lunedì 4 luglio 2016

Forza Italia pronta a tornare in soffitta?

Sarà così il nuovo partito
di Silvio Berlusconi?
Meno di tre anni. Sembra essere questo l'orizzonte di vita per Forza Italia, riesumata alla fine del 2013 e, a quanto si dice con insistenza, destinata a finire di nuovo in naftalina (non si sa se per un po' o per sempre) in autunno. E' questo lo scenario delineato da vari "retroscena" che si sono rincorsi in queste settimane, ricostruzioni così simili a quelle lette tra il 2011 e il 2013, quando a più riprese si dava per moribondo il simbolo del Popolo della libertà perché, secondo Silvio Berlusconi, "non scaldava il cuore".
Uno dei retroscena più seguiti e ripresi l'ha proposto sulla Stampa Francesco Bei tre giorni fa, ambientandolo nella degenza di Berlusconi al San Raffaele dopo l'intervento che ha subito. Secondo Bei, "nel gergo commerciale del fondatore, Forza Italia è ormai 'un brand logorato'. Da qui l’idea che si è trasformata giorno dopo giorno in convinzione, in attesa di diventare presto decisione: rottamare Forza Italia, rimetterla nell’album dei ricordi da cui era stata tirata fuori nel 2013 dopo la batosta subita dal Pdl alle amministrative e la scissione di Alfano. E lanciare sul mercato un nuovo soggetto politico". 
La road map sarebbe stata condivisa con la cerchia ristrettissima che ha visitato l'ex capo del governo in ospedale. Il progetto contemplerebbe la costruzione di un soggetto politico nuovo "realmente competitivo con i Cinque Stelle e con Renzi", da lanciare ufficialmente con un congresso da svolgere dopo il referendum costituzionale d'autunno e da affidare a un soggetto forte (Bei fa i nomi di Giovanni Toti e Mariastella Gelmini): Berlusconi, non potendo più guidare direttamente la macchina per motivi di salute, si riserverebbe il ruolo di padre nobile e, comunque, di riferimento.  
Con il partito nuovo, ovviamente, un segno di discontinuità arriverebbe anche da una denominazione diversa e, di conseguenza, da un simbolo diverso. La partita del nome, tuttavia, sarebbe delicatissima e per nulla scontata: dal 2013 in poi, infatti, la girandola dei nomi ha partorito di tutto. Varie ipotesi, per dire, sono state sfornate da Affari Italiani, in una serie di articoli puntualmente firmati Alberto Maggi che parlavano dei nuovi partiti berlusconiani o dei cartelli pensati per l'interno centrodestra: così, volta dopo volta, si è parlato di Partito repubblicano (con replica piccata di Francesco Nucara e di ciò che resta del Pri), Italia liberale, L'Altra Italia, Legalitalia, fino a il Centrodestra - Uniti per l'Italia. Naturalmente la scelta dell'uno o dell'altro non sarebbe indifferente: molto dipenderebbe dalla legge elettorale con cui si voterà. Se l'Italicum resterà com'è, si punterebbe a un nome adatto per un centrodestra più ampio possibile; se invece Renzi accettasse di ritoccare la legge, attribuendo il premio di maggioranza alla coalizione più votata e non più alla prima lista (ipotesi decisamente negata dalle voci ufficiali del Pd, ma richiesta da tempo da più parti), ci sarebbe spazio per una corsa solitaria, anche nel nome. 
Qualche spunto interessante, da questo punto di vista, lo ha offerto già a marzo Franco Bechis, uno tra i più attenti osservatori delle questioni economiche e, tra l'altro, frequente consultatore della banca dati dei marchi europei. In un suo articolo per Libero, infatti, Bechis aveva fatto sapere che Silvio Berlusconi aveva depositato presso l'Ufficio per l'armonizzazione del mercato interno di Alicante due segni distintivi verbali, "Centrodestra unito" e "Centrodestra per la libertà", oltre che le loro varianti con "il" davanti. La notizia torna almeno in parte di attualità ora perché, se il deposito era stato effettuato lo scorso 16 febbraio, dal 23 giugno i quattro marchi sono registrati a tutti gli effetti, dunque Berlusconi ne è pienamente titolare. Nella domanda di deposito non c'era alcuna immagine, riguardando la richiesta soltanto i nomi citati. Di certo, comunque, anche senza grafica "Centrodestra unito" e "Centrodestra per la libertà" (che ricorda un po' alcuni vecchi nomi di area berlusconiana: nel 1996 in campo c'era appunto il Polo per le libertà) sarebbero etichette pronte all'uso, il primo per un sistema di federazioni di partiti stile Italicum, il secondo più per un contesto di premio alla coalizione
Bechis, nel suo articolo, aveva sottolineato l'eccezionalità di questo passaggio: "solo due volte Berlusconi aveva bussato alla porta dell'ufficio marchi europeo per depositare il nome di due sue creature politiche". All'inizio del 2008 in effetti l'ex presidente del Consiglio fece depositare alcune varianti del nascente Pdl (soprattutto pensando di cautelarsi dalla Federazione dei liberali che già nel 2004 aveva registrato il dominio partitodellaliberta.it), mentre nel 2012 depositò un'altra infornata di marchi verbali, "Grande Italia", "L'Italia che lavora" e "Centrodestra italiano" (anche questi in diverse varianti): per Bechis "alla vigilia della scissione di Angelino Alfano, Berlusconi provò a indovinare il nome del nuovo partito", ma il deposito dei nomi tra ottobre e dicembre del 2012 permette di ritenere poco credibile questa tesi. In ogni caso, la scelta di depositare i marchi in Europa piuttosto che in Italia sembra dettata dalla volontà di proteggere comunque quei segni, ma con meno clamore rispetto alla registrazione fatta in Italia (seguita con più attenzione).
Bechis notava a marzo che la scelta di non depositare anche le grafiche, oltre ai nomi, potrebbe essere dettata proprio dall'incertezza sulla legge elettorale con cui si dovrebbe votare (rectius: sulla possibilità che ci sia il tempo di modificare il premio di maggioranza) e dal fatto che il contrassegno "andrà discusso con gli alleati, e [...] probabilmente dovrà contenere al suo interno anche i marchi tradizionali dei partiti di provenienza (Lega, Fdi e Fi)". Quei marchi, in ogni caso, ora sono registrati e - come segnalava già allora il giornalista - l'uso è protetto per un numero notevole delle classi previste dal Protocollo di Nizza: "si va dagli 'acceleratori di vulcanizzazione' a tutti i prodotti alcolici, a quelli alimentari, ai profumi, agli accendini, fino agli abbronzanti e creme, ai coltellini, alle pietre preziose, agli alberi di Natale, fino ai prodotti alimentari e non per animali di affezione (il marchio del nuovo partito potrebbe essere utilizzato perfino per 'abiti per animali' magari pensati per Dudù e famigliola)...". Che intenzioni avesse Berlusconi è difficile dire; per capire qualcosa di più, servirà comunque qualche settimana; difficile, però, che una crema solare sia marchiata "Centrodestra unito"...

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