domenica 26 gennaio 2014

Sel, Vendola cancella il suo nome

Vuoi vedere che, a ventidue anni dalla prima apparizione di un cognome all'interno di un simbolo - quello di Marco Pannella sull'emblema della lista nata per candidare gli esponenti radicali - la parabola grafica dei partiti personali è ormai in fase discendente? Sembra di poterlo dire, a guardare la cronaca: dopo che l'Idv ha tolto il nome di Antonio Di Pietro, anche Sel vedrà forse sparire il nome di Nichi Vendola.
La decisione è stata presa dall'assemblea del secondo congresso di Riccione, che si è concluso proprio oggi, ma a chiedere la cancellazione è stato proprio Vendola, il cui nome è stato tirato più volte in ballo in vicende giudiziarie nei mesi scorsi. Nel suo primo intervento ha lamentato di aver visto "rovesciato il senso medesimo della mia vita", di essersi sentito "spellato e lapidato dall'uso strumentale e sensazionalistico di fatti giudiziari". Precisando di aver ricordato questo "solo perché il mio cognome compare nel simbolo del nostro partito. E io spero che vogliate accogliere la mia richiesta di restituzione di quel cognome". 
L'applauso, partito dai delegati presenti, ha solo parzialmente coperto la spiegazione fornita al suo gesto: "Non sono il proprietario del partito, io sono una persona e non ho sempre voglia di sventolare come una bandiera". Niente bandiera, dunque, e nemmeno arredo o accessorio di richiarmo di un contrassegno, per sperare di acchiappare qualche consenso in più.
La scelta di Vendola, in fondo, guarda al passato, per l'esattezza alla fine del 2009, quando i Verdi avevano lasciato il cartello delle elezioni europee Sinistra e libertà (erano rimasti solo gli ecologisti di Loredana De Petris) e poco dopo se n'erano andati anche i socialisti del Psi. In quella fase (mentre tutto il testo del contrassegno era in maiuscolo), il segmento rosso non ospitava nessun nome ed era disomogeneo, quasi fosse riempito a frottage con un pastello. A prescindere dalla grafica, la scommessa di Vendola va oltre lo sguardo all'indietro: togliere il suo nome dal simbolo significa in qualche modo dire che Sel può (e deve) esistere anche senza il governatore pugliese. Cosa su cui pochi giornalisti e analisti sarebbero disposti a scommettere volentieri (e forse anche qualche iscritto).  

Sette fiamme per i Fratelli d'Italia

Lo avevano annunciato nei giorni scorsi: tra tutti i simboli inviati per le "primarie", i più votati su Facebook sarebbero entrati assieme a quelli scelti dalla direzione di Fratelli d'Italia in una seconda votazione, che si terrà tra poco meno di un mese, il 22 e il 23 febbraio: in quei giorni, oltre al nuovo logo (specie in vista delle elezioni europee di maggio), saranno indicati il presidente nazionale e i dirigenti legati al territorio.
I contrassegni che parteciperanno a questo "secondo turno" sono stati svelati questa mattina, a Cagliari, nel corso di una conferenza stampa (anche se la scelta, inspiegabilmente, non ha avuto una grande visbilità al di fuori dei presenti all'evento). Tra le oltre 100 varianti che la pagina Facebook aveva ricevuto e posto in votazione - purtroppo l'archivio non è più consultabile, visto che la pagina è stata chiusa il 24 gennaio - ne sono state scelte 7, su cui i militanti di Fdi saranno chiamati a esprimersi.
Alcune delle opzioni saranno, a dire il vero, molto simili tra loro e, nel complesso, emerge con una certa chiarezza l'intenzione dell'attuale gruppo dirigente, oltre che della base che si è espressa sulla Rete. Dopo l'assenso "strappato" (e si è visto con che clima) all'assemblea della Fondazione An all'utilizzo anche solo parziale del contrassegno che fu di Alleanza nazionale, gran parte dei militanti chiedeva a gran voce il ritorno del disegno della fiamma tricolore nell'emblema. Ora è chiaro che era proprio quella la parte del vecchio simbolo cui puntavano i dirigenti di Fdi: delle sette proposte in campo, infatti, non ce n'è una che sia priva di una raffigurazione della fiamma e cinque riportano proprio quella che fu di An, con o senza base.
La soluzione più semplice, indubbiamente, è quella che riprende quasi per intero il vecchio simbolo aennino varato nel 1994 e partorito dal creativo Massimo Arlechino: unica modifica, la sostituzione il nome nella parte superiore azzurra/blu (a seconda della base che l'autore del simbolo ha usato per realizzare la sua variante) da An a Fratelli d'Italia. La differenza grafica, in fondo, si avverte pochissimo: ulteriore prova, ove ce ne fosse stato bisogno, che già il simbolo di Fdi richiamava in quasi tutto il partito in cui la Meloni e La Russa avevano militato fino al 2009, cordino tricolore compreso. Cordino che, peraltro, varie versioni cercano di mantenere, lasciando spazio però anche alla "fiamma antica".
Così, c'è chi pensa di mettere sempre il nome in alto e lasciare le tre corde dove sono, ma di coprire il nodo con una riproduzione più o meno piccola della fiamma con base, inscritta in un cerchio - un po' com'era all'inizio al tempo del bianco e nero e come Pino Rauti avrebbe voluto che fosse nel 1995, se solo le commissioni non gliel'avessero bocciata senza appello - adagiando sull'arco inferiore di circonferenza la dicitura "Alleanza nazionale", dove ora si parla di "Centrodestra nazionale" (in fondo cambia una parola, oltre alla font usata). Questo tema ha addirittura due versioni, una tradizionalmente piatta e una quasi tridimensionale, con tanto di luci e ombre a segnalare il rilievo. La versione piatta, peraltro, è stata ripresa anche da qualcun altro, con le corde messe ad arco di cerchio, per rendere il nodo nuovamente visibile: alzandolo, però, finisce schiacciato tra il nome e il tondo della fiamma, incastrato tra le corde e la dicitura bassa "Alleanza nazionale". Una grafica fin troppo ammassata, per poter mostrare tutto.  
Una ripartizione simile dello spazio appare utilizzata in un altro simbolo, che - unico tra quelli considerati - mette tutto il nome in maiuscolo. Di fatto, il contrassegno sembra composto da tre cerchi concentrici (due bianchi bordati di azzurro e il terzo centrale azzurro, che ospita il nome nella parte alta) e un quarto tondo bianco senza bordo, sovrapposto agli altri, grande come quello azzurro ma con il centro collocato poco sotto al bordo del cerchio esterno. La "mandorla" che si crea comprende la fiamma - stavolta senza base - sopra al nome di An, scritta in un carattere più fine: il tutto per una composizione che si presenta più armonica e che lascia maggiore visibilità alla fiamma. 
Queste cinque soluzioni, come si vede, non fanno dell'originalità un punto di forza. Tenta qualche cambiamento grafico un'altra versione, che sembra una variante del logo 3D visto prima, che scrive il nome riducendo al minimo le maiuscole, inserisce la dicitura "Alleanza nazionale" su una fascia grigia al di sotto del semicerchio blu. La modifica più rilevante, però, riguarda la fiamma, sempre piazzata nella parte inferiore bianca: non viene proposta infatti nella versione tradizionale, ma in quella a due corni utilizzata dal Progetto nazionale di Piero Puschiavo. Che però non risulta essersi avvicinato a Fdi, per cui sarebbe difficile da mantenere in quella soluzione grafica. 
L'ultima versione, invece, è quella più "innovativa": il fondo, infatti, è tutto blu, sempre con un sentore tridimensionale, a giudicare dalle sfumature che danno l'idea di un fondo curvo e lucido. La scritta "Alleanza nazionale" è traforata su una striscia bianca, posizionata a metà del cerchio: in alto resta il nome in carattere bastone, bianco ombreggiato, mentre al di sotto c'è una fiamma tricolore di forma del tutto diversa, con tre "onde" a dare l'impressione delle vampe. Tra tutte le soluzioni scelte, sembra decisamente la più "fresca" e la più interessante graficamente, anche se probabilmente è quella che ha meno possibilità di essere scelta, perché si distanzia molto dalla versione adottata circa un anno fa. Si dovrà attendere febbraio per conoscere l'esito della scelta, ma per ora una cosa è sicura: i Fratelli d'Italia avranno di nuovo una fiamma, riappropriandosi di un pezzo della loro storia. Che però non è solo loro. 

mercoledì 22 gennaio 2014

Fratelli d'Italia, primarie per scegliere il simbolo




Nodo, inno, "vecchio" nome e fiamma potenzialmente ci sono, il simbolo a questo punto createlo voi. Sembra essere questo lo spirito con cui Fratelli d'Italia si approccia alle prossime elezioni (europee, ma non solo). Forte della delibera della Fondazione AN con cui – scontentando il gruppo del Movimento per AN di Francesco Storace e soci – ha ottenuto licenza di utilizzare in tutto o in parte il nome e il contrassegno che fu di Alleanza Nazionale, ora il partito di Giorgia Meloni si rivolge alla Rete e ai simpatizzanti perché decidano con quale emblema andare al voto.
Allo scopo lunedì è stata aperta una pagina su Facebook, intitolata "Componi e proponi il tuo simbolo", accessibile a tutti anche dal sito di Fdi: "Sino alle ore 12,00 del 24 Gennaio 2014 – si legge nella pagina – ognuno può inviare la propria idea del Simbolo a questa pagina oppure indirizzare una mail a simbolo@fratelli-italia.it. I simboli che verranno pubblicati in modo ufficiale su questa pagina, potranno essere votati attraverso il tasto 'mi piace'".
Il risultato dovrebbe essere minimamente vincolante per il partito, che assicura di prendere i due simboli che otterranno più consensi e di presentarli, assieme alle grafiche scelte dalla segreteria del congresso, alla conferenza stampa che si terrà il 25 gennaio a Cagliari.
Fino alla prima mattina di oggi, nella galleria erano stati pubblicati ufficialmente 111 emblemi, compreso quello attuale, visto che qualcuno potrebbe anche legittimamente volerlo mantenere. C'è veramente di tutto, in quella flora di simboli, dalle soluzioni graficamente studiate nei dettagli da creativi esperti, ai contributi dei sinceri estimatori di Photoshop, fino ai tentativi generosi ma poco felici di chi magari si è cimentato poche volte con i programmi di grafica.
Le combinazioni sono le più varie: c'è chi vorrebbe aggiungere il simbolo interno di An, ridotto in piccolo, magari sotto al nodo tricolore o proprio sopra al nodo; altri si limitano a sostituire "Centrodestra nazionale" con "Alleanza nazionale". C'è chi è interessato soprattutto a inserire qualche forma di fiamma, più o meno visibile, con o senza base trapezoidale o magari con altre interpretazioni grafiche (dalla mano con fiaccola tricolore che fu di Azione giovani, ben nota alla Meloni, alle lingue di fuoco del Progetto nazionale).
E se per qualcuno si deve assolutamente lasciare il simbolo del Msi come "elemento di distinzione" ("Va bene tutto – aggiunge un altro – l'importante è che ci sia la fiamma!"), per altri è il tempo dei consigli grafici: "Si deve tenere conto che tra il nodo e la fiamma si riportano per due volte gli stessi colori della nostra bandiera. Il simbolo dev'essere semplice e la fiamma da sola basta per riaccendere il nostro Dna e l'adrenalina".
Non manca chi è poco convinto dell'operazione: "Riesumare vecchi simboli, pur con una loro storia e un loro spessore, ci sembra alquanto povero in tutti i sensi – scrive un'utente –. sono simboli che fanno assolutamente parte della nostra storia, un passato da cui attingere, ma il traguardo da raggiungere è un futuro nuovo a tutto tondo". E se qualcuno propone con un pizzico di perfidia di inserire il logo del riciclo, c'è chi non sapendo maneggiare gli strumenti grafici e si limita a guardare e a ricordare: "Non essendo per niente un grafico, mi emoziona vedere il nostro passato e il nostro futuro". Con quale simbolo, si saprà presto.

lunedì 20 gennaio 2014

Torna il Pc? Nessun nuovo nato, solo un cambio di nome

A qualcuno dei media non pareva vero di poterlo dire, scrivere, strombazzare, come semplice curiosità, come mezza-notizia del giorno o come ritorno di un nemico da combattere. Così, si sprecano titoli e titolini con frasi come "Rifaccio il Partito comunista" o "Rinasce il Partito comunista" o ancora "Tornano i comunisti". Come se qualcuno si fosse messo lì seriamente a riattivare il vecchio Pci, non si sa bene come, visto che del vecchio nome ed emblema sono ancora titolari i Democratici di sinistra - tuttora vivi, non si sa quanto vegeti - rappresentati da Ugo Sposetti e eredi del partito che nel 1991 aveva scelto di chiamarsi Pds, consegnando il comunismo alla storia e spingendo gli irriducibili a sfoderare di nuovo in bella vista la falce e il martello attraverso Rifondazione comunista, per lo meno prima di varie scissioni successive.
Da una di quelle multispaccature, in effetti, sono nati anche i Comunisti sinistra popolare, dopo che nel 2009 il Pdci aveva espulso Marco Rizzo, che pure ne era stato uno degli esponenti più noti. All'inizio, in realtà, il simbolo era nato per essere spigoloso, un quadrato ideale se si vuole considerare anche lo spazio della parola "comunisti", posizionata in alto. E non era stata scelta a caso la forma rettangolare-quadrata del simbolo centrale: Rizzo l'aveva voluta così per marcare "un’inversione di tendenza rispetto alle logiche elettoralistiche che purtroppo hanno permeato anche la sinistra".
Quel simbolo e quel nome, però, erano destinati a durare ancora poco, per lo meno così com'erano. Nel 2012, infatti, tutte le diciture presenti sono state sostituite da un'espressione che sapeva di antico: "Partito comunista". L'idea si è portata avanti fino a questi giorni, con il congresso che ha stabilito che il nuovo nome del partito dev'essere proprio quello di "Partito comunista". Una mera scelta grafica, dunque, che col tempo si è trasformata in una scelta ideologica. Che però, per qualcuno, somigliava a un po' troppo al simbolo del Pdci: il Viminale bocciò il segno e Rizzo dovette accettare di cambiare colore al fondo (che divenne grigio) e agli arnesi sull'area rossi. Per fermare Rizzo, però, ci voleva altro. Il comitato centrale prima, il congresso poi hanno sancito il cambio di nome del soggetto politico: se il Pci di allora non si può rifondare o riattivare, per qualcuno rivedere il vecchio nome è già qualcosa.

venerdì 10 gennaio 2014

I "cinquestelle" sardi alle elezioni senza stelle

Alla fine non è arrivata nessuna risposta da Beppe Grillo: è caduto nel vuoto l'appello dei presentatori dell'emblema del Nuovo movimento Sardegna, affinché il leader stellato concedesse in zona Cesarini l'uso del simbolo-marchio del M5S - rimettendolo di fatto in corsa dopo che dallo staff non era arrivato il via libera alla presentazione di una lista del MoVimento e, dunque, nemmeno al deposito del contrassegno - in sostituzione dell'emblema con gli asterischi a rosa dei venti.
Questa, per lo meno, è la versione che lo stesso gruppo - sempre senza firmarsi - dà sul sito aperto giusto ieri per chiedere l'intervento del titolare del logo. Dopo la "lettera aperta" di ieri, oggi su www.nuovomovimentosardegna.com si trova la risposta al silenzio, in bilico tra amarezza e voglia di continuare. 
"Ancora una volta Beppe Grillo non ha risposto - si legge -. Grazie al nostro simbolo, gli avevamo dato un'ultima chance di presentare il M5S alle imminenti elezioni regionali, ma lui ha continuato a tacere, e nessuno riesce a capirne il reale motivo. I Sardi si sono sentiti abbandonati, oggi si sentono ignorati e forse addirittura traditi. Ma noi non ci arrendiamo". 
Precisano di nuovo di non volere poltrone "anche perché non abbiamo avuto tempo di organizzarci e non abbiamo alcuna visibilità", ma rivendicano di avere dalla loro onestà intellettuale, coraggio e un programma credibile: "Abbandonati da Beppe, vogliamo provare fino alla fine a dare una speranza ai Sardi che avrebbero voluto votare per il MoVimento".
Tengono a sottolineare che la loro essenza non cambia e non è cambiata pur con questo atto: "Noi siamo Cinquestelle veri, i nostri valori e le nostre proposte sono Cinquestelle, senza bisogno di loghi, senza bisogno di autorizzazioni dall'alto. Se è vero, come ha sempre detto Beppe, che il MoVimento è un moto spontaneo di cittadini liberi che si autorganizzano per tentare di cambiare la politica con trasparenza e buona volontà, allora noi siamo il vero spirito Cinquestelle". Il passaggio, da un certo punto di vista, è importante: è come se si rivendicasse il diritto a essere "Cinquestelle" anche sotto altre insegne, un po' come chi si è qualificato socialista, comunista, cristiano... dando vita a una varietà di partiti. 
Con il linguaggio dei marchi, questo è forse il primo passo del procedimento chiamato "volgarizzazione", per cui un marchio viene usato come etichetta di un'intera categoria e, da nome proprio, via via diventa nome comune: è successo al cellophane, al thermos, alla biro, che via via hanno perso la maiuscola e i titolari alla fine si sono dovuti arrendere Alla Nutella, per dire, non è successo, se non altro perché la Ferrero si preoccupa di scrivere puntualmente ai giornali ogni volta che utilizzano il suo marchio con la minuscola per indicare la crema di cioccolato da spalmare. Potrebbe essere la stessa soluzione attivabile da Grillo, qualora temesse una volgarizzazione del suo marchio politico. 
Nel frattempo, però, i depositanti del Nuovo movimento Sardegna non vogliono restare fuori dai giochi: "Non vogliamo che un movimento popolare sia fermato da un diritto di copyright. Questa è la vera democrazia dal basso, Beppe: sostienici! Non dare l'impressione d'esserti trasformato nel vertice di un partito! Hai dato tanto a tutti noi, non dare l'impressione che non ti importi nulla della Sardegna!". Per questa ragione, invitano "tutti gli attivisti, senza distinzioni di gruppi o fazioni", a candidarsi sotto il loro simbolo, inviando la propria disponibilità all'indirizzo nuovomovimentosardegna@gmail.com.
Un simbolo che, naturalmente, è stato cambiato rispetto a quello depositato lunedì in extremis, vista la bocciatura da parte dell'Ufficio elettorale regionale: l'impianto grafico, cromatico e testuale è rimasto uguale, la parola Movimento - che avrebbe fatto storcere la bocca a qualche controllore - è ancora lì, mentre non ci sono più le stelle - rose dei venti gialle, per eliminare ogni polemica confusoria. Al loro posto, sopra la Sardegna ora giallina c'è un codice QR nero, del tutto inedito per un emblema elettorale: inquadrandolo con uno smartphone dotato di lettore, si apre proprio il sito del Nuovo movimento Sardegna. Al momento è quasi vuoto, ma se il gruppo riuscirà a superare in questi pochi giorni lo scoglio delle candidature e delle firme, potrebbe riempirsi e non poco. Che conseguenze questo potrebbe avere sul M5S nazionale e sulla permanenza di organizzatori e candidati nel MoVimento, però, è presto per dirlo.

giovedì 9 gennaio 2014

Sardegna, il M5S rientrerà grazie alla bocciatura?

"Beppe, per favore, vienici incontro e dacci il simbolo". Potrebbe essere riassunta così la lettera aperta che i presentatori del contrassegno di Nuovo movimento Sardegna - l'emblema con le cinque rose dei venti gialle di cui l'Ufficio elettorale regionale ha chiesto la sostituzione ieri - hanno indirizzato direttamente a Beppe Grillo, perché torni sui suoi passi e conceda a quello stesso gruppo l'uso del contrassegno ufficiale del MoVimento 5 Stelle.
Se così fosse, sarebbe un colpo di scena del tutto inatteso, visto che una delle poche certezze al 6 gennaio - ultimo giorno per presentare gli emblemi in Corte d'appello - era che alle elezioni del 16 febbraio non ci sarebbe stata una lista del M5S: le divisioni tra gli attivisti dell'isola avevano spinto Grillo e il suo staff a non concedere l'uso del simbolo, di cui il leader mantiene la titolarità civile.Ora però escono allo scoperto i presentatori di quel curioso simbolo, graficamente lontano da quello del soggetto di Grillo ma che i magistrati chiamati a vagliare gli emblemi hanno ritenuto confondibile, forse per la presenza contemporanea di cinque simil-stelle e della parola "Movimento". A depositare l'emblema è stato un gruppo di attivisti del MoVimento, "tutti certificati e provenienti da tutti i gruppi dell'Isola": la loro è una proposta choc, perché consentirebbe a sorpresa di rimettere in gioco il M5S che tutti davano per escluso. "In Sardegna - scrivono - abbiamo una seconda possibilità e se ci aiuti riusciremo a dare una speranza ai tanti sardi che aspettavano di votare Cinquestelle alle imminenti elezioni regionali".
Certamente non ci sarebbe stata alcuna "seconda possibilità" se l'emblema non fosse stato ricusato, ma le poche norme sui simboli della legge sarda - copia carbone di quelle dettate per l'elezione della Camera - non vietano che il contrassegno sostitutivo sia completamente diverso da quello presentato in origine. Basta solo che il nuovo emblema sia rispettoso delle regole e certamente quello del M5S lo è: a patto, ovviamente, che Grillo ne autorizzi l'uso. 
In questo modo, dunque, il MoVimento 5 Stelle potrebbe arrivare di nuovo sulle schede, dopo aver ottenuto il 30% sull'isola poco meno di un anno fa. Anche per questo, l'appello a Grillo perché conceda il simbolo si fa accorato: "Se lo farai recupererai un rapporto di fiducia con gli attivisti e gli elettori sardi, che oggi si è compromesso, e ridarai una speranza a un'Isola martoriata, che altrimenti sarà condannata ad altri 5 anni di disperazione". I tempi però sono stretti, sia per la procura all'uso dell'emblema, sia - soprattutto - per la preparazione delle liste e la raccolta delle firme.
E se dal leader stellato non dovesse arrivare l'assenso all'uso del marchio originale, i presentatori di Nuovo movimento Sardegna potrebbero sempre modificare l'emblema presentato in prima battuta - ad esempio togliendo la stella centrale - ma non è detto che, a quel punto, valga ancora la pena proseguire nell'operazione.

mercoledì 8 gennaio 2014

Spegnete quelle stelle!

Tanto vale ammetterlo subito: ci siamo sbagliati. Solo ieri avevamo scritto che il simbolo della lista civica "Nuovo movimento Sardegna" era impossibile da confondere con quello del MoVimento 5 Stelle di Beppe Grillo, per la forma delle "stelle" e per la loro disposizione, oltre che per il diverso contesto grafico-cromatico (il bordo giallo e non rosso, la presenza del profilo della Sardegna, la diversa font utilizzata). Non sarebbero confondibili per un bambino, ma - a quanto pare - per l'Ufficio elettorale regionale della Sardegna sì.
Non risultano - al momento - altri inviti alla sostituzione di emblemi, se non proprio quello della lista in questione. Dopo un primo momento, in cui sembrava che i problemi fossero essenzialmente relativi alla documentazione (questioni in ogni caso risolte), pare sia rimasto il caso della "confondibilità", a questo punto in senso latissimo (quasi come una maglia di Ollio indossata da Stanlio) dell'emblema appena coniato con quello ormai ben noto del M5S. Lascia un po' di sorpresa il verdetto, e non tanto per l'assenza di una lista riconosciuta da Grillo a queste elezioni (anche se non viene presentato, un simbolo "famoso" e presente in Parlamento ha comunque diritto alla tutela), quanto per le ragioni viste prima: riesce davvero difficile immaginare che qualcuno possa essere tratto in inganno dalle stelle (che per anni sono state sparse a pioggia sulle schede elettorali), che peraltro del rassicurante pentacolo grillesco non hanno nemmeno la forma, né tanto meno dalla presenza della parola "movimento", che rappresenta solo una parte del testo ospitato dal contrassegno ed è una parola che più generica non si può (come "partito" o "lega", parole il cui uso è sempre stato libero, con la benedizione dei magistrati di Cassazione).
Al più, si potrebbe pensare che ai componenti dell'ufficio non sia andata giù la contestuale presenza delle cinque stelle (o presunte tali) e della parola "movimento", temendo che l'abbinamento avrebbe potuto trarre in inganno qualcuno. Ce ne accorgeremo solo vedendo l'emblema modificato, che i presentatori del contrassegno hanno tempo di presentare fino a venerdì: se una delle due parti mancherà, il motivo sarà chiaro. Certo che è il precedente che si crea è un po' pericoloso: voler vedere una somiglianza a tutti i costi anche quando non c'è rischia di trasformarci in un eccesso di cautela, che limita molto le scelte di chi presenta gli emblemi. Soprattutto, fa sospettare che il corpo elettorale che hanno in mente i giudicanti si faccia prendere facilmente per il naso: poco edificante, non c'è che dire...

martedì 7 gennaio 2014

Sardegna, cinque stelle spuntano su due simboli

Alla fine niente simbolo del MoVimento 5 Stelle, tra quelli depositati alla Corte d'Appello di Cagliari per le elezioni sarde. I media ne hanno dato ampiamente conto, soprattutto per il "patrimonio" di voti che il gruppo di attiVisti sardi legati a Beppe Grillo non sarebbe riuscito a mettere a frutto, trasformandoli in una lista di nomi condivisi (è stato lui stesso a spiegare direttamente la situazione sul suo blog in serata) .
Ad attirare la curiosità dei presenti nei corridoi degli uffici giudiziari del capoluogo sardo, tuttavia, è soprattutto uno dei 34 emblemi depositati. Uno degli ultimi, anzi, proprio l'ultimo, depositato dopo la lista civica "Onestà e progresso" (già nota a Cagliari per aver partecipato alle ultime elezioni amministrative, nel 2011, e che non è poi così lontana nei programmi e nei mezzi utilizzati da quanto il M5S propone nelle amministrazioni locali a partire dal 2009. Non a caso, a depositare l'emblema sembrano essere state persone in qualche modo legate all'esperienza dei MeetUp, anche se in "concorrenza" con il MoVimento ufficiale: lo proverebero cinque stelline posate quasi con leggerezza sulla regione sinistra della corona che contiene la rappresentazione "sardocentrica" del Mediterraneo, colorata con le tinte dell'iride.
Sta creando però più apprensione e confusione un altro contrassegno, quello del "Nuovo movimento Sardegna". Al centro sempre il profilo dell'isola, attorniato dal nome della formazione e dall'etichetta di "lista civica". Il bordo dell'emblema è giallo oro, ma spiccano molto di più i cinque "asterischi" (così li hanno chiamati i media, ma si tratta di rappresentazioni della rosa dei venti) che sono disposti agli "angoli" della Sardegna e, con maggiore evidenza, in posizione centrale. In pratica brillano: sulla dimensione di 3 centimetri delle schede elettorali, infatti, potrebbero anche somigliare a delle stelle. 
Anche qui c'è chi ha visto dietro alla presentazione di questo emblema persone riconducibili all'ambiente dei MeetUp, delusi dalla mancata presenza del M5S alle elezioni e intenzionati a "marcare" per lo meno una presenza civica (del resto "Lista ciVica" era la denominazione dei primi raggruppamenti elettorali che gli attiVisti hanno presentato nel 2009). Potrebbe non essere vero - di ufficiale da parte dello staff di Grillo non arriva nulla - ma in effetti la parola "Movimento" potrebbe richiamare, più di altre, un'affinità con il M5S. 
C'è chi dice che il simbolo rischia di non passare l'esame dell'ufficio elettorale regionale, ma è probabile che non sia così: le stelle di Onestà e progresso sono differenti da quelle di Grillo, quelle dell'ultimo emblema depositato sono ancora più lontane e in tutti i casi la posizione e il rilievo è ben diverso da quello che hanno nel contrassegno di cui è titolare il leader stellato, per cui la confondibilità difficilmente potrebbe aversi. L'uso della parola "Movimento", poi, non è censurabile: è un termine generico, così come le stelle, a ben guardare, sono stelle di uso comune e sono state usate a piene mani negli anni sui simboli elettorali più diversi.
E' dunque probabile che entrambi i contrassegni passino l'esame; il passo successivo, però, sarà portare quegli emblemi sulle schede, operazione che richiederà la raccolta delle firme. Solo in quel caso si capirà davvero chi c'è dietro. E chi è disposto a metterci una croce sopra

domenica 5 gennaio 2014

Sardegna, sulla scheda (non) brilleranno 5 Stelle?

In Rete ormai la notizia sembra sicura, per lo meno più fonti la accreditano così. In Sardegna si vota per rinnovare il consiglio regionale il 16 febbraio e ogni parte politica ha i suoi grattacapi (per dire, il centrosinistra pare non avere ancora un candidato certo). Per una parte consistente di elettori, però, il problema rischia di essere molto più grave, se è vero che - come si legge con insistenza su vari siti e su Facebook - Beppe Grillo non avrebbe concesso ad alcuno l'uso del simbolo del MoVimento 5 Stelle per questa consultazione regionale
Non sembra una bufala, visto che lo dicono attivisti storici come Roberto Lardieri, la deputata Emanuela Corda e il sindaco M5S di Assemini Mario Puddu. La decisione sembra definitiva, anche se non pare ci sia nulla di scritto: cambi di idea sono sempre possibili, ma il termine per il deposito del simbolo alla corte d'appello di Cagliari scade alle ore 20 del giorno dell'Epifania. Cioè domani: di tempo ne resta pochissimo.
Si dice che alla base della decisione di non concedere il marchio ci sia la frammentazione in fazioni degli aderenti al MoVimento in Sardegna, che con le settimane non si è risolta, nonostante alle elezioni politiche il M5S abbia raggiunto il 30% dei voti, diventando la prima forza politica dell'isola. Se i numeri fossero gli stessi, quasi un terzo dei votanti non troverebbe sulla scheda lo stesso simbolo per cui ha scelto di votare allora.
Uno scenario che non piace affatto agli attiVisti, che stanno tentando di correre ai ripari: qualcuno ha iniziato lo sciopero della fame per cercare di convincere Beppe Grillo, altri provano a convocare un'assemblea degli iscritti che si svolgerà stamattina a Riola Sardo. Lo scopo? "Re-incontrarsi, ascoltarsi, parlare", innanzitutto, cioè quello che finora sembra essere mancato. Ma anche "definire una lista condivisa dei candidati del M5S per le prossime elezioni regionali", cosa che finora non c'è stata e non ha aiutato a sbloccare la situazione.
La Corda e la senatrice Manuela Serra si stanno impegnando per arrivare comunque a una soluzione che consenta di presentare una lista stellata. Tra le proposte che circolano in Rete, anche quella di creare delle "liste alternative, di richiamo autonomista" (così le chiama il Fatto Quotidiano), creando un emblema che permetta agli attivisti di ritrovarsi insieme e magari richiami in qualche modo l'esperienza a 5 Stelle, senza però essere troppo confondibile con il logo ufficiale. Logo che di certo - senza un'apposita indicazione da parte dello staff di Grillo - non può essere utilizzato.
Nell'eventualità che qualcuno scelga comunque di presentare il simbolo in corte d'appello entro lunedì, dovrebbe presentarsi una persona "munita di mandato, autenticato da notaio, rilasciato da parte del rappresentante regionale" del M5S. Oppure il rappresentante regionale stesso, che però dovrebbe a sua volta essere identificato e indicato (per iscritto) da qualcuno, a leggere e interpretare il "non-statuto" del M5S. Indicazione che, al momento, manca, per lo meno per quanto riguarda il deposito. 
Se anche il simbolo venisse ammesso dall'Ufficio elettorale centrale regionale, Beppe Grillo - che in base al "non-statuto" è e resta titolare dell'emblema - potrebbe tranquillamente intervenire e opporsi all'ammissione, venendo certamente ascoltato. E non è escluso che lo faccia anche in caso di emblema non uguale a quello ufficiale, ma un po' troppo simile (qui l'esito è meno scontato). Del resto, aderendo alla "non associazione" MoVimento 5 Stelle, gli iscritti hanno accettato anche l'articolo 3 del "non-statuto" che regola l'uso del simbolo e ne attribuisce la titolarità al solo Beppe Grillo: se il nuovo segno è confondibile, devono mettere in conto una reazione.
Più difficile è dire cosa possa accadere all'interno del MoVimento, qualora effettivamente si cerchi di mettere in piedi una lista alternativa, con simbolo diverso. Quella lista certamente non sarebbe un partito, dunque non sarebbe automaticamente causa di esclusione dal M5S; è da vedere se la candidatura in una lista diversa possa essere considerata da qualcuno come appartenenza a un'associazione avente "oggetto o finalità in contrasto con quelli" descritti dal "non-statuto" del MoVimento, anche se una lettura simile sarebbe piuttosto forzata. Per conoscere lo scenario definitivo, in ogni caso, basta attendere una manciata di ore: volendo c'è ancora tempo per sbloccare la situazione e, con essa, il simbolo a 5 Stelle.

giovedì 2 gennaio 2014

Se il Nuovo centrodestra non fa più quadrato

Che il simbolo del Nuovo centrodestra, presentato in modo entusiastico un mese fa da Angelino Alfano e accolto con un ventaglio di atteggiamenti tra il perplesso e l'irridente (per la scarsa inventiva grafica e la comunicativa del tutto assente), era cosa da immaginare. Anche perché, in ogni caso, il logo avrebbe dovuto essere inserito nella circonferenza richiesta dalle norme elettorali: avrebbe potuto essere inserito tal quale, con il quadrato carta da zucchero recante le lettere bianche "NC" e la "D" blu all'esterno, il tutto su fondo bianco, oppure si sarebbe potuta cogliere l'opportunità per immaginare qualcosa di diverso.
E a qualcosa di almeno leggermente diverso qualcuno ha pensato: spulciando l'elenco degli ultimi segni distintivi depositati all'Ufficio italiano brevetti e marchi, si scopre che il 6 dicembre - il giorno dopo il deposito del logo mostrato pubblicamente - qualcuno ha chiesto la registrazione come marchio di due emblemi circolari, tutti e due parenti di quello divulgato dai media. Questo qualcuno è Davide Tedesco, collaboratore di Alfano: lo stesso, per intendersi, che già il 31 ottobre aveva depositato come marchi testuali le espressioni "Centrodestra" e "Il nuovo centrodestra" e, nel mese successivo, ha depositato altri nove nomi, che potessero tentare di coprire varie combinazioni (comprese "Unione per la libertà", "Unione della libertà", "Confederazione della libertà" e "Federazione della libertà", piuttosto lontane dal nome scelto alla fine), prima che l'etichetta del nuovo soggetto politico venisse decisa definitivamente. 
Il primo ad accorgersi della mossa degli alfaniani è Franco Bechis, che su Libero imputa la scelta alla scarsa fiducia nei confronti di Matteo Renzi, in particolare delle sue dichiarazioni di sostegno al governo Letta. Chiedendo lumi al capogruppo Ndc a Montecitorio, Enrico Costa, Bechis si è sentito confermare che uno dei due emblemi rotondi "è il simbolo che dovrà essere messo sulla scheda elettorale: se la situazione dovesse precipitare serivirà subito, altrimenti uno dei due verrà utile per le europee già in calendario".
Perché due? Perché si è pensato uno schieramento a geometria variabile, dipendente dal barometro politico e giudiziario. Già, perché non è ancora dato sapere se Silvio Berlusconi, pur essendo incandidabile in base alla "legge Severino", potrà almeno far figurare il suo nome sull'emblema di Forza Italia e su quelli degli altri componenti della coalizione: se questo non sarà possibile, Alfano è pronto a inserire il suo nome all'interno dell'emblema, in modo da marcare la sua leadership. In questo modo, il quadrato blu inizialmente previsto si estenderà fino a occupare un quarto di cerchio abbondante, includendo anche il nome intero del partito (stavolta in bianco) e con una piccola sfumatura per movimentare la grafica senza esagerare; la parte destra del cerchio, ospitante la "D", resterebbe bianca ma contornata da un arco tricolore, mentre il segmento inferiore conterrebbe il cognome di Alfano in bianco, su fondo carta da zucchero. 
Non è detto, però, che il nome di Berlusconi sia off limits per un emblema (del resto non ci sono precedenti), così come non è detto che Forza Italia accetti di buon grado di apparentarsi a un simbolo con il nome di Alfano, senza averne alcuno nel proprio. Così è già pronta la variante, che toglie il nome del vicepremier e semplicemente fa continuare in verticale la grafica della parte superiore: il quarto blu si trasforma in un semicerchio abbondante (con la stessa sfumatura) e altrettanto vale per l'arco tricolore. In questo modo, peraltro, oltre a ricadere nel consueto uso e abuso dei quattro colori nazionali, sparisce ogni traccia del quadrato che Alfano aveva voluto come forma "con tutti gli angoli e i lati uguali, a rappresentare l'uguaglianza". E se forse non vuole dire che qualcuno nel nuovo soggetto è più uguale di altri (piegando Orwell alla geometria e alla grafica politica), significa senz'altro che la giustificazione sbandierata ai media e ai militanti era per lo meno gracile. Al punto che ha retto solo ventiquattr'ore.