giovedì 28 gennaio 2021

Giovani Popolari, nuovo simbolo per un nuovo inizio ambizioso

A meno di un anno dal loro congresso (il primo organizzato dopo vent'anni), i Giovani Popolari hanno deciso di darsi un nuovo simbolo, che si riconnette con l'inizio della loro "ultima" storia, pur reinterpretandola alla luce dell'oggi e delle nuove necessità. Hanno preso questa decisione, con l'idea di contrassegnare così il cammino da poco ripreso, paradossalmente in una fase in cui il loro partito di riferimento - il Partito popolare italiano - non opera più politicamente dal 2002, ma con l'idea di ripartire dall'unica sezione del partito in Italia - precisamente quella di Moncalieri, fondata peraltro nel 1919, tra le prime, da Felice Andrea Masera - che è rimasta in attività e che nel corso degli anni ha mantenuto vivo il patrimonio ideale del popolarismo in Italia (anche reagendo contro chi aveva cercato di appropriarsene in modo indebito).
Il nuovo emblema è stato presentato ieri sera, in un evento online ospitato dalla pagina dei Giovani Popolari, aperto da Matteo Pizzonia, eletto segretario dell'organizzazione al citato congresso svoltosi il 5 luglio dello scorso anno e che tra i primi impegni del suo mandato ha accolto a Moncalieri Lorenzo Bugli, consigliere del Consiglio Grande e Generale di San Marino, nonché presidente dei Giovani democratico cristiani sammarinesi, organizzazione con cui i Giovani Popolari hanno stipulato un Memorandum di amicizia (in occasione della visita della delegazione giovane popolare alla Repubblica del Titano).
Il primo simbolo del 1995
Il gruppo in questi mesi si è dimostrato in lenta ma costante crescita, richiamando l'impegno soprattutto di varie persone intorno ai vent'anni, provenienti da varie regioni: persone che non hanno, non possono avere la nostalgia di un passato che non hanno vissuto (e men che meno possono dirsi "ex" rispetto a un'appartenenza di partito o di corrente), eppure hanno avvertito l'esigenza di una collocazione politica moderata al di fuori dei partiti e degli schieramenti che operano attualmente nel quadro politico italiano (soprattutto dai due poli che la Seconda Repubblica ha tentato di imporre). E lo hanno fatto ripartendo, come si diceva, dalla sezione di Moncalieri, l'unica in tutta l'Italia che nel 2002 decise di non passare alla Margherita (e nemmeno in seguito al Partito democratico). 
Il segretario di quella sezione, Giancarlo Chiapello, ha ricordato le fasi che portarono nel 2004 alla costituzione di Italia popolare (con Alberto Monticone) e nel 2007 a registrare come marchio una versione semplificata del simbolo che nel 1995 si diedero coloro che erano rimasti nel Ppi e riconoscevano come segretario Gerardo Bianco. Quel simbolo, con gonfalone e scudo (senza croce) inclinato, fu impiegato in varie elezioni comunali in Piemonte e in Campania (con il nome di Italia popolare), fino al suo ritorno con maggiore visibilità lo scorso anno, alle regionali campane, per contraddistinguere il progetto politico ispirato dall'ex segretario nazionale della Dc Ciriaco De Mita e schierato in appoggio a Vincenzo De Luca.
Simbolo per le regionali campane
In quell'occasione, in effetti, il simbolo fu concesso, ma della sua resa grafica si occuparono persone esterne ai Popolari di Moncalieri. In questo caso, invece, i Giovani Popolari hanno scelto di provvedere direttamente al restyling e all'adattamento dell'emblema (non destinato alle schede elettorali, ma utile soprattutto per comunicare la propria identità): si sono rivolti a un giovane grafico, Stefano Croletto, che ha accompagnato il gruppo in ogni passaggio della realizzazione, accogliendone le varie richieste. Dall'esperienza campana si è ripresa l'ispirazione del blu più scuro per il fondo, per dare un'idea più moderna di grafica; in compenso, il gonfalone è stato riportato all'originaria forma con cinque "denti" (ed è stato un bene, per la sua resa grafica), anche se si è scelto di ammorbidirne gli angoli. Il gonfalone è bianco, come in origine, e qui lo si nota anche di più perché stavolta non contiene lo scudo grande, ma solo la dicitura in maiuscolo "Giovani Popolari"; è rimasto però un piccolo riferimento, perché la seconda "O" di "Popolari", in posizione perfettamente centrale, è stata sostituita proprio con quel profilo di scudo, tagliato sul fianco destro come lo era quello disegnato nel 1995 da Giuliano Bianucci per poter collocare l'ultima parte della parola "Popolari". Chi vedesse ora quel simbolo senza conoscere la storia non capirebbe il perché di quel taglietto; per chi ha vissuto quegli anni, ne ha letto o ne ha sentito parlare, il segno parla da sé. 
I Giovani Popolari, vista la loro attenzione ai contenuti, non hanno avuto paura del bianco, del vuoto (che peraltro potrebbe essere riempito virtualmente con il gonfalone del comune di ogni aderente): hanno preferito dare un messaggio semplice e diretto. La parola "Giovani" è persino più grande di "Popolari" (anche perché è più breve e la grafica lo suggerisce): per l'occasione non si è usato il vecchio carattere del 1995 (Optima), ma il più moderno e lineare Steinberg. Inizialmente si era pensato di mettere la scritta in diagonale, un po' com'era all'inizio, ma l'impressione era di un eccessivo peso nella parte superiore, così alla fine si è optato per una posizione centrale e orizzontale del nome, anche per restituire armonia e un solido fondamento per una realtà che ha scelto di muovere di nuovo i primi passi.
Tra i primi impegni ce n'è uno davvero ambizioso: la ricostituzione, almeno come primo nucleo, del dipartimento Studi, propaganda e stampa, la vecchia Spes, avendo individuato quella struttura - concepita e voluta da Giuseppe Dossetti - come essenziale nel progetto di ridare spazio ed energie a un cammino politico. Non a caso, il gruppo dei Giovani Popolari ha scelto fin qui e per il futuro di occuparsi soprattutto di formazione, con varie iniziative divulgative, al fine di creare comunità politica e "fornire pensiero". Al momento la nuova Spes si sta impegnando ad approfondire i temi della didattica scolastica a distanza e dell'unificazione della comunità europea.
Ha apprezzato il simbolo creato e ricordato il valore della Spes e del movimento giovanile nella storia della Dc (sottolineando la necessità di fare sintesi tra speculazione e azione, tra studio e attività politica) Marco Civra, giornalista (già corrispondente del Popolo e consulente della Presidenza del Consiglio per la comunicazione dal 1994 al 1996), esperto di comunicazione politica e attivo in ambito editoriale (per i tipi di Marcovalerio). Civra ha anche sottolineato l'attenzione che l'attenzione politica merita all'interno di un dibattito seguito alla presentazione del simbolo, moderato da Chiapello, al quale hanno partecipato anche l'autore di questo articolo, Pizzonia e altri due giovani popolari, Mattia Antinoro (molto attento ai temi della solidarietà e del "sogno europeo", da rinnovare e rendere di nuovo possibile) e Francesco Fonte, uno dei due vicesegretari (l'altro è Agostino Alfieri), impegnato soprattutto nel ridare vita alla Spes. Nel frattempo sono stati avviati i contatti con i giovani del Partito popolare europeo perché anche in questo modo possa continuare la ricostruzione. E chissà che nel simbolo appena varato non possa, in un tempo più o meno prossimo, apparire qualche segno di una delle famiglie partitiche che più ha lavorato per costruire l'Europa che doveva essere (e che non è da troppo tempo)...

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