giovedì 21 luglio 2016

Centrodestra, Parisi vuol dare una mano, Fdi riflette

Difficile che Parisi esporti così
il suo progetto grafico milanese...
Non sembra davvero esserci pace nel centrodestra italiano. Chi non si accontenta delle liti, dei mal di pancia, delle scaramucce quasi quotidiane, può affidarsi alle discese in campo e alle autocandidature improvvise, anche solo al ruolo (quasi) inedito di "aggregatore". La parola è di Luca Ubaldeschi, che ha intervistato Stefano Parisi e, nel dialogo pubblicato oggi dalla Stampa annuncia l'idea di una "convention programmatica" a settembre in cui raccogliere idee e proposte, per "non disperdere l’esperienza fatta a Milano", con un centrodestra "portatore di una cultura di governo che merita di essere declinata a livello nazionale come linguaggio politico e piattaforma di contenuti". L'idea, per Parisi, è di "rigenerare il centrodestra con un programma politico liberale e popolare, alternativo al centrosinistra e concorrente con i Cinquestelle". 
Il progetto dell'ex city manager di Gabriele Albertini - al quale Berlusconi, a suo dire, potrebbe guardare "con interesse", potendo essere ancora "motore della parte più moderata dello schieramento, [...] da fondatore" - dovrebbe mettere in campo persone "di non lunga carriera politica, ma che abbiano dimostrato di avere capacità", che possano avere dalla loro "il valore dell’esperienza e dell’affidabilità" e si rivolgerebbe "all’opinione pubblica moderata", senza trascurare il "malessere reale" presente in chi vota Lega. Difficile dire, allo stato, cosa verrà fuori da questo percorso: una fucina di idee qualificate, un think tank o magari un vero partito. Che, nella mancanza di fantasia più assoluta, potrebbe chiamarsi addirittura "Corriamo per l'Italia" (adattando a livello nazionale il claim e il simbolo pensato per le amministrative meneghine); molto più probabile, invece, che si tratti di una sorta di esperimento per pensare a qualcosa di diverso in futuro, cercando di intercettare tutte le sensibilità del centrodestra. Magari con Stefano Parisi leader o con un'altra figura come lui (dovesse emergere), purché unisca e non divida.   
Mentre Parisi lancia la sua proposta per il centrodestra, nella stessa area riflette anche Fratelli d'Italia e lo fa sempre con uno dei suoi questionari interni e periodici, somministrati via web agli iscritti. Neanche un mese dopo la domanda sull'eventuale scioglimento di Fdi (con partecipazione a un eventuale nuovo soggetto politico), in questi giorni gli aderenti al partito sono stati invitati a esprimersi su più temi, compreso il futuro della loro formazione. 
In coda alle domande, infatti, si chiedeva un parere su cosa dovrebbe fare in futuro Giorgia Meloni: le alternative tra cui scegliere - con la possibilità di indicare anche una risposta diversa da quelle proposte - erano "proseguire il lavoro intrapreso rafforzando Fdi", "dare vita ad un nuovo soggetto politico, modello Pdl, con le parti migliori del centrodestra" e "costruire insieme a Matteo Salvini un soggetto politico sul modello del Front National francese". Tra le ipotesi sottoposte alla consultazione, dunque, non si parla (più?) espressamente di scioglimento, una scelta significativa da ogni punto di vista: certo, l'alternativa al cammino solitario (corroborato da nuovi ingressi più o meno di rilievo) è comunque la costituzione di un nuovo contenitore, ma senza necessariamente chiudere Fdi una volta per tutte. 
Costruire un nuovo soggetto politico, in effetti, non è esattamente sinonimo di fondare un partito: si può anche decidere di creare una federazione buona per l'Italicum con il premio alla lista, aperto alle "parti migliori del centrodestra" (quali? e chi decide chi è "migliore"?) o soltanto a Fdi e a chi si riconosce in Matteo Salvini. Il modello del Front National, in effetti, farebbe pensare a un nuovo partito, ma riesce obiettivamente difficile pensare a uno scenario del genere in pratica: Salvini non sarebbe mai disposto a sciogliere la Lega Nord in una nuova formazione, così come è praticamente impossibile immaginare Fdi pronto a confluire con Meloni in un altro contenitore senza che i "compagni di viaggio" facciano altrettanto. Quale simbolo dovrebbe avere il nuovo gruppo, poi, è impossibile da immaginare: difficile pensare che Alberto da Giussano e corde con fiamma tricolore possano stare nello stesso contrassegno, a meno che ovviamente non siano presenti all'interno dei rispettivi emblemi, riportati per intero. A quel punto, tuttavia, si sarebbe di fronte a una sorta di cartello elettorale, difficilmente allargabile rispetto alla base degli elettori dei due partiti di origine: qualcosa di molto diverso, insomma, dal modello lepeniano.

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