mercoledì 4 marzo 2020

Liberi di, il volo della civetta parte da Galatina

Sono in molti ormai a sostenerlo: il concetto di partito è sempre più lontano dalla politica italiana. Anche per questo, è proprio la parola "partito" a essere scomparsa dai nomi delle varie formazioni politiche che nascono e si moltiplicano. Eppure c'è chi sceglie di definirsi "partito" anche se non inserisce quel termine nel nome: lo si può scoprire dando un'occhiata alla banca dati dell'Ufficio italiano brevetti e marchi, cercando appunto la parola "partito" nella descrizione dei segni depositati per essere registrati come marchi.
L'ultima domanda di marchio rilevante, in questo senso, risale a meno di un mese fa: è datato 11 febbraio, infatti, il deposito del segno distintivo di Liberi di, associazione nata a Galatina () a metà dicembre. Certo, se fosse soltanto un'associazione forse non sarebbe questo il luogo più adatto per parlarne. Eppure la descrizione è piuttosto chiara: "Il marchio ha lo scopo di rappresentare il partito politico 'Liberi di', associazione nata con lo scopo sia di avvicinare e sostenere i propri associati e non alla vita politica, sia di proporsi per collaborare con altre associazioni (locali, provinciali, regionali e nazionali) a raccogliere le istanze provenienti dal territorio e supportarle nelle sedi opportune"
Proprio chi ha depositato il marchio, dunque, ha scelto di usare il termine partito, anche se per il momento il soggetto è soltanto un'associazione. La descrizione continua con l'illustrazione del segno distintivo: "Il marchio in questione è prevalentemente di natura grafica con l'aggiunta di alcune espressioni verbali. Esso è a forma sferica e presenta un primo cerchio al centro di color giallo con alcune sfumature bianche e un cerchio esterno di colore bianco con il perimetro di colore nero. In basso è riportato il nome del partito 'Liberi di' di carattere Georgia Bold, colore nero. Sul lato sinistro è presente una fiamma tricolore, rossa, bianca e verde, dalla quale si ramifica un arcobaleno composto dagli stessi colori".
Certamente si tratta di una descrizione articolata, che però curiosamente non dà conto dell'elemento centrale dell'emblema: una cicogna che ghermisce una chiave. A raccontare qualcosa di più sul simbolo e su ciò che sta dietro è il suo depositante, nonché fondatore di Liberi di, il galatinese Massimo Giannini. "Tutto è partito - spiega - da un gruppo di persone che ha la passione della buona politica, quella che fa l'interesse di tutti e del territorio. Persone stanche di militare in partiti romanocentrici che decidono le sorti dei territori, basandosi su numeri, percentuali e spartizioni. Da questo disagio è nato appunto Liberi di e il suo simbolo concentra un po' il Dna del gruppo". Al centro di quel Dna, come dell'emblema, c'è proprio la civetta di cui si diceva: "si tratta del simbolo della città di Galatina - chiarisce Giannini - e quella civetta spicca il volo, cosa che dà un senso di libertà. Sulla sua destra arde una fiamma, simbolo di purezza ma anche di speranza: quel segno testimonia una certa continuità ideale con la destra sociale che fu di Almirante e Rauti". Giannini, a specifica domanda, precisa di ritenersi "di destra", sottolineando subito però che "oggi nessun partito mi rappresenta" e non aderisce al momento ad alcun soggetto politico. Tranne, ovviamente, l'associazione Liberi di; a proposito, dalla fiamma ricordata prima, è proprio da lì che trova il suo principio "un arcobaleno tricolore che sottolinea il senso di Patria". E poi, last but not least, c'è il nome, scelto apposta "per sottolineare che non devono esserci limiti alla democrazia: dobbiamo essere liberi di pensare, di parlare, di agire, di protestare, di fare qualunque cosa all'infinito".
Buona parte del messaggio contenuto nel simbolo, dunque, non è limitato spazialmente, anche se l'origine territoriale e la vocazione dell'emblema sono ben visibili: "Dal momento che tanto l'associazione quanto il simbolo sono nati a Galatina - spiega ancora Giannini - era giusto che ci fosse qualcosa che identificava l'origine, dunque abbiamo scelto la civetta di Galatina": l'animale ricorda l'origine di Galatina come colonia greca dedicata ad Atena (non a caso nello stemma c'è la civetta, ma ci sono anche le chiavi pontificie. L'idea, come si diceva, era di costruire un'associazione piuttosto stabile, ma di respiro essenzialmente locale; se però il depositante del simbolo ha sentito il bisogno di scrivere "partito" nella documentazione, l'esperimento potrebbe allargarsi e assumere una scala più ampia. A Galatina si voterà di nuovo nel 2022, quindi c'è tempo prima che il simbolo finisca eventualmente sulle schede; alle regionali di fine maggio è più difficile che la civetta faccia capolino (al più qualche esponente di Liberi di potrebbe entrare in qualche lista, magari di centrodestra).La civetta, in ogni caso, si è appena alzata in volo.

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