Tra le regioni chiamate al voto nel turno elettorale di settembre ci sono anche le Marche, che certamente cambieranno la propria guida: il presidente uscente, Luca Ceriscioli, ha infatti deciso di non ricandidarsi. Se il centrosinistra proporrà agli elettori Maurizio Mangialardi (sindaco di Senigallia), una parte significativa della sinistra - a partire da Sinistra italiana, di cui è segretario regionale Giuseppe Buondonno - assieme a varie componenti della società civile da mesi è orientata a mettere in campo una proposta alternativa. Il progetto civico porta il nome di Dipende da Noi e fin da febbraio ha schierato come candidato alla presidenza Roberto Mancini, ordinario di filosofia teoretica all'università di Macerata e già docente di culture della sostenibilità all'Accademia di Architettura dell'Università della Svizzera Italiana a Mendrisio.
"Molti sono scoraggiati e convinti che non possono fare nulla per una politica diversa. La sfiducia è la base emotiva per lasciare campo libero alle politiche peggiori. Bisogna uscire da questa trappola. Dipende da noi se le prossime elezioni del Consiglio Regionale delle Marche e del nuovo Presidente saranno l'occasione per cominciare a liberare la regione dall'inerzia politica". Inizia così il manifesto che i fondatori del gruppo hanno diffuso e al quale sono arrivate varie adesioni di consiglieri comunali, studiosi, formatori, avvocati, sindacalisti e altri esponenti della società civile.
Per coloro che hanno redatto e sottoscritto l'appello, la giunta uscente "ha governato male, soprattutto aggravando la crisi del sistema sanitario e favorendone la privatizzazione, lasciando a se stessi i cittadini colpiti dal terremoto del 2016, mancando al compito di coordinare il rilancio dell’economia regionale". Se oggi la regione è da loro avvertita come lontana, "dipende da noi portare nel circuito asfittico dell'istituzione regionale la forza di un movimento democratico fatto da cittadini, associazioni, reti, comunità e liste civiche comunali, tutti soggetti al servizio del progetto di fare delle Marche una regione abitabile volentieri e con dignità. Una regione dove nessuno viene abbandonato e dove il futuro non viene lasciato agli interessi di pochi a scapito della collettività".
Promotori e promotrici di Dipende da noi indicano come priorità la revisione - concordata con cittadini e amministratori - del piano di interventi per la ricostruzione nelle zone terremotate, una sanità pubblica efficiente ma soprattutto in grado di garantire a chiunque il diritto alla salute (senza togliere presidi sanitari sui territori), l'attenzione all'infanzia e alle persone giovani attraverso la collaborazione con scuole, università, associazioni giovanili e di volontariato, servizi sociali attenti alle fragilità delle persone e senza mentalità aziendalista, un'economia "che valorizzi le risorse produttive, artistiche e ambientali, che difenda posti e qualità del lavoro generando opportunità occupazionali, che trovi maggiore forza (e non un limite) nella salvaguardia della natura, a partire dallo sviluppo della bioagricoltura e dalla tutela del paesaggio", la riorganizzazione dei trasporti e dell'acqua in mano pubblica e "un piano di inclusione democratica per le persone migranti".
Pur non escludendo successive collaborazioni con altre forze politiche democratiche (purché "si siano rinnovate per rendere giustizia ai sacrificati dalla vecchia politica regionale: donne, lavoratori, disoccupati, giovani, anziani, migranti e persone rese marginali per le cause più disparate"), alle elezioni la netta intenzione fin dall'inizio è di allearsi solo coi cittadini, senza aderire ad alcuna coalizione (c'era stato un incontro con il Pd ma si sarebbe consumata una rottura definitiva sul nome del candidato di coalizione: Dipende da noi avrebbe voluto una figura civica in discontinuità con l'amministrazione uscente). Promotori e promotrici della lista si definiscono "di sinistra", ma per loro quell'espressione va usata con attenzione: "La parola 'sinistra' - si legge nel sito - è ricca di storia, ma indubbiamente è stata utilizzata come un vessillo identitario provocando un rigetto trasversale tra le vecchie e le nuove generazioni. Fermo restando che 'sinistra è chi sinistra fa', pensiamo che il centro del nostro progetto non sia affatto quello di ricostruire la sinistra nelle Marche, bensì di restituire ai marchigiani la loro Regione, di favorire legami di solidarietà, sostenere lotte emancipative, sviluppare soluzioni creative al disagio, rafforzare un senso di unità nelle differenze (di genere, di etnia, di storia personale ecc.). [...] Per Dipende da Noi il superamento dell'orizzonte neoliberista, dunque del primato del mercato e della crescita 'infinita' su tutti i bisogni concreti delle persone, è un obiettivo di principio che coniughiamo con il massimo rispetto per tutti gli umani oppressi dagli odierni rapporti di potere. Rifiutiamo la retorica brutale del 'prima gli italiani' e abbracciamo una parola ricca di vita e di saggezza: insieme".
In questa fase si sta lavorando per affinare la bozza del programma (anche a seguito di vari incontri virtuali svolti in questo periodo): questo sarà deliberato in assemblea il 25 luglio, insieme alle candidature di cui in questi giorni è iniziata la valutazione. Era stato invece definito fin dall'inizio il simbolo del progetto civico, subito trasformato in contrassegno elettorale: si tratta della stretta di mano, antico e consolidato segno della cooperazione e di tanti tra movimenti e liste che si richiamano alla sinistra e al civismo; proprio dalle mani che si stringono spunta un germoglio, come segno della nuova vita che la lista intende imprimere alla regione. Un germoglio del quale occorre prendersi cura fin dall'inizio: non a caso il contrassegno si completa con lo slogan "prenderci cura delle Marche".
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