Ma poi chi l'ha detto che i moderati non possano fare la rivoluzione? E chi ha detto che i rivoluzionari possano stare solo a sinistra? Deve averci pensato seriamente Gianpiero Samorì, modenese, avvocato, docente di diritto fallimentare poi divenuto banchiere, prima di decidere di candidarsi alle primarie del Pdl, volendo proiettarsi alla Presidenza del Consiglio in caso di vittoria del centrodestra. Magari ha pensato anche al suo (ormai ex) potenziale compagno di viaggio Vittorio Sgarbi, che qualche mese prima aveva creato, senza crearsi alcun problema, il Partito della rivoluzione. Sta di fatto che il nome di Samorì figura tra la ventina di candidati alla guida dello schieramento di centrodestra e la presentazione è avvenuta in pompa magna, sotto l'insegna dei "Moderati italiani in rivoluzione".
L'ossimoro lo hanno visto quasi tutti, in quella convention a Chianciano del 18 novembre che ha svelato alla più parte degli Italiani l'esistenza di una nuova formazione politica. Lasciate perdere la storia dei pullman di vecchietti dirottati all'incontro e convinti di fare una gita (c'è chi si porta il pubblico da casa anche in partiti più grandi, chi è senza peccato prenda il secondo pullman) e non pensate all'ennesimo candidato indagato, di cui si stanno occupando i giornali in questi giorni: pensate solo che i media domenica hanno certificato l'esistenza in vita di un nuovo potenziale leader e di una nuova sigla politica, quasi spaziale a leggerla Mir (un po' troppo sovietica, per i più diffidenti).
Non sarà un partito magari, solo un movimento, nato anche da poco, ma già con due simboli al proprio attivo. Già, perché ancora domenica scorsa il sito riportava ancora il primo emblema, con una grafica piuttosto cheap e autoprodotta, in stile "fine prima Repubblica", con tre freccette a comporre il tricolore e indicare le tre parole fondamentali del nome del movimento, la sigla puntata bianca (feralmente bordata di nero) a sovrastare tutto, lo sfondo azzurro-Pdl (del resto da lì Samorì viene) e l'Italia regionalizzata azzurrina. A Chianciano, invece, un grafico doveva averci messo lo zampino: il poco elegante carattere Stencil ha lasciato il posto a un "bastoni" più pulito, giusto con un filo di ombreggiatura, la sagoma dello Stivale si è rimpicciolita e il tricolore, più fine e sfumato sullo sfondo quasi blu oltremare, è in basso, quasi in posizione Pdl. Il simbolo nuovo, in effetti, è proprio quello e nel giro di qualche giorno finisce anche sul sito.
Tutto bene? Non tanto. All'indomani di questa new entry politica, abbiamo provato a telefonare alla segreteria del Mir, per chiedere le riproduzioni dei due simboli da usare in questo articolo. Ha risposto una voce femminile, giovane e cortese, che però ha richiesto di mandare la solita e-mail al solito indirizzo, dicendo di dover aspettare «di essere autorizzata a inviare il materiale». Ovviamente, nel momento in cui questo post viene pubblicato, non si è ricevuto un bel niente e le immagini mostrate sono in qualche modo recuperate dalla Rete e adattate alla bisogna: se questa è la partenza, quanto a trasparenza e fluidità, c'è poco da sperare.
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