giovedì 30 marzo 2017

Unione monarchica italiana, la voglia "proporzionale" di candidarsi

Non è ancora dato sapere con quale legge elettorale si andrà alle prossime elezioni politiche, certamente tra meno di un anno; eppure, da quando è intervenuta la Corte costituzionale, aprendo di fatto la strada anche alla Camera a un sistema tendenzialmente proporzionale (nell'ipotesi in cui non scattasse il premio di maggioranza), sembrano destinati ad aumentare i soggetti che vogliono provare a concorrere. Certo, la soglia del 3% non è alla portata di tutti, ma a questo punto tanto vale provare e, se fortuna e miracoli assistono (e magari qualcuno con una leggina o un emendamentuccio abbassa l'asticella), può perfino scapparci l'eletto. 
Tra coloro che ci provano o, almeno, vorrebbero provarci, sembrano esserci anche i monarchici. Non tutti, in realtà, ma quelli che si riconoscono nell'Unione monarchica italiana, che il 18 marzo - come raccontato da Alfonso Raimo in un articolo per l'agenzia Dire - si sono ritrovati a Roma, al Centro congressi Cavour, per un convegno volto a commemorare Umberto II nel 34° anniversario della sua scomparsa. Si faccia attenzione, l'Umi non è un partito, ma si qualifica come "la più 'antica' realtà associativa monarchica italiana", nata nel 1944, quando il capo dello Stato italiano era ancora un re. Ora, comunque, qualche velleità elettorale l'associazione sembra averla: è stato lo stesso presidente, Alessandro Sacchi, a invitare a stare pronti - "Estote parati", frase evangelica che negli anni è diventata il motto anche degli scout - perché il tempo della proposta politica monarchica potrebbe tornare.
La platea all'incontro era varia: tra gli uditori, anche parlamentari come Renato Schifani (Forza Italia) e Daniele Capezzone (Conservatori e riformisti), l’ex ministro degli esteri Giulio Terzi di Sant’Agata, ma anche Bianca di Savoia-Aosta, contessa Arrivabene, la prima figlia del duca Amedeo, al quale da tempo l'Umi è vicina. A monte e a valle c'è la volontà di ripetere il plebiscito del 1946, che in quell'occasione premiò la repubblica (anche se alla consultazione per lo storico Francesco Perfetti sarebbe seguito "un colpo di Stato"), ma oggi potrebbe avere un esito più favorevole alla monarchia: tappa necessaria, nel mezzo, sarebbe la revisione costituzionale che prevedesse l'abrogazione dell'articolo 139 o, almeno, l'eliminazione della parola "non", rendendo rivedibile anche la forma repubblicana, il tutto per rimuovere quella che Sacchi ha chiamato "una mostruosità giuridica".  
Oggi l'Unione monarchica italiana - a lungo guidata da Sergio Boschiero - e di cui ora è segretario ad interim Oronzo Cassa (dopo le dimissioni di Davide Colombo), vorrebbe provare a riportare i monarchici alle elezioni e in Parlamento (che li ha visti presenti per l'ultima volta nella legislatura 1968-1972), forte dei circa 70mila iscritti dell'Umi ("con simpatizzanti anche tra i grillini", sempre secondo Sacchi). Nella loro mente c'è un diverso ruolo per il capo dello Stato ("Il re d’Italia sarebbe un Capo davvero terzo, imparziale, sobrio", a differenza dei presidenti della Repubblica, "uomini di partito") e anche un potenziale capo della forza politica, Aimone di Savoia-Aosta, secondo figlio di Amedeo, manager all'interno di Pirelli Tyre. 
Certo, la candidatura dei monarchici, come singoli in lista o proprio come liste, dipenderà dalla legge elettorale (eventuali collegi uninominali renderebbero l'impresa impossibile). Di certo, però, tra i monarchici sembra esserci voglia di non essere "solo portatori di voti", come detto da Alessandro Sacchi, che ha chiuso il suo intervento con "Avanti Savoia!”, appena prima dell'inno sardo. Basterà tutto questo a riportare la Corona reale e il nodo dei Savoia sulle schede e in Parlamento?

Nessun commento:

Posta un commento