Se anche per le elezioni regionali si voterà il 20 e il 21 settembre, dunque in queste settimane stanno uscendo le prime candidature con relativi simboli, è anche vero che qualcuno il proprio emblema l'aveva presentato già mesi fa, quando ancora si pensava di poter votare in primavera e la minaccia del Coronavirus non sembrava così pervasiva.
In questo senso, il record di tempismo spetta probabilmente a Giovanni Toti: già alla metà di febbraio, infatti, aveva presentato alla stampa il simbolo della sua lista personale, che sarà affiancata a quelle della coalizione di centrodestra che correrà in Liguria. Dubbi sul fatto che, tra quelle della compagine, sarà la lista più vicina al presidente uscente della regione non possono essercene: è così evidente il riferimento testuale a Toti che probabilmente il contrassegno in questione batte anche il record del cognome più grosso mai visto in un simbolo di partito (ovviamente il fatto che sia composto di sole quattro lettere aiuta molto).
A guardare il contrassegno, a dire il vero, un dubbio poteva sorgere: anche solo a un breve sguardo, infatti, i colori utilizzati (testo blu su fondo arancione) e l'imponenza del riferimento a Giovanni Toti possono ricordare l'emblema della lista regionale che nel 2015 ha condotto alla vittoria l'attuale presidente uscente. Proprio quella somiglianza poteva far pensare che, invece che la "lista del presidente", il simbolo in questione riguardasse anche questa volta la lista regionale, quella che contrassegna ogni singola candidatura alla guida della regione. Si era già tentati di negarlo perché un simbolo così, non esattamente anomalo, avrebbe potuto indurre più di un elettore a mettere la croce solo sul simbolo del presidente, senza votare anche le liste (cosa di cui invece le singole formazioni hanno maledettamente bisogno); va però ricordato che nel 2015 nessuna delle liste della coalizione di centrodestra aveva all'interno del suo contrassegno riferimenti al candidato alla presidenza, quindi in teoria questa volta si potrebbe replicare.
A far pensare al simbolo come caratterizzante di una lista provinciale e non regionale era però la presenza, nella parte superiore, di una dicitura di piccolissime dimensioni "Cambiamo con". Quel riferimento si prestava poco a una lista regionale legata a Toti, visto che il presidente uscente è lui stesso; veniva più facile pensare che si volesse evocare Cambiamo!, il partito che nel frattempo Toti ha fondato dopo l'uscita da Forza Italia (e che a quel punto non avrebbe presentato una lista col suo simbolo nel territorio in cui più ce la si sarebbe aspettata). Lasciava un po' perplessi il fatto che il punto esclamativo si fosse perso per strada, ma a corroborare il pensiero che si sarebbe trattato di una lista provinciale c'era una frase di Toti detta in occasione del lancio dell'emblema: "Questa è una lista sorella di quelle che abbiamo presentato nei comuni in questi anni", una per tutte quella che a Genova sosteneva Marco Bucci, che concorreva con le altre liste della coalizione. A dissipare ogni dubbio è arrivata, in questi giorni, l'approvazione della legge elettorale regionale (finora la Liguria non ne aveva una, se non con riguardo all'esenzione dalla raccolta firme) che ha abolito i "listini": il simbolo in questione, dunque, non può che riguardare una lista circoscrizionale (le sole rimaste).
Nella conferenza stampa di febbraio, poi, Toti aveva anche detto che il suo simbolo riprendeva "il colore della lista di Sandro Biasotti": l'ex presidente ligure, tra l'altro, era proprio presente in sala. Aver voluto esplicitare quel riferimento, tuttavia, è per lo meno curioso: quando Biasotti fu eletto alla presidenza della Liguria nel 2000, infatti, non aveva alcuna lista personale e quella regionale aveva lo stile della Casa delle libertà, senza alcuna traccia di arancione (ce n'era un po' in Liguria AnimaLista, ma è improbabile che ci si riferisse a questa). Sicuramente più arancione era la lista personale del 2005, quando Biasotti si presentò di nuovo agli elettori: la lista Per la Liguria, anzi, aveva sullo sfondo anche la silhouette della regione che, pur se con un tratto diverso, è presente pure nel simbolo di quest'anno, in un colore più chiaro. Il fatto è che quella volta Biasotti non fu riconfermato, venendo sconfitto dal candidato del centrosinistra (Claudio Burlando) e dunque citare quel precedente può non essere azzeccatissimo; al più si può notare che, a dispetto della sconfitta, la lista più legata al presidente uscente l'8,73% (più di Alleanza nazionale e della Lega Nord) e portò a casa tre seggi, attestandosi come miglior elemento della coalizione dopo Forza Italia. Appare almeno curioso che siano in molti a ricordare così bene quell'episodio elettorale al punto da cogliere il richiamo cromatico sottolineato da Toti; in ogni caso, se ne dà semplicemente conto, con la certezza che la "lista Toti" potrebbe essere ben più votata rispetto a quella di Biasotti, vista la visibilità regionale e nazionale avuta dal presidente uscente nel corso del suo mandato (tanto per ragioni politiche, quanto per le emergenze che ha dovuto fronteggiare come presidente).
In questo senso, il record di tempismo spetta probabilmente a Giovanni Toti: già alla metà di febbraio, infatti, aveva presentato alla stampa il simbolo della sua lista personale, che sarà affiancata a quelle della coalizione di centrodestra che correrà in Liguria. Dubbi sul fatto che, tra quelle della compagine, sarà la lista più vicina al presidente uscente della regione non possono essercene: è così evidente il riferimento testuale a Toti che probabilmente il contrassegno in questione batte anche il record del cognome più grosso mai visto in un simbolo di partito (ovviamente il fatto che sia composto di sole quattro lettere aiuta molto).
A guardare il contrassegno, a dire il vero, un dubbio poteva sorgere: anche solo a un breve sguardo, infatti, i colori utilizzati (testo blu su fondo arancione) e l'imponenza del riferimento a Giovanni Toti possono ricordare l'emblema della lista regionale che nel 2015 ha condotto alla vittoria l'attuale presidente uscente. Proprio quella somiglianza poteva far pensare che, invece che la "lista del presidente", il simbolo in questione riguardasse anche questa volta la lista regionale, quella che contrassegna ogni singola candidatura alla guida della regione. Si era già tentati di negarlo perché un simbolo così, non esattamente anomalo, avrebbe potuto indurre più di un elettore a mettere la croce solo sul simbolo del presidente, senza votare anche le liste (cosa di cui invece le singole formazioni hanno maledettamente bisogno); va però ricordato che nel 2015 nessuna delle liste della coalizione di centrodestra aveva all'interno del suo contrassegno riferimenti al candidato alla presidenza, quindi in teoria questa volta si potrebbe replicare.
A far pensare al simbolo come caratterizzante di una lista provinciale e non regionale era però la presenza, nella parte superiore, di una dicitura di piccolissime dimensioni "Cambiamo con". Quel riferimento si prestava poco a una lista regionale legata a Toti, visto che il presidente uscente è lui stesso; veniva più facile pensare che si volesse evocare Cambiamo!, il partito che nel frattempo Toti ha fondato dopo l'uscita da Forza Italia (e che a quel punto non avrebbe presentato una lista col suo simbolo nel territorio in cui più ce la si sarebbe aspettata). Lasciava un po' perplessi il fatto che il punto esclamativo si fosse perso per strada, ma a corroborare il pensiero che si sarebbe trattato di una lista provinciale c'era una frase di Toti detta in occasione del lancio dell'emblema: "Questa è una lista sorella di quelle che abbiamo presentato nei comuni in questi anni", una per tutte quella che a Genova sosteneva Marco Bucci, che concorreva con le altre liste della coalizione. A dissipare ogni dubbio è arrivata, in questi giorni, l'approvazione della legge elettorale regionale (finora la Liguria non ne aveva una, se non con riguardo all'esenzione dalla raccolta firme) che ha abolito i "listini": il simbolo in questione, dunque, non può che riguardare una lista circoscrizionale (le sole rimaste).
Nella conferenza stampa di febbraio, poi, Toti aveva anche detto che il suo simbolo riprendeva "il colore della lista di Sandro Biasotti": l'ex presidente ligure, tra l'altro, era proprio presente in sala. Aver voluto esplicitare quel riferimento, tuttavia, è per lo meno curioso: quando Biasotti fu eletto alla presidenza della Liguria nel 2000, infatti, non aveva alcuna lista personale e quella regionale aveva lo stile della Casa delle libertà, senza alcuna traccia di arancione (ce n'era un po' in Liguria AnimaLista, ma è improbabile che ci si riferisse a questa). Sicuramente più arancione era la lista personale del 2005, quando Biasotti si presentò di nuovo agli elettori: la lista Per la Liguria, anzi, aveva sullo sfondo anche la silhouette della regione che, pur se con un tratto diverso, è presente pure nel simbolo di quest'anno, in un colore più chiaro. Il fatto è che quella volta Biasotti non fu riconfermato, venendo sconfitto dal candidato del centrosinistra (Claudio Burlando) e dunque citare quel precedente può non essere azzeccatissimo; al più si può notare che, a dispetto della sconfitta, la lista più legata al presidente uscente l'8,73% (più di Alleanza nazionale e della Lega Nord) e portò a casa tre seggi, attestandosi come miglior elemento della coalizione dopo Forza Italia. Appare almeno curioso che siano in molti a ricordare così bene quell'episodio elettorale al punto da cogliere il richiamo cromatico sottolineato da Toti; in ogni caso, se ne dà semplicemente conto, con la certezza che la "lista Toti" potrebbe essere ben più votata rispetto a quella di Biasotti, vista la visibilità regionale e nazionale avuta dal presidente uscente nel corso del suo mandato (tanto per ragioni politiche, quanto per le emergenze che ha dovuto fronteggiare come presidente).
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