venerdì 22 luglio 2016

M5S, il destino del simbolo

All'interno del MoVimento 5 Stelle, è cosa nota, il simbolo rappresenta uno strumento importante di attività: agli eletti come Giovanni Favia e Federica Salsi che non rientravano più nei canoni del M5S ne è stato inibito l'uso, in altre circostanze si è sentito il bisogno comunque di regolarne in modo esplicito l'impiego (non concedendolo ai Meetup, per esempio); ha fatto notizia la scelta di togliere il sito di Grillo dall'emblema, così come il sondaggio tra gli attiVisti su come sostituire quell'elemento del contrassegno. Non stupisce, dunque, che anche in questi giorni uno dei punti su cui si concentra l'attenzione dei media sia la titolarità del simbolo, che potrebbe passare di mano.
In molti hanno scritto dell'incontro che ieri si sarebbe svolto a Genova tra il direttorio del M5S (Alessandro Di Battista, Luigi Di Maio, Roberto Fico, Carla Ruocco e Carlo Sibilia) e il nipote di Beppe Grillo, Enrico, uno dei tre fondatori dell'associazione MoVimento 5 Stelle, fondata con atto costitutivo - redatto come atto pubblico - il 14 dicembre 2012. Proprio il regime di quell'associazione sarebbe stato al centro della riunione, motivata tanto dal desiderio di Beppe Grillo - già espresso da tempo - di fare "un passo di lato", quanto dalla necessità di rispondere alle decisioni dei tribunali di Roma e Napoli che nelle settimane scorse (sia pure in via cautelare) hanno sospeso i provvedimenti disciplinari nei confronti degli espulsi, i quali sarebbero pronti a chiedere tra l'altro risarcimenti consistenti in primis al legale rappresentante del MoVimento. Cioè allo stesso Grillo.  
Sul piano dell'associazione - che, oltre ai tre fondatori, secondo i media aveva come socio anche Gianroberto Casaleggio - si starebbe pensando all'entrata dei componenti del direttorio come soci del soggetto collettivo: Grillo senior resterebbe garante, ma non sarebbe più il legale rappresentante (anche per evitare aggressioni patrimoniali). Sul piano delle regole, pare si sia parlato delle modifiche al "non statuto" e ad altri regolamenti interni (comprendenti anche la creazione di un comitato di disciplina, per rispondere alle censure mosse dai giudici), che comunque saranno rese note nei prossimi giorni e sulle quali si esprimeranno gli aderenti al MoVimento.
Più di una testata si sofferma però sulla questione legata al simbolo, di cui i parlamentari del direttorio, secondo Emanuele Buzzi del Corriere, "diverranno in qualche modo comproprietari": non è inutile ricordare, tra l'altro, che proprio a nome dell'associazione MoVimento 5 Stelle è stato registrato (giusto oggi) all'Ufficio per la proprietà intellettuale dell'Unione europea il simbolo attuale del M5S, mentre di quello precedente in Italia e in Europa risultava titolare Beppe Grillo. La tutela di marchio durerebbe dieci anni e ne sarebbe titolare, appunto, l'associazione M5S, di cui Grillo finora è stato legale rappresentante; dempre secondo Buzzi, peraltro, esisterebbe "anche l’idea di cedere la proprietà a Rousseau", cioè all'associazione creata dalla Casaleggio Associati, impegnata nel controllo della piattaforma-sistema operativo del MoVimento. 
La situazione, tuttavia, sarebbe piuttosto delicata: un lancio di quest'oggi di Adnkronos, infatti, parla di "braccio di ferro sulla proprietà del simbolo M5S". Il progetto da discutere in questi giorni comporterebbe, a quanto si legge, "far uscire nipote e commercialista di Grillo dall'associazione, dunque anche dalla proprietà del simbolo, e fare spazio ai parlamentari", senza alcun subentro da parte di Davide Casaleggio (mentre il simbolo dovrebbe restare tale e quale, in particolare senza "l'indicazione del candidato premier"). Sempre l'agenzia, tuttavia, parla di faccenda "piuttosto complicata", non risolta da precedenti incontri tra il direttorio e Grillo junior, al punto che per Adnkronos "sarebbe proprio lui, viene riferito, a frenare l'operazione sul marchio stellato".
Non è dato sapere quali possano essere i problemi via via insorti e non ancora risolti; fare supposizioni è per lo meno inopportuno. Di certo sarà interessante vedere come cambieranno innanzitutto il non-statuto (se continuerà a chiamarsi così) e il regolamento, vera manna per gli studiosi di diritto dei partiti: lo stesso Tribunale di Napoli pochi giorni fa è stato chiaro nel dire che "nonostante che il Movimento 5 Stelle nel suo statuto ('Non Statuto') non si definisca 'partito politico', ed anzi escluda di esserlo, di fatto ogni associazioni con articolazioni sul territorio che abbia come fine quello di concorrere alla determinazione della politica nazionale si può definire 'partito' (cfr. art. 49 Cost.)". Se nel frattempo si capirà meglio anche il destino del simbolo, meglio ancora.

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