In Rete ormai la notizia sembra sicura, per lo meno più fonti la accreditano così. In Sardegna si vota per rinnovare il consiglio regionale il 16 febbraio e ogni parte politica ha i suoi grattacapi (per dire, il centrosinistra pare non avere ancora un candidato certo). Per una parte consistente di elettori, però, il problema rischia di essere molto più grave, se è vero che - come si legge con insistenza su vari siti e su Facebook - Beppe Grillo non avrebbe concesso ad alcuno l'uso del simbolo del MoVimento 5 Stelle per questa consultazione regionale.
Non sembra una bufala, visto che lo dicono attivisti storici come Roberto Lardieri, la deputata Emanuela Corda e il sindaco M5S di Assemini Mario Puddu. La decisione sembra definitiva, anche se non pare ci sia nulla di scritto: cambi di idea sono sempre possibili, ma il termine per il deposito del simbolo alla corte d'appello di Cagliari scade alle ore 20 del giorno dell'Epifania. Cioè domani: di tempo ne resta pochissimo.
Si dice che alla base della decisione di non concedere il marchio ci sia la frammentazione in fazioni degli aderenti al MoVimento in Sardegna, che con le settimane non si è risolta, nonostante alle elezioni politiche il M5S abbia raggiunto il 30% dei voti, diventando la prima forza politica dell'isola. Se i numeri fossero gli stessi, quasi un terzo dei votanti non troverebbe sulla scheda lo stesso simbolo per cui ha scelto di votare allora.
Uno scenario che non piace affatto agli attiVisti, che stanno tentando di correre ai ripari: qualcuno ha iniziato lo sciopero della fame per cercare di convincere Beppe Grillo, altri provano a convocare un'assemblea degli iscritti che si svolgerà stamattina a Riola Sardo. Lo scopo? "Re-incontrarsi, ascoltarsi, parlare", innanzitutto, cioè quello che finora sembra essere mancato. Ma anche "definire una lista condivisa dei candidati del M5S per le prossime elezioni regionali", cosa che finora non c'è stata e non ha aiutato a sbloccare la situazione.
La Corda e la senatrice Manuela Serra si stanno impegnando per arrivare comunque a una soluzione che consenta di presentare una lista stellata. Tra le proposte che circolano in Rete, anche quella di creare delle "liste alternative, di richiamo autonomista" (così le chiama il Fatto Quotidiano), creando un emblema che permetta agli attivisti di ritrovarsi insieme e magari richiami in qualche modo l'esperienza a 5 Stelle, senza però essere troppo confondibile con il logo ufficiale. Logo che di certo - senza un'apposita indicazione da parte dello staff di Grillo - non può essere utilizzato.
Nell'eventualità che qualcuno scelga comunque di presentare il simbolo in corte d'appello entro lunedì, dovrebbe presentarsi una persona "munita di mandato, autenticato da notaio, rilasciato da parte del rappresentante regionale" del M5S. Oppure il rappresentante regionale stesso, che però dovrebbe a sua volta essere identificato e indicato (per iscritto) da qualcuno, a leggere e interpretare il "non-statuto" del M5S. Indicazione che, al momento, manca, per lo meno per quanto riguarda il deposito.
Se anche il simbolo venisse ammesso dall'Ufficio elettorale centrale regionale, Beppe Grillo - che in base al "non-statuto" è e resta titolare dell'emblema - potrebbe tranquillamente intervenire e opporsi all'ammissione, venendo certamente ascoltato. E non è escluso che lo faccia anche in caso di emblema non uguale a quello ufficiale, ma un po' troppo simile (qui l'esito è meno scontato). Del resto, aderendo alla "non associazione" MoVimento 5 Stelle, gli iscritti hanno accettato anche l'articolo 3 del "non-statuto" che regola l'uso del simbolo e ne attribuisce la titolarità al solo Beppe Grillo: se il nuovo segno è confondibile, devono mettere in conto una reazione.
Più difficile è dire cosa possa accadere all'interno del MoVimento, qualora effettivamente si cerchi di mettere in piedi una lista alternativa, con simbolo diverso. Quella lista certamente non sarebbe un partito, dunque non sarebbe automaticamente causa di esclusione dal M5S; è da vedere se la candidatura in una lista diversa possa essere considerata da qualcuno come appartenenza a un'associazione avente "oggetto o finalità in contrasto con quelli" descritti dal "non-statuto" del MoVimento, anche se una lettura simile sarebbe piuttosto forzata. Per conoscere lo scenario definitivo, in ogni caso, basta attendere una manciata di ore: volendo c'è ancora tempo per sbloccare la situazione e, con essa, il simbolo a 5 Stelle.
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