiste da votare, vanno poco d'accordo con le esigenze di chi guida il partito e pensa a preservare ciò che resta della struttura nazionale, magari ottenendo seggi grazie alla collaborazione di altri partiti piuttosto che con una corsa alle elezioni che potrebbe dare risultati da prefisso telefonico: era andata così nel 2008, ultimo anno in cui alle elezioni nazionali si vide il simbolo (con la rosa) del Partito socialista allora guidato da Enrico Boselli. 
In rete, tuttavia, non si sopisce il desiderio di rivedere sulle schede un simbolo socialista, proprio per questa prolungata assenza dalle urne: "Il fatto è che i socialisti ci sono, ma dal 2008 non si presentano alle elezioni con una lista socialista: il 2018, dieci anni dopo, deve essere l'occasione per presentarsi nuovamente agli elettori con una lista formata da compagne e compagni, sia delle nuove generazioni sia di quelle mature, purché sia una lista dichiaratamente e convintamente socialista". A parlare è Massimo Parecchini, socialista dichiarato (senza ruoli politici o amministrativi), tra gli iscritti al gruppo Facebook Socialisti: "Il mio interesse per il Psi si è sviluppato negli anni '80 seguendo le vicende di Pertini e Craxi, i primi politici che ho conosciuto e apprezzato grazie anche a mio zio che ha militato nel partito; sono inoltre appassionato di storia contemporanea. Da questo interesse ho maturato l'idea, che ho esposto questa settimana sul gruppo, di ripartire dal progetto di unità socialista lanciato nel 1990, partendo proprio dalla constatazione che ad oggi nessuno dei vari movimenti socialisti sorti di recente ha inteso recuperare questa esperienza". 
Parecchini, sulla strada da seguire, mostra di avere le idee chiare: "Basta con i tatticismi volti ad avere qualche posto in Parlamento in cambio della rinuncia a presentarsi direttamente. La lista socialista stavolta deve esserci e deve presentarsi con simbolo e nome che possano coinvolgere e parlare al cuore gli elettori".
Per superare i frazionamenti dei socialisti tra le varie formazioni esistenti, Massimo propone un ritorno all'antico ritoccato di nuovo: si rifà, in particolare, al simbolo utilizzato dal Psi nel 1992, quello che nella corona rossa invece del nome tradizionale aveva la dicitura "Unità socialista" e che, soprattutto, al centro aveva il garofano rosso. Questo è l'elemento cui Parecchini tiene di più, soprattutto per una questione di identità. 
"Credo che la soluzione attuabile - spiega - sia partire da quell'emblema, facendo qualche piccola modifica come fece già il Nuovo Psi alle europee del 2004. Quando l'anno scorso è rinato il Pci e qualcuno chiese al rappresentante legale dei Ds Ugo Sposetti se si sarebbe opposto al ritorno della vecchia falce e martello, lui disse che se il simbolo non fosse stato uguale non avrebbe potuto fare nulla; sì dovrebbe verificare la possibilità di seguire lo stesso percorso, magari conciliando la grafica del simbolo del 2004, utilizzato per ultimo dal gruppo di Saverio Zavettieri, con i diritti dell'attuale Psi di Riccardo Nencini, titolare del nome Psi. Proprio per evitare inutili diatribe, la lista potrebbe rinunciare alla sigla tradizionale, utilizzare un garofano diverso e prendere il nome di Socialisti o, meglio ancora, di Unità Socialista, dicitura utilizzata da Craxi col proposito di unificare le forze socialiste in unico schieramento".
Parecchini ha anche tradotto la sua idea sul piano grafico: "Si potrebbe tenere 'Unità' in alto e spostare 'socialista' in basso, per evitare il vuoto nella parte sottostante. Al centro ci sarebbe il garofano, magari non più stilizzato ma vero, con la corolla rossa e con le foglioline comunque visibili. Per inserire un rimando alla bandiera italiana si potrebbe colorare di verde la circonferenza che delimita tutto il simbolo, mantenendo in rosso la corona che contiene il nome: si invertirebbe la scelta fatta dal Nuovo Psi e dalla lista del 2004 e non si avrebbe la copia pedissequa di alcun simbolo presentato, ma il risultato di un'unione tra varie idee. Metteremmo insieme il richiamo alla tradizione grazie al garofano, un chiaro rimando al tricolore e l'idea di realizzare l'unità dei socialisti". Basterà questo a raccogliere le attese dei socialisti e a portarli tutti alle urne?

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