sabato 6 luglio 2019

Avanti Guastalla, genesi di un "garofano palmato" per socialisti e civici

Dare un nome alle cose nuove o nascenti è un'esperienza entusiasmante, ma anche difficile, perché è un'operazione di una potenza notevole: "la nominazione è, allo stesso tempo, la definizione di un confine e anche la reiterata affermazione di una norma", come diceva Judith Butler (con riferimento alla costruzione del genere, ma vale per ogni cosa). E lo stesso può dirsi per la costruzione di un simbolo di partito, che la giurisprudenza ha assimilato pienamente al nome, o di un contrassegno elettorale, che somiglia piuttosto a un marchio ma cerca pur sempre di dire qualcosa sul gruppo che punta a identificare (per distinguerlo dagli altri soggetti che sono in corsa). Questo processo si attiva ogni volta che nasce un nuovo partito, ma lo stesso si riproduce, e molto più spesso, per le varie liste presentate alle amministrative in uno qualunque dei quasi 8mila comuni italiani. Un tempo tutte le idee dovevano essere concretizzate a mano; ora che le grafiche si fanno con il computer, il processo è forse un po' più semplice, ma il lavoro di traduzione rimane. E con la necessità, per chi tiene a un risultato visivo che sia buono o almeno decoroso, di rispettare regole e codici della grafica, in particolare di quella politica.
Così, quando nell'ottobre 2018, oltre sei mesi prima che si tornasse a votare per il turno più nutrito di amministrative, a Guastalla - comune in riva al Po in provincia di Reggio Emilia, con poco più di 15mila abitanti, ma inferiore secondo il censimento del 2011, dunque chiamato al voto con il sistema a turno unico e senza coalizioni - i media avevano dato la notizia della prima candidatura a sindaco uscita allo scoperto, più di qualcuno si era domandato quale nome e quale simbolo l'avrebbe contraddistinta. Già, perché l'aspirante primo cittadino in questione era Francesco Benaglia, eletto in consiglio comunale a Guastalla nel 1985 e nel 1990 con il Partito socialista italiano, candidato alla Camera nel 1992 sempre con il garofano (1060 preferenze, il quarto più votato della circoscrizione Piacenza-Parma-Reggio-Modena, ma quella volta uscirono solo due eletti - il primo era Mauro Del Bue - a differenza dei tre del 1987); quando però il Psi implose, travolto da Tangentopoli, lui aveva scelto di aderire a Forza Italia, come altri militanti socialisti guastallesi (e non solo) di allora.  Ricandidato alle comunali nel 1995 con una lista civica, non fu rieletto, ma tornò in consiglio per due mandati nel 1999 e nel 2004, sempre con formazioni civiche ma con un chiaro orientamento di centrodestra (anche se a quella del 2004 aveva partecipato anche lo Sdi). Nel 2004 era stato eletto anche in consiglio provinciale per Forza Italia, tra il 2008 e il 2009 aveva aderito al Pdl, all'interno del quale Fi era confluita, candidandosi poi come sindaco a Brescello (sostenuto da Pdl e Lega Nord) e venendo eletto consigliere. 
In seguito Francesco Benaglia aveva lasciato la politica attiva ed era andato anche in pensione come medico di medicina generale, poi otto mesi fa era arrivata la sorpresa. Anche perché l'annuncio era stato dato in occasione della festa provinciale dell'Avanti!, che per Reggio Emilia si svolgeva appunto a Guastalla: ciò sottintendeva di fatto un sostegno - anche se non unanime - del Partito socialista italiano (omonimo di quello con cui si candidò Benaglia, anche se in tutti questi anni si era ristretto parecchio) a una persona che, pur avendo abbandonato da tempo il partito per la sua collocazione a sinistra, aveva continuato a professarsi socialista. 
Su queste basi, non stupisce che fin dall'inizio al centro dell'idea grafica ci sia stato un garofano, ovviamente rosso. E' vero che il Psi attuale non si è mai avvalso di quel fiore, essendo legato alla rosa del socialismo europeo; era altrettanto vero, però, che il candidato sindaco non era certo parte di quella storia politica più recente, per cui volerlo accostare alla rosa sarebbe stata una forzatura, forse da lui stesso non gradita. Discorso diverso per il garofano: al di là del suo significato - ricco di valori - nella storia del socialismo internazionale, per molti in Italia è quello il vero emblema dei socialisti, oltre che un segno ben riconoscibile dell'epoca craxiana, certamente non sgradita a Benaglia e a vari esponenti socialisti locali. Così il fiore rosso era stato collocato su un fondo in buona parte azzurro, per richiamare un po' il cielo e un po' i colori cittadini; anche per questo, si è passati in fretta al blu scuro, in coerenza con il colore di fondo dello stemma del comune. Per movimentare un po' il contrassegno, si era anche valutata l'ipotesi di un campo di garofani (sempre citati con una silhouette rossa), per dare l'idea di una coralità di persone e di un terreno ancora rigoglioso per il socialismo, pur se a tanti anni di distanza.
Quella chiave di lettura, tuttavia, costituiva anche un limite per lo stesso emblema. Perché, sì, la lista voleva marcare un'ispirazione socialista liberale, allo scopo di mantenerne viva la presenza, anche grazie alla candidatura di militanti e iscritti storici (a partire da Gianluca Soliani, già segretario provinciale Psi, fino allo storico segretario locale Adelmo Candolo), ma non era e non poteva essere diretta espressione di alcun partito, visto che ben più della metà delle candidature aveva natura civica. In questo contesto, l'uso dominante, quasi "sfacciato" del garofano avrebbe potuto mettere qualcuno a disagio o, comunque, creare incomprensioni. A quel punto, qualcuno aveva proposto di puntare di più sui monumenti del centro storico, in cui certamente tutti si sarebbero potuti riconoscere. 
A giocare a favore c'era anche la storia: chi aveva buona memoria, infatti, ricordava una pubblicazione elettorale che il Psi storico aveva stampato e diffuso alla vigilia delle elezioni amministrative del 1985 al termine di una consiliatura in cui il partito aveva sempre espresso il sindaco; nell'immagine di copertina - concepita ed elaborata allora dall'architetto Sergio Zanichelli - conteneva una skyline (ma chissà come la si chiamava allora...) dei monumenti principali del centro, compresi la concattedrale, la torre civica (il "Campanón") e la statua di Ferrante I Gonzaga realizzata da Leone Leoni. Nessuno aveva trovato nulla da ridire, visto il valore identitario di quei segni; tutt'al più, si sarebbe potuto mantenere il segno di una presenza socialista lieve e discreta, piazzando la sagoma di un garofano nella parte alta della lancia della statua.
Quell'idea passata rivisitata avrebbe potuto mettere d'accordo tutti, socialisti affezionati alla tradizione e candidati civici interessati ad avere la connotazione politica meno marcata possibile della lista. Forse, però, a quel punto si stava esagerando per difetto: in fondo, chi voleva richiamare il passato socialista avrebbe preferito renderlo riconoscibile, senza bisogno di ostentarlo troppo. Un aiuto insperato è arrivato dalla scelta del nome: inizialmente si era pensato qualcosa come "Una voce per Guastalla", per dare l'idea della voce civica e per restituire voce e spazio alla tradizione socialista; ogni altra alternativa è stata però spazzata via alla proposta di denominare la lista Avanti Guastalla. Dall'idea di raccogliere le voci e farle esprimere all'unisono a favore della città, infatti, si era passati all'idea di guardare avanti e procedere con impegno e decisione; di più, la parola "Avanti" non poteva non colpire nel segno i ricordi e le speranze di chi ancora è o si professa socialista. Per non sbilanciare di nuovo l'emblema verso il politico, si era evitato di inserire il punto esclamativo per richiamare la testata del Psi e si era scelto di impiegare i colori cittadini.
A un certo punto, peraltro, a qualcuno è sorto un dubbio: scorrendo la legge elettorale o - più probabilmente - le Istruzioni per la presentazione e l'ammissione delle candidature, qualcuno deve avere letto che non è consentito impiegare immagini o soggetti religiosi. Questo ha fatto pensare a qualcuno che fosse inopportuno inserire il profilo del duomo all'interno del contrassegno. Probabilmente quell'uso non sarebbe stato problematico, nel senso che la chiesa in sé è considerata monumento e non soggetto religioso (sarebbe bastato, magari, eliminare le miniature delle croci), ma si è preferito togliere il problema alla radice togliendo il profilo del tempio.
Per riempire il buco creatosi eliminando il duomo, si era scelto di inserire il profilo dei pioppi, così frequenti nel'ambiente del Po. A quel punto, però, il processo di immaginazione creativa - forse fin troppo - era stato innescato e sono state sollevate le proposte più diverse, al limite dell'improbabile, che la persona incaricata di tradurle in grafica ha cercato di recepire con infinita (si sarebbe tentati di dire filiale) pazienza. Qualcuno, per esempio, aveva pensato che, tra i monumenti, proprio la statua di Ferrante Gonzaga - il Frantón, come lo chiamano i guastallesi - fosse sufficiente a evocare lo spirito civico che doveva pervadere l'iniziativa della lista, per cui poteva anche essere l'unico elemento riconoscibile, a costo di collocarlo, un po' irrealisticamente, tra i pioppi eridanei, come se quotidianamente non fosse collocato in una bella piazza, di solito solo un po' troppo piena di automobili. E per far risaltare il socialismo, bastava mettere tutte le sagome in nero su fondo grigio (colore del cielo e dell'acqua del Fiume, su cui si riflettono statua e alberi). 
C'era addirittura chi pensava di poter prescindere anche da Frantón, rendendo in qualche modo protagonista del simbolo Sua Maestà il Po: ciò attraverso i pioppi (uno dei quali cimato col garofano) e il loro riflesso sull'acqua, ma anche con la pista ciclabile e le persone che - a piedi, in bicicletta, in carrozzina, di corsa, con la culla o il cane - ogni giorno la percorrono, rendendola viva. Certamente era una rappresentazione autentica del territorio e della comunità che lo anima, oltre che un modo singolare di dire "Avanti", alla velocità di ciascuno, senza dovere per forza correre e con la licenza di accompagnare. A quel punto, però, si era andati davvero troppo oltre, inserendo microdettagli oggettivamente difficili da leggere in un emblema di tre centimetri di diametro (questa è la dimensione prevista sulla scheda). 
Nella girandola delle proposte, tra l'altro, qualcuno aveva suggerito di reinterpretare il leone giallo dello stemma del comune di Guastalla, con tanto di colori di fondo (con il blu molto schiarito) e la corona riservata alle città, con la corolla del garofano collocata al centro del diadema per non far sparire il riferimento al socialismo (davvero difficile da vedere in un emblema di quelle dimensioni). Sennonché, una volta tradotta in grafica anche quest'idea, una persona - forse la stessa che aveva sconsigliato di inserire il profilo del duomo - doveva aver letto sulle Istruzioni ministeriali che non era possibile utilizzare nemmeno lo stemma del comune (anche in mancanza di un espresso divieto di legge): anche quello sforzo grafico, dunque, era destinato a essere accantonato.
Alla fine si era faticosamente trovato un accordo di mediazione tra le varie proposte avanzate: doveva prevalere l'accoppiata di Ferrante Gonzaga e del Campanón, simboli storici, civici e territoriali, con i pioppi del Po alle spalle; per non esagerare con i riferimenti alla città, i colori del contrassegno erano quelli nazionali. I compagni socialisti si sarebbero dovuti accontentare del nome e del microgarofano al sommo della lancia di Frantón, avendo cura di non scegliere una sagoma troppo simile a quei due garofani che il Psi aveva utilizzato nel periodo craxiano (giusto per evitare grane con i membri della sottocommissione elettorale circondariale). 
In effetti, il maggior numero di candidati civici era molto soddisfatto di quella soluzione e i pochi iscritti al Psi non potevano certo non riconoscersi in questa. Eppure, in cuore loro, continuavano a sentire che quel simbolo era comunque troppo pieno e forse non sarebbe stato abbastanza leggibile e riconoscibile. Un modo per ottenere questo, in effetti, sarebbe stato utilizzare solo il garofano come elemento grafico, con la possibilità a quel punto di ingrandire il testo e ribilanciare l'immagine, dando più evidenza al nome di Guastalla. Si erano quindi provate, nel frattempo, alcune combinazioni grafiche e cromatiche, per vedere - neanche troppo di nascosto - l'effetto che faceva. 
In particolare, si è provato a marcare il cerchio con un colore di fondo, riempiendo il segmento non occupato dal testo con un altro motivo geometrico (che un po' ricordava i riflessi sull'acqua degli alberi visti prima), oppure - all'inverso - il confine del simbolo è stato segnato da una circonferenza bicolore, permettendo di lasciare bianco lo sfondo dell'emblema, per far emergere meglio il nome. Quanto al fiore del garofano, lo si è piazzato in varie posizioni, come nascente dalla circonferenza, accostato alla I di "Avanti", nascente dalla stessa o al posto di questa, oppure al di sotto, così da lasciare più spazio alla scritta, in modo da far avvertire meno l'assenza di segni del territorio di Guastalla all'interno del contrassegno. 
Quest'ultima soluzione sembrava una delle più convincenti, con un fiore corposo e un testo ben marcato, che gli elettori avrebbero potuto riconoscere senza troppi problemi, imprimendoselo in testa e magari scegliendolo. Certo, rimaneva il problema di quel garofano, non identico a quello del Psi ma che inevitabilmente lo richiamava con grande immediatezza, al punto da lasciare nel dubbio i candidati civici, che continuavano a preferire a quell'emblema la coppia Frantón Campanón. Alle volte, però, il caso può sparigliare le carte: ha fatto così in modo che il candidato sindaco, passando dal municipio per chiedere informazioni - tra l'altro - sull'opportunità di utilizzare quel garofanino sulla lancia gonzaghesca, incontrasse un curioso figuro con la passione della grafica politica. E ha fatto capitare persino che quel figuro, non esattamente delle idee politiche dell'aspirante primo cittadino, si offrisse di andare a casa sua a dare uno sguardo al simbolo. 
Visto l'emblema con Ferrante Gonzaga e il Campanone, ne ha riconosciuto il valore identitario, ammettendo che però era troppo affollato e poco adatto alle schede elettorali, così ha chiesto di poter vedere le alternative simboliche in gioco. Estratte dalla cartellina che le conteneva e disposte sul tavolo, hanno richiesto lo sguardo e l'attenzione del succitato figuro, impegnato in un giudizio approfondito, come se si trattasse di scegliere il proprio, di simbolo. Lo sguardo, dopo una decina di manciate di secondi, è stato colto da una variante del contrassegno con il garofano in basso su fondo bianco, con la circonferenza rossa e blu: a colpirlo non erano però stati i colori, ma la forma dei petali del garofano, relativamente realistici, che però lo rendevano assai più simile a una palma. Il figuro ha alzato lo sguardo verso il candidato sindaco, chiedendogli se avesse considerato quella grafica, tanto leggibile quanto inconsueta, per la scheda elettorale. Lui gli ha sorriso, ammettendo che quell'immagine gli piaceva molto, proprio perché era singolare, ma non era sicuro che gli altri della lista l'avrebbero accettata; il figuro ha riconosciuto il rischio, ma ha sottolineato che proprio quella forma avrebbe potuto far accettare meglio il simbolo anche ai candidati civici. L'aspirante primo cittadino è rimasto pensieroso, senza nascondere un sorriso, ha riaccompagnato l'ospite ed è tornato alla sua giornata.
Pochi giorni dopo, iniziata la raccolta firme, sui moduli offerti agli elettori è comparso proprio il "garofano palmato": quel suggerimento, evidentemente, non era caduto nel vuoto e sembrava avere convinto anche gli altri (pur senza abbandonare tutti i loro dubbi). Alla fine, il 17,37% dei voti validi espressi (1334 su 7678) sono andati ad Avanti Guastalla. Difficile dire come sarebbe andata se sulle schede fossero finiti Frantón Campanón; non sarà stato merito del simbolo, ma di certo lo sforzo di sintesi e chiarezza non è stato inutile.

1 commento:

  1. Un pezzo da maestro del giornalismo!
    Complimenti, ciao.
    Nando Odescalchi.

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