domenica 4 febbraio 2018

#RomanzoViminale: dieci simboli mai arrivati in bacheca


I media nei giorni scorsi si sono prodigati in folkloristiche cronache e narrazioni dal Viminale, descrivendo al volo o più nel dettaglio i vari simboli depositati e i loro presentatori. Più di qualcuno, nel tirare le somme, ha riconosciuto un vistoso calo nel numero dei depositanti e delle loro "creature", cercando di interrogarsi sui motivi alla base della "ritirata". Nessuno però ha seriamente dedicato attenzione ai simboli che, per una ragione o per l'altra, quest'anno non si sono visti nelle bacheche del Ministero dell'interno o avrebbero potuto starci benissimo se qualcuno li avesse preparati in tempo. Chi gestisce questo sito e molti dei suoi frequentatori, tuttavia, credono sia giusto rendere loro l'onore delle armi: per questo, ecco qui dieci simboli - con relativi presentatori - che avremmo potuto e voluto vedere nelle bacheche del Viminale, ma almeno sono finiti nella nostra "fantabacheca". Per sorridere un po', per sentirci meno soli come #drogatidipolitica, per sentirci rassicurati da un simbolo strano che si aggiunge o che anche stavolta non manca all'appello. E invece, purtroppo, non c'era.

1) Lista Gabriele Paolini

Di tutti i simboli elencati, questo è il solo che abbia varcato in qualche modo la soglia del Ministero dell'interno. Come si è detto nei giorni scorsi, infatti, tra gli ultimi a presentarsi ai tavoli dl Viminale nella prima giornata di deposito, il 19 gennaio, c'è stato Gabriele Paolini, già noto come inquinatore e decostruttore televisivo (oltre che come "profeta del condom", ma quest'anno tra i depositanti c'era pure Giuseppe Cirillo): con sé, a quanto pare, aveva solo un foglio con il possibile emblema della sua lista, difforme rispetto alle prescrizioni di legge e ministeriali. Nelle bacheche non è mai arrivato, ma sul profilo Facebook di Paolini lo si è visto: si trattava della semplice dicitura "Lista Paolini" scritta a penna, nel tentativo di rendere le lettere più spesse. Al centro, il nome "Felis" con tanto di occhio stilizzato: chi è Felis? Andate sul profilo Fb o sui siti curati da Paolini per scoprirlo...


2) Lista civica nazionale "Io non voto"

Di solito è sempre stato tra i primi a presentarsi in fila davanti al Ministero dell'interno; quest'anno, invece, problemi di salute hanno tenuto lontano da Roma Carlo Gustavo Giuliana, così fotografi e telecamere non hanno potuto immortalare il suo ormai immortale "Io non voto", con tanto di virgolette perché è la citazione di una presa di posizione, di una scelta netta che si fa progetto e nome, appunto, di una "lista civica nazionale". Ci è mancato questa volta il colore pervinca del simbolo, ci è mancato il buonumore pronto a non venir meno e a scattare a dispetto della fredda attesa viminalizia. Si spera che torni presto a mettersi in fila e, magari, riesca anche a presentare le liste, così da concedere a tutti il brivido ossimorico di votare "Io non voto".


3) No Euro - Lista dei grilli parlanti

Altro grande assente, che non può non avere un posto d'onore nella lista delle persone che ci si aspettava di veder arrivare sulla piazza del Viminale per depositare una delle sue creature è Renzo Rabellino. Tra il 1993 e il 2016 ci ha deliziati a livello locale e nazionale con le sue iniziative simboliche audaci (a volte con un vago sentore di zolfo), che hanno fatto sommamente irritare alcuni, mentre hanno dato sempre linfa ai veri #drogatidipolitica. Purtroppo stavolta Renzo non si è visto: è probabile che c'entri la condanna (diventata definitiva ad agosto dopo la sentenza della Cassazione) legata alla raccolta delle firme per le regionali piemontesi del 2010. Noi speriamo di rivederlo presto, magari con Gianluca Noccetti, nel 2014 elemento fondamentale della banda. Vi aspettiamo! 


4) Partito pirata

Dopo l'invasione (o arrembaggio, fate un po' voi) del 2013, quest'anno nemmeno un simbolo si è riferito al fenomeno Pirata. Ma soprattutto quest'anno non si è visto nemmeno Marco Marsili, che nel 2013 aveva portato il "suo" Partito pirata, anche se aveva dovuto modificare il simbolo perché gli era stato chiesto di cambiare nome e togliere la vela nera, ma il jolly roger era rimasto al suo posto. Ci sono mancate le scorribande (ad arrembaggio) notturne e antelucane di Marco, quasi sempre preludio alla presentazione di simboli che hanno messo sotto stress le norme elettorali, per capire fino a che punto si poteva osare: quest'anno la terra portoghese l'ha trattenuto, ma siamo certi che prima o poi tornerà, oh se tornerà... 


5) Partito internettiano

Il primo a mettere la "chiocciolina" del web su un simbolo elettorale? Francesco Miglino, segretario del Partito internettano, apparso per la prima volta nelle bacheche ministeriali nel 2001 (anche se allora il fondo era tutto azzurro e le scritte erano nere). Presente alle politiche del 2013 e alle europee del 2014, pareva che anche quest'anno il titolare del simbolo si presentasse almeno nell'ultimo dei tre giorni dedicati al deposito degli emblemi, ma purtroppo non è arrivato. Peccato, perché nell'anno delle campagne elettorali più social in assoluto, vedere al suo posto l'emblema del primo partito ad aver creduto che "solo tramite internet, il più rivoluzionario strumento di partecipazione diretta, sarà possibile intervenire nelle nuove sfide, contrapporsi da subito ai minacciosi piani di accaparramento delle risorse del pianeta da parte di oscuri centri di potere che, in nome del profitto ed in forza di immense disponibilità finanziarie, pensano di determinare e dominare il destino della società senza che nessuno si opponga" sarebbe stato rassicurante.


6) INRI - Lista Jesus Messi - Movimento Bunga Bunga

Lui in effetti in questi giorni è rimasto in Colombia a preparare altre liste e altre battaglie, per cui al Viminale non lo si è proprio visto. Ma lui, Marco Di Nunzio, il simbolo per correre nella circoscrizione Estero - America meridionale l'aveva già preparato e, al di là di ogni considerazione estetica, era davvero imperdibile. In primo piano c'era una spada (mi raccomando, non una croce), giusto in mezzo alla sigla Inri (che ovviamente significa Indigenti nativi rivoluzionari italiani... cosa pensavate, eh??); subito sotto c'era un riferimento a "Jesus" (vai a capire se si tratta di Gabriel Jesus del Manchester City o di Jorge Jesus allenatore dello Sporting Lisboa) e a Messi, con tanto di stemma del Barcellona; in basso, la pulce dell'immancabile Movimento Bunga Bunga (col simbolo del 2013). Il contrassegno sarebbe stato bocciato di sicuro, ma quante emozioni avrebbe portato... 


7) Sempre in piazza - Il presenzialista dei Tg

Prima o poi avrebbe dovuto pensare seriamente a fare una propria lista: Mauro Fortini in Italia lo conoscono tutti, anche se magari ne ignorano il nome. E' lui il più assiduo presenzialista dei telegiornali, che appare sempre con la sua inseparabile penna arancione, usata per vergare un taccuino mentre il politico di turno dichiara qualcosa, oppure portata alla bocca o alla fronte, mossa con sapiente e ipnotica lentezza, in grado di distrarre il telespettatore. Da qualche giorno Fortini, che dal 1999 ha totalizzato oltre 18mila apparizioni televisive, ha concepito un suo simbolo da presentare alle prossime elezioni: c'è lui, il suo motto "Sempre in piazza" (e lui c'è davvero), il suo biglietto da visita di "presenzialista dei Tg" e, soprattutto, la sua penna arancione, proprio quella. La prossima volta, ne siamo certi, si metterà in fila anche lui.


8) Partì Demücratéc Padan

Anche in questo caso il contrassegno scelto per la bacheca dei non depositati, più che un partito, sta a rappresentare una persona: Massimiliano Loda, detto Max. Il Partì Demücratéc Padan, volendo, è la creatura politica che lo rappresenta di più, anche se negli anni lo si è visto depositare anche altro (compreso il simbolo di Rivoluzione civile senza Ingroia nel 2013 e, prima ancora, Immigrati basta). Quest'anno il Loda da Lodi non si è visto, né lo si sarebbe potuto vedere: da una lettera che lui ad agosto ha inviato a Roberto Bernardelli di Grande Nord (e pubblicata da L'Indipendenza nuova), si apprende che lui si trova in carcere per il cumulo di pene legate ad accuse di firme false. "In uno stato di diritto è indegno che il meccanismo di presentazione alle elezioni comporti rischi per la libertà personale; è ora che la politica affronti il problema", scrive nella sua lettera. Per il momento, nel rispetto di tutti quanti e della legge, i #drogatidipolitica si augurano che Loda possa tornare quanto prima in condizione di politicare: anche la sua assenza si fa sentire.


9) Federazione nazionale dei Verdi-Verdi

A livello locale in Piemonte l'attività è continuata e la pagina Facebook è sempre aggiornata, ma a livello nazionale l'orsetto dei Verdi-Verdi, legati fin dall'inizio a Maurizio Lupi (non quello lombardo, ovviamente), manca davvero da troppo tempo nelle bacheche del Viminale. Non lo si vede, per intendersi, dal 2006, anno in cui comunque la dicitura "Verdi Verdi" fu cassata dall'Ufficio elettorale nazionale e si dovette ricorrere alla dicitura "L'Ambienta-Lista Ecologisti democratici". Da allora, niente più orsetto che sorride e saluta, né sulle schede né nei corridoi del Ministero. Una mancanza cui coloro che seguono con passione le cronache politiche non si sono rassegnati, nemmeno quest'anno.


10) Lista Marco Pannella

Negli ultimi giorni l'ho ricordato spesso: queste elezioni sono le prime a svolgersi senza Marco Pannella. E sarà anche la prima volta che la lista che porta il suo nome, ora guidata da Maurizio Turco, non si presenterà o non contribuirà ad altre liste (come avvenne nel 2006 con la Rosa nel Pugno o nel 2013 con Amnistia giustizia libertà). "La non democraticità delle elezioni - si legge in una nota - ha raggiunto in questa tornata elettorale vette mai raggiunte prima e qualsiasi tentativo di partecipare al gioco elettorale significherebbe legittimarle. Il regime erede della partitocrazia, attraverso la stampa e la tv totalmente asservite alle ragioni del potere, impedisce quotidianamente ai cittadini, di conoscere altro e altri da ciò che, funzionale alla sua stessa conservazione, deve essere conosciuto". 
Sui media non si parla di temi "essenziali quali lo Stato di diritto, la giustizia, l'Europa", cari al Partito radicale nonviolento transnazionale e transpartito, oltre che alla Lista Pannella: Turco e gli altri parlano di censura sempre più violenta nei loro confronti, di una legge elettorale "per la terza volta [...] adottata in prossimità della scadenza elettorale stravolgendo il precedente sistema", rendendo difficile ad alcune forze politiche la partecipazione alle elezioni "mentre si dilata a dismisura, per via interpretativa, la possibilità di presentare liste senza l'onere della raccolta delle firme a qualsiasi microinsediamento istituzionale" (non senza riferimenti poco criptici all'esenzione a favore anche di +Europa). Per questo la Lista Pannella continua la sua opera di denuncia della "sempre più sottile, quasi impalpabile quanto pervasiva, violenza del regime", invita alla "resistenza nonviolenta" e, oltre a non partecipare al voto, non ha presentato nemmeno il simbolo. Almeno nella bacheca dei nostri desiderata, dunque, doveva finirci.

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