Dopo la prima parte del viaggio nei comuni con meno di mille abitanti che hanno votato quest'anno per le elezioni amministrative, è tempo di completare il percorso prendendo in considerazione i comuni delle regioni del Centro e del Sud, ben sapendo che nel passaggio tra le due aree si trova il territorio tradizionalmente più prolifico di liste nei comuni "sotto i mille": quello del Molise. In effetti le soddisfazioni maggiori non arriveranno per forza da lì (per lo meno quest'anno, a differenza che in passato), ma non mancheranno di certo casi da segnalare in terra molisana.
Il tempo di radunare le forze per questo percorso tutt'altro che banale e nient'affatto breve e si parte, iniziando dai comuni della Toscana interessati dal voto.
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Il primo comune che si tocca, in provincia di Lucca, è Careggine: lì gli elettori sulla scheda hanno trovato tre liste, inclusa quella del Movimento sociale Fiamma tricolore che ha preso in tutto 5 voti (1,43%). Se la lista vincitrice, legata alla sindaca uscente, non ha certo avuto problemi a imporsi (persino il nome è cambiato, passando da Uniti per Careggine a Tutti per Careggine, così come è mutata la grafica del contrassegno), non sembra essere andata benissimo la seconda lista, Insieme per Careggine: si è infatti dovuta accontentare di 57 voti (16,29%), ma questi sono bastati per ottenere i tre seggi di minoranza.
Nel comune di Vagli di Sotto, invece, si sono affrontate due sole liste, quindi era sufficiente ottenere un voto perché la lista arrivata seconda conquistare tutti gli scranni riservati all'opposizione. La seconda piazza qui è toccata proprio alla Fiamma tricolore (che si è presentata appunto in questi due comuni lucchesi): qui i 41 voti ottenuti hanno prodotto un significativo 10,65% e, in ogni caso, si sono tradotti nei tre consiglieri di minoranza, vista l'assenza di altre formazioni concorrenti.
In provincia di Massa-Carrara si fa tappa solamente a Comano, comune in cui è stato confermato senza alcuna difficoltà il sindaco uscente, che pure ha cambiato il nome della lista (giusto un ritocco, da Uniti per Comano a Insieme per Comano) e il suo simbolo (che sembra almeno in parte debitore di una cartina stradale. Oltre a lui, in corsa c'era solo un altro candidato, che si è presentato con la lista Territorio e Rinnovamento (formazione indicata dai media locali come di centrodestra, con un simbolo molto stilizzato e anche piuttosto affollato a più livelli, a ben guardare): questa ha ottenuto 21 voti (5,15%), non moltissimi in effetti, ma anche in questo caso sono stati sufficienti a ottenere tutti e tre i tre seggi di minoranza.
Nel senese c'era un solo comune "sotto i mille" chiamato al voto, Radicondoli, che è anche l'ultimo comune toscano considerato qui. Ha cercato in qualche modo di approfittarne, anche qui, la Fiamma Tricolore, presentando una propria lista; in questo caso, tuttavia, le formazioni finite sulla scheda erano in tutto quattro. Due di queste - Energie per Radicondoli e Radicondoli futura - hanno dimostrato un evidente radicamento locale, raccogliendo la prima il 53,17% dei voti (302, confermando il sindaco uscente), la seconda il 37,68% (214). Nessuno dei dieci seggi in palio, dunque, è rimasto disponibile per Radicondoli è tua (50 voti ottenuti, pari all'8,80%; il simbolo, del resto, era arrivato terzo anche nel 2019) e, appunto, per la Fiamma tricolore, fermatasi a soli 2 voti (0,35%).
Il passaggio in Umbria comporta l'analisi di un maggior numero di comuni. In provincia di Perugia, per esempio, a Cerreto di Spoleto si sono affrontate tre liste: una era quella del sindaco uscente, riconfermato (passata da Insieme per il futuro - niente a che fare col progetto originario di Luigi Di Maio, nel 2019 ancora inesistente - a Insieme per crescere); la seconda si è comunque mostrata legata al territorio (Impegno comune ha ottenuto 160 voti, il 37,79%). L'ultima formazione, Umbria autonoma, col simbolo più semplice di tutte, ha preso un solo voto (0,15%), di fatto inutile a fronte di due liste locali.
Hanno invece trovato solo due contrassegni sulla scheda elettrici ed elettori di Lisciano Niccone. Una formazione era chiaramente locale, come ha dimostrato la vittoria sfiorando il 95% dei consensi; l'altra, Lisciano libera, presentatasi con un simbolo veramente minimal (con la denominazione bianca su sfondo rosso), ha ottenuto soltanto 15 voti (pari al 5,28%), ma sono bastati per eleggere tre consiglieri, occupando tutti i posti destinati dalla legge alla minoranza.
Si sono affrontate due sole liste anche a Paciano. Lì la formazione Centrodestra unito per Paciano, che si è distinta per avere proposto un simbolo graficamente piuttosto inguardabile, con scritte bianche e gialle su uno sfondo rosa tendente al viola - senza voler ovviamente offendere sul piano politico, considerando che anche l'altro contrassegno non brillava certo per armonia grafica: la lista Centrodestra unito, in ogni caso, non è andata oltre i 61 voti (11,69%), ma sono stati comunque sufficienti a ottenere tutti e tre i seggi della minoranza consiliare.
Spostandoci nel comune di Preci, le liste erano tre e due (Uniti per Preci, quella del sindaco uscente e riconfermato, risultato invece perdente nel 2014, e Insieme per Preci, che aveva espresso il sindaco nel 2014 e comunque ha partecipato, come l'altra, alle ultime tre elezioni) si sono divise tutti i voti, con la vincitrice che ha sfiorato il 70%. Anche qui, in compenso, è comparso sulle schede l'emblema di Umbria autonoma, ma nessun elettore l'ha scelto, dunque nei due comuni in cui la lista è stata presente ha raccolto un solo voto (a Cerreto, come si è detto).
Si passa poi al comune di Vallo di Nera e qualcuno in vena di battute potrebbe chiedersi: in un comune con questo nome, poteva non esserci una lista di destra estrema? No, ovviamente: infatti si è presentata Forza nuova (con l'ultima versione del suo contrassegno, in cui proprio il nero è la tinta prevalente) ed esattamente qui ha pescato il jolly, essendo risultata l'unica altra lista insieme a quella chiaramente locale. Quest'ultima ha fatto il pieno, raccogliendo il 97,74% ma Fn con i suoi 4 votanti è entrata comunque in consiglio, ottenendo i tre seggi di minoranza.
Il quadro dell'Umbria si completa con una visitina a Polino, unico comune "sotto i mille" della provincia di Terni chiamato al voto in questa tornata. Le liste in corsa erano tre ed è risultata prevalente Progetto Polino: la grafica davvero minimal (e anche un po' "precaria", vista la posizione del nome nel cerchio verde), così simile a quella di tante liste extra muros viste in certe zone d'Italia, non deve trarre in inganno, visto che tutte le persone candidate sono nate a Terni o proprio a Polino; ogni altro dubbio sul radicamento della lista dovrebbe essere fugato tanto dalla presenza alle due precedenti elezioni (il sindaco è al suo terzo mandato e cinque anni fa era stato l'unico concorrente) e dal risultato ottenuto, 99 voti su 151. I seggi della minoranza sono andati tutti alla lista (dal contrassegno molto più elaborato) Noi per Polino, grazie ai suoi 39 voti, lasciando fuori dal consiglio la terza lista, Alternativa popolare, legata al sindaco di Terni Stefano Bandecchi: i suoi 13 voti (8,61%) non sono stati sufficienti. La lista ha sfiorato un seggio, visto che il terzo dei tre scranni dell'opposizione vedeva alla pari i quozienti di Alternativa popolare (13) e di Noi per Polino (39/3=13), ma è prevalsa quest'ultima perché per legge in caso di parità prevale chi ha ottenuto il maggior numero di voti, quindi ad Ap sarebbe bastato solo un voto in più per entrare in consiglio.
Si risale leggermente per andare nelle Marche, partendo dalla provincia di Ascoli Piceno, in cui si fa tappa nel solo comune di Palmiano. Pure in questo caso si sono affrontate tre liste, due locali (la Lista democratica per Palmiano, con tanto di palma al centro, si è confermata vincitrice con il 58,52%, battendo Palmiano e Castel San Pietro Uniti, con tanto di palma dietro alla torre campanaria) e una terza, denominata semplicemente Lista Civica. Il simbolo - piuttosto anonimo - è già stato visto (in versione tricolore come qui o col blu al posto del verde), non solo a Palmiano cinque anni fa (nel 2019 ottenne 23 voti e i tre seggi di minoranza, essendo seconda lista), ma anche in tanti altri microcomuni, in questa e in altre regioni. In questo caso, diversamente dalla precedente consultaion, è arrivato solo un voto (pari allo 0,74%) e la lista è rimasta senza eletti; del resto, nel 2019 pure a Montedinove e a Monte Vidon Combatte (altri comuni marchigiani) i risultati erano stati scarsissimi (zero voti nel primo caso, due nel secondo), così come in altri luoghi del Centro-Sud in cui la lista è stata avvistata.
Spostandoci in provincia di Fermo, si passa innanzitutto dal comune di Moresco. Lì si riscontra con facilità la presenza di due liste evidentemente locali: tra La Terza Torre e Insieme per Moresco (con due simboli decisamente dominati dal colore verde), la competizione è finita 168 a 162, con Massimiliano Splendiani - sindaco dal 2014 al 2019 con la stessa lista - che ha sconfitto l'uscente Gianfelice Angelini, vincitore nel 2019 sempre con Insieme per Moresco.
Ha completato il quadro di questa sfida elettorale la formazione Identità e Futuro, che con il simbolo a fondo verde (anche in questo caso; del resto il verde è anche uno dei colori di fondo del vessillo locale) con la sommità della torre ettagonale cittadina ha ottenuto 6 voti (1,79%): di fatto la terza lista ha finito per essere determinante, perché se i suoi voti fossero invece finiti alla lista sconfitta - il che, ovviamente, non sarebbe stato affatto scontato, potendo beneficiare di quei voti entrambe le liste o anche solo quella effettivamente vincitrice - il comune sarebbe andato al ballottaggio.
Nel comune di Smerillo, invece, le liste in gioco erano soltanto due. Dopo due mandati consecutivi da sindaco di Antonio Vallesi, la guida dell'amministrazione è passata a Tonino Severini, vicesindaco uscente, che ha letteralmente trionfato con la lista Insieme per Smerillo (nel simbolo c'era una stilizzazione di ciò che resta della Porta Nord della cittadina; dietro, le tracce di un sole rimandavano alla vecchia grafica elettorale di Severini). L'altra formazione in corsa era la Lista Civica, che ha raccolto in tutto 10 voti (4,44%), trasformatisi nei tre seggi della minoranza. Da un certo punto di vista sembra strano che lo stesso anonimo simbolo abbia avuto questi usi in regione, dunque viene spontaneo interrogarsi sul senso di quest'operazione; del resto, anche nel 2019 la Lista Civica aveva conquistato tutti i consiglieri di opposizione con 21 voti (9.09%).
Trasferendoci nella provincia di Pesaro e Urbino, si fa solo un rapido passaggio nel comune di Pietrarubbia, che ha visto affrontarsi tre liste. Il responso delle urne ha premiato Uniti per Pietrarubbia, lista della sindaca uscente Maria Assunta Paolini, al suo terzo mandato consecutivo: con il 70,33% ha più che doppiato la civica Noi siamo Pietrarubbia, fermatasi al 26,71% (in pratica la distribuzione dei voti ha quasi ricalcato quella dei seggi indicata dalla legge). Come terza lista ha partecipato Sovranisti per l’Italia, il cartello elettorale promosso da L'altra Italia (cui partecipano anche Italia Unita e i Repubblicani centro liberali) e che schierava un aspirante sindaco e almeno tre candidati consiglieri di origine pugliese: la lista ha raccolto 10 voti (2,97%), lontani quindi dal far scattare un seggio, visto che la seconda lista ne ha presi 90.
Dopo questa breve escursione marchigiana, è già tempo di passare nel Lazio, partendo dalla provincia di Frosinone. Il primo comune che si visita è Falvaterra: abitanti dichiarati 536 abitanti, ma ben 6 liste presentate! Un exploit notevole, se si considera che nel 2019 erano state presenti quattro liste e nel 2014 addirittura una soltanto: si trattava di Insieme per Falvaterra, che ha vinto in tutte e tre le ultime competizioni, confermando in questo caso il sindaco uscente con il 73,49% dei voti. I seggi di minoranza se li è aggiudicati tutti la Lista Civica Falvaterra, quella con il girasole (75 voti, 19,69%), mentre lo ha solo sfiorato Progetto Futuro (20 voti, 5,25%). Le altre tre liste, I cittadini delle culture e colture d'Italia, Progetto Popolare (eccola apparire per la prima volta in questa seconda parte del viaggio) e Progetto Italia si sono dovute accontentare di 2 voti ciascuna, pari allo 0,52%.
La competizione a Rocca d’Arce ha avuto invece 4 liste. Ha vinto di nuovo le elezioni La Rocca (con il sindaco Rocco Pantanella che aveva già guidato l'amministrazione cittadina tra il 2009 e il 2019, sempre con lo stesso simbolo conservato dalla sua successora Rita Colafrancesco), ottenendo il 78,60%; si è confermata all’opposizione Roccadarce Progetto Comune (125 voti - 20,90%). Le altre due liste, di conseguenza, si sono divise le briciole: Progetto Popolare soltanto 2 voti (0,33%) L'Alternativa (progetto politico-elettorale che fa capo a Fabrizio Pignalberi) un solo voto, pari allo 0,17%.
Quattro liste sulla scheda sono finite anche a Sant’Ambrogio sul Garigliano: qui a Progetto Popolare va peggio che nel comune precedente, visto che il raccolto è di zero voti. Oltre alla vincente, Patto per S. Ambrogio, prevalsa con il 63,02% (il sindaco, Sergio Messore, è al suo terzo mandato consecutivo con lo stesso simbolo), le altre due liste si sono divise i seggi di minoranza: 2 a Contropiede - We are the future (168 voti, 24,85 %) e il seggio restante a Moveo - Sant'Ambrogio in movimento (82 voti, 12,13%).
L'itinerario nel frusinate si conclude a Vallemaio, altro microcomune in cui si sono confrontate quattro liste. Due erano certamente locali e si sono divise, oltre che tutti i seggi, quasi tutti i voti: è stato riconfermato il sindaco uscente, Fernando Tommaso De Magistris (69,28% per Vallemaio nel cuore), che come cinque anni fa è riuscito a prevalere su Pompeo Giuseppe (Pino) Messore (cinque anni fa a capo della Civica x Vallemaio, stavolta della lista Il mio Paese, seconda con il 30,42%). 2-voti-due sono andati ai Cittadini delle culture e colture d'Italia, mentre il contatore di Progetto Popolare è rimasto a zero. Risulta dunque facile notare che in tutti i comuni "sotto i mille" della provincia di Frosinone erano presenti liste esterne.
Lasciato il frusinate, passiamo alla provincia di Rieti, partendo dal comune di Collegiove: gli abitanti sono 130, i votanti 95 (2 dei quali hanno lasciato bianca la scheda), ma le liste erano comunque tre. Se non è mai stata in discussione la vittoria dell’unica lista locale (Per Collegiove, che ha consegnato a Domenico Manzocchi il terzo mandato da sindaco, ha preso l'84,95%), si presentava perfino avvincente la sfida tra Fiamma tricolore e Sovranisti per l'Italia per aggiudicarsi i seggi di minoranza: la competizione per l'opposizione è stata vinta 3 a 0 dalla Fiamma grazie ai 12 voti ottenuti (12,90%) contro i soli 2 conquistati dai Sovranisti (2,15%).
Il comune di Micigliano ha inserito nell'albo pretorio non il file del manifesto o una sua fotocopia, ma una sua fotografia (non era quasi mai successo...). Pure lì le liste in concorso erano tre: se a prevalere è stato il simbolo più semplice, cioè quello di Per Micigliano (con la M trasformata in un profilo montuoso), lista di Emiliano Salvati (al suo terzo mandato consecutivo da sindaco), la minoranza consiliare è rappresentata da Fratelli di Micigliano, grazie ai suoi 24 voti (28,92%). Da segnalare un'enigmatica lista Micigliano Protagonista, che ha ottenuto un solo voto (1,20%) degli 83 espressi.
Passiamo poi a Orvinio, comune con quattro liste ai blocchi di partenza: un'elezione da considerare, questa, anche perché è la prima "a colori" (nel 2014 e nel 2019 i simboli presentati, stando al sito del Viminale, erano in bianco e nero). Sono comunque rimaste due le liste locali: Roberta De Santis è diventata sindaca con Avanti x Orvinio (143 voti, 53,56%), mentre Uniti per Orvinio si è fermata poco prima, a 123 voti (46,07%). L'unico voto lasciato disponibile dei 267 validamente espressi se lo è aggiudicato la lista dei Sovranisti per l'Italia (che ha schierato il leader di L'altra Italia, Mino Cartelli), ottenendo lo 0,37%; è invece rimasta a quota zero Italia dei Diritti, prima lista del movimento guidato da Antonello De Pierro che si incontra.
Si sono viste quattro formazioni concorrenti anche a Paganico Sabino: se già sul piano visivo potevano esserci pochi dubbi su quale lista avrebbe potuto vincere le elezioni (Insieme per Paganico, che con il 78,99% dato da 94 voti ha consegnato il terzo mandato consecutivo da sindaco a Danilo D'Ignazi), era probabile immaginare che al secondo posto si sarebbe collocata Avanti Paganico, che - con un simbolo minimal ma chiaro - grazie ai 20 voti raccolti (16,81%) ha ottenuto i 3 seggi di minoranza. Niente da fare o quasi per L’Alternativa (3 voti) e Sovranisti per l'Italia (2 voti).
Qualcuno è forse preoccupato per l'assenza di Progetto Popolare nelle ultime quattro competizioni che abbiamo considerato? Nessun problema e, soprattutto, niente paura: ritroviamo subito una lista di questa formazione politica nella nuova tappa a Poggio San Lorenzo, sorteggiata per prima tra le tre presentate. La prima posizione del simbolo sulla scheda, però, non è stata purtroppo sufficiente per ottenere un risultato soddisfacente nelle urne: il contatore dei voti, infatti, a dispetto dell'aumento dell'affluenza, è rimasto a quota zero. In compenso, Giovanni Vallocchia è stato confermato sindaco con la sua lista Insieme continuiamo (con 266 voti, 5 in più rispetto al 2019, quando la sua era stata la sola formazione a presentarsi agli elettori); gli altri 110 voti (pari al 29,26%) sono andati all'altra lista, Impegnarsi per migliorare. Denominazioni tutto sommato ottimiste e propositive per l'offerta elettorale locale, ma soprattutto corrispondenti a forze aventi un reale (e verificabile) radicamento sul territorio considerato.
Le liste erano invece addirittura cinque a Pozzaglia Sabina. Ha vinto con il 75% Cambiare per unire (con una colomba ad ali spiegare con ramo d'ulivo nel becco e, sullo sfondo, la bandiera della pace), cioè la lista del sindaco uscente e confermato (l'unica in corsa nel 2019, perdente di un solo voto nel 2014); la seconda piazza, che in questo caso è la sola a contare, se l'è aggiudicata Nuova Linfa Sabina (il cui simbolo è decisamente "fatto a mano"), con 47 voti (22,17%) che sono valsi i tre consiglieri di minoranza. Sono risultate staccatissime - e, dunque, senza un vero radicamento in quel comune - Progetto Popolare, L’Alternativa (che qui schierava direttamente il leader Fabrizio Pignalberi) e Sovranisti per l'Italia: ognuna di queste liste ha ottenuto solo due voti, pari allo 0,94%.
Un piccolissimo passaggio merita anche il comune di Posta. In effetti qui la sfida è finita 267 voti a 75 tra le due liste in corsa, con la conferma di Achille Pacifici alla guida dell'amministrazione: non c'è dunque alcuna lista esterna (e già questo stupisce, ma nel 2014 il simbolo molto minimal di Uniti con voi aveva preso solo un voto). Citiamo questo comune per sottolineare che una situazione teoricamente normale in certi casi può apparire curiosa, ma anche perché una domanda sorge spontanea: possibile che, nel corso degli anni, nessuno abbia mai pensato di presentare una lista denominata C'è Posta per te?
Non manca di riservare motivi d'interesse il territorio della città metropolitana di Roma. Partiamo, in rigoroso ordine alfabetico, dal comune di Canterano: lì si è tornati al voto in anticipo, dopo la bocciatura del bilancio che aveva portato alla fine dell'amministrazione guidata da Aldo Todini. Il verdetto delle urne ha premiato la lista CambiaMenti e il suo candidato sindaco Giorgio Catarinozzi, risultati prevalente con il 50,69% sulla lista Insieme per Canterano e sul suo aspirante primo cittadino, Mariano Teodori (già sindaco dal 2016 al 2021: la lista aveva lo stesso nome ma un simbolo diverso). Insieme per Canterano ha ottenuto due dei seggi di minoranza (con 70 voti, pari al 32,26%), mentre il terzo è andato a SiAmo Canterano (piuttosto distante, con 34 voti, 15,67%). Cos'è rimasto, dei 217 voti validi? Due consensi per Progetto Popolare e uno per Italia dei Diritti, davvero pochissimo...
Ci spostiamo poi a Capranica Prenestina, un microcomune che ha già conosciuto il ruolo e gli effetti delle liste esterne: nel 2014 i seggi di minoranza li conquistò Progetto Popolare (16 voti su 226), mentre nel 2019 se li divisero quella lista (16 voti - perfetta coerenza con cinque anni prima - e 2 seggi) e Italia dei Diritti (15 voti e il restante seggio). Le due formazioni si sono presentate anche questa volta, ma sulle schede, oltre alla lista locale vincente (E' tempo di fare insieme, con cui si è confermato il sindaco Francesco Colagrossi, al suo quarto mandato consecutivo: un plebiscito, visto l'84,45% ottenuto), è comparsa anche Forza Capranica Prenestina che ha ottenuto 16 voti (7,48%). Se qualcuno ha pensato, attraverso questa lista, di cercare di impedire l'ingresso in consiglio di estranei al paese, il tentativo è riuscito solo in parte: Italia dei Diritti con 11 voti (5,14%) ha infatti preso un seggio, lasciando a bocca asciutta Progetto Popolare (con la banda centrale del tricolore insolitamente tinta di giallo), scelta da un solo elettore.
Si sono presentate quattro liste anche a Castel San Pietro Romano; solo una, tuttavia, era chiaramente locale. Ha ovviamente vinto Uniti per crescere (portando con 629 voti, pari al 98,44% il sindaco Giampaolo Nardi a ottenere il terzo mandato consecutivo, ma la lista esisteva già prima); la battaglia più interessante, in compenso, si è combattuta per i seggi di minoranza. Delle tre liste ulteriori, Forza Nuova ha ricevuto 5 voti (0,78%), Italia dei Diritti ne ha ottenuti 4 (0,63%) e Progetto Popolare - sempre in versione "più gialla" - ne ha raccolto uno solo (0,16%). Com'è noto, la legge elettorale comunale non prevede alcun tipo di sbarramento, così a Fn sono stati assegnati 2 seggi con 5 voti e Italia dei Diritti ne ha ricevuto uno con 4 voti. Pp è rimasta dunque senza seggi, benché nel 2019 ne avesse ottenuti 2 con 6 voti (mentre IdD conquistò l'ultimo con la metà dei consensi), dopo aver rimediato solo un voto su 663 nel 2014.
Una situazione simile a quella appena vista si può trovare a Gorga: sempre quattro liste, con un'unica formazione locale a prosciugare in pratica il bacino di voti disponibili e le altre a contendersi con pochissimi consensi i seggi destinati alle minoranze. Se Uniti per Unire, con 444 voti (96,73%), ha permesso al sindaco uscente di fare il bis, a spoglio terminato è stato possibile assegnare tutti e tre i seggi d'opposizione a Italia dei Diritti, in virtù dei suoi 12 voti (2,61%). Pochi, sì, ma decisamente di più dei due (0,44%) di Progetto Popolare e dell'unico voto (0,22%) del Movimento Patria nostra: quest’ultimo, salvo errori, ha fatto registrare a Gorga la sua unica presenza
Le liste erano addirittura cinque nel comune di Pisoniano; la competizione principale, però, si è svolta tra le uniche due realmente locali - Viviamo Pisoniano e Uniti per Pisoniano - finendo 231 voti a 225 per la prima, con la seconda che ha occupato tutti i seggi della minoranza. Per le altre tre formazioni è rimasto poco o nulla: a Forza Nuova sono arrivati 3 voti (0,65%), Progetto Popolare ne ha ricevuti 2 (0,43%) e Italia dei Diritti, in perfetta scala, ne ha auto uno solo (0,22%). Un esito ben diverso rispetto al 2019, quando era stata presentata una sola lista locale e Pp con 14 voti aveva conquistato due seggi, lasciando il terzo a Italia dei diritti (8 voti), mentre L'altra Italia era rimasta fuori dal consiglio.
Erano "solo" quattro le liste ai blocchi di partenza a Rocca Canterano, ma la sfida è stata di fatto dimezzata. Per quanto nel 2019 Progetto Popolare e Italia dei Diritti si fossero divise i seggi di minoranza (uno alla prima con 3 voti, due alla seconda con 5), questa volta hanno avuto a che fare non con una sola lista locale, ma due, appunto. Se Rocca Canterano bene comune si è confermata, portando Fulvio Proietti al suo terzo mandato da sindaco (con 83 voti, mentre la liste Passato Presente futuro ne ha ricevuti 59); per le due compagini esterne, invece, non è stato espresso nemmeno un voto.
Pure a Sambuci è andato in scena il voto anticipato, per le dimissioni di sette consiglieri su dieci, dopo soli tre anni dalle precedenti elezioni; se però nel 2021 si erano affrontate 4 liste, questa volta sulle schede ne sono finite 6 (e con un manifesto messo online scansionato in bianco e nero... bah!). Se ci si limitasse ai numeri si potrebbe dire che quel comune ha tentato più formazioni in cerca di seggi, ma va detto che il paese denota un certo tasso di frammentazione politica, almeno rispetto a molte altre realtà (del resto anche nel 2021 si era votato in anticipo, addirittura dopo soli due anni).
La lista vincente (Sambuci in comune), in particolare, ha ottenuto il 42,83%, venendo seguita da altre due civiche identificabili come locali. Sambuci futura ha ricevuto il 37,21% (192 voti) e La tua scelta, il tuo futuro il 18,02% (93 voti): queste formazioni entrano quindi in consiglio, rispettivamente con due eletti e un consigliere. Sono dunque rimaste senza seggi Fiamma tricolore (8 voti, 1,55%), Italia dei Diritti (2 voti, 0,39%, mentre nel 2021 di voti ne erano arrivati 26 e nel 2019 55) e Progetto Popolare (inchiodata a quota zero, un voto in meno di tre anni prima, mentre nel 2019 6 elettori avevano votato per quella lista).
Le liste esterne non hanno avuto fortuna nemmeno a Saracinesco: proprio come nel 2019, per il paese vale il detto nomen omen, per cui potrebbe titolarsi "Saracinesco chiude agli stranieri" (intesi ovviamente come extra muros, non certo con riferimento alla nazionalità). Posto che la scheda sembrava una riedizione di quella del 2019 (stesse liste, cambiavano solo le posizioni dei simboli e i nomi di due candidati sindaci su quattro), si è confermata vincitrice la Lista per Saracinesco (con la torre): 107 voti su 113 (94,69%); Alleanza per Saracinesco (aquila), grazie ai soli 6 voti ottenuti (5,31%) ha mantenuto i tre seggi di minoranza. Forse la presenza di quest'ultima nemmeno serviva, visto che Progetto Popolare e Italia dei Diritti non hanno ottenuto neppure un voto, ma - si suppone - alle volte è meglio abbondare in prudenza…
Ultimo comune rilevante romano è Vallepietra: lì nel 2019 Italia dei Diritti aveva ottenuto 3 seggi con 19 voti, grazie al fatto che le liste sulle schede erano soltanto due. Quest'anno, però, il panorama si è affollato, toccando quota 5 liste, ma soprattutto le liste locali sono diventate due: tra Tradizione è Futuro e Vallepietra vale (relegate nell'ultima parte del manifesto e delle schede) è finita 99 voti a 91, con la prima che ha conquistato i seggi di maggioranza e la seconda che ha ottenuto quelli riservati all'opposizione. Quanto alle altre tre liste, è arrivato un solo voto per L’Alternativa, mentre sono rimaste a zero Progetto Popolare (in versione gialla) e Italia dei Diritti. In tutti i comuni "sotto i mille" della città metropolitana di Roma, dunque, erano presenti liste esterne.
Il quadro del Lazio si completa con la provincia di Viterbo, con due comuni caratterizzati dalla presenza - anche qui - di Progetto Popolare. Il primo è Onano, località in cui la lista di cui ci stiamo occupando è riuscita a ottenere i tre consiglieri di minoranza con ben 79 voti (14,58%), dovendosi confrontare con una sola lista locale (in continuità anche visiva con le precedenti vincitrici). Va detto che il candidato sindaco e un candidato consigliere di Pp sono nati a Onano, quindi forse questa non si può considerare una lista del tutto esterna. A Tessennano, invece, per Pp non è arrivato neanche un voto, visto che tutti i consensi sono stati monopolizzati dalle due liste locali.
Se il Lazio ha riservato oggettivamente un certo numero di casi interessanti, con l'Abruzzo ci si avvicina ai territori che storicamente hanno fornito i maggiori spunti per studiare i fenomeni elettorali nei comuni con meno di mille abitanti.
Si comincia dalla provincia di Chieti, in particolare dal comune di Borrello: i 252 voti validi sono andati quasi per tre quarti a Concordia e progresso, lista del sindaco uscente (70,63%), gli altri se li sono divisi le civiche Uniti Per Borrello (41 voti, 16,27%, 2 seggi) e Insieme per Borrello (33 voti, 13,10%, 1 seggio: si tratta della lista che cinque anni fa aveva candidato lo stesso aspirante sindaco e aveva ottenuto tutti i seggi d'opposizione, traguardo ottenuto anche nel 2014 con meno voti. Nessun elettore, alla fine dei conti, ha scelto la quarta lista, quella di Forza nuova (che pure nel 2014 almeno a 5 voti ci era arrivata).
Le liste erano soltanto tre a Carpineto Sinello, due delle quali - Riformisti e democratici per Carpineto e Carpineto di nuovo protagonista - hanno di fatto ingaggiato una competizione tiratissima, finita 194 voti a 191 a favore della prima lista, con cui si è riconfermato il sindaco uscente (al quarto mandato di fila...). Si è dimostrata del tutto ininfluente la presenza della lista L'Alternativa (niente a che spartire con il movimento di Pignalberi: per capirlo basta guardare il simbolo e, magari, avere buona memoria per i precedenti viaggi "sotto i mille"): quella formazione bianco-azzurra, che pure nel 2019 aveva ottenuto 22 voti (6,9%) e tre seggi come seconda lista, stavolta è rimasta a quota zero.
Si sono affrontate tre liste anche a Liscia, una delle quali - Il Rinnovo - aveva un programma uguale a quello di L'Alternativa di Carpineto Sinello (letteralmente: candidato sindaco a parte, tutto uguale il resto): proprio per questo, anche per chi non conoscesse il fenomeno, si materializza inevitabilmente il dubbio che sia iniziata la rassegna delle liste presentate con scopi almeno in parte extra-elettorali. Il Rinnovo - il cui simbolo somiglia nella struttura all'omologa lista vista a Carpineto - ha ottenuto in tutto 6 voti (1,51%), mentre i tre seggi di minoranza li ha conquistati Progetto AmiAmo Liscia con 46 voti.
Ci spostiamo a Montebello sul Sangro, comune con 74 abitanti e 127 elettori: a conti fatti hanno votato in 44 (34,65%) e, grazie alle nuove norme - aggiunte ogni volta una tantum - che in caso di presenza di un'unica lista si accontentano del quorum del 40% degli aventi diritto sottratti gli iscritti Aire (cioè l'anagrafe degli italiani residenti all'estero) che non votano, l'elezione sarebbe stata comunque valida. Pure in questo caso, però, qualcuno deve aver preferito non correre rischi: è infatti stata presentata, come nel 2019, la lista Energie Nuove. Coi suoi 9 voti (21,43%), oltre a "mettere in sicurezza" la validità del voto anche in caso di affluenza bassissima, questa lista è riuscita comunque a tenere fuori dal consiglio Forza nuova e i Sovranisti, che in ogni caso non hanno ottenuto voti.
Nessuna lista lista esterna - a quanto pare - nel comune di Palombaro, in cui la competizione si è celebrata tra due formazioni. La lista Un futuro per Palombaro si è confermata alla guida del comune almeno per la quarta volta consecutiva (Rosalia Di Martino ha stravinto dopo tre mandati di fila di Consuelo Di Martino, la sorella). La lista Progetto Comune per Palombaro ha preso solo 21 voti (4,21%), ma ha ottenuto lo stesso tre seggi (e la lista sembra assolutamente locale). Ha votato il 60,20%, quindi pericoli legati al quorum non sembravano esistere; certo, chissà che effetto avrebbe fatto una lista chiamata "Palombaro emerge" (e chissà che simbolo avrebbe avuto...).
Sfida a due anche per Schiavi di Abruzzo, in cui Luciano Piluso ha ottenuto il quarto mandato consecutivo, sempre con la sua lista Uniti per Schiavi, la cui storia probabilmente è assai consolidata (vista la grafica decisamente retro, con la stretta di mano su fondo tratteggiato). Come seconda lista si è presentata Vola Colomba, semplice scritta nera su sfondo bianco: ha raccolto assai meno voti delle "seconde liste" che l'hanno preceduta (18 voti, 5,04%, mentre in passato le altre si erano assestate alla peggio tra il 16% e il 21%), ma questo è bastato per ricevere tutti e tre i seggi di minoranza. Certo che, anche qui, volendo giocare con i nomi, una lista "Libertà per Schiavi" forse avrebbe ottenuto maggior successo, anche solo per l'effetto simpatia/curiosità legato al nome...
In provincia dell'Aquila ci interessano due microcomuni. Il primo, San Pio delle Camere, è decisamente affollato: a fronte di una popolazione di 666 abitanti - diabolicamente - si sono presentate ben 8 liste. Quella del sindaco uscente (al terzo mandato di fila), Continuità e forza, ha ottenuto il 74,44%, poi una civica - Per il Bene Comune - Resilienza - con 59 voti (21,85%) ha eletto i tre consiglieri di minoranza, completano il consiglio. Era rimasto davvero poco per le altre sei liste, quasi tutte con nomi e simboli che già conosciamo (al netto di qualche variazione di caratteri) e tutte con scritte nere su fondo bianco: 3 voti per la lista Insieme per San Pio delle Camere e per la Lista Alfa, un voto a testa per Lista Beta, Lista Gamma, Nuova Era e SP - San Pio delle Camere. Chi segue da tempo questa rubrica del sito intuisce benissimo lo scopo di operazioni simili e, ormai, non si concede nemmeno la "licenza" di stupirsi.
Il panorama elettorale era invece dimezzato rispetto a quello di San Pio a Santo Stefano di Sessanio: con 115 abitanti si sono presentate 4 liste. il sindaco uscente, Fabio Santavicca, ha ottenuto il terzo mandato raccogliendo 40 voti (51,28%) con la sua lista consolidata, Obiettivo comune; due delle altre formazioni (quelle con un minimo di grafica: non troppo colorata, sì, ma non c'era bisogno di mettere sull'albo pretorio il manifesto in bianco e nero come ha fatto il comune - si sono sovrapposti i simboli tratti dalla scheda, per una migliore resa visiva). Uniti solidali, dunque, con 23 voti ha preso 2 consiglieri, mentre S. Stefano domani (presente nelle ultime tre elezioni: cinque anni fa presentava come aspirante primo cittadino il candidato sindaco di Uniti solidali) con 15 voti ha conquistato l'ultimo posto in consiglio. Niente di fatto - zero voti - per Insieme per Santo Stefano (grafica uguale a Insieme per San Pio); del resto, nel 2019 anche CasaPound Italia aveva fatto zero.
In provincia di Pescara le tappe rilevanti sono sei. Nel consueto ordine alfabetico, troviamo per primo il comune di Abbateggio: dei 569 elettori chiamati al voto, si è recata ai seggi la metà, trovandosi tre liste sulla scheda. Per la quarta volta consecutiva - per quanto è dato sapere consultando le pagine dell'archivio storico delle elezioni del Viminale - ha vinto la lista Uniti per Abbateggio (confermando il sindaco uscente), ma questa volta c'è stata vera competizione con una seconda lista, Abbateggio cambia: la sfida, infatti, è finita 153 voti a 125 (in passato lo scarto era stato decisamente più ampio), determinando così gli assetti tra maggioranza e opposizione in consiglio comunale. La terza formazione in campo era L'Alternativa, nome piuttosto abusato da un certo tipo di liste, ben note a chi frequenta questo sito (del resto quel nome l'abbiamo già incontrato pochi comuni fa, sia pure con un'altra resa visiva): con un incredibile sforzo grafico i candidati hanno presentato un simbolo con il nome scritto su uno sfondo giallo, ma sono riusciti a raccogliere un solo voto.
Spostandoci a Castiglione a Casauria, potendo votare lì avremmo potuto scegliere tra quattro liste. La competizione è stata tutta tra le due formazioni realmente locali: il sindaco uscente Biagio Piero Petrilli si è riconfermato con la sua Crescere insieme, prevalendo con 251 voti (55,90%) su Nunzio Caiano di SiAmo Castiglione (195 voti). Intorno a loro queste due candidature hanno fatto il vuoto: sulla scheda, in compenso, è risbucata la Lista Alfa (2 voti in tutto), ma ha fatto la prima comparsa - per quest'anno - anche La Nuova Scelta, che curiosamente ha tinto il fondo di arancione (raccogliendo soltanto un voto).
Inattesa penuria di liste, invece, a Corvara, soprattutto in un confronto con la precedente competizione elettorale: se nel 2019 sulla scheda erano finiti ben 6 contrassegni, questa volta ne sono arrivati soltanto 2. Nessun dubbio sulla lista vincitrice: il sindaco uscente ha ottenuto il terzo mandato con la sua Uniti per Corvara (stesso simbolo di cinque anni fa, con il monte sullo sfondo), ottenendo 115 voti. La seconda lista, Uniti per crescere, l'hanno votata in 15 (11,54%) a dispetto del simbolo decisamente minimal. Bisogna peraltro notare che dei 469 aventi diritto al voto se ne sono recati ai seggi solo 135, con un'affluenza pari al 25,91%: di certo la presenza di una seconda lista ha evitato che ci si ponesse il problema del quorum da raggiungere, probabilmente lontano dal 40% anche scorporando gli iscritti Aire.
Erano invece quattro le liste concorrenti a Montebello di Bertona. Tre di queste erano chiaramente locali e i voti ottenuti lo hanno dimostrato: il sindaco uscente è stato confermato, portando la lista Al servizio del cittadino - 285 voti, 44,88% - alla quarta vittoria di fila (almeno per quello che il sito del Viminale mostra). Tra Uniti per Montebello e Montebello di Bertona adesso la competizione è finita 182 voti a 166, così alla prima sono andati due dei seggi di opposizione, alla seconda il seggio restante. Il quadro si completa con la lista La Nuova Era, che in uno scenario locale così frammentato è riuscita a rosicchiare giusto 2 voti (0,31%), comunque piuttosto poco.
Erano tre le liste presentate nel comune di Salle. Due formazioni erano chiaramente locali, le stesse che si sono affrontate cinque anni fa, con i medesimi candidati sindaci. Come nel 2019 ha vinto la lista Insieme possiamo di Davide Morante, ma con un un margine maggiore (finì 126 voti a 123 alle precedenti elezioni, mentre ora il confronto si è concluso 138 a 68): i tre seggi di minoranza sono dunque andati, come allora, alla lista Fare per Salle. La terza lista, La Novità - già vista in altri comuni - a dispetto del nome non ha convinto nemmeno un elettore; proprio come La Nuova Scelta nel 2019.
Per finire con il territorio pescarese, pure nel microcomune di Vicoli c'erano tre liste in campo. Per la terza volta consecutiva la vittoria è andata a Catia Campobasso, sostenuta sempre dalla lista Uniti per cambiare (che, dal 2014 fino a oggi, non ha mai mutato il suo simbolo); questa volta, però, si era fatta più agguerrita la concorrenza, essendo rispuntata un'altra lista locale, Impegno Comune per Vicoli. La sfida tra le due è terminata 170 voti (58,62%) a 119 (41,03%) e ha determinato facilmente la suddivisione di tutti i seggi del consiglio comunale.
Non c'è stato niente da fare questa volta, invece, per la lista Nuova Era, che nel 2019 con 33 voti era riuscita a ottenere i tre consiglieri di opposizione, essendo stata l'unica altra formazione in gioco oltre a quella vincitrice; in questa occasione il carattere scelto per il simbolo (sempre testo su fondo bianco) era molto più ricercato, ma data la presenza di due liste locali i consensi sono andati tutti da quelle parti e così Nuova Era è stata votata solo da un elettore.
Prima di lasciare l'Abruzzo occorre una puntata in provincia di Teramo, in particolare nel comune di Rocca Santa Maria. Pure in questo caso si è registrata una sfida a tre, vinta da Lino Di Giuseppe, al suo terzo mandato come sindaco, gli ultimi due dei quali ottenuti con la lista Amministrare col cuore; seconda forza è risultata essere Insieme per la Montagna, con 54 voti (17,48%), entrata in consiglio comunale come minoranza anche cinque anni fa. La lista Sovranisti per l’Italia ha raccolto 8 voti (2,59%), non sufficienti per ottenere un seggio.
Il passaggio in Molise è di solito uno dei più attesi da coloro che guardano con attenzione alle dinamiche elettorali "sotto i mille"; quest'anno, in effetti, sembra riservare meno soddisfazioni e guizzi rispetto al solito, ma una visita è comunque opportuna.
In provincia di Campobasso, per esempio, a Castropignano si erano presentate tre liste. Il sindaco uscente, Nicola Scapillati, ha ripresentato la sua Uniti Castropignano, ma è stato battuto da Rodolfo D'Onofrio con la sua Castropignano bene comune (363 voti, 56,9%, a fronte dei 272 voti ottenuti da Scapillati). E la terza lista? Alternativa per Castropignano in effetti ha raccolto soltanto 3 voti (0,47%), oggettivamente pochi per definirla lista locale come le altre due che si sono divise i seggi consiliari; bisogna tuttavia ammettere che il simbolo utilizzato in quest'occasione - con la facciata di una chiesa con un campanile adiacente, sopra il nome della lista - è in effetti più elaborato di quelli che si vedono di solito in queste circostanze, dunque il giudizio dev'essere più prudente.
Nel comune di Colle d'Anchise le liste in corsa erano soltanto due, com'era accaduto già cinque anni fa (erano state 4 nel 2014). Questa volta, però, il conteggio dei voti aveva attribuito 288 schede a ciascuna delle due liste (uno scenario non del tutto infrequente, quando i numeri dei voti sono bassi): è stato dunque necessario ricorrere al ballottaggio tra i due candidati e le loro compagini. Proprio quello appena citato è il motivo d'interesse principale legato a questo microcomune. Il nuovo voto amministrativo ha confermato per il terzo mandato consecutivo Carletto Di Paola (per la lista Insieme per Colle d'Anchise) con 300 voti e il 51,11% dei consensi; la seconda lista, Uniti per Colle, si è fermata a quota 287, potendo così ottenere i tre consiglieri di minoranza.
Ci spostiamo quindi a Gildone, ma qui spunta subito un rammarico: non è stato possibile scaricare prima delle elezioni il manifesto delle liste, visto che l'albo pretorio dava come responso "documento troppo grande" (per cui - si perdoni lo sfogo - forse una maggiore attenzione a ciò che si mette in rete, da parte dei comuni, sarebbe d'uopo: sarebbe bastato farsi mandare un file meno pesante, magari...).
Disporre del manifesto sarebbe stato interessante e soprattutto utile per conoscere meglio le liste Verso la libertà e L'Unione, entrambe con simboli già visti in passato (il primo dei quali, tra l'altro, associato a uno dei primatisti delle liste "sotto i mille"). La sola lista locale - Continuità e Futuro - ha ottenuto il 91,50% e ha permesso al sindaco uscente, Nicola Vecchiullo, di iniziare il terzo mandato; delle altre due liste è comunque riuscita a entrare in consiglio comunale Verso la Libertà con 37 voti (7,31%) mentre l’Unione (6 voti, 1,19% e il classico simbolo bianco con il nome al centro, quasi uguale al Voto utile di cinque anni fa) è rimasta fuori.
Le liste erano quattro a Monacilioni. Due liste locali (Stabilità continuità e futuro per Monacilioni, la vincitrice, e Concretezza e serietà per Monacilioni) hanno fanno il pieno di voti - rispettivamente 208 e 97 - e il vuoto intorno a loro. Sulle schede però c'era anche una lista della Democrazia cristiana con tanto di scudo crociato: ai tempi d’oro la Dc aveva in regione la maggioranza assoluta. I tempi sono cambiati (e la Dc in questione dovrebbe essere quella guidata da Antonio Cirillo, almeno a giudicare dalla foggia del simbolo usato) e i voti raccolti sono stati solo 3 (0,97%). Un risultato scarso, ma migliore di quello registrato dall’immancabile Vivere insieme (alla prima ricorrenza quest'anno, ma abbondantemente vista in passato) che, giustamente, è rimasta a zero.
La tappa successiva è San Giovanni in Galdo, paese di 537 abitanti con 5 liste presenti, cosa che ormai non stupisce più di tanto. Oltre alle due locali - Bene Comune, 199 voti, e Il Futuro nelle radici, 141 - troviamo Fare politica (3 voti, 0,87%) la Democrazia cristiana (1 voto, 0,29%) e Liberi di volare: quest'ultima lista, a dispetto del simbolo leggermente più carino dei soliti usati (ma già visto in varie altre occasioni passate), non ha preso neppure un voto.
Merita attenzione anche il voto a Sant'Angelo Limosano. Lì le liste erano quattro e ha vinto le elezioni Vivere, che era stata la lista più votata anche nel 2014 e nel 2019 (il sindaco William Ciarallo, infatti, è al suo terzo mandato): la percentuale è stata molto consistente - 85,58% - ma il risultato sembra doversi completare con quello della lista Liberi (grafica del simbolo simile a quella vincente) che ha ottenuto 31 voti (14,42%) e sembra essere stata schierata proprio per sbarrare la strada a liste esterne (nel 2014, in fondo, i simboli sulla scheda erano stati ben 6). Lo scopo, in ogni caso, sarebbe stato raggiunto, considerando che le anonime liste Cittadini uniti e Andiamo oltre (solito simbolo quasi tutto bianco) sono rimaste a quota zero.
Il giro in provincia si conclude con Tufara, comune in cui le formazioni che si sono contese la vittoria erano solo tre, ma c'era comunque qualcosa da rilevare. La Via giusta ha ottenuto il 53,76% dei voti, confermando il sindaco uscente Gianni Di Iorio; i consiglieri dell'opposizione sono stati tutti conquistati dalla seconda lista locale, Tufara nel cuore. Per la terza lista, Ancora insieme, con l'immagine classica - da clipart - delle due mani che si stringono, sono rimasti a disposizione solo 2 voti (0,33%), assolutamente inidonei a ottenere qualcosa sul piano elettorale.
L'itinerario molisano dev'essere completato passando in rassegna la provincia d'Isernia. Lì, per esempio, s'incontra Castelverrino, paese con 100 abitanti, ma 194 aventi diritto al voto; ai seggi si sono recati 66 di loro (il 34,02%) e probabilmente con una sola lista il quorum sarebbe stato a rischio. Si potrebbe spiegare così la presenza della lista Valbusa Sindaco, che con 4 voti (6,35%) non ha certo conteso al sindaco uscente il nuovo mandato, ma in compenso ha conquistato i 3 seggi di opposizione; va però detto che in passato il numero di liste era stato maggiore (3 cinque anni fa, addirittura 5 dieci anni fa).
Nel microcomune di Longano, tra le tre liste in competizione, è rispuntato il simbolo di Progetto Popolare, che però lì ha ottenuto un solo voto (0,22%). Occorre notare che, se non è stata seriamente in discussione la conferma del sindaco uscente (che nel 2019 aveva invece dovuto lottare di più per vincere), la seconda lista - Insieme per Longano, simbolo minimamente pensato ma comunque di rapida realizzazione - non è andata benissimo, visto che ha ricevuto 29 voti in tutto (6,42%), ma quei consensi sono bastati per ricevere i seggi di minoranza (e non lasciarli ad altre liste).
Ci si sposta poi a Rionero Sannitico, un comune al limite della zona "sotto i mille", visto che l'elenco ufficiale del Ministero dell'interno indica una popolazione di 998 al 2021: con un piccolo incremento per natalità o trasferimento (volete mettere, il brivido di abitare "sotto i mille") forse la raccolta firme potrebbe evitare la presenza di liste come Uniti si può che ha convinto solo 1 elettore (0,16%); la sfida tra le due liste locali ha visto prevalere arnaldo Rossi (Viviamo Rionero) sul già sindaco Tonino Minichello (Insieme è... possible), sconfitto anche cinque anni fa.
Prima di lasciare il Molise, è d'obbligo una puntatina a Scapoli, che potremmo ironicamente qualificare come "il paese dei single". Lì la lista Impegno Comune non ha ottenuto moltissimo, 40 voti in tutto (12,05%) ma era l'unica altra presente oltre a quella in continuità con l'amministrazione uscente (anche se il sindaco è cambiato) e quindi quei consensi sono valsi 3 seggi. Nelle due consultazioni precedenti, peraltro, le liste ammesse erano state tre; l'affluenza è stata leggermente sotto il 40%, ma la presenza di due liste ha eliminato ogni problema alla radice.
Il percorso in Campania, sempre in ossequio all'ordine alfabetico, parte dalla provincia di Avellino, nello specifico dal comune di Parolise: anche qui, tra l'altro, spiace non essere riusciti a scaricare il manifesto delle liste (per il problema già visto: "Documento troppo grande"), ed é un peccato perché le liste erano ben cinque. Il solo modo per vedere bene i simboli, è estrarli dai rispettivi programmi amministrativi (da qui, infatti, vengono) o armarsi di pazienza per cercare la scheda su una pagina della prefettura avellinese. Nessun dubbio sul radicamento locale della lista Parolise - La nostra scelta, che ha espresso il sindaco uscente e confermato (7 pagine di programma), ottenendo l'86,86% dei voti; due dei tre seggi di minoranza sono stati conquistati da Insieme per Parolise la Svolta (35 voti, 9,02%), mentre l'ultimo scranno disponibile se l'è aggiudicato Noi Parolise Bene Comune, a dispetto del simbolo molto minimal con un improbabile carattere Cooper/Coolsville nero su fondo bianco (15 voti, 3,87%, 4 pagine di programma); sono rimaste fuori dal consiglio Una nuova prospettiva (1 voto, 0,26%), che invece aveva un simbolo "vero" (e 11 pagine di programma), e Parolise nel cuore, stessa font e grafica di Noi Parolise (e probabilmente lo stesso programma, visto che nella scansione è presente solo l'ultima pagina ma il testo è identico), rimasta a quota zero.
Riconferma per il sindaco uscente a Salza Irpina, in cui le liste in campo erano solo tre. Insieme per Salza, la lista vincitrice, ha letteralmente trionfato con il 94,35% (468 voti). Come seconda formazione, per consensi, si è distinta La Sveglia, che grazie ai suoi 25 voti (5,04%) ha ottenuto i 3 seggi di opposizione. Niente da fare per Noi Oltre, che ha raccolto solo 3 voti (il simbolo, peraltro, era più elaborato di molti di quelli visti sin qui).
Erano ancora meno le liste presentate e ammesse a San Nicola Baronia, cioè soltanto due. Pure qui il sindaco uscente, Giuseppe Moriello, ha visto confermato il proprio ruolo e la lista collegata, Insieme per San Nicola Baronia, ha letteralmente sbancato, ottenendo il 92,22% dei consensi. L'altra formazione, Libertà di scelta, è comunque entrata in consiglio come seconda lista grazie ai 42 voti ottenuti (7,78%), trasformatisi automaticamente nei 3 seggi di opposizione; anche nel 2019, del resto, una seconda lista - La Colomba - raccogliendo solo il 6,58% era riuscita a ottenere i tre seggi di minoranza (il candidato sindaco di allora, questa volta, era in lista con la formazione vincitrice).
Hanno trovato soltanto due liste sulla scheda anche le elettrici e gli elettori del comune di Torrioni. Si presentava come di grande impatto visivo il contrassegno della lista vincitrice, Il Germoglio (la sindaca uscente, Annamaria Oliviero, è stata riconfermata nella sua carica con il 96,97%). Quanto alla seconda formazione in campo, cioè la lista Progresso (con un simbolo già trovato in passato: il pollice del like con manica rossa e fondo blu-azzurro, insieme a un nome tricolore, dall'effetto cromatico oggettivamente discutibile), ha preso soltanto 9 voti (3,03%); la mancanza di altre liste in questa competizione elettorale, tuttavia, ha trasformato quelle 9 schede votate nei 3 consiglieri comunali d'opposizione.
Il nostro tour avellinese si conclude a Tufo, comune in cui invece si sono affrontate tre liste. Il sindaco uscente, Nunzio Donnarumma, ha ottenuto il terzo mandato, grazie al risultato della lista Tufo Bene futuro (326 voti, 56,01%), anche se non era poi molta la distanza dall'altra lista locale, Insieme per Tufo (255 voti, 43,81%). E che dire della terza formazione in campo? Il suo nome, Con te, per te - Tufo, suggeriva l'idea di almeno due persone... invece per il simbolo con la torre stilizzata su fondo blu è arrivato un solo voto, pari allo 0,17% (un risultato senz'altro meno soddisfacente rispetto a quello registrato dalla formazione meno votata nel 2019, anno in cui sulle schede elettorali erano presenti quattro liste e nessuna era andata sotto all'1,86%).
In provincia di Benevento si fa soltanto una tappa, nel comune di Pietraroja. Come dite? Qualcuno si stava chiedendo che fine avesse fatto Progetto Popolare? Eccola qua! Ben 3 elettori di questo comune hanno scelto questa formazione; il risultato, tuttavia, -è stato vanificato dal fatto che le liste in campo erano tre e le altre due erano effettivamente di natura locale, come i risultati delle elezioni possono mostrare facilmente. Il sindaco uscente, grazie al risultato della lista Progetto Pietraroja (279 voti, 80,64%), è riuscito a ottenere il suo terzo mandato consecutivo; i seggi della minoranza sono andati a Uniti per Pietraroja (64 voti, 18,50%), dalla grafica forse non originalissima ma comunque piuttosto curata (come del resto può dirsi del contrassegno della lista vincitrice).
Ci trasferiamo in provincia di Caserta e qui ci vorrebbe una sigla o almeno un jingle come si deve, perché a Ciorlano si è registrato il record: 8 liste! Quella vincente - Per Ciorlano -ha ottenuto il 78,14%; la seconda, Alleanza per la Vittoria (50 voti, 20.24%) ha conquistato i tre seggi di minoranza e ciò non stupisce, visto che questa lista ha partecipato - ottenendo sempre tre seggi - anche alle elezioni del 2019, del 2014 e del 2009 (anno in cui le liste erano 4 e la meno votata, con un voto, era stata Italia nei Malori legata al mitico Giuseppe Cirillo). Più ancora delle formazioni rappresentate in consiglio, però, interessano quelle escluse: 1 voto (0,4%) per Progresso, con lo stesso logo visto a Torrioni (e un candidato sindaco di nome Alfonso Celotto, solo omonimo del costituzionalista); 1 voto per SiAmo Italia, già vista in passato; zero voti per La mia Città, Progetto Popolare e Cambia con noi! Pur in mancanza del manifesto, quest'ultima lista merita attenzione: il suo candidato sindaco, per quanto si può verificare, è alla sua undicesima candidatura consecutiva come primo cittadino in 11 comuni diversi, con 7 simboli in tutto e con un bottino complessivo di 10 voti.
C'era solo una lista in meno a Fontegreca, per cui il panorama elettorale comprendeva "solo" sette simboli. Va detto che la competizione tra le due formazioni locali è stata tiratissima e finisce 280 a 273, a favore di Nuovo cammino per il bene futuro (lista di Antonio Montoro, già sindaco dal 2009 al 2019), mentre in consiglio l'opposizione sarà rappresentata da Insieme per il futuro (niente a che vedere con il primo progetto di Luigi Di Maio), lista del sindaco uscente e sconfitto. Non ha affatto inciso la presenza delle altre cinque liste, tutte a zero: +Verde Cuore Ambientalista, Insieme Ancora, Progetto Popolare e Noi Patrioti. Insomma, niente di nuovo...
Si cala ancora un po' a Roccaromana, comune in cui le liste in concorso erano sei. Il sindaco uscente, Nicola Pelosi, è stato confermato grazie alla vittoria della lista Roccaromana unita - andiamo avanti (simbolo disegnato, premiato da 346 voti, 58,35%) su Roccaromana - Il futuro è possibile (242 voti, 40,81%). Distribuiti tra queste liste i consiglieri comunali, sono rimaste fuori La scelta giusta (eppure fatta da poche persone, in tutto 3, pari allo 0,51%), Progetto Popolare (2 voti), nonché Alternativa in Comune e Noi Oltre (il cui simbolo è identico a quello già visto a Salza Irpina), rimaste a quota zero.
Si risale a sette liste nel comune di Rocchetta e Croce. Ha vinto con grande nettezza Costruire insieme, lista del sindaco uscente (al terzo mandato), con 221 voti (86,67%), seguita da Progetto Comune (26 voti, 10,20%), unica forza di opposizione in consiglio grazie ai tre seggi di minoranza. Sono rimaste fuori dall'assemblea Cambia con noi! (4 voti, 1,57%), Alternativa in Comune (2 voti, 0,78%), Una nuova vita e Progetto Popolare con un voto a testa; è poi rimasta a zero la lista 2024 Impegno Civico (e anche qui Di Maio non c'entra nulla).
Il numero delle liste in campo scende a 5 nel comune di Tora e Piccilli, in cui si è votato in anticipo rispetto alla scadenza naturale: per l'esattezza, nel 2021 si era tornati alle urne perché oltre la metà dei consiglieri si erano dimessi, ma il sindaco uscente - Luciano Fatigati - si era ripresentato ed era stato rieletto (con sette liste in campo, inclusa quella del recordman sopra evocato); nel mese di ottobre del 2023, però, Fatigati è improvvisamente deceduto, per cui il nuovo voto è stato inevitabile. Un'ex consigliera della maggioranza di Fatigati - Maria Grazia Fabiano - si era presentata come aspirante sindaco per CrediAmo in Tora e Piccilli (evoluzione della vecchia lista Continuità per Tora e Piccilli), ma si è fermata al 42,93% dei voti, lasciando la vittoria al consigliere uscente Vincenzo D'Agostino (arrivato terzo nel 2021) e alla sua lista Tora e Piccilli rinasce (327 voti, 57,07%). Nessuno ha scelto le altre liste: Progetto Popolare, Noi Patrioti e La Svolta continua...
Il tour casertano si conclude a Valle Agricola, che quasi "sfigura" rispetto ai comuni visti sin qui, considerando che le liste in campo erano soltanto tre. La vittoria del sindaco uscente, Rocco Landi, al terzo mandato con Insieme per Valle, non è mai stata in discussione (422 voti, 95,05%), ma ovviamente si dovevano attribuire anche i tre seggi di minoranza: due sono andati a Nuovi orizzonti (15 voti, 3,38%); si noti che quella lista - cui partecipava anche un consigliere uscente di maggioranza - era stata presente anche nel 2019 con lo stesso candidato sindaco e lo stesso simbolo, ottenendo il 10,65% e 3 consiglieri (nel 2009 si trova pure una lista con lo stesso nome e un'altra stilizzazione del sole). Il seggio restante se l'è aggiudicato Progetto Popolare: sono stati sufficienti i suoi 7 voti (1,58%).
In provincia di Salerno si fa tappa innanzitutto ad Atrani: lì le liste in concorso erano quattro. Tra queste ritroviamo Noi Oltre e Una nuova vita, già incontrate in altri comuni (e questo non stupisce, visto che anche altri simboli si ripetono in varie competizioni, oltre che di anno in anno). Queste hanno ottenuto rispettivamente 8 e 6 voti (1,88% e 1,41%), ma non sono riuscite a entrare in consiglio comunale: al di là della conferma della lista di maggioranza uscente Atrani futura (327 voti, 76,76%), la presenza di Per Atrani (85 voti, 19,95%) ha evitato l'ingresso di altre compagini in consiglio.
C'era una lista in meno a Castelnuovo di Conza, ma il numero di concorrenti sulla scheda elettorale era lo stesso del 2019 (tre, appunto) e la competizione non è risultata meno interessante. Il sindaco uscente, Francesco Di Geronimo, è stato confermato nel suo ruolo senza alcuna difficoltà (272 voti, 73,32%); il confronto tra le altre due formazioni, invece, quest'anno è stato più serrato rispetto al passato. Vale la pena concentrarsi in particolare sulla lista terza (e ultima) classificata, Progetto Bene Comune: questa, nel 2019 e con un'altra candidata, prese un voto soltanto, questa volta invece - con un diverso aspirante sindaco, ma mantenendo lo stesso contrassegno - è riuscita a raccoglierne 45 (12,13%), per cui è entrata in consiglio con un eletto. Difficile poter dire qualcosa di più su questa lista; il risultato registrato quest'anno, tuttavia, non farebbe pensare a un gruppo davvero esterno al paese.
Si torna a quattro liste passando al comune di Furore, in cui due liste si sono divise 512 voti su 514: Giovani Milo si è confermato sindaco con Insieme per Furore (274 voti), riuscendo a battere per la seconda volta Antonella Marchese - cinque anni fa sconfitta con Furore nelle tue mani, questa volta con Furore domani, un nome che sembra quasi una minaccia... - fermatasi a 238 voti. Le altre due liste hanno raccolto solamente un voto a testa, pari al 0,19% dei voti validi: da una parte Alleanza Civica per Furore 2024, dall'altra 2024 Impegno civico, già vista in questo nostro giro elettorale.
La seconda e ultima sosta - per la provincia di Salerno e per la Campania - è prevista a Valle dell'Angelo. Il sindaco uscente, Salvatore Iannuzzi, ha ottenuto il terzo mandato consecutivo (e, salvo errore, il quinto in totale, essendo stato primo cittadino dal 1999 al 2009) grazie al bel risultato della lista Tradizione e progresso per Valle dell'Angelo: nei due mandati precedenti la lista si chiamava Tradizioni e progresso (con una grafica diversa) e questa volta si è imposta con 167 voti (74,22%). Nel 2019 i seggi di minoranza erano andati alla lista Insieme per Valle dell'Angelo (grazie ai 21 voti ottenuti, 12,07%); questa volta, però, la stessa formazione - con lo stesso simbolo, dominato dall'immagine stilizzata di una colomba in volo con ramoscello d'ulivo nel becco - ha preso un solo voto (0,44%) ed è rimasta fuori dal consiglio, vista la presenza di un'altra lista, Valle dell'Angelo futura, che con 57 voti (25,33%) si è assicurata i consiglieri di opposizione.
Lasciata la Campania, è tempo di passare alla Puglia, per un breve cammino che di fatto riguarda solo la provincia di Foggia (i comuni pugliesi "sotto i mille" interessati da questo voto erano solo quattro e, per giunta, nessuno si é avventurato a presentare una lista alle Isole Tremiti). Si parte quindi da Carlantino: qui i Sovranisti per l'Italia giocavano in qualche modo in casa, visto che L'altra Italia è nata in Puglia e da lì è partita ogni iniziativa. Le liste in campo, però, erano tre: CambiAmo Carlantino, legata al sindaco uscente che è stato confermato (324 voti, 57,96%), prevalendo ancora sullo sfidante Vito Guerrera di Carlantino democratica (col simbolo semplificato rispetto al 2019), fermo a 233 voti (41,68%). Per i Sovranisti, alla fine, sono rimasti solo 2 voti (0,36%), dunque niente da fare per questa sortita.
Le liste erano quattro a Celle di San Vito, comune con 147 abitanti (meno di 40 a lista). Merita di essere segnalato, innanzitutto, il quarto mandato di fila di Palma Maria Giannini - sindaca dal 2009 al 2014 per l'Udc, in seguito con la lista Patto per Celle - riconfermata con il 67,89% (74 voti). Il secondo posto se l'è aggiudicato Celle nel Cuore (10% ed un seggio nel 2019) ha ottenuto 25 voti (22,94%) che si sono trasformati in due dei tre consiglieri d'opposizione; il terzo l'ha conquistato la new entry Celle Domani, con 10 voti (9,17%). Celle di Centro, che nel 2019 aveva ottenuto il 15,83% e due seggi, questa vola è rimasta ferma a zero voti. Rinunciamo a capire...
Si torna a tre liste a Volturara Appula, il comune divenuto noto negli ultimi anni per essere il luogo di nascita dell'ex presidente del Consiglio Giuseppe Conte. La competizione principale si svolge tra le stesse due liste e gli stessi due aspiranti sindaci che si erano confrontati cinque anni fa: se allora Vincenzo Zibisco (Volturara nel cuore, 164 voti) l'aveva spuntata di misura sull'uscente Leonardo Russo (Tutti uniti per Volturara, 159 voti), stavolta lo stacco è stato più netto: 208 voti (75,09%) a 68. Non può non colpire la terza formazione: L.C.M. Lista Civica Molise (con la grafica clonata dalle liste radicali del 2016). La lista non è nuova e si potrebbe spiegare la sua presenza in Puglia con la vicinanza del confine con il Molise (regione in cui peraltro quest'anno la lista non si è vista); in compenso gli elettori l'hanno quasi ignorata, attribuendole solo un voto (0,36%).
Lasciata indietro la Puglia, è già tempo di Basilicata, iniziando dalla provincia di Matera: lì ci interessa un solo comune, Cirigliano. Qui a colpire non è l'affollamento della scheda (tutt'altro, visto che le liste concorrenti erano soltanto due: non c'era nemmeno più L'altra Italia...), ma la totale omonimia dei due aspiranti sindaci: entrambi, infatti, avevano lo stesso nome e cognome, Marco Delorenzo. In casi come questi, è previsto che sulle schede siano stampati anche luogo e data di nascita degli omonimi, che tra l'altro avevano scelto di non indicare il loro nome all'interno del rispettivo contrassegno, forse per evitare ulteriori elementi di confusione. Il corpo elettorale, in compenso, ha mostrato di avere pochi dubbi: è finita 153 a 20 a favore di Delorenzo di Uniti per Cirigliano, con una sola scheda nulla, Curiosità: il Delorenzo perdente aveva già partecipato alle elezioni del 2019 (con Costruire la Rinascita, ma con una grafica diversa: 11 voti) e del 2014 (con Cambiare si può, 78 voti e 3 seggi come seconda lista su due).
Erano invece tre i microcomuni di nostro interesse in provincia di Potenza. Partiamo da Brindisi Montagna, che cinque anni fa aveva visto affrontarsi tre liste (inclusa L'altra Italia), mentre questa volta erano soltanto due. Il sindaco uscente, Gerardo Larocca, è stato confermato grazie alla vittoria schiacciante di Radici comunità e futuro (498 voti, 97,84%); i tre seggi della minoranza sono andati a per Impegno per Brindisi Montagna che se li è aggiudicati nonostante il raccolto scarso di soli 11 voti (2,16%), comunque sufficienti vista la competizione a due.
La scheda elettorale era giusto un po' più piena a Calvera, in cui le liste in competizione erano tre; per il terzo anno di fila, tra l'altro, tra gli aspiranti sindaci due facevano di cognome Bartolomeo. Uno di loro, Pasquale, primo cittadino uscente, è stato confermato sindaco con Rispetto e Sostegno reciproco (il contrassegno più rifinito e il più colorato), grazie a 143 voti (58,13%); la seconda piazza, insieme a tutti e tre i seggi di minoranza, l'ha ottenuta Filomena Latronico, candidata di UniAmo Calvera (101 voti, 41,06%). Resta da dire di Insieme per Calvera, la lista di Mario Giovanni Bartolomeo, crollata clamorosamente dai 78 voti (32,23%) del 2019 ai 2 (0,81%) di quest'anno: un risultato che ha dell'incredibile, se si pensa che Mario Giovanni Bartolomeo nel 2014 era stato eletto sindaco con 190 schede a suo favore (ed esattamente con lo stesso simbolo delle due elezioni successive...).
L'itinerario lucano si conclude a San Paolo Albanese, il comune più piccolo della regione, caratterizzato dalla parlata della lingua arbëresh e dal rito cattolico bizantino. In buona parte la competizione di quest'anno ha ricalcato quella di cinque anni fa: Mosè Antonio Troiano si è confermato sindaco con Comunità Unita (96 voti, 79,34%), prevalendo su Pasquale Tufaro, aspirante primo cittadino per Insieme per San Paolo Albanese (22 voti), lista passata dal 4,76% del 2019 al 18,18% di quest'anno. Come terza lista si è vista Alternativa sociale italiana, presenza non infrequente tra Basilicata e Calabria, che per l'occasione ha aggiunto nel contrassegno - volto curiosamente all'azzurro la dicitura "Nuova Lucania" e l'immagine della testa dell’eroe nazionale albanese Scanderberg; questa volta, però, sono arrivati solo 3 voti (2,48%).
In Calabria il viaggio inizia dalla provincia del capoluogo, Catanzaro; si parte, nello specifico, da Gagliato, altro comune con tre liste in corsa. Guardando bene, andando al seggio si sarebbe stati di fronte a una riedizione quasi totale della sfida di cinque anni fa: stesse liste, due candidati uguali su tre, stesso vincitore (Salvatore Sinopoli, con Gagliano in comune) circa con gli stessi voti (210, 69,31% nel 2019; 224, 68,61% quest'anno), stessa lista arrivata per seconda con il medesimo candidato. L'unico elemento di discontinuità riguardava la terza lista, Insieme per il Domani, stesso simbolo con arcobaleno di cinque anni fa ma nuovo aspirante sindaco: pur ottenendo solo 4 voti (1,23%), è riuscita a migliorare lo zero assoluto del 2019.
Erano soltanto due, invece, le liste in concorso a Miglierina. Pure in questo caso è parso di assistere a una sostanziale replica delle elezioni del 2019: si è imposta di nuovo Insieme per Miglierina (322 voti, 94,43%), anche se nel frattempo è cambiato il sindaco; l'opposizione anche questa volta sarà rappresentata da Uniti per Miglierina (simbolo bianco con scritte nere), che nel 2019 ottenne i tre seggi di minoranza con 17 voti (5,5%) e quest'anno li ha confermati con 19 consensi (5,57%). Eventuali problemi di quorum sarebbero stati evitati per un soffio, avendo votato il 41,17% degli aventi diritto.
Passando in provincia di Cosenza, nel comune di Civita le liste erano tre. Probabilmente è soddisfatto Alessandro Tocci, che ha ottenuto il suo terzo mandato da sindaco con un simbolo diverso dai primi due (Idea Civita, 307 voti, 54,92%); non si è trattato però di una passeggiata, se si considera che Vincenza Cerchiara ha raccolto comunque 247 voti (44,19%) con Per Civita. Ha completato il quadro elettorale Alternativa sociale Italiana, che qui ha scelto lo sfondo bianco per la parte superiore, ma nel segmento blu ha mantenuto la testa di Scanderberg (e inserito il nome del comune in arbëresh, vista la presenza di un'altra comunità); nel confronto con due liste locali, però, ha ottenuto solo 5 voti (0,89%).
Il risultato di Asi è stato sicuramente migliore a Domanico: lì infatti le formazioni presentate e ammesse erano soltanto due. Non era certo in discussione la conferma del sindaco uscente (Gianfranco Segreti Bruno, al terzo mandato sempre con lo stesso contrassegno); Alternativa sociale italiana - qui presente con il suo simbolo tradizionale - ha ricevuto 8 voti (1,40%) che in questo caso sono stati sufficienti a entrare in consiglio con tre seggi.
Lo stesso contrassegno è comparso anche a Laino Castello, ma le liste in campo erano tre. Torna sullo scranno più alto Giovanni Cosenza, che era stato già sindaco per tre mandati dal 2004 al 2019) con il 75,36%; la minoranza è andata a Uniti per Laino Castello, che presentava come aspirante primo cittadino Francesco Russo e si è fermata alla dignitosissima quota di 108 voti (22,18%). In quelle condizioni, Alternativa sociale italiana non ha avuto vita facile: 12 voti (2,89%) non si sono tramutati in alcun seggio.
Di sicuro è andata meglio a San Basile, altro comune in cui le liste in corsa erano solamente due. Il nuovo sindaco, Filippo Quinto Tocci, ha ottenuto l'80,74% dei voti, ma non passa inosservato il buon risultato di Alternativa sociale italiana, che ha conquistato i tre seggi riservati all'opposizione grazie a un significativo raccolto di 114 voti (19,22%). Il simbolo, in questo caso, oltre al cognome del candidato primo cittadino, conteneva anche l'aquila bicefala albanese (già vista cinque anni fa a Frascineto, comune in cui la lista si era presentata).
L'ultimo comune calabrese di nostro interesse sta in provincia di Reggio Calabria: si tratta di Sant'Alessio in Aspromonte. Pure in questo caso le liste erano due e la vittoria è toccata alla lista Il Tiglio, che dal 2019 era all'opposizione; l'unica altra formazione presente, Tre Spighe di Grano (riedizione grafica di una vecchia lista), con soli 9 voti (5,26%) ha ottenuto i consiglieri comunali destinati all'opposizione.
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Il viaggio nella microItalia che vota, per quest'anno finisce qui. Resterebbe da dire della Sardegna e della Sicilia, regioni però storicamente poco interessate dal fenomeno di liste singolari "sotto i mille" (del resto i microcomuni al voto in Sardegna in questo caso erano pochissimi). Si potrebbero giusto citare Genoni (Sud Sardegna), ove la lista Genoni Futura con 36 voti - 10,34% - è entrata come minoranza (nel 2019 finì solo un simbolo sulla scheda), o il comune messinese di Forza d'Agrò in cui avrebbe potuto concorrere una lista della Fiamma tricolore, ma errori formali su una candidatura hanno portato all'esclusione (e a nulla é servito il ricorso al Tar). Pesa molto di più, casomai, il fatto di non poter trovare nel portale del Viminale Eligendo i riferimenti alle elezioni siciliane: va bene (forse) il federalismo elettorale, ma avere uno sguardo d'insieme non sarebbe proprio sgradevole...
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