mercoledì 22 marzo 2017

Articolo 1: tanti contenuti, ma il messaggio dov'e?

Ammettiamolo: in qualche modo era già stato tutto detto e, volendo, tutto scritto. Fin dal lancio di Articolo 1 - Movimento democratico e progressista, poco meno di un mese fa, era stato detto con chiarezza da Roberto Speranza che la Costituzione, e in particolare la sua prima disposizione, era il vero emblema del nuovo soggetto politico ("E' il tratto identitario più bello della nostra comunità. Noi siamo questo, è il nostro simbolo, il nostro progetto per l'Italia"). E, il 7 di marzo, l'ex responsabile dell'organizzazione Pd Davide Zoggia dai microfoni irriverenti di Un giorno da pecora aveva preannunciato: "Il nostro simbolo? Sarà con scritto sopra 'Articolo 1' e sotto 'Movimento Democratico e Progressista', con dei colori che dovrebbero richiamare la bandiera italiana, con una prevalenza di rosso".  
Così era stato detto, così in fondo è stato fatto. Oggi, al Tempio di Adriano, nel segno e nella memoria di Alfredo Reichlin da poco scomparso, Speranza ha letteralmente svelato l'emblema scelto per il nuovo movimento. Per carità, qualche sospetto sul fatto che non ci si sarebbe trovati di fronte a qualcosa di simile a un simbolo tradizionale, pronto per finire sulle schede elettorali, doveva esserci: il drappo verde posto a coprire il logo posato sul cavalletto faceva chiaramente indovinare una figura rettangolare; poteva però trattarsi di un'immagine più ampia, di cui il nuovo segno distintivo era solo un elemento.
Al contrario, rettangolo sembrava e rettangolo più o meno si è dimostrato, certamente coi colori della bandiera e certamente con prevalenza di rosso. Anzi, il partito ha provveduto pure a dare alcune chiavi di lettura dell'emblema, grazie a una nota diffusa nel pomeriggio:
Il nome e il simbolo, di matrice tipografica, richiamano chiaramente il primo articolo della Costituzione italiana. L'utilizzo della parola al posto del numero vuole elevare "uno" a principio fondamentale e universale del movimento, trasmettendo il concetto di unità e inizio oltre che rimettendo al centro dei nostri valori la democrazia e il lavoro. I colori richiamano quelli della Repubblica italiana. Il carattere stencil del logotipo "uno", composto di diversi elementi, ne rafforza il potere evocativo, esaltandone contemporaneamente la solidità e l'immediatezza espressiva.
Ora, il tentativo di spiegare e rendere chiara la scelta grafica - che, secondo Affaritaliani, sarebbe da ricondurre a SPIN, team di comunicazione strategica e spin doctoring coordinato dal giornalista Andrea Camaiora (già al servizio di alcuni esponenti di spicco di Forza Italia, poi al fianco di vari esponenti dem ed ex Pd, fino ad Alfredo D'Attorre, tra i fondatori di Articolo 1 Mdp) - è certamente apprezzabile. La tentazione di dire che questo non basta, tuttavia, è fortissima. Perché vanno bene i riferimenti al lavoro, ai colori della Repubblica, alla storia della sinistra, ma è difficile leggere tutto questo in una costruzione grafica fatta di sei parole, due delle quale rese evidenti dalle dimensioni e dai colori. Ci può stare il voler comunicare solidità e immediatezza espressiva di un valore attraverso un carattere stencil, ma un conto è provarci, un altro è riuscirci.
A dispetto del tentativo (comunque da guardare con rispetto) e delle intenzioni, quello che sembra mancare è proprio un messaggio, un significato chiaro. E non si vuole certo dire che l'idea dell'articolo 1 della Carta costituzionale sia debole o poco significativa: già all'indomani delle polemiche per la scelta di usare un'etichetta simile ai "Democratici progressisti" schierati nel 2014 alle elezioni calabresi, avevo sostenuto che "Articolo 1" potesse essere un buon nome (anche se ignoravo che a livello locale altri ci avessero già pensato); in ogni caso, ci hanno pensato due costituzionalisti di alto livello come Mario Dogliani e Anna Falcone a ricordare l'importanza e la potenza di quell'incipit della Carta. 
E allora? Forse, allora, si deve ammettere che leggere "UNO" così grande, così visibile certamente spiazza e forse si fa riconoscere, ma sembra non riuscire a dire tutto ciò che il nuovo gruppo è e vuol essere. Può far pensare che conta il singolo, benissimo, ma si rischia di far sentire solo ogni singolo militante; rischia di ricordare concetti come "uno vale uno" (non proprio accostabile a un soggetto politico come questo) o di far dire che, tempo qualche mese, di demoprogressisti "ne resterà solo uno". 
Difficile dire con nettezza, guardando solo l'emblema, chi siano "quelli di Mdp" (un nome che è stato messo in basso, molto meno visibile, forse per evitare azioni legali di Carbone e soci), in cosa si riconoscano questi aderenti, oltre che naturalmente nell'art. 1 della Costituzione. Certo, nemmeno il garofano, la foglia d'edera e lo scudo crociato in sé brillavano per facilità di interpretazione, ma il messaggio (e tutto il suo mondo intorno) passava comunque, anche grazie alla grafica. Al di là dell'art. 1, dal quale non si può prescindere, l'emblema non sembra riuscire a comunicare molto altro. Un vero peccato, per chi ha lavorato a questo "nuovo inizio" e si ritrova con molti contenuti e poca anima.

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