martedì 12 luglio 2016

La nuova Destra (nazionale?) che ha in mente Storace

E se qualcuno lo volesse così?
Tra i soggetti che non si sono mai rassegnati, negli ultimi anni, a un'irrilevanza politica della destra in Italia c'è sicuramente Francesco Storace. Lo ha dimostrato in varie occasioni, da quando - alla fine del 2013 - aveva cercato di riportare sulla scena Alleanza nazionale, fino ai tentativi successivi di costruire assi più o meno solidi con Forza Italia e con Fratelli d'Italia (un rapporto che non ha mai dato frutti soddisfacenti). Ora, dopo la conferenza nazionale di aprile a Orvieto, Storace cerca di preparare una nuova pagina: assieme agli altri iscritti al movimento la Destra, si prepara a costruire "un nuovo, grande, inclusivo e plurale soggetto di destra da offrire agli italiani", anche grazie all'apporto di Azione nazionale, associazione nata lo scorso anno dopo la battaglia condotta dai "quarantenni" nella Fondazione An e alla quale è legato pure Gianni Alemanno.
Il 9 luglio il comitato centrale della Destra ha approvato le linee guida del cammino: l'organo ha indetto il congresso, da svolgere entro il 2016, e formato la segreteria generale del congresso. Ad essa spetterà definire data, luogo e regolamento dell'assise: punto particolarmente delicato, in quelle regole si dovrà prevedere "in caso di mancata presentazione di candidature o di non raggiungimento del quorum per la presentazione di candidature valide, il meccanismo per lo scioglimento del movimento o la confluenza in altri movimenti politici già esistenti o da costituirsi". E' questo, dunque, l'orizzonte che Storace ha immaginato per la Destra - movimento che, tra l'altro, per bocca del suo leader versa in "una fase delicata, soprattutto per quel che riguarda la situazione economica e l’esposizione debitoria" - e, potenzialmente, per altri soggetti che si riconoscano nella destra italiana. 
Il punto di approdo dovrebbe essere, come si diceva, "un nuovo, grande, inclusivo e plurale soggetto di destra da offrire agli italiani". Già dalla prima parola d'ordine appare chiaro che, per Storace, nessun soggetto politico esistente appare soddisfacente per l'elettorato di destra, a partire da Fratelli d'Italia. E' lo stesso segretario a parlare di "voglia di egemonizzare a destra e distruggere qualsiasi altra forma di sopravvivenza" da parte di Fdi, come sarebbe dimostrato dalle vicende dal 2014 in poi.
In un sistema "malato", a lungo forzatamente bipolare, in cui centrodestra e centrosinistra hanno finito per somigliarsi (e scontentare allo stesso modo gli elettori), facendo crescere il peso degli astenuti e il consenso per il MoVimento 5 Stelle ("ma costoro si affermano solo perché manca una destra seria"), l'eredità della destra "galleggia" e si trova fuori da gran parte dei consigli comunali: ha dunque bisogno, secondo Storace, di "essere ricostruita da soggetti adeguati allo scopo. E magari puntare ad ampliarsi, senza escludere". Sarebbe l'unica salvezza per un centrodestra "ridotto a brandelli", improntato all'incomunicabilità tra un fronte "lepenista" (di Meloni e Salvini, "che non appaiono in grado di spingersi più avanti del piccolo orticello") e uno più moderato. 
La strada del rilancio, o forse della rinascita, dovrebbe ripartire da quel terzo degli elettori "che non si riconosce né nel grillismo né nel renzismo" e può costituire una base per una destra unita. A patto, però, che si lascino al passato i personalismi di buona parte della classe dirigente politica (affetta da rancori ed eccessivo attaccamento alle poltrone, mentre energie e competenze presenti non vengono valorizzate a dovere) e che si torni a un'azione politica quotidiana, profondamente legata al territorio, per crescere, conoscere e farsi conoscere. Questo dovrebbe essere un buon viatico per costruire un soggetto di destra con idee chiare sull'Europa, sulle banche, sul terrorismo, così come sui temi interni. 
"Nella vastissima destra nazionale che non si riconosce né in Fdi né ancora in noi - si legge sempre nella relazione di Storace - c'è un ampio spazio da coprire, per un movimento plurale patriottico, cristiano, sociale". Passaggio necessario per arrivare al risultato sarebbe "la confluenza de La Destra in un nuovo soggetto politico" (ammesso che la maggioranza non preferisca affidarsi a un nuovo leader). Primo soggetto interessato al nuovo percorso è indubbiamente Azione nazionale: non a caso, proprio Gianni Alemanno, alla fine del comitato centrale, ha sottolineato che Storace "rilancia la sfida di costruire una destra forte all'interno del centrodestra" e che il 16 luglio - data in cui a Napoli sarà lanciato il Comitato per il No al Referendum costituzionale - "Azione nazionale e La Destra si confronteranno per costruire un percorso di convergenza e di unità per non lasciare l'Italia al Movimento 5 Stelle e alla sinistra". 
Alla fine del percorso avviato in questi giorni, dunque, potrebbe nascere un nuovo partito, che - essendo frutto dell'impegno dei due gruppi appena citati - potrebbe anche cercare di combinare in una crasi i nomi esistenti. E se Storace ha parlato di una "vastissima destra nazionale", probabilmente qualcuno è stato tentato di chiamare il nuovo soggetto "la Destra nazionale", riprendendo il nome del partito in via di scioglimento, ma aggiungendo l'aggettivo "nazionale" che rimanda agli ultimi vent'anni del Movimento sociale italiano. "Destra nazionale", non a caso, era anche il nome che campeggiava in uno dei simboli che lo stesso Storace aveva presentato a sostegno della propria candidatura a sindaco di Roma, almeno fino al suo ritiro in favore di Alfio Marchini (una scelta poco gradita dai suoi elettori). 
Una decisione simile potrebbe pagare molto sul piano identitario, ma porterebbe con seé qualche problema. Certamente scatenerebbe le ire del Movimento sociale italiano di Gaetano Saya e Maria Cannizzaro, che rivendicano la titolarità dell'espressione, anche in seguito alla registrazione del loro simbolo-marchio; secondo qualcuno non sarebbero nemmeno da escludere azioni della Fondazione Alleanza nazionale, qualora ritenesse di voler tutelare l'uso del vecchio nome del Msi, cioè del soggetto giuridico che nel 1995 cambiò nome in An (e il cui patrimonio ora viene gestito proprio dalla fondazione). Al momento non girano idee concrete o bozzetti grafici, del resto non c'è nemmeno la certezza dell'approdo finale; qualcuno, tuttavia, si sente di escludere che l'opzione "(la) Destra nazionale" sia stata radicalmente esclusa da tutti i soggetti interessati?

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