lunedì 24 giugno 2024

Simboli sotto i mille (2024): introduzione, poi il Nord (di Massimo Bosso e - un po' - Gabriele Maestri)

Torna, come ogni anno dal 2016, l'appuntamento con il viaggio nella microItalia elettorale, dunque nei comuni fino a mille abitanti. Già, incredibile ma vero, anche nel 2024 merita di essere raccontato ciò che accade nei comuni italiani "sotto i mille", quelli in cui - come su queste pagine si è ripetuto fino allo sfinimento - non occorrono sottoscrizioni per presentare una lista. Nemmeno questa volta sono cambiate le norme per i comuni "sotto i mille": continua a non essere richiesta la raccolta firme, a dispetto delle riforme annunciate e in discussione in Parlamento. 
Giace infatti in Parlamento un progetto di legge volto ad introdurre un minimo di firme anche per questi microenti: dopo la sua approvazione in Senato nel 2023, nelle scorse settimane la commissione competente della Camera aveva completato l'esame e sembrava che il testo potesse approdare in aula in tempo utile per un'applicazione al turno più nutrito delle elezioni amministrative (quello che si svolge negli anni 4 e 9, in concomitanza con le elezioni europee), ma se ne sono perse le tracce e, invece che finire nell'agenda dei lavori di Montecitorio, sembra essersi perso nei corridoi di uno dei palazzi. L’iniziativa mirava soprattutto a scoraggiare fenomeni piuttosto sgradevoli, come quello delle "liste per le licenze", vale a dire quelle che sembrano presentate praticamente con il solo scopo di garantire un mese di licenza retribuita ai candidati appartenenti alle forze di polizia (i soli, salvo errore, per i quali sia prevista dalle norme in vigore una "aspettativa speciale con assegni"), oppure quello delle liste presentate in serie da persone comunque estranee al comune che, in caso di elezione, finiscono per non presentarsi e non permettono al consiglio di operare a composizione piena. 
Il progetto di legge, dunque, non è stato approvato (si è solo ripetuto, ancora una volta una tantum e con lo stesso "decreto elezioni 2024" che ha tra l'altro strozzato le esenzioni per le elezioni europee, l'abbassamento del quorum nei comuni in cui è stata ammessa una sola lista), dunque il viaggio nei microcomuni interessati dal voto si arricchisce di un'altra tappa, in cui ci si imbatte in decine di liste che - a sindacabile giudizio di chi scrive - non sembrano presentate per una reale competizione elettorale: liste caratterizzate, quasi sempre, da simboli molto semplici, magari con una scritta di fantasia (Lista Alfa, Lista Beta, Nuova Era.. etc.) su sfondo bianco. Quest'anno, a dire il vero, non pare impossibile che agli emblemi appena citati se ne sia affiancato almeno un altro, che in realtà caratterizza un piccolo movimento, che nel turno elettorale da poco concluso appare presente con una certa diffusione in quasi tutta Italia (leggendo il testo lo si potrà individuare). Per fortuna ci sono anche altre cose da raccontare: liste di piccole formazioni vecchie e nuove, in cerca di visibilità e di qualche eletto; liste presentate per impedire ad estranei di ottenere seggi in consiglio (e, lo si sa per certo, liste pronte nei cassetti di qualche comune in cui era probabile la corsa di un solo candidato, da estrarre e consegnare qualora si fossero presentate candidature extra muros); infine, qualche curiosità che non manca mai e merita di essere narrata. 
Come sempre il quadro non é omogeneo per tutto il territorio nazionale: alcune regioni sono toccate poco o per niente da questi fenomeni (a volte anche solo per il ristretto numero di comuni "sotto i mille" presenti sul territorio), ma vale sempre la pena mettersi virtualmente in viaggio, cercando curiosità tra manifesti elettorali, fac-simile e altri documenti (confidando sempre nei siti di comuni e prefetture, che a volte purtroppo tradiscono le aspettative).

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Non ha certamente problemi di scarso numero di microcomuni il Piemonte, che al contrario è la regione a comprenderne di più. Si comincia dalla provincia di Alessandria, in particolare con il comune di Altavilla Monferrato: lì rispunta la Lista Civica Monferrato, un simbolo per lo meno opinabile sul piano grafico (fosse anche solo pe l'uso del carattere Comic Sans Serif...) e già visto in passato, in particolare dieci e cinque anni fa a Sala Monferrato e a Treville.. Il candidato, Vincenzo Moggi, è lo stesso che si è candidato nel 2019 a Treville e nel 2014 a Sala Monferrato (e il capolista, Giuliano Moggi, era il candidato sindaco di Treville sempre nel 2009). La lista ha raccolto 31 voti (9,91%) eleggendo i tre consiglieri della minoranza: si tratta di una delle operazioni non facili da inquadrare, ma ormai la presenza di quest'emblema è una costante.
Ci si sposta a Belforte Monferrato, la cui sindaca uscente si è ricandidata con la Lista civica Belforte, vincendo a mani basse. I suoi avversari erano Gabriele Pisciotto per Forza del popolo e Alessandro Figus con Concezione 2051 Belforte. Un primo sguardo potrebbe far definire la prima lista come estranea (si tratta di un simbolo nazionale, depositato anche alle elezioni politiche nel 2022) e la seconda come locale; il verdetto delle urne, invece, ha assegnato a Fdp 49 voti (16,44%) e - a dispetto del cuoricino - a Concezione 2051 solo 26 consensi (8,72%), tramutatisi in uno dei tre seggi destinati all'opposizione. Non è dato conoscere lo scopo di questa seconda lista, ma se qualcuno l'avesse presentata per impedire l'ingresso in consiglio a soggetti extra muros dovrebbe ammettere che l'operazione non ha avuto molto successo. Purtroppo in questo comune si è registrato il decesso prima delle elezioni di uno dei candidati della lista della sindaca: sul manifesto elettorale integrale il suo nome e i suoi dati sono macabramente sbarrati con due righi, cosa tutto sommato evitabile (in un comune così piccolo - 499 abitanti - la morte di una persona non passa certo inosservata).
Procedendo in ordine alfabetico si arriva a Carentino. Nel 2019 si era presentata una sola lista, questa volta sulla scheda ne sono comparse ben tre, anche se Uniti per cambiare ha raccolto solo 6 voti (3,26%): un risultato troppo basso per identificarla come formazione con qualche radicamento sul territorio. Tra le altre due liste il conto dei voti è finito 131 a 47: la formazione sconfitta aveva un simbolo molto semplice - anche se patriottico - e il nome altrettanto semplice di Lista Civica. Difficile dire di più sui motivi alla base della presentazione, anche se in questo caso - forse - un eventuale "effetto sbarramento", magari con il concorso di qualche parte politica, dovrebbe considerarsi riuscito.
Passando da Casalnoceto occorre necessariamente uscire dagli argomenti principali di questo viaggio e segnalare una chicca. I candidati in questo comune sono due: uno di loro, Fernando Folini, ha inserito la sua foto - con tanto di ascot intorno al collo - all'interno del simbolo della lista Casalnoceto vivo: per la cronaca la sfida tra i contendenti è finita 78,28% a 21,22% (anzi, 436 a 121 voti) per Silvia Figini con Obiettivo Comune Casalnoceto. Si potrebbe sospettare che l'immagine scelta dal perdente non abbia avuto abbastanza appeal: i voti presi, comunque, mostrano che si tratta di persona nota (voto 2, invece, per chi ha pensato di inserire sull'albo pretorio del comune il manifesto in bianco e nero: abbiamo provveduto noi a sostituire i contrassegni con materiale trovato online, ma sarebbe bastato caricare il file della tipografia!).
Nel comune successivo, Castellania Coppi, si è presentata solo una lista, certamente locale, Nuovi orizzonti: il candidato sindaco, Giovanni (Gianni) Gugliada, è (o era, non è dato sapere) presidente dell'Associazione Fausto e Serse Coppi a Castellania (ospitando anche la casa natale del campione di ciclismo). Nel 2019, invece, quando il comune si chiamava solo Castellania, si era presentata pure L'Altra Italia, ottenendo i tre seggi di minoranza.
Spostandoci a Cavatore, se nel 2019 si era presentata una sola lista, quest'anno se ne ritrovano ben quattro. Quella del sindaco che vince nettamente con il 77,55%, seguono Sempre prima gli italiani di Cavatore (11,56% e due seggi: il simbolo, con le spighe tricolori su fondo blu, è la rivisitazione del contrassegno della lista Sovranità, progetto sostenuto nel 2014 da CasaPound e allora ritenuto non lontano dalle idee di Matteo Salvini), la lista priva di denominazione nel contrassegno, ma riconoscibile per il disegno semplice di un fiore a sei petali (9,52%, 1 seggio). Di fatto è rimasto fuori il Movimento Indipendenza! (2 soli voti, 1,36%) che però almeno ha un significato politico: si tratta, infatti, del primo partito nazionale che troviamo nella nostra rassegna.
Pure a Cerreto Grue, comune privo di anomalie tra i contendenti, merita di essere segnalata una curiosità: i due candidati sindaco hanno lo stesso cognome, Bonadeo. La cosa, in effetti, non è proprio rara nei comuni molto piccoli (a volte sono uguali perfino i nomi, così per distinguerli si ricorre ai soprannomi, ai titoli o - come si vedrà - agli ascendenti): in questo caso, comunque, ha vinto Piero Giuseppe Bonadeo su Tizano Bonadeo per 133 voti a 78 (con l'attribuzione dei 7 seggi di maggioranza alla lista del primo e dei 3 seggi di minoranza a quella del secondo). Certo è che, invece che scegliere tra mani e albero, un elettore avesse dichiarato genericamente il voto per Bonadeo non si sarebbe sbilanciato...
Erano due le liste in campo anche a Giarole: oltre alla lista locale (Uniti per Giarole, la stessa con cui il sindaco uscente Giuseppe Pavese aveva stravinto alle amministrative di cinque anni fa), gli elettori hanno trovato il Movimento Indipendenza! che, proprio per l'assenza di altre liste, è riuscito a ottenere 3 eletti con i suoi 24 voti (6,72%). Obiettivo centrato a Giarole, quindi, per il soggetto politico che a livello nazionale fa capo a Gianni Alemanno e ha tra i suoi principali esponenti Massimo Arlechino e Simone Di Stefano.
Sono finite invece tre liste sulle schede elettorali di Villadeati: due (Progetto Comune e Insieme per Villadeati) c'erano già nel 2019, con le stesse candidature a sindaco (rispettivamente Angelo Ferro e Rosalba Provera); la terza, Tradizione e Futuro, è invece nuova, con un simbolo più anonimo rispetto alle altre due. Se Ferro ha confermato largamente la vittoria ottenuta nel 2019, ad avere la meglio tra le altre due liste è stata la nuova arrivata: Tradizione e futuro ha infatti raccolto il 15,58%, potendo conquistare tutti e tre i seggi di minoranza, senza lasciarne alcuno a Insieme per Villadeati (il 4,87%, frutto di 15 voti, è stato ottenuto con un simbolo leggermente diverso rispetto a quello del 2019, ma sempre con al centro una fontana, elemento di cui il piccolo comune è ricco). Non è chiara la dinamica in questo caso: a prima vista una delle due liste sembrerebbe esterna (non sfugge, tra l'altro, la presenza di candidati originari della Romania, riscontrata pure in altri comuni), ma la presenza della lista meno votata alle elezioni del 2019 rende meno scontato ogni giudizio. 
Chiudiamo il passaggio nella provincia di Alessandria con una tappa a Villamiroglio: come nel 2019 si è presentato il Movimento Progetto Piemonte, la cui lista si chiamava pure questa volta Progetto Villamiroglio (anche se dal contrassegno è sparita, nella parte inferiore, la sigla Mpp che rimandava al nome del progetto declinato pure su altri comuni). La lista è riuscita a confermare i tre seggi di minoranza, grazie ai 27 voti ottenuti (15,88%), riuscendo anzi a migliorare il risultato ottenuto cinque anni fa: si riscontra un altro elemento di continuità, dunque, nella microItalia che vota in Piemonte.

Passando alla provincia di Asti, ci si concentra solo sul comune di Cellarengo, già noto a chi frequenta questo sito con assiduità. Proprio per questo non si stupisce che il percorso inizi col botto, che ha le sembianze della lista Pnf. Sigla che ovviamente significa - come svelato dalla dicitura subito sopra l'acronimo in un imperdibile carattere Algerian - Per non fermarsi (cosa avevate pensato???). Non si stupisce, il visitatore seriale di questo sito, perché sa che Cellarengo è il paese di Carlo Gariglio, ultimo leader del Movimento Fascismo e libertà (il partito fondato nel 1991 da Giorgio Pisanò): dopo i primi anni - tra i Novanta e gli "anni zero" - in cui alle elezioni comunali erano state ammesse alcune varianti di simbolo con il fascio della Repubblica Romana, in seguito il Mfl aveva dovuto ripiegare sul simbolo con la dicitura "Partito socialista nazionale" (con l'aquila e il sole nascente), ma nel 2019 un'ulteriore bocciatura anche di quel simbolo aveva portato Gariglio a schierare un cerchio bianco con un'unica parola nera, "Censurati", ottenendo peraltro il 12,63% e tre consiglieri. Questa volta, come aveva annunciato, Gariglio ha presentato l'acronimo Pnf: i voti raccolti sono stati solo 32 voti (8,33%), ma essendo l'unica altra lista oltre alla formazione del sindaco ha confermato i tre seggi. Lo stesso simbolo, peraltro, è stato proposto - non senza polemiche, visto un esposto alla commissione elettorale competente e alla Procura della Repubblica - anche per una lista in corsa nel comune pisano di Crespina Lorenzana: avendo questo 5462 abitanti, è stato necessario raccogliere almeno 60 firme a sostegno della lista che ha poi ricevuto 63 voti (2,39%), non sufficienti a entrare in consiglio.
Passando alla provincia di Biella, a Bioglio si trova la prima lista Bene Comune. Su questo movimento non siamo ancora in grado di dire molto, se non che il simbolo ricorda nella struttura quello di Alleanza nazionale e di Fratelli d'Italia e che sembra essere apparso in cinque competizioni elettorali in tutto. Con riferimento a Bioglio, la lista ha raccolto soltanto 6 voti (1,16%), un risultato lontanissimo dal poter ottenere un seggio visto che la sfida tra le due formazioni locali è finita 263 voti a 247, dunque senza alcuno spazio per soggetti politico-elettorali terzi.
Nel comune di Borriana, invece, va segnalata la presenza di una lista con il simbolo ufficiale di Fratelli d'Italia (per l'esattezza si tratta dello stesso contrassegno depositato dal partito in vista delle elezioni europee e utilizzato in gran parte delle competizioni elettorali, con il nome del partito piccolo in alto e il riferimento alla leader e presidente del Consiglio Giorgia Meloni al centro, in grande evidenza). Lo stesso risultato elettorale testimonia che la forza politica ha un significativo radicamento nel paese: a spoglio completato ha ottenuto 177 voti (pari al 37,18%), ampiamente meritando i tre seggi di minoranza; la lista, tra l'altro, era presente anche nel 2019 e aveva ottenuto un risultato simile.
Nel piccolissimo comune di Callabiana s'incontra la seconda lista Bene Comune. Pure qui il risultato numerico sembra essere poco soddisfacente, tanto in termini assoluti (3 voti su 88 validi, tutti gli altri sono andati alla lista Tre Corni) quanto in termini relativi (il risultato in termini percentuali equivale al 3,41%). I tre voti ottenuti, però, bastano a ottenere tutti i seggi di minoranza, perché in gioco c'erano solo due liste: casi come questi, in cui con 3 voti si conquistano 3 seggi, fanno pensare che forse la legge elettorale dovrebbe essere leggermente rivista con riguardo ai comuni più piccoli, per evitare esiti distorsivi come quello appena visto.
Nel comune di Dorzano si è votato a seguito del decesso - il 30 luglio dello scorso anno - del sindaco allora in carica, Sergio Gusulfino. Si è candidato al posto suo - è il caso di dirlo - il figlio Manuel che ha vinto con il 66,67%: la sua lista, Continuiamo insieme per Dorzano, ha lo stesso campanile schierato dal padre (nel 2023 unico concorrente). I tre seggi alla minoranza sono andati alla lista Dorzano per tutti, mentre una scheda soltanto (pari allo 0,31%) è stata attribuita alla lista Impegno Sociale, con connotazioni di destra, evidentemente esterna al paese ma non al Piemonte e alle sue province (nel corso del tempo è stata presente, con una grafica via via più elaborata, in vari comuni soprattutto del cuneese, ottenendo a volte anche alcuni eletti).
Merita attenzione il caso di Gifflenga, paese del ministro Gilberto Pichetto Fratin: troviamo anche qui la lista Bene Comune, ma in questo caso i locali sembrano essere corsi ai ripari con un "piano B", anzi, con una lista B: una enorme B in campo bianco ha campeggiato sulle schede elettorali. Missione compiuta, sembra di poter dire: lo spoglio alla fine ha restituito 49 voti per Insieme per Gifflenga, 23 per la Lista B e solo 3 per Bene Comune. In campo, tra l'altro, c'erano i tre figli del ministro: due nella lista principale e una nella B (dove si candida anche la consorte di un candidato della lista vincente.
A Villanova Biellese le liste sono solo due: la prima, Concentrazione democratica, è quella locale (con l'immagine di una torre su fondo giallo); la seconda, Il Popolo di Villanova Biellese, nel nome e nel simbolo si ispira chiaramente al berlusconiano Popolo della libertà, con toni almeno un po' nostalgici e qualche litigio con la grafica (per far stare il nome sopra l'arcobalenino tricolore). Nonostante il gusto un po' rétro (o forse anche o proprio per questo, chissà), la lista ha ottenuto 16 voti (18,39%) e i tre seggi di minoranza.
Nel comune di Valle San Nicolao le liste erano soltanto due, entrambe locali senza dubbio: lo mostra anche l'esito della sfida, finita 229 a 229 tra la sindaca uscente (Marica Elena Cerrone con Volti nuovi per Valle) e lo sfidante (Enzo Ripamonti con Per il futuro di Valle), rendendo necessario il ballottaggio. Non si tratta di un caso isolato: in Piemonte, per dire, a questo giro è successo anche a Pragelato e - come si vedrà - a Stroppo. Qui però vale la pena di segnalare che, su 881 abitanti, hanno votato solo in 475, pochini per un'elezione così tirata (e a quanto pare condita da polemiche). Nel turno di ballottaggio avranno avuto più peso le schede bianche e nulle (10+5, cui si aggiungono 2 schede contestate) o gli astenuti del primo turno? Forse né le une né gli altri: alla fine Cerrone ha ottenuto la vittoria con 227 voti, contro i 216 di Ripamonti, in entrambi i casi meno di quanto ottenuto al primo turno.
Il viaggio nel biellese si chiude a Zimone, comune nel quale si sono confrontate tre liste. Ha vinto quella chiaramente locale (Sviluppo per Zimone, quella col quadrifoglio), con 188 voti su 230; la seconda, Il Popolo per Zimone, di centrodestra, è simile a quella vista a Villanova (sembra dunque emergere un piccolo progetto che unisce più territori): anche qui una lista simile (cambia solo il nome del comune) e ha raccolto 37 voti (16,09%), prendendo tutti i seggi della minoranza. Completa il quadro la lista Bene Comune, che con 5 voti (2,17%) è rimasta fuori dal consiglio. Curiosità: Sviluppo per Zimone nel 2019 era stata l'unica lista della competizione: tra i candidati consiglieri a sostegno del sindaco uscente Piergiorgio Givonetti c'erano "Daniela (Di Ermanno) Givonetti" e Daniela (Di Luciano) Givonetti"... per fortuna almeno i padri avevano nomi di battesimo diversi!
Passando alla provincia Granda, dunque a Cuneo, ad Albaretto della Torre troviamo la prima lista di Forza Nuova: ne troveremo altre nel percorso, ma qui la sortita è fortunata - a costo di una decisa sproporzione tra voti e seggi - perché con soli 5 voti (3,82%) arrivano 3 seggi, vista la presenza di una sola altra lista. Fn è presente anche ad Arguello (sarà un caso che nei primi due comuni "sotto i mille" della Granda ci siano due liste legate al partito di Roberto Fiore) e con gli stessi candidati visti ad Albaretto (cambiando ovviamente il sindaco, come la legge richiede); qui però le liste sono tre e una sembra presentata ad hoc per sbarrare il passo a possibili formazioni extra muros. Se la lista vittoriosa (Arguello è partecipazione, a fondo rosso) raccoglie 90 voti su 117 (gli aventi diritto sarebbero 157), FN, la seconda lista - Arguello vive - ottiene 27 voti (23,08%, in un comune così piccolo) e i 3 seggi di minoranza; per Forza Nuova non è stato espresso alcun voto. Si tratta del primo 0% che troviamo nel nostro percorso, ma ne troveremo moltissimi altri.
Nel comune di Cissone il risultato è simile a quello del 2019, così come sono uguali i candidati sindaci e i simboli delle due liste che si sono affrontati. La lista Insieme per Cissone ha vinto con 44 voti, mentre Uniti per il Paese ha preso 8 voti, che in un paese minuscolo in cui hanno votato in 52 sono stati comunque pari al 15,38%. Curiosamente la parte grafica del contrassegno di Uniti per il Paese è identica a quella del fregio di Uniti per Gambasca, in un comune della stessa provincia ma che non si trova esattamente nelle vicinanze: nel 2019 quella lista espresse il sindaco, mentre nel 2024 è stata sconfitta per soli 2 voti (117 a 115).
Igliano ha 67 abitanti ma, in virtù dell'iscrizione di varie persone non più residenti all'Anagrafe degli italiani residenti all'estero (Aire), contava 98 elettori, 46.dei quali si sono presentati al voto. Qui, come in altri comuni analizzati, la presenza di due liste ha eliminato alla radice ogni problema di quorum, ma se ne fosse stata ammessa una sola il commissariamento sarebbe stato evitato solo grazie all'abbassamento una tantum dell'affluenza minima al 40% scomputando gli iscritti Aire non votanti; al di là di questo, è lecito domandarsi che senso abbia il mantenimento di comuni così minuscoli. La lista Insieme ha preso solo 7 voti (15,22%); quella vincente (la stessa di cinque anni fa) ha la particolarità di presentare sette candidati su otto - sindaco compreso - con lo stesso cognome: Gonella. 
L'ordine alfabetico forse non lo suggerirebbe, ma dopo Igliano arriva il comune più atteso tra quelli chiamati al voto: Sambuco! La saga elettorale (con i suoi episodi più rilevanti nel 1997 e nel 2007, debitamente raccontati nel libro M'imbuco a Sambuco!, pubblicato nel 2019) prosegue con un'elezione cui la lista del sindaco uscente non ha partecipato, mentre hanno concorso le altre due presentate nel 2019. Si è aggiudicata la vittoria, in modo nettissimo (55 voti, 83,33%) la candidata di Dì nuovo - Sambuco, lista che nel 2019 era arrivata seconda; i nostri eroi di Amare Sambuco (anzi, Amare Sambuc, visto che la piattaforma Eligendo del Ministero dell'interno non ha riconosciuto il cuore con freccia come una O) - eredi della mitica lista Alternativa dei cittadini che nel 2007 con ben 4-diconsi-4 voti (su 5 votanti dei 126 elettori previsti) elesse il sindaco - sono riusciti a ottenere i 3 consiglieri di minoranza grazie agli 11 voti ottenuti (16.67%). In lista - particolare imperdibile - c'erano anche Massimo Calleri (il candidato sindaco del 2007), Renzo Rabellino, la moglie Luciana Pronzato e il figlio Marco, rimasti però fuori dal consiglio; oltre al candidato sindaco Giovanni Chiardola (consigliere uscente) sono stati eletti altri due candidati.
Passando al comune di Stroppo, lì si trova - salvo errori - l’unica lista del Partito Valore Umano, in passato più presente in Piemonte e altrove: quella lista però ha ottenuto solo due voti, probabilmente determinanti, visto che tra la 2024-Lista Civica e la lista Trota (indicata sul programma come "Trota su sfondo crema") è finita 32 a 32, rendendo necessario il ballottaggio. Nel 2019 sempre a Stroppo il Pvu aveva ottenuto 3 seggi: in un primo tempo era possibile pensare che la lista Trota fosse stata pescata... ops, presentata allo scopo di impedire eletti esterni al paese, ma il risultato sembra suggerire qualcosa di diverso. Chi avrebbero scelto i due elettori del Pvu? Non lo sappiamo, ma sappiamo che al ballottaggio ha vinto Salsotto con la stretta di mano e 39 voti, prevalendo sulla trota di Abello, che ha raccolto 30 voti.
Nella provincia di Novara si sceglie di considerare solo il comune di Cavaglietto, vista la presenza di una lista di Forza nuova, che nel 2019 aveva eletto un consigliere con un dignitoso 9,05%. Questa volta, invece, nulla da fare per Fn: il 2,06% dato da 5 voti non sono bastati a strappare un seggio alla seconda lista locale, che non ha vinto ma è arrivata comunque al 44,44%.
Forza nuova ha avuto più fortuna nel primo comune che analizziamo nella provincia di Torino, Ala di Stura: c'era solo una lista locale, così per Fn i 25 voti ottenuti (9,80%) si sono trasformati in tre seggi. Meno bene è andata invece nel comune di Cantoira alla prima delle liste che incontriamo di Progetto Paese, soggetto politico già visto in passato presentarsi in varie località: contro le agguerrite due liste locali (ha vinto comunque in modo sensibile Cantoira in comune) è riuscita a ottenere soltanto 5 voti (1,20%), senza avere alcuna seria possibilità di entrare in consiglio comunale. 
Lo stesso discorso si può fare per Exilles (o, non abbiamo sconfinato in Francia, anche se siamo vicini al confine di Stato: negli anni del fascismo il nome di questo comune fu italianizzato in Esille, ma la forma originale fu ripristinata nel 1953). I presentatori di Progetto Paese si erano arrampicati sin qui (mettendo in maggior evidenza il nome del comune rispetto a quanto visto a Cantoira, ma mantenendo il profilo della chiesa posto in alto): l'arrampicata in qualche modo è stata inutile, visto che la concorrenza tra le due liste locali - finita 86 a 79 a favore di Exilles + forte - ha lasciato disponibili solo 2 voti (1,20%).
I media hanno guardato con interesse al microcomune di Ingria: 42 abitanti, 66 elettori e 3 liste, sicuramente molte per quei numeri bassissimi (anche se l'affollamento delle schede sperimentato in vari comuni dell'Abruzzo, del Molise e della Campania è ben lontano). In occasione delle elezioni del 2019 si erano presentate solo due formazioni e la seconda, Ingria 100%, aveva ottenuto solo un voto: quel minimo sforzo però era bastato per eleggere tre consiglieri (senza quel voto, invece, non sarebbe scattato alcun seggio, anche in presenza di due sole liste). Questa volta gli elettori hanno confermato il sindaco uscente (23 voti, 56,10%, con la lista Progetto Ingria contrassegnata da una campana), hanno dato più attenzione a Ingria 100% (fermatasi, a dispetto del nome, a un comunque soddisfacente 31,71%, coi suoi 13 voti), ma non hanno lasciato del tutto a secco nemmeno la terza lista, Ingria per tutti: coi suoi 5 voti (meno dei candidati inseriti in lista) è riuscita a entrare in consiglio con un eletto.
Nel comune di Mezzenile, la lista locale (Un Paese in Comune, con un cancelletto all'inizio nonostante gli spazi tra le parole che non consentono di parlare di un hashtag) ha ottenuto l'80,52% dei voti. Come seconda lista si è rivelata Libertà, chiaramente ispirata dall'omonima lista ispirata da Cateno De Luca che ha corso alle europee e alle regionali del Piemonte, ma con una grafica diversa (la fascia centrale era rettilinea, con la scritta centrale in un carattere graziato, e nella parte inferiore c'era solo la "pulce" del Movimento per l'ItalExit, invece che quella di Sud chiama Nord); la lista - che, salvo errore, non sembra essere apparsa in altri comuni "sotto i mille" - ha ottenuto un discreto risultato (64 voti, 15,02%) e ha lasciato fuori dal consiglio comunale Progetto Paese con i suoi 19 votanti (4,46%).
Per Progetto Paese la sortita elettorale non è stata particolarmente fortunata nemmeno a Pessinetto: le liste sono state tre anche qui, ma due di queste erano certamente legate al territorio. La sfida tra loro è terminata 215 voti a 138 a favore di Uniti per Pessinetto; i voti che Progetto Paese è riuscita a conquistare alla fine sono stati soltanto 8 (2.22%), decisamente pochi per riuscire a far scattare almeno un seggio in quelle condizioni.
Nel comune di San Giorio di Susa (no, non è un errore di battitura, il paese si chiama proprio così, Giorio) vale lo stesso discorso fatto per Ala di Stura: lì Forza Nuova si è presentata come unica lista oltre quella locale (San Giorgio insieme). Il partito di Fiore - che si presenta anche a livello locale con la "pulce" dell'associazione politica europea Apf, anche se questo non porta alcun vantaggio, visto che "sotto i mille" non servono firme e non c'è alcuna esenzione da inseguire - ha ottenuto 23 voti (4,33%) e sono stati sufficienti a ottenere i tre seggi di minoranza. Il movimento forzanovista ha presentato gli stessi otto candidati di Ala - identico sistema lo si è visto applicato in altre province - limitandosi a indicare un'altra persona come aspirante sindaco.  
Nemmeno a Vallo Torinese è riuscito a Progetto Paese di mandare in consiglio comunale almeno un suo rappresentante. Pure in questo caso, infatti, sulle schede elettorali sono finite tre liste e dei 462 voti espressi Progetto Paese se n'è aggiudicati soltanto 19, pari al 3,46%: la vittoria è stata netta a favore della lista che aveva espresso pure il sindaco uscente (A servizio dei Vallesi), mentre la seconda formazione - Autonomia Collaborazione VAVA - non è riuscita a raccogliere moltissimo (96 voti, 20,78%).
L'ultima chance Progetto Paese - che quest'anno ha aggiunto l'espressione "Piemonte civico" - se l'è giocata nel comune di Varisella: i 20 voti raccolti (4,06%) non sono però stati sufficienti a ottenere nemmeno un seggio. Gli altri voti se li sono divisi le altre due liste, da una parte Insieme per Varisella a sostegno della sindaca uscente, Mariarosa Colombatto (264 voti, 53,55%), dall'altra La Varisella che vorrei, che proponeva come aspirante sindaco Roberto Vaglio, vecchia conoscenza dell’autonomismo regionale; benché in lista ci fossero quattro candidati con lo stesso cognome della sindaca uscente e rieletta, il buon 42,39% fa dubitare che alla base ci sia stata una combine.
La rassegna torinese si conclude con un passaggio a Vidracco, che ha visto confermare come sindaco (245 voti, 89,74%) Antonio Bernini, espressione della lista Con te per il Paese: si tratta della lista ispirata dalla Federazione di Damanhur che ha sede proprio nel territorio del comune. Esponenti della lista guidano dal 1999 l'amministrazione comunale; da alcune tornate viene presentata - per evitare probabilmente rischi di commissariamento dovuti a un'affluenza limitata e ingressi nel consiglio comunale di gruppi estranei - una seconda lista, sempre legata a Damanhur ma non particolarmente votata /in quest'occasione solo 28, 10,26%).
In provincia di Vercelli, a Carisio, si trova l'unica lista di Bene Comune fuori dal biellese: in questo caso, nella parte superiore del cerchio, è stata inserita l'espressione "Per Carisio". In questo caso il risultato è stato di 37 voti, pari a un dignitoso 7,94% (alcuni candidati sono residenti in un comune limitrofo), ma non sono bastati per fare scattare un seggio. La lista vincente, Unire per crescere, è arrivata al successo - battendo il sindaco uscente, che ha mantenuto la lista e il simbolo precedente, Il Paese che vogliamo, unico a finire sulla scheda elettorale nel 2019 - con il 50,00% spaccato.
Nel comune di Guardabosone Forza nuova è riuscita a eleggere altri 3 consiglieri in questo comune, dove si è presentata una sola lista locale, con un campanile come unico elemento del simbolo, unico fregio finito sulle schede elettorali del 2019. Gli 11 voti (5,67%) raccolti a Guardabosone da Fn sono bastati per portare a 12 il totale degli eletti forzanovisti in Piemonte: anche in questo caso gli otto candidati erano gli stessi di Cavaglietto. Si segnala che i due candidati consiglieri eletti di Fn hanno lo stesso cognome del candidato sindaco (probabilmente sono i figli), e sono gemelli: si tratta di un gruppo consiliare sicuramente coeso...
Il comune valsesiano di Rassa ha 62 abitanti, ma ha visto presentarsi ben tre liste, anche se tutte con qualche legame con il paese, fosse anche solo per la seconda residenza: è stato rieletto il sindaco uscente con 29 voti, 22 sono andati allo sfidante principale e solo 6 a Rassa e le sue Valli che candidava il candidato sconfitto nel 2019 e che questa volta è rimasto fuori dal consiglio.
L'ultima tappa del tour piemontese (ma sicuramente qualcosa é sfuggito, visto l’alto numero di piccoli comuni in regione) coincide con una curiosità. Grignasco, 4345 abitanti, in provincia di Novara, è andato al voto. Aveva annunciato la candidatura e iniziato la campagna elettorale il Giuàn Baceja, insieme alla "consorte", la Mariana Curbèla: si tratta della maschera del paese e si è in presenza, quindi, di una burla ben riuscita, tanto da meritare articolo e foto sulla Stampa. Erano molto interessanti le proposte programmatiche, ovviamente in dialetto locale: Ti vota al Giuan per ste ben an duman (vota il Giuan per stare bene un domani); Vota al Giuan e la Mariana per fe ciocca per na smana (vota il Giuan e la Mariana per ubriacarti per una settimana), proponendosi un interessante voto di scambio: una settimana di libagioni da tenersi nella sede del comitato carnevalesco. Per la cronaca le liste erano quattro e l’elezione é stata molto tirata, almeno per le prime tre: chissà quanti voti avrebbe preso il Giuan...

Lasciato il Piemonte, si va in Lombardia: lì il numero di comuni "sotto i mille" è decisamente inferiore rispetto a quelli visti in Piemonte, ma non per questo il passaggio risulta meno interessante. 
Si parte per il nuovo tragitto dalla provincia di Como. Nel comune di Bene Lario, proprio come nel 2019 e nel 2014, si è presentato agli elettori il Fronte nazionale: anche in questa tornata elettorale, raccogliendo il 3,26% (con 6 voti), il partito fondato da Adriano Tilgher ha ottenuto i tre seggi della minoranza in consiglio comunale.
Nel comune di Laino si poteva trovare la lista Laino identitaria - La rete dei patrioti, un movimento di destra che opera anche su base nazionale e che sfoggia al centro del contrassegno la sagoma del lago di Como, tinta con i colori della bandiera nazionale. Essendo stata questa l'unica altra formazione in campo oltre a quella del sindaco uscente (Unione democratica) e ha ottenuto 44 voti (16,67%), sufficienti a ottenere i tre seggi della minoranza in consiglio comunale.
Piccola escursione fuori dal tracciato dei comuni "sotto i mille" (trattandosi di una località con oltre 4800 abitanti) merita il comune di Binago. Lì infatti si è presentata una sola lista, il Movimento Alternativo, una formazione che troveremo anche più avanti: evidentemente il gruppo con due cavalli bianchi su fondo tricolore non è stato molto gradito visto che, mentre per le europee hanno votato in 1991 (47,05%), alle comunali hanno preso la scheda solo in 1191 (29,35%), con ben 800 elettori che hanno rifiutato il bollettino azzurro, un numero veramente enorme se si considera che moltissime persone ignorano questa opportunità. Lo spoglio ha rilevato che il Ma ha ottenuto 665 voti ma, come riporta Eligendo, l'elezione è risultata "nulla per mancato raggiungimento del quorum votanti del 40%": il caso  si verifica molto raramente per i comuni superiori ai mille abitanti, visto che la raccolta di sottoscrizioni sottintende comunque un qualche radicamento sul posto, ma in questo caso è andata proprio così.
Nel cremonese, a Quintano, è comparsa una lista di Europa Verde accanto a una locale, che ha vinto la competizione elettorale (Ridisegniamo Quintano, con tanto di arcobaleno e tocco naif); alla lista ambientalista - che, salvo errori, è l'unica di Europa Verde incontrata nel viaggio del 2024 in questi microcomuni - sono andati vanno 62 voti pari al 14,87%, ovviamente con la corrispondente conquista dei tre seggi di minoranza. 
In provincia di Lecco, a Casargo, come nel 2019 è stata presentata e ammessa una lista che affianca il simbolo della Lega ad altri gruppi civico-politici anche se stavolta Per Casargo è apparso più affollato come contrassegno; rispetto a cinque anni prima non sono cambiati invece i candidati alla poltrona di sindaco, che per giunta si chiamavano entrambi Pasquini di cognome. Pure l'esito, però, è cambiato poco, anzi, la vittoria si è accentuata per Antonio Leonardo Pasquini: la sua Valore Casargo ha superato il 90%, mentre Giovanni Vittorio Pasquini, con la sua lista a trazione leghista ha raccolto solo 48 voti (9,20%), pur sufficienti a ottenere i tre seggi riservati alla minoranza. Morale, nel 2024 come nel 2019, vota Pasquini e non ti sbagli!
Passando al lodigiano, ad Abbadia Cerreto la lista Ama il tuo paese è sembrata, a dispetto del nome e dell'enorme cuore stilizzato collocato al centro del contrassegno a fondo verde, assai poco amata, visto che ha raccolto un solo voto: tutti i seggi sono andati, ovviamente, alle due liste locali. Un risultato sicuramente migliore l'ha ottenuto a Meleti Forza del Popolo, risultata seconda lista: i suoi 45 voti (20,74%), oltre a consentire di ottenere i 3 seggi di minoranza, sono stati oggettivamente un buon risultato.
Nel territorio milanese rileva soltanto il caso di Nosate, unico comune "sotto i mille" del luogo. Lì una lista di Forza nuova si è confrontata con due formazioni locali, ottenendo solo 9 voti (2,21%) e nessun seggio, ma più che raddoppiando il risultato rispetto a cinque anni fa. Se Roberto Cattaneo, il sindaco uscente, è stato confermato con la stessa lista (e identico contrassegno), Stefania Paccagnella, aspirante sindaca di Nosate rinasce sconfitta con 143 voti (35,14%), nel 2019 si era presentata con una lista civica che conteneva nel contrassegno anche il simbolo della Lega (il simbolo attuale ha solo qualche lieve somiglianza con gli emblemi del filone Prima l'Italia). Va detto, per completezza, che in Lombardia, così come in Veneto ed altre regioni, si sono presentate liste di Forza nuova anche in comuni in cui serviva raccogliere le sottoscrizioni degli elettori, ottenendo risultati rilevanti che si sono trasformati pure in alcuni eletti.
In provincia di Pavia - quella che più confina col Piemonte e, non a caso, quella che in Lombardia fornisce più episodi significativi - ci portiamo innanzitutto ad Albonese, che ha visto concorrere tre liste. Due erano locali, una è stata presentata dai Sovranisti per l'Italia, federazione che comprende il gruppo politico L'Altra Italia, di cui si è parlato molte volte nel corso degli anni su questo sito. L'Altra Italia, per quanto si sa, ha un piccolo nucleo in provincia di Pavia, quindi non stupisce la presenza di quel contrassegno, che qui racchiude quattro "pulci" anziché le tre utilizzate nel resto d'Italia (come si vedrà). Per la lista in questione, in ogni caso, sono arrivati solo 2 voti (0,70%), mentre tra le due liste locali è finita 185 a 100 a favore di Vivere Albonese (cinque anni fa unica lista).
Pure a Castelnovetto c'è la lista "a quattro" Sovranisti per l’Italia, che di voti ne ha raccolti 5, pari al 2,16%. La Lista civica per Castelnovetto, lista del sindaco uscente (ed entrante), ha ottenuto 191 consensi (82,68%). Come seconda lista appare per la prima volta il movimento autonomista Lombardia civica, qui denominata Castelnovetto civica - Chiapparoli sindaco: questa ha ottenuto il 15,15%, conquistando i tre seggi di minoranza.
Nel comune di Cergnago ci si poteva imbattere nella lista Cergnago civica, con lo stesso contrassegno visto a Castelnovetto (sagoma verde della regione sullo sfondo, cambiano solo il nome del comune e del candidato sindaco). Qui le liste erano soltanto due e, ferma la vittoria della lista locale (Lista civica, quella del sindaco uscente e confermato), la seconda lista ha ottenuto 52 voti (17,22%), ottenendo così i tre seggi di minoranza. Per scegliere una delle due liste, annullare la scheda o lasciarla bianca, peraltro, si è recata all'unico seggio del comune poco più della metà degli aventi diritto al voto, quindi anche con una sola lista ammessa il comune non avrebbe comunque rischiato il commissariamento.
Si presentava sicuramente più affollata la scheda elettorale nel comune di Galliavola, che ha 171 abitanti ma ha visto affrontarsi ben quattro liste! Il risultato finale delle elezioni è interessante: Vivere Galliavola, con 40 voti, ha ottenuto i 7 seggi di maggioranza; Rinascita Galliavola, che proponeva la sindaca uscente, ha ricevuto 36 voti, mentre Per Galliavola ha raccolto 26 voti e - infine - Uniti per Galliavola ne ha presi 20. Come gli esperti del metodo d'Hondt avranno già calcolato, le tre liste hanno ottenuto un seggio a testa, andando così a comporre una minoranza consiliare - ma maggioranza nel paese - di tre gruppi diversi.
Nel comune di Rosasco ha partecipato al voto come seconda di due liste Rosasco civica, contrassegno della stessa serie vista a Castelnovetto e Cergnago. Se la lista del sindaco uscente (unica a concorrere nel 2019) è stata tranquillamente riconfermata alla guida del paese, anche qui il progetto Lombardia civica è entrato in consiglio come minoranza con il 19,52%, dato da 50 voti raccolti. Esito quasi identico si è avuto a Scaladasole: lì la lista Scaladasole Civica è riuscita a ottenere 76 voti (18,05%), tramutatisi nei tre seggi per l'opposizione grazie alla presenza nella competizione di una sola altra lista.
Si passa poi al comune di Semiana, altra località in cui hanno concorso soltanto due liste (come nel 2019, in questo caso). La sindaca uscente, Chiara Carnevale, è riuscita con enorme facilità a confermare il proprio ruolo (mantenendo il simbolo molto semplice di Insieme per Semina già impiegato nella scorsa elezione, con due spighe nere su fondo bianco). Seconda formazione in campo - diversa da quella finita sulle schede cinque anni fa - era una non meglio precisata lista Per Semiana, scritta nera in carattere Calibri (quello offerto automaticamente da Word) grassetto su fondo tricolore: questa ha ottenuto solo 9 voti (8,49%), pochi ma sufficienti - in quel contesto - a conquistare tutti e tre i consiglieri della minoranza.
Nel comune di Torre d'Arese le liste sulla scheda elettorale erano tre: due locali erano ben riconoscibili e infatti si sono divise praticamente il 99% dei consensi. La sfida tra loro - presenti anche nel 2019 - è finita 259 a 227, con vittoria della formazione del sindaco uscente, Presenza trasparenza partecipazione. Ha completato il quadro una poco inquadrabile lista Pro Pacem (dalla grafica un po' macabra, con corona d'alloro nera su fondo grigio) che ha preso solo 5 voti (1,02%): prestazione comunque migliore di quella del Movimento Lavoratori Giovani presentatosi cinque anni prima, che si era fermato a 3 voti.
Passando al comune di Valeggio (ente diverso da Valeggio sul Mincio in provincia di Verona, comune ugualmente chiamato al voto nell'ultima tornata), era pressoché scontata la rielezione del sindaco uscente, Luigi Tasso, con la lista Insieme per Valeggio. Così in effetti è andata, quindi il punto di maggior interesse era per la sfida tra le altre due liste, entrambe con grafiche viste in altri comuni: Per Valeggio (stessa struttura grafica di Per Semiana) e Valeggio civica, legata al progetto Lombardia civica. Dei 26 voti validi (su un totale di 103) non andati alla lista vincitrice, ha finito per prevalere 14 voti a 12 la prima lista, che quindi si è aggiudicata due dei tre seggi di minoranza, mentre quello restante è andato a Valeggio civica. Va detto che nel 2019 era presente una lista Aria nuova - Grande Nord che ottenne 20 voti e - proprio in virtù di questi, essendo l'unica altra lista oltre a quella del sindaco eletto - tutti e tre i seggi dell'opposizione.
Nel comune di Velezzo Lomellina si sono affrontate solo due liste, per l'esattezza identiche nel contrassegno a quelle finite sulla scheda elettorale cinque anni fa. Il sindaco uscente, Luigi Pasqualetto, è stato ampiamente riconfermato, raccogliendo 51 dei 56 voti validi (ricevuti dal simbolo con il riferimento al candidato e la fascia tricolore, senza alcuna citazione del piccolo comune); la lista Per Velezzo Lomellina ha ottenuto i 5 voti rimasti, trasformatisi automaticamente nei 3 seggi della minoranza. Pure a Villanova d'Ardenghi le liste erano soltanto due: quella uscente di maggioranza e Villanova civica, che con 33 voti (7,35%) si è assicurata tutti i seggi dell'opposizione.
Il tour pavese finisce con una puntata presso il comune di Zeme, nel quale hanno concorso tre liste. La formazione del sindaco uscente, SìAmo Zeme - gioco di parole ormai diffuso e grafica piuttosto elementare - ha ottenuto una facile conferma ricevendo 413 voti (91,37%). I voti validi da dividere tra le altre due liste erano soltanto 39: 20 (4,42%) sono andati a Zeme civica, 19 (4,20%) a una non meglio identificata Viva Zeme: difficile dire se si sia trattato di un tentativo di contrastare la lista Zeme civica (essendo stata annunciata sui media l'intenzione di presentare quella lista) o altre formazioni non legate al paese, ma in tal caso il tentativo non potrebbe dirsi riuscito, visti i due seggi ottenuti da Zeme civica. Le liste legate a Lombardia Civica (progetto presieduto da Giuseppe Olivieri, con vice Enrico Chiapparoli, il candidato sindaco a Castelnovetto), di fatto, hanno eletto consiglieri in tutti i comuni dove si sono presentate, con un totale di 18 eletti.
Resta da dire della provincia di Varese, iniziando dal comune di Cassano Valcuvia. Lì ha presentato una lista (con il nome del comune inserito nella denominazione della lista) il Movimento Alternativo, già visto altrove in precedenza; vale la pena sottolineare che questo progetto politico si è presentato anche in alcuni comuni sopra i mille abitanti, per i quali era necessario raccogliere le firme (Brebbia, 3155 abitanti: Castiglione, dove ha eletto un consigliere, 7582 abitanti; Gornate, 2179 abitanti; la citata località di Binago, 4824 abitanti). In questo casso, a Cassano Valcuvia, ha ottenuto 33 voti (12,18%) ed è riuscito a spuntare un seggio, visto che la lista arrivata seconda - Cassano che cambia - si è fermata a 63.
Nel comune di Castello Cabiaglio si poteva incontrare una lista della Lega con contrassegno ufficiale (con tanto di "pulce" della Lega lombarda e il riferimento alla Lombardia sotto al riferimento a Matteo Salvini): si tratta dell'unica lista oltre a quella dichiaratamente locale. Questa ha vinto, portando alla conferma del sindaco uscente (che peraltro cinque anni fa si era presentato con un simbolo diverso, Per Cabiaglio per tutti), mentre alla Lega sono andati 62 voti  (21,91%), sufficienti per conquistate i tre seggi dell'opposizione.
Passando a Ferrera di Varese, più che il risultato della lista della sindaca uscente (unica formazione presente alle elezioni del 2019), colpisce la nuova presenza del Movimento Alternativo, che qui ha fatto un ottimo risultato: i 67 voti, pari al 20,36%, valgono due seggi, mentre il rimanente seggio di minoranza è stato attribuito alla lista Forza Ferrera (16 voti, 4,86%). Difficile interpretare con certezza il ruolo di questa lista: non è fuori luogo che fosse un tentativo (invero mal riuscito) di sbarrare la strada a eventuali liste esterne al piccolo comune, incluso il Ma.
Decisamente meno fortunata è stata la sortita per il Movimento Alternativo a Marzio, laddove gli abitanti - per la cronaca - si chiamano proprio marziani. Il Ma, però, qui dev'essere stato ancora più alieno, perché ha ottenuto ottiene solo 4 voti (2,29%), senza riuscire a strappare alcuno dei seggi di minoranza, tutti conquistati dalla lista Fare Ambiente per Marzio (38 voti, 21,71%). Si segnala una scheda decisamente naturale, con - nell'ordine - una tartaruga, una campanula e due cavalli. Sicuramente meglio è andata a Rancio Valcuvia: a tavola! Ce n'è stato per tutti, anche per il Movimento Alternativo che (con 42 voti, 10,69%) ha eletto i 3 consiglieri di minoranza, che completano il plenum del consiglio con i 7 dell’unica altra lista presente, certamente locale.
Ultimo comune preso in considerazione per la Lombardia, nella provincia di Varese, è Vizzola Ticino: pure qui si è presentata la Lega-Lega lombarda, col proprio simbolo, ottenendo i seggi destinati all'opposizione grazie ai 37 voti ricevuti (11,97%).

Dopo il viaggio ricchissimo in Piemonte e quello - sicuramente meno denso, ma ugualmente interessante - in Lombardia, è tempo di passare in Veneto. Nel bellunese sembra opportuno prendere in considerazione solo un caso, ma di particolare rilievo: quello di Cibiana di Cadore, talmente singolare da aver avuto eco di livello nazionale. Il sindaco uscente, Mattia Gosetti, eletto con un solo voto di scarto rispetto all'unico altro concorrente nel 2019, in vista delle elezioni di quest'anno avrebbe chiesto a una persona, non residente in paese ma da sempre villeggiante in quei luoghi, il 68enne Sandro Gerardi, di presentare una propria lista. Probabilmente si voleva evitare il rischio di commissariamento del comune qualora quella del sindaco uscente fosse stata l'unica lista; forse quello scenario sarebbe stato comunque evitato (visto che gli elettori iscritti all'Aire da alcuni anni, volta per volta, non vengono più conteggiati per il calcolo del quorum), ma sulle schede è arrivata la lista del villeggiante abituale, denominata - in modo davvero poco equivocabile - Cibiana Due. In quella situazione, però, è accaduto l'imprevedibile: Cibiana Due ha ottenuto 104 voti contro gli 85 della lista del sindaco uscente. Chi temesse un nuovo "caso Carbone", con tanto di dimissioni del neoeletto sindaco (anche se le circostanze di un fatto simile sarebbero completamente diverse), potrebbe tranquillizzarsi: il neoeletto sembra intenzionato a ricoprire la carica.
In provincia di Verona, infine, a Velo Veronese - come nel 2019 -si è presentata una lista con il simbolo Lega affiancato ("a bicicletta" come si diceva una volta) dal simbolo Per Velo; è simile alla tornata precedente anche il risultato finale, con la lista appena citata che ha vinto le elezioni con un margine superiore rispetto alla volta scorsa) superando l'altra lista presente - Con Velo per Velo, dal simbolo comunque realizzato con una certa cura - 325 voti a 194.
Non c'è altro da dire sul Veneto, anche a causa del limitato numero di comuni "sotto i mille" chiamati al voto. E se non si fanno tappe in Friuli-Venezia Giulia (visto che Eligendo non considera le elezioni in quella regione: se ne occupa il portale elettorale regionale), il viaggio non tocca nemmeno l'Emilia-Romagna, visto che anche lì i comuni fino a mille abitanti coinvolti in questo turno elettorale erano davvero pochi.

Qualche tappa sembra invece opportuna in Liguria, partendo dalla provincia del capoluogo, Genova. In particolare, a Gorreto si sono presentate tre liste, una delle quali nel contrassegno riuniva a sua volta tre simboli: La Scuola - Popolo padano - Noi pensionati attivi. La candidata sindaca Valentina Borin, che nel 2019 aveva preso raccolto 4 voti con Polo Moderato e aveva ottenuto un seggio come terza lista, questa volta non ha preso nemmeno un voto (a fronte di 94 abitanti, 110 elettori e 72 votanti, uno dei quali ha lasciato bianca la scheda). Da segnalare la vittoria della lista del sindaco uscente (non ripresentatosi), Gorreto si rinnova: rispetto a cinque anni fa, anche il simbolo è in qualche modo rinnovato, col fondo passato dal bianco all'arancione.
Erano invece soltanto due le liste a Tribogna, esattamente le stesse che avevano concorso nel 2019. La sindaca uscente è stata riconfermata (per il terzo mandato) con la lista Volta pagina - Rinnova Tribogna (stesso emblema di cinque anni fa: chi pensasse a una lista presentata in opposizione a una precedente, visto il nome, sappia che il simbolo è in uso almeno dal 2009, ma probabilmente era stato impiegato già cinque anni prima). Quanto alla seconda lista, Tribogna futura, simbolo veramente mininal,  nel 2019 aveva ottenuto il 7,24% (con 22 voti): è andata decisamente meglio ora con 31 consensi, pari al 12,06% dei voti validi, un risultato che ha garantito e fatto meritare i tre seggi di minoranza (lì ha votato il 45,76% degli aventi diritto).
L'ultima tappa di questo viaggio - o meglio, della sua prima parte - è ad Airole, in provincia d'Imperia. Qui erano state presentate tre liste, inclusa quella - collocata dal sorteggio in apertura della scheda - di Progetto popolare, un movimento che ha base a Colleferro e che troveremo massicciamente presente al Centro-Sud: salvo errore, questa è la prima volta che il simbolo con il tricolore su fondo blu si presenta al Nord. La competizione non ha avuto praticamente storia, nel senso che la sfida tra le due liste locali è finita 128 voti a 108, con la vittoria di Patto per Airole (che in quel modo ha battuto la lista del sindaco uscente Maurizio Odoero, unico aspirante sindaco nel 2019). Progetto popolare ha ottenuto solo un voto (0,42%), del tutto insufficiente per ottenere seggi, al punto che può venire spontaneo (e sicuramente legittimo) chiedersi se ottenere risultati elettorali fosse il principale scopo che ha mosso la presentazione della lista...

(continua)

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