Da una manciata di ore il calcio europeo - almeno una sua parte - è in subbuglio: la decisione di dodici squadre (incluse, per l'Italia, Juventus, Inter e Milan) di dare vita a una European Super League cui dovrebbero partecipare venti club, un campionato privato d'élite da giocare in turni infrasettimanali, ha scatenato le ire di Uefa e federazioni e leghe nazionali. Del disegno si parla da mesi, ma solo ieri è arrivato il comunicato ufficiale. Perché parlarne qui? Da una parte si potrebbe dire che persino ai #drogatidipolitica può interessare il calcio (anzi, l'archetipo della categoria, a quanto consta a chi scrive, pensa "solo alla politica, ai film ed al grande calcio. E basta"). Naturalmente, però, c'è dell'altro. Perché se nel pallone se ne parla da vari mesi e in modo spasmodico da poche ore, la politica italiana era arrivata decisamente in anticipo: qualcuno, infatti, la Superlega l'ha fatta nascere addirittura nel 1990.
Questo "qualcuno", ai #drogatidipolitica, è persona nota: rispondeva infatti al nome di Romeo Piacenti, cioè esattamente la stessa persona - nata a Gaggio Montano, in provincia di Bologna, il 30 settembre 1923 - che dal 1976 in avanti aveva presentato alle elezioni un suo Partito democratico, per anni contrassegnato dal profilo severo di Dante Alighieri, poi da un quadrifoglio e poi ancora da un asinello (prima che un disegno più "disneyano" dell'animale fosse adottato dai Democratici di Romano Prodi). Nella sua vita, Piacenti ha probabilmente creato qualunque tipo di associazione - politica e non - che si possa immaginare, generalmente avendo le stesse persone o quasi come compagne di avventura. La storia della Superlega, tuttavia, merita di essere ripercorsa almeno in breve.
Volendo trovare una data di nascita precisa, occorre affidarsi all'atto costitutivo, datato 6 maggio 1990; il luogo di nascita è Bologna, per l'esattezza in via Lino Gucci, al numero 12, in una zona di vari condomini (allora a quell'indirizzo - forse si trattava della casa dello stesso Piacenti - c'era la sede del Partito democratico, che in quel periodo si distingueva appunto con un grande quadrifoglio, di solito bianco su fondo nero ma si sono conosciute diverse varianti).
Quel documento fondativo è mitico fin dalle prime righe: nella sede risultano infatti riuniti "i signori" Partito democratico, in persona del presidente nazionale Piacenti, lo stesso Piacenti, nonché Romano Fabbri e Americo Zingaretti (tutti e tre "a titolo personale").
Ci sono poi il Movimento europeo automobilisti (rappresentato dal presidente Piacenti, lo stesso che alle regionali di quell'anno si sarebbe presentato con un proprio simbolo in qualche regione e che nel 1989 aveva provato addirittura a usare - senza che gli fosse permesso - il cavallino rampante di Baracca e della Ferrari), ma anche Democrazia verde (rappresentata dal "segretario generale Cav. Americo Zingaretti) e il Partito dei pensionati: naturalmente non si trattava della formazione di Carlo Fatuzzo, ma del soggetto quasi omonimo, il cui segretario generale era Romano Fabbri. Chi faceva da tre, dunque, faceva per sette; in quell'occasione, infatti, uno valeva almeno due, se non tre.
Proprio loro decisero di fondare "un Movimento politico nuovo", denominato appunto Superlega, o anche Superlega nazionale, Superlega italiana, Superlega europea o ancora Grande Lega: la sede nazionale era stata collocata a Roma, mentre la direzione nazionale era "provvisoriamente" a Bologna. L'idea di fondo era di "creare una forza nazionale autonoma, alleata del Partito democratico, in grado di sostituire la Lega Lombarda, la Liga Veneta e tutti gli altri Gruppi, Movimenti e Leghe che si richiamano a un loro prescelto periodo storico, come scusa per combattere l'unità nazionale italiana; onde arrivare all'Unione europea in frantumazione statale; con la conseguenza di perdita di prestigio e di benefici e di futuro sviluppo al passo con le maggiori Nazioni. Anziché combattere gli errori e le incapacità dei Partiti tradizionali come punti fondamentali, approfittano dei medesimi per attaccare e distruggere l'unità nazionale, proponendo nuovi errori".
Ma cosa si proponeva davvero, dunque, la Superlega? Lo statuto, allegato all'atto costitutivo, individuava come primo scopo da perseguire la "istituzione di tre Dipartimenti: Nord, Centro e Sud (o Meridione), con poteri amministrativi vari e di coordinamento e indirizzo, sulle Regioni, Provincie e Comuni appartenenti al proprio territorio di competenza"; altri scopi erano la "salvaguardia e difesa dell'unità politica nazionale, nell'ambito di una maggiore e più ampia autonomia dipartimentale", nonché la "difesa del vero concetto di Federalismo, tipo Stati Uniti d'America, Confederazione elvetica, Germania, Francia [sic!] ecc., ove l'autonomia è fondata sulla valorizzazione dell'unità nazionale". Nel disegno rientravano pure il "potenziamento della battaglia per la conquista degli Stati Uniti d'Europa, cui pervenire con una Nazione italiana Libera, Democratica, Unita e Forte" grazie alla sua nuova organizzazione dipartimentale, nonché la "valorizzazione di tutti i Popoli costituenti le singole Regioni o Provincie di ciascun Dipartimento; affinché ciascuno sia amministrativamente sovrano in casa propria". Non mancavano nemmeno la "difesa dipartimentale contro ogni tipo di malavita interna od originata da altro o altri Dipartimenti", la ripartizione dei posti di lavoro pubblici e privati "agli originari e ai regolarmente residenti da periodo da definirsi", con successive aperture a chi proviene dal dipartimento più vicino e poi a quello più lontano solo in caso di piena occupazione di originali e "regolarmente residenti" (mentre i lavoratori stranieri erano ammessi "in caso di occorrenza e soltanto a seguito di contratto di lavoro a tempo determinato e completo di adeguato alloggio", con preferenza per chi aveva origine italiana).
Lo statuto conteneva altre disposizioni programmatiche (in effetti erano la maggioranza) e ben poche norme organizzative, rinviate a un successivo Regolamento interno (ma il presidente Piacenti, da statuto, era "delegato a integrare, ampliare o modificare il presente Statuto, a suo insindacabile giudizio"). Il documento non conteneva nemmeno la descrizione del simbolo, che però era presente in alto a sinistra, sul primo foglio dei documenti fondativi. La raffigurazione era in bianco e nero, ma era facile leggere i colori: era presente, infatti, il profilo dell'Italia, divisa in tre parti, tinte verosimilmente con i colori della bandiera e con l'indicazione di "Nord", "Centro" e "Sud" sovrapposta al rispettivo Dipartimento. Come nella migliore tradizione piacentiana, peraltro, il simbolo ha conosciuto presto le sue varianti: il 24 giugno del 1990, sulla prima pagina dell'atto costitutivo "integrativo" (formato dagli stessi soggetti collettivi e individuali visti prima), apparve lo stesso profilo tripartito dell'Italia, ma assai ridotto e con le scritte a fianco, sormontato dal nome scelto, cioè Superlega, che nel giro di qualche settimana avrebbe mutato anche il carattere.
Nel 1992, alle elezioni politiche, Piacenti e Fabbri si candidarono nel loro Movimento europeo automobilisti, ma se si cerca tra i simboli ricusati di quell'anno se ne trova anche uno denominato "Super-Lega". Il dubbio che possa non trattarsi di quella di Piacenti viene, se non altro perché la grafica è del tutto diversa da quella incontrata fino a quel momento: la parola "Lega" - nell'anno di esplosione del Carroccio e soprattutto di esplosione dei simboli contenenti la parola "Lega", sia quelli presentati dai leghisti per occupare il nome (tutti bocciati), sia quelli presentati da altri soggetti per tentare di sfruttare il vento in poppa del leghismo - era evidente, su uno sfondo giallo campito a pastello, alla bell'e meglio.
Si trattava però certamente dell'emblema piacentiano, poiché lo stesso Piacenti provvide a presentare opposizione (scritta rigorosamente a mano, su un foglio a righe) contro la richiesta di sostituire il contrassegno formulata dal Viminale: gli era stato contestato, infatti, l'aver presentato l'emblema della Superlega dopo quello del suo Partito democratico. Piacenti aveva protestato, rimarcando che il suo simbolo non era confondibile né offensivo o lesivo di diritti, era anzi l'unico da due anni a usare il nome "Superlega" e non era nemmeno stato costituito a fini elettorali, mentre quell'esclusione avrebbe violato la libertà di associazione politica. L'Ufficio elettorale centrale nazionale, tuttavia, confermò l'esclusione, notando che questa non dipendeva da una supposta confondibilità (magari con le varie Leghe), ma dal fatto che "non è consentito che una stessa persona fisica assuma la rappresentanza di più partiti o gruppi politici": per i giudici la legge voleva "evitare che una stessa persona fisica assuma la rappresentanza di più partiti o gruppi politici, per l'elementare considerazione che ciascun partito o gruppo politico si pone rispetto agli altri, di fronte al corpo elettorale, come entità non solo autonoma, ma anche e soprattutto come entità concorrente, contrapposta o quanto meno alternativa".
Per evitare simili problemi, solo con la nuova legge elettorale (del 1993) si sarebbe precisato, sia pure in una fonte separata - d.P.R. 5 gennaio 1994, n. 14, "Regolamento di attuazione della legge 4 agosto 1993, n. 277, per l’elezione della Camera dei deputati", all'art. 1 - che "Non è ammesso il deposito presso il Ministero dell'Interno di più di un contrassegno da parte della medesima persona" e che "Non può essere conferito mandato da una medesima persona a depositare più di un contrassegno". Quanto a Piacenti, da quel momento in poi avrebbe lasciato perdere la sua Superlega per dedicarsi di più al suo Partito democratico; bisogna però riconoscere che l'idea dei tre Dipartimenti (Nord, Centro, Sud) elaborata dal bolognese Piacenti nel 1987 e messa per iscritto nel 1990 era arrivata prima dei proclami leghisti e, tra l'altro, prima del noto "Decalogo di Assago" del 1993, redatto da Gianfranco Miglio, nel quale si teorizzava la cosiddetta "Unione italiana", configurata come "libera associazione" delle repubbliche federali del Nord (Padania), del Centro ("Etruria") e del Sud. Tutto anticipato dalla Superlega, l'unica che interessi davvero ai #drogatidipolitica. Altro che il pallone...
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