Che la ricostruzione, o per lo meno una nuova fase del centrosinistra possa passare attraverso l'impegno di Giuliano Pisapia e di chi crede al suo progetto, Campo progressista, è certamente un'eventualità da non scartare. Che molto probabilmente quello che è stato inaugurato l'11 marzo al teatro Brancaccio non sarà un partito, in compenso, è piuttosto chiaro.
Non che un partito sia per forza necessario, a ben guardare. La "spinta dal basso" al centrosinistra, con buone intenzioni, può darla chiunque, dal singolo al gruppo organizzato, senza che si debba per forza organizzare un soggetto con cui magari presentarsi alle elezioni, col rischio magari di unire poche persone e di dividere ancora di più un'area che appare particolarmente frammentata.
Perché è giusto chiedersi - e chiedere - al Pd cosa voglia fare dopo il 30 aprile ("vogliono stare ancora con Verdini e il Nuovo centrodestra o vogliono un nuovo centrosinistra?), così come è probabile che a qualcuno sia venuta la domanda inversa, cioè se quel "campo" di centrosinistra sia compatibile con il Pd, a prescindere dalle sue versioni (che è come chiedersi se il Pd può davvero cambiare, rispetto a com'è ora, anche se per Pisapia non ci sono nemici); è però altrettanto legittimo dirsi che "se c'è bisogno di qualcosa di nuovo che non disperda le radici, abbiamo bisogno di tante persone, senza chiedere loro di abbandonare la casa".
Non che un partito sia per forza necessario, a ben guardare. La "spinta dal basso" al centrosinistra, con buone intenzioni, può darla chiunque, dal singolo al gruppo organizzato, senza che si debba per forza organizzare un soggetto con cui magari presentarsi alle elezioni, col rischio magari di unire poche persone e di dividere ancora di più un'area che appare particolarmente frammentata.
Perché è giusto chiedersi - e chiedere - al Pd cosa voglia fare dopo il 30 aprile ("vogliono stare ancora con Verdini e il Nuovo centrodestra o vogliono un nuovo centrosinistra?), così come è probabile che a qualcuno sia venuta la domanda inversa, cioè se quel "campo" di centrosinistra sia compatibile con il Pd, a prescindere dalle sue versioni (che è come chiedersi se il Pd può davvero cambiare, rispetto a com'è ora, anche se per Pisapia non ci sono nemici); è però altrettanto legittimo dirsi che "se c'è bisogno di qualcosa di nuovo che non disperda le radici, abbiamo bisogno di tante persone, senza chiedere loro di abbandonare la casa".
Sa Pisapia che non è questione di leader, anche se si è capito che "l'idea che al Paese bastasse questo è stata fallimentare" (persino Renzi, in qualche modo, lo ha ammesso): potrebbe farlo, il leader, ma non ha inteso porsi come tale. Un po' perché sarebbe un problema serio guidare in modo credible uno spettro potenzialmente amplissimo, visto che potrebbe idealmente estendersi da Nicola Fratoianni a Bruno Tabacci, passando per Nicola Zingaretti e Massimo Zedda.
E' sempre l'ex sindaco di Milano a dire che con Campo progressista "non si vuole fare un partitino": i maliziosi di professione dovrebbero mettere da parte le loro teorie, per cui i dubbi di Pisapia sarebbero solo una questione di ambizione ("non si vuol fare un partitino, ma un partitone magari sì?"), visto che è sempre lui a precisare che alle elezioni amministrative di primavera a Campo progressista sarà riservato il compito "di accompagnare ma non partecipare direttamente".
E a rassicurare più di qualcuno sul fatto che non si punti alle elezioni concorre anche il simbolo scelto, non circolare ma "quadrato debordante", i cui colori sono rimasti più o meno quelli delle origini, anche se distribuiti diversamente. L'aggettivo "progressista" è rimasto marrone scuro; la parola "Campo" ha mantenuto la font precedente, ma con qualche "taglietto" alla A e alla P, giusto per caratterizzare meglio la scritta. E se prima "Campo" era arancio, ora la scritta è bianca, che si staglia su un fondo irregolare, a pennellate appunto arancioni, giusto per non disperdere il vecchio "marchio" di Pisapia; quanto al marroncino che tingeva lo sfondo del sito, ora marca semplicemente il contorno del quadrato che dà in qualche modo regolarità al "campo", pur senza segnarne in modo rigido e irregimentato i confini (un'immagine che la dice lunga, al momento, sulla dimensione in fieri del progetto).
E' sempre l'ex sindaco di Milano a dire che con Campo progressista "non si vuole fare un partitino": i maliziosi di professione dovrebbero mettere da parte le loro teorie, per cui i dubbi di Pisapia sarebbero solo una questione di ambizione ("non si vuol fare un partitino, ma un partitone magari sì?"), visto che è sempre lui a precisare che alle elezioni amministrative di primavera a Campo progressista sarà riservato il compito "di accompagnare ma non partecipare direttamente".
E a rassicurare più di qualcuno sul fatto che non si punti alle elezioni concorre anche il simbolo scelto, non circolare ma "quadrato debordante", i cui colori sono rimasti più o meno quelli delle origini, anche se distribuiti diversamente. L'aggettivo "progressista" è rimasto marrone scuro; la parola "Campo" ha mantenuto la font precedente, ma con qualche "taglietto" alla A e alla P, giusto per caratterizzare meglio la scritta. E se prima "Campo" era arancio, ora la scritta è bianca, che si staglia su un fondo irregolare, a pennellate appunto arancioni, giusto per non disperdere il vecchio "marchio" di Pisapia; quanto al marroncino che tingeva lo sfondo del sito, ora marca semplicemente il contorno del quadrato che dà in qualche modo regolarità al "campo", pur senza segnarne in modo rigido e irregimentato i confini (un'immagine che la dice lunga, al momento, sulla dimensione in fieri del progetto).
Si è comunque parlato - lo ha fatto Nicola Corda sull'Huffington Post - di un possibile "bollino arancione" per le liste che Articolo 1 - Movimento democratico e progressista potrebbe presentare alle amministrative. Al momento, i gruppi che Mdp ha creato alla Camera e al Senato non contengono altro nel loro nome; c'è comunque chi vede una certa vicinanza a Pisapia e a quel progetto, per alcune persone in campo, per le idee e soprattutto per il ben diverso respiro che avrebbe un disegno politico unitario rispetto alla corsa solitaria di Speranza e soci. Per ora, in ogni caso, il Campo resta quadrato, dai confini non del tutto definiti; è vero, il tutto si può inscrivere o inserire in un cerchio, ma non sembra questo l'orizzonte partito meno di una settimana fa dal Brancaccio.
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