giovedì 29 luglio 2021

Moderati, ma anche riformisti: un test per il simbolo di Portas

Se si vuole cercare in Piemonte uno dei simboli più longevi, soprattutto tra le formazioni che in quella regione hanno preso il via e tuttora operano, presentando regolarmente liste, è inevitabile pensare ai Moderati, ben noti a Torino e in tutta la regione (con escursioni anche al di fuori) dalla fine del 2005, nonché presenti alla Camera dal 2008 grazie al loro segretario, Giacomo Portas (eletto sempre nelle liste del Pd, attualmente deputato del gruppo di Italia viva).
Proprio Portas, tre giorni fa, ha pubblicato sul suo profilo di Facebook una variante significativa dell'emblema del partito di cui è segretario, con tanto di messaggio: "Vi piace questo simbolo? Che ne pensate? Ditemi la vostra ☺️". L'unica modifica, peraltro piuttosto visibile, riguarda la parte inferiore della grafica, che al posto delle dodici stelle della bandiera europea inserisce la dicitura "e riformisti", con la "e" di colore giallo, richiamando un  po' il giallo delle stelle europee che non ci sono più.
"Questo in effetti è un test 'simbolico' - spiega a I simboli della discordia lo stesso Portas -. Io ho già provveduto alla registrazione, perché in Italia bisogna fare così e occorre tutelarsi, in ogni caso è un test per capire l'effetto che fa questa grafica: per ora l'ho inserita su Facebook e la proporrò in un focus che faremo in questi giorni, anche se non è il periodo più semplice per ottenere dei feedback perché la gente spesso è in vacanza o non è disponibile".
Inevitabile che l'accoppiata faccia venire in mente i Conservatori e riformisti fondati da Raffaele Fitto (poi trasformati in Direzione Italia), ma se quell'abbinamento era sempre sembrato un po' stridente e forzato - sebbene riprendesse chiaramente il nome e anche il leone dal gruppo dei Conservatori e dei Riformisti europei al Parlamento europeo -, in questo caso la coppia sembra più equilibrata, perché si vuol voler riformare il sistema senza smettere di essere moderati. "Guardi, posso garantirle che in questo periodo i simboli dei partiti, non corrispondono più ormai a delle ideologie, manca giusto 'Viva la mamma!' - precisa Portas - quindi tutt'al più non saremmo gli unici ad aver scritto cose che possono sembrare incoerenti. Al di là di questo, l'idea di fondo è cercare di rappresentare un mondo di centrosinistra o di centro, a seconda dell'evoluzione o scomposizione dei partiti che ci sarà da qui a qualche anno, con l'intento di far capire che si può essere riformisti anche se si è moderati, senza per forza dover essere 'di sinistra', non sta scritto da nessuna parte che dev'essere così."
A parte il possibile inserimento dell'espressione "e riformisti", il simbolo è rimasto identico a come gli elettori piemontesi l'hanno conosciuto a partire dal 2006, quando partecipò alle elezioni amministrative torinesi a sostegno di Sergio Chiamparino (eleggendo pure due consiglieri); in effetti il soggetto politico era nato negli ultimi giorni del 2005 e nel consiglio regionale, quando Giuliano Manolino e Giovanni Pizzale l'avevano creato - con il nome "Moderati per il Piemonte" - lasciando i rispettivi gruppi (Forza Italia e Italia dei valori). Lo stesso soggetto politico - che fin dall'inizio si è avvalso dell'apporto di Portas, forte anche della sua esperienza con la società di consulenza e marketing Contacta - aveva fatto capolino in consiglio provinciale a Torino, con l'adesione di Stefano Ruffini (già Forza Italia anche lui). Ed è proprio il nome di Ruffini a risultare come titolare dell'emblema depositato come marchio il 2 febbraio 2006, sia nelle versioni verbali ("Moderati per Torino", "Moderati per il Piemonte", "Moderati per la Puglia" e "Moderati per l'Italia"), sia nella prima rappresentazione grafica, in un certo senso speculare a quella attuale: la parola Moderati era sempre al centro, ma il segmento tricolore e quello blu con le stelle europee erano scambiati di posto (il primo in basso e il secondo in alto). Tempo tre mesi e un'altra domanda di marchio - poi regolarmente accolta, come le precedenti - ha sancito il simbolo nell'aspetto definitivo, conservatosi fino a oggi.
Le uniche modifiche di rilievo riguardano l'inserimento del cognome del candidato di volta in volta sostenuto alla carica di sindaco o di presidente; altri cambiamenti sono legati all'uso del simbolo al di fuori del "natio" Piemonte o alla partecipazione a progetti politici e amministrativi comuni, con altre forze politiche. E a volte anche al di fuori le cose vanno bene: nel 2012, alle elezioni comunali di Piacenza, la lista Moderati e piacentini per Dosi (a sostegno di Paolo Dosi, candidato sindaco per il centrosinistra poi risultato vincente), ottenne addirittura il 13,38%.
La notorietà del simbolo dei Moderati, dunque, va oltre il Piemonte, al punto che qualcuno alle volte è interessato a utilizzarlo (chiedendo di poter presentare liste con quel fregio), ma capita anche che altri gruppi vogliano semplicemente utilizzare il nome, qualificandosi come "Moderati", con la maiuscola. Ora, essere moderati (con la minuscola) non è mai un problema, ma ambire alla maiuscola come se altri non ci fossero arrivati prima lo diventa: per questo il partito di Portas ha preso contromisure - come si è già visto - fin dai suoi primi passi. "Il simbolo è assolutamente tutelato sul piano legale, registrato fin dall'inizio: quando qualcuno prova a copiarlo, parte subito la richiesta di danni. Lei faccia un test: vada su Google e cerchi 'moderati'. Guardi un po' cosa le esce come prima occorrenza?" Esce, ovviamente, la pagina di Wikipedia dedicata ai Moderati (con la maiuscola, altrettanto ovviamente): "Durante le cause sulla titolarità e sull'uso della parola "moderati" è stata fatta spesso questa prova, l'esito è sempre lo stesso e non sono certo io a controllare Wikipedia o gli algoritmi di Google". Chissà se, tra qualche settimana o mese (anche in vista delle elezioni amministrative che interesseranno anche Torino"), cercando "moderati" su Google uscirà una pagina o un sito legato ai Moderati e riformisti... 

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