domenica 4 novembre 2012

Quando la lite si inFiamma - gli inizi

Quando, il 27 gennaio del 1995, “nasce” Alleanza Nazionale, cambiando il nome storico del Movimento sociale italiano, «Rauti Giuseppe detto Pino» si era già preparato a dovere. L’idea che si voltasse del tutto pagina, politicamente e anche nominalmente, proprio non gli andava giù, come non piaceva ad altri sodali di partito, da Raffaele Bruno a Silvio Vitale a Roberto Bigliardo: l’Msi non poteva sparire quasi senza colpo ferire, cancellando di fatto il percorso iniziato con Almirante nel 1946 (per chi aveva seguito Gianfranco Fini, ovviamente, non si cancellava un bel nulla, casomai si doveva parlare di evoluzione).
Detto, fatto: un atto notarile del 21 gennaio 1995 costituisce il «Movimento sociale italiano, nella continuità del Movimento sociale italiano - Destra nazionale», a condizione che al congresso di Fiuggi l’Msi di Fini avesse deliberato di sciogliere l’Msi o di trasformarlo in un altro soggetto politico. «Continuità un fico secco, gli eredi siamo noi, loro sono un partito nuovo» proclamano da Alleanza nazionale, che per mettere le cose ben in chiaro piazza nel suo contrassegno – lo stesso già usato alle elezioni del 1994, quando il Msi ufficialmente si chiamava ancora così e si dovette creare un’associazione ad hoc – la fiamma tricolore ultima maniera (sia pure con la sigla M.S.I bianca e non giallo-oro, sulla base rossa), giusto un po’ più piccola rispetto al passato ma ben evidente. Quella fiamma, però, la vuole anche Rauti, anzi, è convinto che spetti solo a lui e ai suoi: «Altro che cambio di nome, a Fiuggi è stato sciolto illegittimamente l’Msi e chi ha seguito Fini ha aderito ad An, che già c’era da un anno, quindi non possono rivendicare niente».
Tanto per cambiare, si finisce in tribunale, ma prima bisogna votare (il 9 aprile) alle elezioni suppletive di Padova – Emma Bonino è diventata commissario europeo e deve lasciare la Camera – e un simbolo va comunque presentato. Rauti fa un tentativo e fa depositare un emblema che richiami il più possibile quello del Msi: c’è solo la fiamma con la base rossa e la sigla bianca (proprio la stessa di An), inscritta perfettamente in un cerchio, tracciato in fretta a mina, con un compasso. Manco a dirlo, il Ministero dell'interno boccia l’emblema, perché è confondibile con quello di Alleanza nazionale visto che le fiamme sono uguali; ci sono giusto 48 ore di tempo per presentare un altro emblema e salvare la partecipazione alle elezioni.
Il partito propone alcune varianti e una, per il Viminale, va bene: il nuovo contrassegno contiene la dicitura maiuscola «Movimento sociale Fiamma tricolore» – il font utilizzato è stato appositamente disegnato dai grafici – con la parola «Fiamma» evidente in posizione centrale; la prima «A» (più grande rispetto alle altre lettere) nasconde parzialmente il disegno tradizionale della fiamma tricolore, stavolta senza basamento. An però non ci sta: «Quel simbolo è ancora troppo simile» tuona Ignazio La Russa, il partito ricorre all’ufficio elettorale presso la Cassazione, ma il ricorso è respinto e Rauti può utilizzare indisturbato il contrassegno alle elezioni del 1995.
Nel frattempo, la questione finisce davanti al tribunale di Roma: per i giudici, a parte qualche piccola differenza, il caso è la copia carbone di quanto avvenuto quattro anni prima, quando il Pci si era trasformato in Pds e aveva perso per strada gli agguerriti compagni di Rifondazione comunista, che volevano a tutti i costi il vecchio nome e il simbolo tradizionale della doppia bandiera, con falce e martello. In sostanza, da una parte c’è un partito che, nell’adottare una nuova linea politica, cambia nome e modifica radicalmente il contrassegno (pur senza rinunciare del tutto al vecchio); dall’altra c’è una formazione giuridicamente nuova (tant’è che viene costituita con apposito atto) che però si richiama integralmente alla vecchia linea politica e chiede di conservare i segni distintivi ad essa legati. In una situazione come questa, solo An può mantenere il nome e il simbolo del Msi, perché giuridicamente è lo stesso partito, anche se è molto cambiato: non c’è spazio, insomma, per chi può vantare una continuità solo ideale. Rauti per il momento incassa (il contenzioso in realtà continua e se ne darà conto), ma la sua nuova creatura politica – che tutti ormai chiamano Fiamma tricolore – è solo agli inizi: di strada da raccontare ce n’è ancora parecchia.

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