Alcune scelte grafiche, per quanto riguarda i contrassegni elettorali, sono destinate a non passare inosservate. Nonostante questo, non è detto che garantiscano buoni risultati; allo stesso modo, può accadere che, abbandonate quelle soluzioni, il responso delle urne sia decisamente migliore, senza che ovviamente il merito sia per forza della nuova (o dell'abbandonata) grafica.
Per rendercene conto, possiamo andare a Mentana, comune superiore della provincia di Roma. Nel 2011 si presentarono agli elettori ben 14 liste; al ballottaggio il candidato del centrosinistra Altiero Lodi prevalse sull'aspirante primo cittadino di centrodestra (anche se al primo turno il risultato era stato opposto, in linea con l'amministrazione uscente di centrodestra), eppure difficilmente a qualcuno sarà sfuggito, sulla scheda, il simbolo legato a Marco Benedetti, candidato sindaco per la lista Rinnovamento e cambiamento, dopo che era stato segretario del locale circolo Pd e candidato alle primarie del centrosinistra, prima che il Pd a livello provinciale decidesse di non partecipare, di fatto annullando la competizione e sostenendo il citato Lodi, che era stato proposto dall'Udc.
Benedetti corse comunque, ma non poteva certo farlo col simbolo dem. Il nome, Rinnovamento e cambiamento, dava l'idea del "voltare pagina", ma poteva non attirare abbastanza l'attenzione (e di attenzione, avendo contro la lista del Pd, ne serviva parecchia); anche la "e" del nome, per quanto proposta in carattere pennellato, non sembrava "bucare la scheda". A un certo punto, l'idea è balenata e a raccontarla, nello scarno blog della lista, è lo stesso Benedetti:
Alla fine Benedetti sfiorò il 9% e riuscì almeno a farsi eleggere consigliere; la sua lista dovette accontentarsi dell'8,18%, ma il Pd non arrivò al 15%, venendo più che doppiato dal Pdl. L'emblema non venne abbandonato, ma venne elaborato meglio graficamente: il cubo apparve più "disegnato" e defilato, il segmento blu che conteneva il nome del candidato si estese a tutta la parte inferiore (con l'etichetta di "lista civica" posta in maggiore rilievo); nel semicerchio superiore bianco, invece, il nome fu reso con una font più evidente e sul fondo apparve in trasparenza un sole coi raggi, segno di una nuova era che si stava preparando.
In effetti, l'anno scorso, Marco Benedetti si è candidato di nuovo a sindaco di Mentana, ma stavolta il cubo di Rubik non si è visto. Dalla collaborazione con il Movimento politico indipendente di Leandro Brunacci (che pure nel 2011 era rimasto fuori dal consiglio comunale) era nata infatti la lista Uniti per Mentana, che al classico segno locale, cooperativo e di sinistra della stretta di mano univa una fettuccia tricolore a "s" e un singolare fondo arancione (assieme a un testo scritto in Arial Rounded, font per la verità non troppo efficace). Anche in questo caso è servito il ballottaggio per individuare il nuovo sindaco, ma se Uniti per Mentana alla prima tornata è riuscita a raccogliere il 12,75% (superata solo da Pd e MoVimento 5 Stelle), al secondo turno le urne, invece che la candidata del Pd Maria Rendini, hanno sonoramente premiato Benedetti. Che forse non ha risolto il cubo di Rubik, ma ha comunque vinto.
Per rendercene conto, possiamo andare a Mentana, comune superiore della provincia di Roma. Nel 2011 si presentarono agli elettori ben 14 liste; al ballottaggio il candidato del centrosinistra Altiero Lodi prevalse sull'aspirante primo cittadino di centrodestra (anche se al primo turno il risultato era stato opposto, in linea con l'amministrazione uscente di centrodestra), eppure difficilmente a qualcuno sarà sfuggito, sulla scheda, il simbolo legato a Marco Benedetti, candidato sindaco per la lista Rinnovamento e cambiamento, dopo che era stato segretario del locale circolo Pd e candidato alle primarie del centrosinistra, prima che il Pd a livello provinciale decidesse di non partecipare, di fatto annullando la competizione e sostenendo il citato Lodi, che era stato proposto dall'Udc.
Benedetti corse comunque, ma non poteva certo farlo col simbolo dem. Il nome, Rinnovamento e cambiamento, dava l'idea del "voltare pagina", ma poteva non attirare abbastanza l'attenzione (e di attenzione, avendo contro la lista del Pd, ne serviva parecchia); anche la "e" del nome, per quanto proposta in carattere pennellato, non sembrava "bucare la scheda". A un certo punto, l'idea è balenata e a raccontarla, nello scarno blog della lista, è lo stesso Benedetti:
Non a caso abbiamo deciso di mettere come logo della lista il cubo di Rubik. Oltre ad essere un gioco che ha appassionato intere generazioni, può essere la metafora della società. Le varie sfaccettature, infatti, possono rappresentare i vari tessuti sociali, che nel caso di Mentana sono davvero rovinati. Come ben sappiamo risolvere il cubo di Rubik e quindi risolvere la situazione Mentanese è davvero difficile, ma non impossibile.Bisogna riconoscerlo, non è così comune ammettere, anche solo mediante la metafora di uno dei giochi rompicapo più famosi al mondo - peraltro, l'immagine della creazione più famosa di Ernő Rubik è proprio quella contenuta nella pagina di Wikipedia - che il compito che attende chi si candida è difficile e che le soluzioni non sono a portata di mano. E' un'operazione intellettualmente onesta, è vero, ma rischia di non pagare, essendo poco popolare; certo, farlo attraverso un'immagine singolare può apparire meno pessimista, ma c'è sempre il rischio di non essere capiti.
Alla fine Benedetti sfiorò il 9% e riuscì almeno a farsi eleggere consigliere; la sua lista dovette accontentarsi dell'8,18%, ma il Pd non arrivò al 15%, venendo più che doppiato dal Pdl. L'emblema non venne abbandonato, ma venne elaborato meglio graficamente: il cubo apparve più "disegnato" e defilato, il segmento blu che conteneva il nome del candidato si estese a tutta la parte inferiore (con l'etichetta di "lista civica" posta in maggiore rilievo); nel semicerchio superiore bianco, invece, il nome fu reso con una font più evidente e sul fondo apparve in trasparenza un sole coi raggi, segno di una nuova era che si stava preparando.
In effetti, l'anno scorso, Marco Benedetti si è candidato di nuovo a sindaco di Mentana, ma stavolta il cubo di Rubik non si è visto. Dalla collaborazione con il Movimento politico indipendente di Leandro Brunacci (che pure nel 2011 era rimasto fuori dal consiglio comunale) era nata infatti la lista Uniti per Mentana, che al classico segno locale, cooperativo e di sinistra della stretta di mano univa una fettuccia tricolore a "s" e un singolare fondo arancione (assieme a un testo scritto in Arial Rounded, font per la verità non troppo efficace). Anche in questo caso è servito il ballottaggio per individuare il nuovo sindaco, ma se Uniti per Mentana alla prima tornata è riuscita a raccogliere il 12,75% (superata solo da Pd e MoVimento 5 Stelle), al secondo turno le urne, invece che la candidata del Pd Maria Rendini, hanno sonoramente premiato Benedetti. Che forse non ha risolto il cubo di Rubik, ma ha comunque vinto.
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