Da molti anni l'area dichiaratamente riformista e liberal(democratica) in Italia - spesso rappresentata come "centrista", essendo parte del più ampio "centro" - appare in continuo movimento: vari progetti politici, ciascuno a proprio modo e con proprie figure di riferimento, hanno cercato e cercano di rappresentare e incontrare le sensibilità di una parte più o meno consistente di quell'elettorato.
Limitandoci alle principali evoluzioni dagli "anni Dieci" in avanti, sulla scena politica sono comparsi, tra i molti soggetti, Fare per Fermare il Declino, Scelta civica per l'Italia, +Europa, Azione - in origine Siamo europei - e Italia viva (dei primi due si sono perse le tracce nel giro di alcuni anni); a questi occorre aggiungere almeno quei settori di partiti più ampi - soprattutto Pd e Forza Italia - che cercano di coinvolgere anche elettrici ed elettori liberaldemocratici e liberali (oltre che "popolari" e centristi, per restare in quello spazio politico).
Nel corso del tempo c'è chi ha manifestato disagio nel veder operare più sigle potenzialmente affini nella stessa area, con il risultato di mantenerla frammentata e renderla meno incisiva fuori e dentro le aule della rappresentanza. Anche per questo, più persone avevano guardato con interesse al percorso iniziato da Azione e Italia viva, presentando una lista unitaria e costituendo gruppi parlamentari unitari: benché tale scelta fosse dovuta anche alle norme elettorali (quelle sull'esenzione dalla raccolta delle firme) e a quelle dei regolamenti parlamentari (che di fatto, anche sulla base del numero delle persone elette, non consentono la nascita di gruppi distinti), pareva si fossero poste le prime basi per la nascita di un nuovo soggetto politico che potesse diventare punto di riferimento in quell'area politica, anche grazie all'esplicito riferimento al gruppo Renew Europe sorto al Parlamento europeo (punto d'incontro della tradizione dell'Alde e del più recente Partito democratico europeo).
Le notizie degli ultimi giorni sulle tensioni tra Azione e Italia viva sembrano allontanare sensibilmente l'orizzonte della costruzione di quel partito unitario. Lungi dal volersi esprimere sulle scelte e sulle posizioni divulgate, a questo sito interessa piuttosto cercare di fornire un altro tipo di contributo: rappresentare, sul piano ideale e grafico, l'area riformista e liberal(democratica). In altre parole, cercare di darle un nome e un simbolo.
Non ci si vuole occupare delle differenze di vedute - vere, presunte o enfatizzate dai media - sul percorso verso quel nuovo soggetto politico o sui dissidi tra Carlo Calenda, Matteo Renzi e i rispettivi colleghi di partito. Sembra molto più produttivo, proprio ora che un approdo concreto sembra allontanarsi, cercare di lavorare sull'identità, cioè su qualcosa che unisce le persone, in cui più storie possono ritrovarsi (e che possa essere riconosciuto e rispettato anche da chi aderisce ad altre idee e posizioni) e che emerga per ciò che è, senza bisogno di qualificarsi come "terzo polo" (ammesso che lo sia in concreto). Qualcosa che, a differenza di quanto accade da ormai troppo tempo in Italia, prescinde dai nomi dei singoli leader, spesso divenuti elementi "pesanti" dei contrassegni elettorali, e cerca invece di riavvicinarsi alla migliore tradizione simbolica italiana.
Per questo I simboli della discordia ha scelto di promuovere un concorso di idee, aperto a chi si riconosce nell'area riformista e liberal(democratica) e vorrebbe vederla visualizzata anche sul piano grafico e anche a chi - a prescindere dalle proprie idee e posizioni - semplicemente crede che i riformisti meritino un proprio simbolo (e, a monte, un nome per il loro soggetto politico di riferimento) per poter essere identificati in modo diretto ed efficace. Si è scelto di parlare di concorso "semiserio", come si era fatto tra il 2017 e il 2018 nel dare un simbolo a Insieme per l'Italia di Sandro Bondi (visto che la componente un nome ce l'aveva già): anche questa volta il progetto è semiserio perché non si prevedono premi o compensi in denaro e perché il concorso non ha il "marchio ufficiale" di alcuna forza politica, dunque non nasce per dare un simbolo a un partito che sta per nascere (questo, anzi, dovrebbe rassicurare eventuali professionisti della grafica e della comunicazione: nessuno sta cercando di sfruttare la loro creatività e le loro soluzioni a costo zero, si tratta solo di cercare di rendere un servizio alle idee e al confronto politico sano). Se il concorso è semiserio, il concetto di fondo resta serissimo e merita l'attenzione di ogni appartenente alla categoria dei #drogatidipolitica - a prescindere dalle sue idee - che abbia a cuore il confronto tra pensieri (se non tra valori) e la cura nella loro rappresentazione. Del resto, alle elezioni europee del 2024, l'elettorato riformista e liberal(democratico) potrebbe guardare davvero con interesse a una lista che si riconosca pienamente nel progetto europeo Renew Europe (al di là di eventuali differenti posizioni su temi nazionali) e che, se pensata come davvero unitaria, possa superare senza problemi lo sbarramento del 4% e sfruttare il sistema proporzionale.
Chiunque abbia spunti da tradurre in grafica - in modo professionale o amatoriale, che usi Photoshop, Illustrator, Canva o altri programmi (o perfino le tradizionali matite colorate, in mancanza di altro) - può inviarli all'indirizzo contributi@isimbolidelladiscordia.it, scegliendo tra i formati pdf, jpg, gif, png. Si tratta dunque di immaginare un nome e una sua resa grafica, secondo gli standard da scheda elettorale (tutti gli elementi racchiusi in un cerchio, con il risultato grafico non confondibile con altri segni e privo di immagini o soggetti religiosi): le proposte grafiche ricevute saranno mostrate via via in un post dedicato, che sarà aggiornato di volta in volta. Non c'è questa volta una vera scadenza, visto che il bisogno di un soggetto in cui gran parte dei riformisti possa identificarsi non sembra destinato a scemare. Pure questa volta, invece, benché si tratti di un "concorso semiserio", chiediamo a chi partecipa di prenderlo (almeno) abbastanza sul serio: non saranno accolte proposte denigratorie oppure offensive. Un filo di ironia, invece, è apprezzabile e potrebbe addirittura fare la differenza: del resto, tra la A-di-Azione/Avengers e l'ape (Di) Maio, sulla scheda non ci siamo fatti mancare quasi niente e si può fare certamente di meglio.
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