mercoledì 25 marzo 2020

Racconti d'autore: Sogno (elettorale) di una notte di quarantena (di Stefano Mentana)

Oggi niente notizie o episodi passati da riportare alla luce. In questi giorni di quarantena da Covid-19 l'attività dei partiti è congelata; le news politiche lasciano spazio all'informazione sulla pandemia e sull'emergenza umana prima che pubblica ed economica. Giusto così. Eppure perfino l'inconscio dei drogati di politica non smette di lavorare per i suoi titolari: nel modo suo proprio, il sogno, rende noto il disagio per la mancanza di materiale su cui esercitarsi. Quello che segue è il racconto di quanto è capitato in questi giorni a Stefano Mentana, tra i fondatori di The Post Internazionale e storico follower di questo sito. Lo ringraziamo per aver messo quella notte per iscritto e averla offerta a tutti noi. Buona lettura!

Roma, marzo 2020. Quarantena. La maggior parte delle attività è sospesa per arginare la diffusione del famigerato coronavirus; le stesse istituzioni hanno rivisto completamente il loro modo di lavorare e persino le elezioni, baluardo della vita democratica, sono sospese sine die per contenere l'emergenza coronavirus. Sarà la strana situazione, sarà l'astinenza da Politica o, molto banalmente, l'essere un malato di Politica che mi ha portato a imbattermi in un sogno altamente simbolico, ove con simbolico non intendo che abbia chissà che significato recondito, ma che ha i simboli, o meglio i contrassegni elettorali, come assoluti protagonisti.
Fu così che nel cuore della notte mi ritrovai in un ufficio per il deposito dei contrassegni elettorali, in vista di una non meglio identificata tornata elettorale. Nell'ufficio - che, più che i grigi corridoi di marmo e cemento del Viminale, ricordava una severa aula magna universitaria prestata alla nobile mansione di far funzionare la democrazia - a prepararsi al deposito del simbolo c'erano i Verdi, che per l'occasione avevano - ah, l'imprevedibilità dei sogni! - il contrassegno con l'arcobaleno della pace utilizzato per le Europee del 2004. Ma, colpo di scena onirico, per una non meglio identificata legge quel simbolo non poteva essere depositato, almeno non in quel modo e non quel giorno.
Per fortuna, un aiuto inatteso arrivava ben presto per l'oscuro leader ambientalista - e chissà chi era, quella volta - da parte di uno che di simboli se ne intendeva parecchio. Ecco che, dalla fila di leader e funzionari, arrivava niente meno che Renzo Rabellino, venuto lì per depositare non uno dei suoi contrassegni già visti, ma un altro emblema altrettanto enigmatico, "Alleanza Repubblicana-Verdi": sfondo celeste, tranne che per una lunetta verde nella parte superiore con tanto di riferimento ambientalista; sotto al resto del nome, scritto in verde, c'era uno scudo dello stesso colore, con al centro un leone rampante. Purtroppo, al di là dei riferimenti repubblicani e ambientalisti e all'illustre presentatore della lista, il sogno non forniva ulteriori chiarimenti su questa formazione politica.
I sogni, come sappiamo, sono una realtà parallela: succedono cose impossibili in natura e distanti dalla realtà, e le leggi in materia elettorale nei sogni sono quindi molto diverse da quelle del mondo reale. In questo caso, una misteriosa legge onirica permetteva a Rabellino di formulare una generosa proposta: i Verdi avrebbero potuto presentare i propri candidati con il simbolo "Alleanza Repubblicana-Verdi", mentre lui in cambio avrebbe avuto il simbolo del Sole che ride per contrassegnare le sue candidature, riuscendo in qualche modo a sanare i vizi del deposito che non era riuscito ai Verdi. Una sorta di scambio simboli, dunque, che - sempre per i misteri della legge onirica - avrebbe consentito di risolvere il problema dei Verdi e presentare regolarmente la propria lista addirittura il giorno stesso.
La proposta di Rabellino veniva dunque accettata dal misterioso leader verde, senza nemmeno consultare gli altri dirigenti o i propri militanti: il partito si apprestava così a una campagna sotto le inedite insegne di "Alleanza Repubblicana-Verdi", lasciando il celebre sole che ride a un gigante del mondo dei contrassegni elettorali come Renzo Rabellino. 
Tutto è bene quel che finisce bene, ma nel frattempo era finito anche il sogno: resta l'amaro in bocca per non aver saputo l'esito elettorale di quei due simboli.

N.B. Il sogno non era così nitido da mostrare come fosse davvero quel leone rampante. Ma al malato di politica piace pensare che fosse qualcosa di particolare, magari come il leone reale di Scozia, ma con la testa girata e riprodotto "a specchio": i romantici possono vedere lo sguardo verso il passato senza deporre la grinta, i pratici concluderanno che l'immagine è stata ribaltata per evitare grane nell'accettazione del simbolo. Un professionista come Rabellino, in fondo, ci avrebbe pensato di certo...

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