lunedì 27 luglio 2020

Popolari (con De Mita) e Per, cattolici e società civile con De Luca in Campania

Tra tutte le liste - parecchie - che sosterranno alle regionali del 20 e 21 settembre la ricandidatura di Vincenzo De Luca come presidente della Campania, una delle più attese era indubbiamente quella che aveva come promotori Ciriaco De Mita e il nipote Giuseppe De Mita, anticipata dalla nascita prima (nel 2017) del movimento L'Italia è popolare, poi del laboratorio politico Prospettiva Popolare, fondato a Napoli da De Mita junior e Francescomaria Tuccillo con l'idea di valorizzare integrità, coraggio, innovazione, uguaglianza di opportunità e meriti di ciascuno.
Si sapeva da settimane che da quella realtà sarebbe scaturita una lista, ma mancavano ancora nome e simbolo: sono stati presentati questa mattina in una conferenza stampa a Napoli, proprio dai De Mita e da Tuccillo. La lista cui stanno lavorando si chiamerà semplicemente Popolari; il simbolo altro non è che la rielaborazione dell'emblema dello scudo (solo il contorno rosso, senza croce) inclinato in un gonfalone bianco su fondo blu, elaborato nel 1995 da Giuliano Bianucci per la parte del Partito popolare italiano che si era riconosciuta nella segreteria di Gerardo Bianco e non in quella di Rocco Buttiglione. 
"Quello che presentiamo stamattina - ha spiegato Giuseppe De Mita - vuole essere l'esatta espressione delle nostre intenzioni: dare vita a un movimento politico, di rinnovare la presenza di un movimento politico che è stato per certi versi molto significativo nell'esperienza politica italiana e regionale. Il simbolo non è nostro, ma un simbolo in cui ci riconosciamo e vuole richiamare l'attenzione di tutti quelli che, a vario modo, si riferiscono a questa esperienza politica e culturale. L'emblema richiama in modo efficace l'esperienza dei Popolari sorta a metà degli anni '90, momento in cui si è affermata quella forma distorta di bipolarismo e di finta rappresentazione della realtà che vediamo ancora oggi". 
Nel suo discorso, Giuseppe De Mita ha rimarcato che la disponibilità del simbolo è stata data "da amici piemontesi con la prospettiva di utilizzare il passaggio elettorale delle regionali della Campania, oltre che per dare segno di una presenza elettorale, per richiamare tutto quel mondo disperso, in termini di dirigenti e di elettorato, alla necessità di rimettere insieme le energie, un discorso più politico che quantitativo. Il simbolo, insomma, rappresenta l'orizzonte lungo in cui ci muoviamo e vuole essere innanzitutto espressione di un metodo, com'è stato proprio il popolarismo, nato al di fuori delle ideologie e che ora deve mirare a ricostruire un rapporto tra le persone e le istituzioni. La nostra idea è di gettare ponti, per un disegno politico che costruisca una dialettica principale tra il Pd, come rappresentante di chi viene dalla sinistra, e le forze di ispirazione popolare, basate su un'idea affine della società e le elezioni regionali sono un momento di questo percorso".
Simbolo del Ppi-gonfalone 1995
Gli "amici piemontesi" di cui parla De Mita junior sono ovviamente i membri dell'associazione "I Popolari - collegio 12" di Moncalieri, presieduta da Giancarlo Chiapello e che nel 2006 ha depositato e in seguito registrato come marchio il simbolo del Ppi-gonfalone (sia pure in una versione graficamente rinnovata rispetto a quello in uso tra il 1995 e il 2002). Non a caso, alla conferenza stampa era presente anche Gennaro Salzano, che nel corso degli anni ha ottenuto la delega da parte della stessa associazione a presentare liste con il simbolo dello scudo in gonfalone in vari comuni campani (Afragola, Frattamaggiore, Frattaminore, Marano di Napoli, Casalnuovo e Caivano, nonché Acerra con la denominazione Intesa civica popolare). Si tratta della prima volta che il nome e il simbolo dei Popolari è utilizzato dopo espressa richiesta e delega da parte del gruppo moncalierese (a differenza di quanto tentarono di fare altri in passato): è vero che esiste ancora il Ppi (di Pierluigi Castagnetti e Luigi Gilli), ma è anche vero che il simbolo nel frattempo era cambiato e su quello che è stato registrato come marchio qualche diritto dai moncalieresi è stato di certo maturato.
Alcuni caratteri del progetto politico sono stati delineati da Francescomaria Tuccillo attraverso una frase detta da Aldo Moro nel 1962 proprio a Napoli: "Noi non siamo un partito cattolico, nel senso che non siamo un'espressione della gerarchia ecclesiastica, ma un partito di uomini che operano su un terreno politico essendo fedeli alla città dell'uomo". Per Tuccillo la vera frattura è tra istituzioni e città (le prime non dialogano, la seconda è diventata anonima), la regione si è inserita in quel rapporto come corpo intermedio ma non lo ha fatto nel modo migliore: il fatto però che questa lista nasca sotto l'auspicio di Ciriaco De Mita "che nel 1968 fece un patto con Pietro Ingrao per far nascere le regioni a statuto ordinario ci fa ben sperare di trovare la via giusta". 
Proprio Ciriaco De Mita ha ricordato quel primo progetto di regionalismo (elaborato soprattutto grazie a Massimo Severo Giannini), riconoscendo che poi non andò esattamente in quella direzione per veti altrui e divenne un disegno di contrasto più che qualcosa di costruttivo. Al di là di questo, è stato lui a tracciare il disegno politico di quella che non vuole essere un'uscita elettorale: "Le prime culture politiche esistenti, le prime a formarsi e a tradursi in partiti, sono state quella socialista e quella popolare e noi ripartiamo da questa, dall'unico pensiero politico che secondo me è sopravvissuto, visto che quello social-comunista si è esaurito. Ora siamo nella condizione in cui il pensiero dei popoli è scomparso e la stupidità di quelli che parlano, a partire da Salvini, non fa emergere nemmeno un pensiero, ma la politica è e deve essere pensiero, perché solo pensando si ha la possibilità di agire; non va bene nemmeno affidarsi ai tecnici, perché il pensiero diventa politica se il tecnico lo traduce, ma il pensiero non deve venire da lui, ma dall'orientamento popolare. La nostra iniziativa, dunque, è volta alla riscoperta di un pensiero politico per recuperare le radici italiane ed europee, che passa attraverso le elezioni ma ha ben altro respiro: facciamo campagna elettorale per riscoprire la cultura popolare nella coscienza popolare e le persone disposte a organizzarsi intorno a questo pensiero sono molte di più di quelle che si possono immaginare". 
De Mita senior è intervenuto anche con espresso riguardo alle regionali campane e alla coalizione di Vincenzo De Luca"Quando avevo obiezioni costruttive sul suo comportamento, andavo da lui e lui mi diceva che era d'accordo; nell'ultima fase, quanto al rapporto tra noi e il groviglio del Pd, avevamo concordato un dibattito pubblico in cui io ripensavo alla storia nostra e lui doveva farsi carico della rappresentanza della sinistra, ma il Pd è niente: del resto il suo ultimo congresso si è chiuso senza pensiero, con la prevalenza di un gruppo su un altro, nulla di più". Non ha nascosto alcuni dubbi sul numero delle liste: "Noi non ci aggreghiamo alla coalizione, dialoghiamo come forza politica autonoma e sulla scorta delle nostre riflessioni. Certo, il numero di liste dà l'impressione dell'ammucchiata, però il nostro ruolo è mettere in difficoltà il 'niente'". Su eventuali spazi per aggregazioni di liste per ridurne il numero, De Mita senior è stato categorico: "Si aggrega chi ha la stessa opinione, l'aggregazione come transazione di speranze è mercato, non politica".

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Fa riferimento almeno in parte all'area cattolica, con varie componenti della società civile, anche un'altra lista a sostegno di De Luca che sarà presentata in conferenza stampa domani. Si tratta di Per le persone e la comunità, anche se il simbolo mette in luce soprattutto la prima parola (grazie anche al segno X bianco su cui la parola è scritta) e i nomi "persone" e "comunità". I colori del contrassegno in qualche modo riprendono quelli che già caratterizzano Campania libera, anche se il blu è più scuro e il verde più chiaro e qui servono a tingere rispettivamente il mare e uno scorcio di Campania (mentre tutto sembra segnato da una sorta di grata a forellini). 
Si sa già che la lista dovrebbe essere promossa da tre figure note della società civile napoletana, pur se non proprio simili tra loro. Coordinatore della lista risulta essere Giuseppe Irace, responsabile della formazione politica nell'Azione Cattolica di Napoli, motivo per cui si è collocato il gruppo almeno in parte in area cattolico-moderata: al Mattino ha dichiarato che lui e i suoi candidati partiranno dalla dottrina sociale della Chiesa, manifestando attenzione per l'ecologia e gli "ultimi". Con lui ci sono anche Gianluca Guida, direttore del carcere minorile di Nisida, che promette impegno sui fronti della giustizia e dell'educazione alla legalità, e Antonio "Toni" Nocchetti: lui, medico che guida la onlus Tutti a scuola, formata da genitori di figli diversamente abili che lottano perché sia garantito loro il diritto a un tempo scuola di qualità, nel 2018 era candidato con Liberi e uguali al Senato (e nel 2017, come presidente di Tutti a scuola, non era stato tenero quando si scoprì che una giovane affetta da sindrome di Down era stata candidata a sua insaputa in una lista che sosteneva Valeria Valente alle amministrative di Napoli)
Definire Per soltanto una lista, forse, non è del tutto corretto, perché i primi passi verso la realtà di cui si parla ora erano già stati mossi prima che il Coronavirus dettasse altre priorità all'Italia e costringesse a rinviare le elezioni. Emerge comunque l'idea di un gruppo che tiene insieme moderati e una parte di società civile che nemmeno troppi mesi fa si è riconosciuta in una forza politica di sinistra (anche se poi questa non ha avuto un esito troppo felice): non è escluso che chi voterà questa lista, in sua mancanza, si sarebbe orientata a votare per il Pd (che non sembra molto felice della proliferazione di liste civiche a sostegno del presidente di regione uscente. 

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