domenica 14 ottobre 2018

Verso il 17° congresso di Radicali italiani: partito nuovo o nuovo partito?

Nelle pagine di questo sito mi sono occupato spesso della galassia radicale e dei soggetti politici per eccellenza che la compongono - a partire dal Partito radicale nonviolento transnazionale transpartito - anche quando i rapporti tra essi si sono fatti particolarmente delicati, se non addirittura conflittuali. Ora Radicali italiani si prepara ad andare a congresso - l'assise, la numero 17, si terrà a Roma al Rome Life Hotel dall'1 al 3 novembre - e, tra le molte questioni sul tavolo, c'è inevitabilmente il rapporto con +Europa, soggetto politico che Ri ha contribuito a costituire il 10 gennaio 2018: sarà il caso di confluire definitivamente in quel soggetto politico? E' invece opportuno che Radicali italiani continui a esistere e operare come soggetto politico autonomo?
Domande di questo tipo implicano necessariamente una riflessione sullo statuto di Ri, dal momento che l'art. 1, comma 4 di quel documento fondativo recita testualmente: "Radicali italiani in quanto tale e con il proprio simbolo non si presenta a competizioni elettorali", per cui quel soggetto politico in effetti non ha mai corso ad elezioni politiche o europee (e, che si sappia, nemmeno regionali). Non a caso, a occuparsi di questo tema è e sarà la commissione statuto di Ri, sulla base di una riflessione guida proposta da Roberto Cicciomessere: vale la pena di valutare con attenzione il contenuto, traendone spunti per altre considerazioni.


Il divieto di correre alle elezioni "in quanto tale"

Prima di tutto, però, è il caso di ripercorrere in breve la nascita di questo divieto di partecipare alle elezioni "in quanto tale e con il proprio simbolo" che Radicali italiani si è autoimposto. 
La norma è stato inserita nel congresso del 2012: la proposta formalmente era del tesoriere uscente, Michele De Lucia, ma a monte era stata suggerita dal segretario uscente (poi riconfermato), Mario Staderini. Se per vent'anni - era la tesi di quest'ultimo - la Lista Marco Pannella partecipando alle elezioni aveva rivestito un "ruolo di garanzia, non solo per i radicali, in un sistema antidemocratico", mentre Radicali italiani aveva nei suoi undici anni di vita sostenuto ogni progetto politico-elettorale dell’area radicale e partecipato alla sua decisione, senza però concorrere direttamente al voto, era il caso di dichiarare "per statuto" il divieto di presentare liste con il simbolo di Ri (rendendo dunque norma quella che fino a quel momento era stata una prassi), identificandola come elemento costitutivo dell’essere radicale. De Lucia, per parte sua, sosteneva che quella scelta fosse la logica conseguenza dell’istituto della “doppia tessera” (su cui Radicali italiani è "ontologicamente fondato") e coerente con le decisioni del Partito radicale transnazionale (di cui Ri è soggetto costituente), visto che il suo statuto contiene tuttora una disposizione identica. 
L'emendamento fu approvato, ma di misura: in molti espressero dubbi perché non ritenevano incompatibile la partecipazione alle elezioni con la "doppia tessera" (che era stata introdotta nel 1967 per negare che vi fosse una disciplina di partito da rispettare, ma il Partito radicale aveva continuato a presentare liste per vent'anni) e consideravano inopportuno impedire la corsa elettorale all'unico soggetto politico dell’area radicale - Radicali italiani, appunto - cui l'iscrizione era aperta a chiunque, perché allora si sarebbe dovuta delegare ogni partecipazione alle elezioni alla Lista Pannella (che non prevede iscrizioni aperte a tutti) o a nuovi eventuali soggetti costituiti ad hoc (le famose "liste di scopo"), per cui si sarebbe rischiato almeno temporaneamente un "deficit democratico" nell'area radicale. Alla fine, sia pure per pochi voti, prevalsero le ragioni di chi rivendicava la coerenza di quella previsione con quella contenuta nello statuto del Partito radicale nonviolento, transnazionale e transpartito, temendo che la partecipazione alle elezioni con il suo simbolo avrebbe messo a rischio la natura "transpartitica" che emerge anche dallo statuto di Radicali italiani (art. 2, comma 2); l'introduzione della rinuncia alle candidature per Ri "in quanto tale" non avrebbe comunque impedito ai radicali di trovare altre "soluzioni creative" per vivere le elezioni come una scadenza d’iniziativa politica (attenta, dunque, alle lotte democratiche da condurre e pubblicizzare, più che al risultato elettorale), magari presentando candidature sotto altre forme e con nomi diversi.
Finora quella disposizione è stata rispettata, anche se nel 2016 sono scoppiate molte polemiche per la decisione di presentare liste alle elezioni amministrative di Milano e Roma con la parola "radicali" in primo piano: per il Partito radicale nonviolento transnazionale transpartito (e soprattutto per il suo tesoriere, Maurizio Turco), si trattava di un'operazione di "travestitismo elettorale", non condivisa all'interno della galassia radicale e non corretta politicamente e giuridicamente (ma le liste comunque si fecero e furono regolarmente ammesse, pur non riscuotendo risultati troppo lusinghieri, tra l'altro con il voto tenuto meno di un mese dopo la morte di Marco Pannella). 


Un divieto non più attuale?

Nel suo intervento introduttivo, Cicciomessere sembra fare propria la tesi del ricercatore Lorenzo Strik Lievers (che già nel 2012 si era espresso contro l'emendamento De Lucia): lui nell'ultimo Comitato nazionale di Radicali italiani aveva detto che "la teoria e la pratica del transpartito non ha mai funzionato negli ultimi 50 anni", perché nessun esponente di altri partiti che abbia avuto anche la tessera radicale (di Ri o anche, visto il riferimento agli anni, probabilmente anche del Prntt) ha mai "utilizzato il partito radicale come luogo privilegiato per fare politica", preferendo limitarsi ad aderire a singole battaglie ma restando coi piedi ben piantati in altri partiti. 
Di più, già in preparazione al congresso del 2017, lo stesso Strik Lievers aveva ricordato che non ci sono "mai state elezioni politiche in cui i radicali non abbiano cercato di avere un loro ruolo e tante volte riuscirono ad averlo, quasi sempre presentando il proprio simbolo o il richiamo all'identità radicale"; di più, nella galassia radicale Radicali italiani era stato pensato come associazione "con una specifica funzione di forza politica generale operante in Italia, non settoriale e a tema come le altre" e proprio Ri aveva deciso con lo Sdi la nascita della Rosa nel Pugno (con l'inserimento della parola "radicali" ma con il simbolo concesso in comodato dalla Lista Pannella) e con il Pd l'inserimento di candidati all'interno delle liste nel 2008. 
Dopo la sospensione degli organi statutari del Prntt seguita al congresso di Rebibbia del 2016, già prima della XVI assise di Radicali italiani si era detto che quel soggetto politico doveva essere "chiamato a una prova di maturità, e cioè a prendere atto di quello che nei fatti è sempre stato: un partito politico", così da obbligare gli aderenti "a confrontarci con quello che siamo e con la strada da intraprendere per crescere e diventare quello che vogliamo diventare", ammettendo allo stesso tempo di non essere "più l’espressione italiana e tanto meno l’unica del Prntt".
Per Cicciomessere "non è immediatamente comprensibile perché ripristinare la possibilità di RI di presentarsi con il nostro simbolo – possibilità che non costituisce certo un obbligo, così come non comporta neppure l’esclusione di liste costituite con altri simboli e altri soggetti politici – rappresenti una ferita, una discontinuità nei confronti dell’identità e della storia radicale, o neghi la natura di partito che ha sempre utilizzato la scadenza elettorale solo come strumento per affermare e rafforzare le lotte democratiche e di civiltà che ha condotto nelle piazze del paese": eliminare l'autodivieto introdotto nel 2012 "rappresenterebbe solo un ripristino di una normalità e continuità statutaria durata undici anni, a partire dal 2001".


Uno sguardo all'indietro

Per suffragare la propria tesi, Cicciomessere si rivolge alla lunga storia radicale, richiamando l'esperienza dell'unico soggetto della galassia radicale che sia finora stato sciolto: il Movimento dei Club Pannella-Riformatori, costituito nel 1994 e qualificato dall'ex parlamentare radicale come "predecessore di Radicali italiani". Quell'ente politico era nato "per coordinare le attività dei vari soggetti dell’area radicale italiana, in particolare i referendum abrogativi e le campagne elettorali" e nel suo statuto era scritto espressamente che "Il Movimento può decidere di prendere parte, in quanto tale, con proprie liste e propri candidati, alle elezioni politiche o amministrative, partecipare a intese elettorali e può anche sostenere direttamente liste o candidati – iscritti o no al Movimento – promosse o proposti da altri". 
Per Cicciomessere, dunque, abrogare l'autodivieto sarebbe "in perfetta continuità addirittura con il primo soggetto esclusivamente italiano, il cui presidente Marco Pannella fu eletto con il 90% dei voti". A onore del vero, bisognerebbe ricordare che in quella forma e con quell'esatto nome il movimento non partecipò mai: si limitò a presentare liste alle elezioni europee del 1994 con il contrassegno della Lista Pannella - Riformatori (aggiungendo una corona stellata intorno al cerchio) e a depositare l'emblema alle elezioni politiche del 1996, ma le candidature in quel caso furono presentate dalla Lista Pannella - Sgarbi, dunque con una partecipazione a "intese elettorali" previste dallo statuto del movimento.
Serie storica del voto alle liste dei radicali o da loro partecipate 
alla Camera (C) e al Parlamento europeo (E), dal 1976 al 2018
(dal sito www.radicali.it)




Soprattutto, però, Cicciomessere ha mostrato, dati e grafico alla mano, che "il movimento radicale, nel corso di tutta la sua storia politica, ha sempre ritenuto essenziale partecipare direttamente o con altre liste nella maggior parte delle competizioni elettorali nazionali ed europee, certamente per dare sbocco parlamentare alle sue battaglie di civiltà": negli ultimi 42 anni si sarebbe presentato 17 volte "in modo sicuramente non scontato, ma senza perdere neppure per sbaglio un'occasione".


Il destino della galassia e quello (giuridico) di Ri

Cicciomessere ritene più convincente la spiegazione con cui Emma Bonino al congresso del 2012 sostenne l'emendamento De Lucia (convincendo probabilmente più di qualcuno a votare a favore): Radicali italiani non poteva decidere autonomamente di presentarsi alle elezioni perché esisteva la più vasta "galassia radicale" da cui dipendeva la forza radicale e e la capacità di condurre lotte radicali transnazionali. Un'affermazione che, pur condivisibile, per l'ex parlamentare radicale non ha più fondamento: a suo dire, infatti, "oggi non esiste più la 'galassia radicale' e [...] l'associazione Lista Marco Pannella, che ha il controllo giuridico di alcuni simboli radicali della “galassia” e delle proprietà radicali, è sottoposta al controllo esclusivo di un gruppo ristretto di quattro radicali del Prntt nominati da Marco Pannella" (si trattava in realtà degli altri fondatori della lista nel 1992, ossia Maurizio Turco, Laura Arconti, Rita Bernardini e Aurelio Candido, mentre non ne fanno più parte da tempo Marco Taradash e Vittorio Pezzuto) e la stessa Lista Pannella ha "persino sfrattato Ri e l’Associazione Luca Coscioni dalla sede storica di via Torre Argentina". 
A detta sua, dunque, "nessuno può decidere la presentazione di una lista con il simbolo dell’unico soggetto radicale italiano effettivamente esistente": il che è vero, ma più per la previsione statutaria che per le altre ragioni elencate sopra (il controllo giuridico da parte del Prntt di alcuni simboli, essenzialmente la rosa nel pugno e il profilo di Gandhi elaborato da Paolo Budassi con il nome "Partito radicale" in molte lingue - attuale emblema del Partito radicale transnazionale - non rappresenta certo un ostacolo alla partecipazione alle elezioni con l'emblema di Radicali italiani).
Di più, Cicciomessere ha sottolineato - ancora riprendendo Strik Lievers - che per un partito il concorso alla scelta dei membri del Parlamento è una "nobile funzione" e per i radicali il voto ha sempre rappresentato "la possibilità di utilizzare direttamente gli strumenti parlamentari e le alleanze politiche con gli altri gruppi per trasformare in leggi i nostri obiettivi di lotta. Questo anche considerando il pensiero espresso all'Assemblea costituente dal maggior costituzionalista che si sia mai occupato di partiti, Costantino Mortati: lui sottolineò che "è nei partiti che si selezionano gli uomini che rappresenteranno la nazione nel Parlamento", dunque (come scritto in un articolo dello stesso periodo) è bene "affidare la facoltà di presentazione non a gruppi formati occasionalmente, bensì a partiti organizzati" (un pensiero che portò lui e, tra gli altri, Aldo Moro, Aldo Bozzi e Piero Calamandrei a ritenere necessario che i partiti fossero democratici al loro interno, oltre che nei rapporti tra loro). 
Questo è servito a Cicciomessere per ricordare, da una parte, che "la decisione di presentarsi e la scelta del simbolo e dei candidati" nella galassia radicale è stata "affidata a un soggetto terzo – l’Associazione Lista Marco Pannella – con uno statuto decisamente antidemocratico che affida a quattro soci ordinari nominati da Marco Pannella tutti i poteri, compresi quelli di accettare altre iscrizioni" (non è esattamente così: i quattro rimasti sono, come detto, soci fondatori e non ordinari; in più non è inaccettabile per legge che i soci esistenti non accolgano nuove iscrizioni); dall'altra, però, lo stesso militante di Radicali italiani riconosce che quella stessa associazione potrebbe non avere i requisiti per l'iscrizione al Registro dei partiti politici previsto dal decreto-legge n. 149/2013 (e non 2016 come scritto nel sito), poiché il testo richiede che nello statuto siano indicate, tra l'altro, "le modalità di selezione delle candidature per le elezioni". Cicciomessere qui coglie un problema effettivo, che probabilmente non è l'unico ostacolo alla registrazione - lo avevo già messo in luce, quasi con le stesse parole, nel mio saggio Senza rosa e senza pugno pubblicato nel 2016 da Nomos: una citazione sarebbe stata gradita, visto che il riferimento a Mortati nello scritto di Cicciomessere sembra preso pari pari da lì... - e, comunque, era già stato posto da Riccardo Magi nell'assemblea degli iscritti al Prntt del 23-24 aprile 2016 (l'ultima con Pannella ancora vivo). 

Radicali italiani e +Europa

Di certo un elemento nuovo era ed è rappresentato dalla decisione di trasformare +Europa da cartello elettorale in un vero e proprio soggetto politico a partire da gennaio del 2019: per Cicciomessere questo "solleva non pochi problemi politici, con riflessi obbligati sullo statuto di Radicali italiani e sulla sua natura". A suo dire "nascerà un vero e proprio partito quasi esclusivamente elettorale, anche per quanto riguarda le consultazioni regionali e locali, anche alla luce delle caratteristiche e degli interessi di due dei suoi fondatori, Forza Europa e Centro democratico": ciò si dedurrebbe dal disinteresse di +Europa "a prendere iniziative politiche, ma soprattutto dall'automatismo scontato della presentazione alle elezioni, che si è manifestata anche in questi giorni con l’annuncio alla stampa che +Europa si presenterà alle prossime elezioni europee del 2019", qualcosa di molto diverso dal monito che Emma Bonino aveva lanciato nelle scorse settimane (togliendo il proprio nome dal simbolo) e dalle"vibrate assicurazioni dei maggiori dirigenti radicali che non ci saremmo mai presentati alle elezioni in modo scontato, come automatismo, ma sempre come forma di iniziativa e lotta politica".
Queste osservazioni non servono tanto a Cicciomessere per delegittimare +Europa, ma piuttosto a "prendere atto che mentre a Radicali italiani è preclusa la possibilità di presentare proprie liste sulla base di considerazioni [...] a mio avviso assolutamente inconsistenti, stiamo contribuendo a trasformare un cartello elettorale in un partito elettorale che tendenzialmente avrà vita propria e in gran parte indipendente [...] con le nostre battaglie politiche, ma che in materia elettorale ci rappresenta interamente e di fatto di fronte all'opinione pubblica". Il rischio, dunque, è che - senza esserne del tutto consapevoli - Radicali italiani diventi un "soggetto titolare 'solo' di lotte e di elaborazioni politiche che demanda di fatto la sua rappresentanza elettorale e parlamentare a un altro soggetto che potrà decidere autonomamente in un congresso le sue linee politiche, sulla base della capacità d’influenza dei tre soggetti fondatori": per Cicciomessere è improponibile rinunciare alla prerogativa di concorrere alle elezioni del Parlamento, demandando di fatto tale funzione a un soggetto terzo "sul quale potrebbe non avere formalmente alcuna influenza o averne una solo indiretta e che potrebbe persino assumere decisioni politiche contrastanti" con le proprie. E' vero che Ri potrebbe non sostenere la lista +Europa mediante una delibera congressuale o del Comitato nazionale, ma questo significherebbe "buttare a mare un nostro investimento credo maggioritario di risorse umane e finanziarie (1,7 milioni di euro)" e affrontare la "responsabilità [...] di compromettere, anche se in misura limitata, il possibile successo di questa lista sostenuta da Emma Bonino e da molti altri prestigiosi compagni, consegnando all'opinione pubblica un'immagine di un partito litigioso e frazionista di cui sinceramente non sentiamo la mancanza".
Non si sa ancora quale struttura organizzativa assumerà +Europa dopo il congresso fondativo e questo evidentemente avrà riflessi sulle scelte che Radicali italiani potrà assumere: se si sceglierà una struttura federale, con i tre soggetti politici fondatori che manterranno "alcuni poteri rafforzati rispetto agli iscritti", avrà meno senso l'art. 11 sulle "modalità di partecipazione non diretta alle elezioni politiche nazionali ed europee" , non potendo ragionevolmente il segretario - e nemmeno gli altri organi del partito - intervenire ex post su una decisione in ambito elettorale presa dal partito (se non, evidentemente, marcando la distanza di Radicali italiani dalla decisione presa, ma così si ricadrebbe nel caso visto sopra); per prendere atto della nuova situazione, sostenendo che il Comitato o il Congresso possono al più delegare genericamente le decisioni circa la partecipazione elettorale al segretario (lasciando poi la determinazione finale alla maggioranza di +Europa) sarebbe comunque necessario modificare lo statuto. Ci sarebbe qualche problema in meno se alla fine +Europa fosse solo un partito di iscritti, senza più soggetti fondatori, anche se per Cicciomessere si creerebbe ugualmente una situazione di concorrenza sulle iscrizioni tra Ri e +Europa, soprattutto perché le seconde costano un quarto delle prime. In ogni caso, però, per il politico "sarebbe incomprensibile il mantenimento del divieto in capo a Radicali italiani di presentarsi in quanto tale alle elezioni, dal momento che, nello sciagurato caso di rottura con +Europa, ci precluderemmo anche questa possibilità".

Conclusioni: un partito nuovo o un nuovo partito?

Tutte queste riflessioni dovrebbero portare a chiedersi se sia più opportuno per Radicali italiani confluire nel nuovo partito +Europa e riorganizzarsi al suo interno (concludendo in sostanza l'esperienza giuridica di Ri, perché avrebbe ben poco senso continuare a esistere ma delegare di fatto la rappresentanza elettorale a +Europa) o rifondarsi e ripensarsi come un partito nuovo, visto che la galassia radicale è profondamente diversa da quella in essere anche solo sei anni fa e fare tutto questo alla luce "delle urgenze che incombono per fermare il populismo" (ma resterebbe il problema della concorrenza tra le iscrizioni ai due soggetti politici).
Al di là delle questioni giuridico-organizzative, tuttavia, per Cicciomessere il quesito di fondo è tutto politico: "+Europa può contribuire in modo significativo a contrastare l’affermazione dei populisti e sovranisti e la trasformazione del nostro sistema politico in una democrazia illiberale? +Europa può essere uno strumento elettorale efficace per guadagnare nella prossima scadenza europea percentuali significative di voto contrastando il successo della Lega e del M5S?". Per lo storico esponente radicale l'esperienza di +Europa è stata positiva, ma ammette che "non è stata portatrice di quel valore aggiunto rispetto ai partiti fondatori" su cui contava, perché non ha aggregato altri soggetti politici o personalità in grado di raccogliere consenso e iscrizioni (e sembra lontana anche la soglia del 4% prevista per le europee, come già aveva ammonito settimane fa Emma Bonino).
Per Cicciomessere, in definitiva, la soluzione migliore sarebbe mantenere in vita Radicali italiani e '"trovare il tempo e l’entusiasmo, pur tra le incombenze della campagna elettorale che impegneranno non poco tempo […], per pensare ad altro, ad una strategia proiettata nei lunghi anni di regressione democratica che ci aspettano e non solo alle prossime scadenze elettorali, con un progetto ambizioso al limite della follia: avviando con determinazione il processo per la costituzione di un Partito nuovo capace di animare la rivolta nonviolenta contro i populisti". Per l'esponente radicale occorre farsi identificare come "gli autentici sognatori del passato che sanno indicare la 'luna' che vogliono raggiungere e dimostrano che è possibile farlo, che conducono certamente battaglie politiche che si traducono in diritti civili e maggiore civiltà, ma soprattutto creano nuova cultura politica della speranza per emergere dal rancore populista che dilaga nel paese": per farlo c'è bisogno di dimostrarsi, come in passato, "maleducati, scandalosi e irriverenti contro i nuovi oppressori", testimoniando che la nonviolenza è "esercizio della forza legittima contro l'oppressore", ricomponendo "la frattura sociale tra perdenti e vincenti della globalizzazione", fornendo "risposte efficaci alle vecchie e nuove povertà" e raccogliendo "le sfide che l'innovazione e la rivoluzione industriale sollecitano" e "le storiche opportunità per un nuovo rinascimento culturale, economico e quindi politico". 
Compito arduo, affascinante e, soprattutto, difficile da adempiere passando (solo) attraverso modifiche statutarie: sarà interessante vedere come il congresso discuterà e deciderà in merito. Già che ci si è, sarebbe il caso di notare anche che nello statuto è ancora descritto il vecchio simbolo del partito, quello disegnato da Aurelio Candido, in cui non era presente l'aggettivo "italiani" e la corolla della rosa - tratta dall'antico simbolo dell'Associazione Riformatori, sempre di Candido - era abbinata a "una 'R' in carattere stampatello minuscolo conformato a 'chiocciola'": se Ri non si scioglierà, sarà anche il caso di adeguare la descrizione del simbolo (soprattutto se si vorrà tentare la registrazione del partito secondo le procedure previste).

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