sabato 23 luglio 2016

Scelta civica, sulla titolarità del nome pronta la resa dei conti

Il sospetto c'era dall'inizio: la situazione in Scelta civica per l'Italia era ed è molto delicata e non sarebbe certo bastata la decisione del segretario Enrico Zanetti di uscire dal gruppo alla Camera e fondarne un altro "ufficiale" con il nome in fieri del partito a dichiarare chiuso il caso. Perché, dopo che Zanetti, dubitando della validità della deliberazione sulle cariche del gruppo per mancanza del numero legale (senza però impugnare alcunché), riteneva di poter ritirare l'uso di nome e simbolo allo stesso gruppo (sulla base di un mandato da lui ricevuto dalla direzione del partito) e di assegnarlo alla nuova aggregazione di cui è parte anche Ala, è arrivata la risposta dei dirigenti del partito contrari a questa scelta. 
Rileva in particolare la lettera di sedici componenti della direzione nazionale (firmata tra l'altro dal confermato capogruppo alla Camera Giovanni Monchiero, dal sottosegretario Antimo Cesaro e dai deputati Stefano Dambruoso e Giovanni Palladino), di cui ha dato notizia due giorni fa Antonio Pitoni sulla Stampa. Il testo della lettera parla di decisioni del segretario "prese senza preavviso, senza motivazione e senza che venissero in alcun modo discusse o approvate dagli organi del partito". L'organo, in particolare, non si sarebbe espresso su "un'imminente integrazione con Ala" (per scelta del segretario e non dell'intera direzione), né sull'elezione del direttivo del gruppo parlamentare. 
Il punto più delicato, tuttavia, riguarda ovviamente l'uso del nome (e, a cascata, del simbolo che lo contiene) e - sempre secondo l'articolo di Pitoni - sarebbe stato aggiunto dopo che Zanetti ha detto (e scritto sul suo profilo Facebook il 15 luglio) di aver "comunicato alla Camera la revoca della affiliazione politica del gruppo esistente al partito Scelta Civica". Nella lettera si legge che "il mandato conferito a maggioranza al segretario Zanetti per l’eventuale revoca dell’uso del nome si fonda su presupposti del tutto diversi". Diversi, evidentemente, da quanto lamentato da Zanetti, ossia il verificarsi di "poco commendevoli casi di decisioni rilevanti nel rapporto tra gruppo e partito assunte con il comportamento attivo e il voto determinante dei componenti del gruppo ospiti 'indipendenti', in quanto non iscritti al partito" o della presenza nel gruppo di iscritti "sistematicamente inadempienti rispetto agli obblighi di contribuzione" verso il partito.
I firmatari della lettera hanno chiesto che si riunisca urgentemente la direzione nazionale, chiedendo a chiare lettere la "conferma che l’unico gruppo parlamentare di riferimento per il partito di Scelta Civica è quello costituito all'inizio della legislatura", con la "conseguente conferma del pieno diritto di tale gruppo di utilizzare il simbolo e la denominazione Scelta civica». Logica conseguenza dei primi due punti proposti sono gli altri due: "interruzione di qualsiasi attività diretta alla formazione di un nuovo gruppo parlamentare unitamente ai parlamentari di Ala" e "adozione di ogni altro provvedimento conseguente". Cosa che viene letta da Pitoni come "un vero e proprio avviso di sfratto per Zanetti", anche in vista probabilmente del congresso che si aprirà in autunno. 
Difficile ora fare previsioni sull'esito del voto in direzione (i membri sono 42), se e quando l'organo sarà riunito: secondo il presidente della Commissione Affari costituzionali Andrea Mazziotti Di Celso - intervista sempre dalla Stampa - "i voti contrari all’accordo con Ala sono molti più di 16, mentre i membri della direzione in carica sono, a quanto mi risulta, meno di 40, causa dimissioni varie", mentre molto più importante è aprire un dibattito "sull'operazione di unione coi verdiniani" e sulla "pretesa di Zanetti di 'licenziare' dalla sera alla mattina il gruppo di Scelta civica senza alcun motivo e promuoverne un altro senza nemmeno informare il partito".
A seconda dell'esito della riunione, non è impossibile che si apra un contenzioso sulla titolarità di nome e simbolo: l'uso di quest'ultimo, per inciso, è regolato dal comitato di presidenza (l'equivalente della segreteria vecchia maniera) e autorizzato (anche) dalla direzione nazionale, mentre l'eventuale modifica radicale o abbandono spetta all'assemblea nazionale su impulso della direzione. Lo stesso Zanetti, per la verità, ha prefigurato "schermaglie giuridiche [...] sull'improbabile diritto dell'ex gruppo del partito a mantenere la denominazione Scelta Civica anche in assenza di qualsivoglia collegamento con il partito politico", senza manifestare per queste interesse; la richiesta di convocare la direzione, tuttavia, sposta la disputa tutta all'interno del partito, o almeno di ciò che ne è rimasto. 

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