giovedì 1 novembre 2012

L'Italia dei valori, senza (più) nome



Lo ricorda spesso Pierluigi Castagnetti: «Il primo a mettere il suo nome nel simbolo di un partito politico, destando molta impressione perché allora non usava proprio così, fu Marco Pannella». È probabile che abbia ragione, ma sicuramente dopo il buon Giacinto ne sono venuti molti e molti altri. E non si parla solo di quelli che, soprattutto dagli anni Duemila in poi, hanno piazzato il loro nome nell’emblema (Berlusconi certo, «ma anche» Veltroni, Casini, Fini, Boselli, Bossi, Pionati, per citare solo alcuni che non hanno saputo resistere, per non parlare ovviamente di tutta la pletora di candidati alle elezioni regionali e amministrative): per qualcuno, il cognome del leader sembra essere parte integrante dell’emblema, ben difficile da rimuovere.

Proprio ieri, Antonio Di Pietro ha ripetuto di nuovo una cosa ben precisa: «Alle elezioni toglierò il mio nome dal simbolo». Già nel 2010 però, a un congresso dell’Italia dei valori – lo ha ricordato Il Post – disse esattamente questo: «È inimmaginabile che negli anni a venire si possa continuare a fare politica sotto la coperta di un partito che porta nel proprio simbolo il nome di una persona sola, anche se quel nome è il mio che ne sono stato il fondatore. [...] Dobbiamo togliere appena possibile dal simbolo il mio nome». Ora, lasciamo stare – ma non troppo – l’effetto Report (che non è affatto detto che possa far morire l’Idv, a differenza di quanto dichiarato dal suo fondatore): le elezioni ormai sono vicine e se quel nome deve sparire, sparirà.

Ancora più che con Bossi, questa è proprio la fine di un’epoca. Già, perché quel nome, «Di Pietro», sul contrassegno c’è dal 1998, quando l’Idv nacque come movimento e si presentò qua e là alle elezioni amministrative (prima di dare vita all’esperienza dei Democratici). Nel 2001 ricomparve e finì sulle schede elettorali delle elezioni politiche: da allora non si è mai schiodato da lì, mantenendo sempre lo stesso font, accanto al gabbiano color arcobaleno.

Qualche manovra, a dire il vero, era stata fatta, ad esempio nel 2004, quando alle europee a Di Pietro si aggiunse Occhetto e si volle marcare la presenza della «società civile», oppure nel 2005, quando alle regionali si cercò di dare più rilievo al nome del progetto politico, facendo scivolare il riferimento al leader in basso: non dovette sembrare una grande trovata, infatti dall’anno dopo le scritte sul simbolo erano tornate come prima. Che succederà al gabbiano ora, senza più quel riferimento rimasto fermo per quasi quindici anni? Si accettano pronostici su dove potrebbe planare.

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P.S. Dal momento che occorre essere precisi, faccio ammenda rispetto all'immagine precedente. Quello con la dicitura "1998" in realtà è il simbolo presentato dall'Idv alle politiche del 2001. Ho appena scovato il simbolo che alla fine del 1998 fu utilizzato dal movimento politico per presentarsi ad alcune elezioni amministrative. Non sposterà granchè, ma per la precisione, errori non se ne possono lasciare (soprattutto se uno se ne accorge...)

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