Pur nella sarabanda di informazioni legate tanto alla situazione da Covid-19 quanto alle elezioni presidenziali negli Stati Uniti (che ha finito per occupare la quasi totalità del tempo dedicato ai telegiornali), non è comunque sfuggita una notizia che ha trovato spazio soprattutto in Rete. Ieri, in particolare, è stata resa nota la conclusione di un accordo tra la Lega e il Partito Anti Islamizzazione, volto a "rafforzare la collaborazione su temi comuni quali controllo dell’immigrazione e valorizzazione della storia e delle tradizioni dell’Italia e dell’Europa". L'intesa - curata soprattutto dal vicesegretario leghista Andrea Crippa - sarebbe stata stipulata con reciproca soddisfazione di Matteo Salvini ("Non è sufficiente controllare porti e confini, come la Lega ha dimostrato di saper fare quando era al governo: anche la cronaca di questi giorni ci ricorda che è necessario difendere identità, storia e cultura") e dei vertici di questo partito, che opererà "in uno specifico Dipartimento [della Lega] dedicato alla questione islamizzazione, al fine di mettere questa problematica al centro dell'agenda politica".
A parlare è Stefano Cassinelli, segretario nazionale del Partito Anti Islamizzazione, noto anche con la sigla Pai, la stessa che figura nel simbolo scelto, avvolta dai "colori della bandiera italiana sfumati", a pennellata (ed è curioso che per le parti testuali sia stato usato il carattere Optima, lo stesso della Lega ormai da molti anni). Cassinelli è segretario del partito fin dalla sua fondazione, che risale al 20 giugno 2017, quando fu fondato a Delebio (So) dallo stesso Cassinelli, da Franco Cabiati (presente per procura e futuro tesoriere) e Kwadzo Klokpah; alla loro si deve aggiungere Bruno Polti, presidente, anche se la figura più nota resta quella del presidente onorario Alessandro Meluzzi, psichiatra con una storia di lunga militanza politica in vari partiti (risultando pure cofondatore dei Cristiano democratici europei con Stefano Pedica) e due legislature all'attivo (eletto con il Polo delle libertà - Fi alla Camera nel 1994 e con il Polo per le libertà - Fi al Senato nel 1996, prima di vari cambi di gruppo riscontrati in quella XIII legislatura).
Cassinelli rivendica per il Pai un'attività triennale all'insegna di "serietà e rispetto della Costituzione nell'affrontare un tema così delicato", parlando appunto della "anti islamizzazione". Si legge nello statuto che il partito "ha come scopo la salvaguardia della cultura, delle tradizioni e della struttura sociale italiana e si prefigge la conservazione dello stato democratico in Italia e delle libertà civili per ogni uomo e donna a prescindere dalla razza" e che l'azione del Pai "sarà governata dalla Costituzione Italiana e dalla Dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo". Sempre l'articolo 2 di quel documento precisa che tra i principali obiettivi del partito figurano "la garanzia della sicurezza per i cittadini rispetto alla dilagante criminalità, la gestione del fenomeno dell’immigrazione tenendo in considerazione la situazione mondiale ma avendo per priorità l’interesse nazionale ed europeo, la valorizzazione personale e in forma organizzata d’impresa, la marginalizzazione dell’intervento pubblico nell’economia, nei servizi e nelle relazioni sociali e la piena applicazione del principio di sussidiarietà orizzontale nonché il cambiamento in senso meritocratico della società basato sui valori delle pari opportunità e il libero mercato e quanto altro contenuto nel programma".
Al di là delle previsioni statutarie, nel sito si legge che il Pai nasce come "partito di scopo, lontano dalla tradizionale collocazione partitica di destra o sinistra" e impegnato essenzialmente a dare attuazione al proprio programma; invoca "quesiti referendari" per permettere agli italiani di esprimersi sui "grandi temi etici e morali" (senza che siano i parlamentari a decidere, il che comunque è problematico in una democrazia indiretta e di natura parlamentare...) e precisa di non essere "interessato ad occupare poltrone in enti e società pubbliche e non partecipa ad elezioni amministrative locali", pur puntando a "creare le condizioni normative finalizzate ad una buona amministrazione anche a livello locale". Si dice chiaramente che obiettivo del Pai è "ritornare a uno Stato etico, dalla parte dei cittadini e che non sia percepito come un avversario" o come un soggetto che dice una cosa e ne faccia un'altra oppure che cambia spesso idea.
Le idee del Partito anti islamista sono condensate nei nove punti del programma, che si apre con il contrasto di "ogni forma di radicalizzazione dell’Islam da cui nascono gli estremismi ed ogni tentativo di sottomettere la libertà sociale e culturale occidentale" (chiedendo pure "predicazione obbligatoriamente in italiano, certificazione della provenienza dei fondi che finanziano moschee e centri culturali islamici", nonché il divieto dello svilimento della donna o di azioni come la macellazione halal). A ciò è collegato un punto specifico sull'immigrazione (chiedendo "flussi di accesso definiti e contrasto fermo al fenomeno della clandestinità con espulsioni e 'rimpatri assistiti' nei paesi di origine" e provvedendo allo stesso tempo a interventi nei paesi del terzo e quarto mondo, occupandosi direttamente degli investimenti, senza dare soldi agli stati) e il proposito di sanzionare con l'espulsione perpetua dall'Italia (e la carcerazione per almeno un quinquennio) per tutti gli stranieri che commettano reati in Italia.
Altre voci sono dedicate alla sicurezza (con un aumento consistente del personale delle Forze dell'ordine e della loro dotazione di mezzi, per migliorare il controllo del territorio e la garanzia della giustizia, nonché con una lotta alla diffusione della droga tra i minori), all'economia (con il ridimensionamento dell'attività imprenditoriale pubblica e il sostegno a quella privata), all'ambiente (da tutelare anche con "tasse sulle importazioni di prodotti provenienti da paesi che producono un alto tasso di inquinamento", così da proteggere anche le produzioni locali), alle persone con disabilità (che vanno tutelate con maggiori agevolazioni, ma occorrono anche controlli severi per eliminare le false certificazioni) e alla stessa classe politica, che non può tradire le istituzioni nello svolgimento dei propri compiti: "per politici e amministratori pubblici dovrà essere introdotto un sistema giudiziario particolare che preveda un processo rapido (6 mesi per arrivare alla sentenza dall’avviso di garanzia) e in caso di condanna pene triplicate rispetto ai cittadini e l’esclusione perpetua da incarichi pubblici e da società partecipate".
Attualmente la pagina Facebook del Pai conta poco più di 24mila like e risulta che siano 500 le adesioni al partito, ma questo ovviamente non significa che il simbolo tricolore finirà sulle schede elettorali: l'accordo con la Lega fa pensare piuttosto a una futura ospitalità di esponenti del Pai all'interno delle liste leghiste (anche se ovviamente sarà sempre possibile integrare l'emblema della Lega - ora più vuoto che in passato - con altri elementi come appunto il logo del Pai (del resto è già accaduto nel 2014, in occasione delle elezioni europee, con la pulce di Die Freiheitlichen).
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