giovedì 21 gennaio 2021

Fronte comunista, un progetto per far ripartire la lotta

Da più parti la giornata di oggi è dedicata al ricordo della nascita a Livorno, esattamente cent'anni fa, del Partito comunista d'Italia, che dal 1943 avrebbe preso il nome di Partito comunista italiano. La ricorrenza merita certamente attenzione e lo si farà in modo più approfondito in seguito; intanto però è giusto registrare che, oltre che della memoria, per qualcuno è il tempo di rielaborare e riprogettare un cammino unitario, soprattutto in un'area che da molto tempo si presenta frammentata. Così, con un giorno di anticipo sul centenario del Pcd'i-Pci, in Rete si è diffusa la notizia della nascita - ma in realtà del lancio - del Fronte comunista progetto politico che 
"non vuole essere un ulteriore elemento di divisione e frammentazione della classe e dell'area politica comunista": il suo obiettivo è invece "esercitare un ruolo nel raggruppamento e nell’unificazione delle forze rivoluzionarie in un partito comunista che sia forte, coerentemente marxista-leninista, omogeneo ideologicamente e politicamente, chiaro e conseguente nella tattica e nella strategia, adeguato alla fase storica in cui viviamo e alle lotte che attendono i lavoratori contro gli attacchi indiscriminati del fronte padronale", con un radicamento effettivo "nella classe operaia e tra tutti gli sfruttati".
Si diceva che, più che di nascita si tratta di un lancio, di una proposta a tutte le persone interessate: il Fronte comunista, infatti, è stato fondato a novembre del 2020"dopo una lunga fase di discussione e approfondimento che ha coinvolto tutti i livelli dell’organizzazione" e ora il tempo è stato ritenuto propizio per diffondere la notizia e invitare all'adesione. Alla base del progetto c'è la rinnovata consapevolezza della "crisi capitalistica, aggravata dalla pandemia di Covid-19". 
"La continuità dell'attività dei settori economici legati alla produzione, alla distribuzione e al trasporto delle merci, i quali non hanno sperimentato alcuna chiusura neppure durante il lockdown, dimostra il ruolo insostituibile della classe operaia per la sopravvivenza dell'intera societàsi legge nel comunicato ufficiale -. Le scelte compiute in materia di chiusure dai capitalisti e dai governi che li rappresentano hanno messo in chiara luce l'inconciliabilità fra massimizzazione del profitto dei padroni e salute delle classi popolari. In questo contesto, le disuguaglianze sono aumentate a ritmo esponenziale, in sintonia con la tendenza generale della distribuzione della ricchezza in condizioni capitalistiche: i ricchi sono divenuti sempre più ricchi mentre il proletariato e i ceti popolari hanno visto peggiorare ulteriormente la propria condizione. I processi di ristrutturazione del capitale stanno producendo e produrranno un'ulteriore concentrazione della ricchezza e la formazione di nuovi monopoli, consentendo ai padroni di continuare a massimizzare i propri profitti anche attraverso un sempre più massiccio attacco ai salari, ai diritti dei lavoratori e alle condizioni di vita delle classi popolari in generale".
Capitalismo e interessi dei lavoratori si sarebbero dunque dimostrati inconciliabili (ciò sarebbe emerso con maggiore nettezza in questa crisi pandemica): per i promotori dei Fronte è necessario dunque lottare per abbattere il capitalismo e il potere borghese "attraverso un processo rivoluzionario che, affermando il ruolo centrale ed egemone della classe operaia, abbia per suo fine l'edificazione del socialismo-comunismo come unica alternativa al capitalismo e allo sfruttamento, come unica via per il superamento delle crisi, delle guerre e delle loro conseguenze sulla società". Tutto questo appare incompatibile "con il riformismo, con l'opportunismo e con le derive elettoraliste intese come adozione del parlamentarismo come principale orizzonte di lotta". 
Per i fondatori del Fronte comunista, tuttavia, non basta individuare i "corretti nodi teorici" (da sciogliere "unicamente in una costruzione a caldo, nel fuoco della lotta, a cui i nostri compagni sentono di appartenere") per ricostruire la soggettività politica comunista in Italia: occorre prendere atto di una "fortissima disgregazione delle forze di classe", a partire da quella operaia, individuata comunque come "motore del cambiamento sociale", per cui serve avviare "un processo di ricomposizione di classe".
Secondo i promotori, "la costituzione del Fronte Comunista vuole essere un elemento essenziale nella costruzione di un partito comunista che sia effettivamente avanguardia dei processi di lotta concreti della classe operaia". Preso atto dell'attuale debolezza e frammentazione politica e sindacale del movimento operaio in Italia, si rileva che "sul piano sindacale hanno influito e influiscono negativamente le scelte, arrendevoli, rinunciatarie e addirittura cogestionali, delle dirigenze dei sindacati confederali, alle quali gli elementi più avanzati del sindacalismo di base solo in parte sono riusciti a contrapporre una prospettiva di lotta generalizzata, stanti la loro stessa frammentazione e il loro radicamento non uniforme in tutti i settori". La considerazione più dura è però riservata al piano politico: per il Fronte comunista "pesa negativamente l'incapacità di quei soggetti politici di area comunista che, nell’arco del trentennio successivo allo scioglimento di un Pci già deviato su una prospettiva socialdemocratica, revisionista e riformista, si sono limitati a riprodurne derive e storture in partiti via via sempre più minoritari e distanti dalla classe operaia, senza volere o riuscire a rompere con l'opportunismo".
Occorre dunque partire dalla "ricomposizione del proletariato e della ricostruzione della sua coscienza di classe" per poi essere in grado di "ripristinare la funzione storica dei comunisti come avanguardia della classe operaia che, organizzandone gli elementi più avanzati, sia in grado di guidarla alla conquista del potere politico". Tutto ciò, oltre che in un programma politico molto dettagliato, si esprime anche attraverso un simbolo a fondo rosso, ovviamente con falce e martello (qui parzialmente nascosti dal nome del progetto, posto nella parte bassa dell'emblema, ma ben leggibili); c'è anche la stella (simbolo dell'Italia e del comunismo), ma questa volta è stata collocata in alto, com'era nella bandiera dell'Unione sovietica. Non stupisce che nel sito del Fronte comunista - oltre a non essere presente un solo riferimento alle persone che hanno promosso il progetto - non si parli di elezioni: non solo il progetto è ancora giovane, ma non parlare del voto è forse il miglior modo per sfuggire alle citate e deprecate "derive elettoraliste". Anche lontano dalle urne, del resto, il lavoro da fare non manca di certo.

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