venerdì 6 agosto 2021

Suppletive, Palamara candidato a Roma con la Giustizia nel simbolo

Finora ci si è occupati poco o nulla dei simboli che stanno iniziando a spuntare copiosi in vista delle elezioni amministrative (e regionali calabresi) che si terranno il 3 e il 4 ottobre: si tratta di una scelta consapevole, poiché in questo mese scarso molto potrebbe cambiare (un contrassegno potrebbe non avere le firme necessarie; più forze potrebbero unirsi in un'unica lista, com'è accaduto a Rinascimento e a Cambiamo! a Roma nei giorni scorsi). Lo stesso vale per le elezioni suppletive previste negli stessi giorni, anche per un'altra ragione: com'è noto, ciascuna persona candidata può essere sostenuta da un solo contrassegno, quindi nello stesso emblema possono trovare posto più miniature di simboli, se la coalizione decide di rendere visibile la propria composizione. 
Proprio oggi, tuttavia, ha appena fatto irruzione la candidatura probabilmente più clamorosa alle suppletive, con riferimento a quelle che interesseranno il collegio della Camera di Roma - Primavalle (il collegio 11 del collegio plurinominale Lazio 1): Luca Palamara ha infatti annunciato la propria candidatura, con tanto di simbolo presentato in conferenza. Lo ha fatto in una conferenza stampa convocata nella sede del Partito radicale nonviolento transnazionale transpartito, con cui collabora fin dal 9 ottobre dello scorso anno (quando l'ex magistrato, invitato dall'avvocato - e presidente della commissione giustizia del partito - Giuseppe Rossodivita, si iscrisse al Prntt) per le campagne in nome della giustizia giusta. Non si tratta però di una candidatura di partito con emblema politico: è stato lo stesso Palamara a sottolineare che la sua decisione non coinvolge direttamente il Partito radicale (che, com'è noto e come ha ricordato nella sua introduzione il segretario Maurizio Turco, per statuto dal 1989 ha scelto di non presentarsi alle elezioni "in quanto tale e con il proprio simbolo"). 
Quella di Palamara è una corsa elettorale annunciata "come cittadino, parlando e rappresentando le istanze del popolo, dei cittadini, confrontandomi con un territorio - quello di Roma Primavalle - che rievoca i miei primi passi di giovane ragazzo a livello sportivo"; una nuova partenza "dal basso per rispondere alle istanze della collettività di tutti quei cittadini che in questi mesi, durante i pubblici dibattiti, mi hanno sempre chiesto di esprimere la mia opinione sui temi della giustizia". La candidatura arriva dopo il "caso Palamara" (legato alle accuse relative a presunti episodi di corruzione contestati, su cui sono in corso procedimenti penali e che hanno portato alla radiazione dalla magistratura dello stesso Palamara, confermata ieri dalle sezioni unite civili della Corte di cassazione) e dopo la pubblicazione di Il sistema, il volume che l'ex magistrato ha scritto con Alessandro Sallusti per raccontare dal suo punto di vista la magistratura e le sue correnti e che ha venduto oltre 300mila copie.
Pur senza le insegne del Partito radicale, il sostegno che singoli esponenti del Prntt sceglieranno di fornire alla candidatura di Palamara si inserisce nell'impegno pluridecennale del partito - da Marco Pannella in avanti - sul tema della giustizia giusta, di cui i sei quesiti referendari promossi insieme alla Lega e ad altre forze politiche (tra cui Udc, Fi, Psi e Nuovo Psi, nonché +Europa) sono ora solo l'aspetto più evidente. Questi sono una parte delle iniziative messe in campo per "mettere la parola fine a un certo modo di amministrare la giustizia in questo Paese - ha sottolineato Rossodivita durante la conferenza - anche se sicuramente ci sono forze, politiche e corporative, che si oppongono a qualsiasi cambiamento" "La magistratura - aveva sottolineato già prima Irene Testa, tesoriera del partito - si chiude e si difende, in Parlamento a malapena si è riusciti a far passare la riforma Cartabia, che certo non è rivoluzionaria, mentre le persone sono molto interessate alla giustizia e alla sua riforma, viste le tante persone che vengono a firmare ai tavoli dei referendum".
Prendendo la parola, Luca Palamara ha dichiarato di aver riposto "la toga, che è pure la toga paterna, nell'armadio, con la certezza di poterla reindossare all'esito di un percorso che sarà lungo, ma sono convinto che ristabilirà la verità di quello che è accaduto e che dallo scorso 9 ottobre ho deciso di raccontare". Rispetta tutte le sentenze, anche quella della Cassazione che ieri ha confermato la sua radiazione dalla magistratura, pur ritenendola ingiusta; ritiene però di dover dar seguito al suo racconto e al percorso iniziato proprio nella commissione giustizia del Partito radicale con la sua candidatura: "Voglio rilanciare il mio impegno e, senza ovviamente coinvolgere gli altri, ma come cittadino libero, decido di candidarmi per dare più forza al mio racconto, per raccontare ancora di più come hanno funzionato i meccanismi interni, per incoraggiare un cambiamento reale e soprattutto per dare più forza alla battaglia dei referendum" (che ha firmato, tranne quello sulla responsabilità diretta del magistrato).
Il simbolo scelto per quest'avventura elettorale non passa certo inosservato: oltre al cognome di Palamara, scritto in nero maiuscolo e collocato tra due righe dello stesso colore, spicca una rappresentazione di Themis-Dike-Iustitia, la dea della Giustizia (con tanto di bilancia e benda sugli occhi, dettaglio che può essere letto in mille modi in un contesto tanto delicato), accanto a un "cancelletto" tricolore, che non trasforma l'ex magistrato in un hashtag ma sembra voler marcare una posizione, come a dire "ci sono, voglio esserci e ci sarò" ("Non mi piace essere definito un 'ex' - ha precisato -. Sono un cittadino che vuole esprimere le sue idee e opinioni, partecipando al dibattito sulla giustizia"). Non c'è nulla di radicale, dunque, nel simbolo (quanto all'iconografia classica); colpisce peraltro vedere il modo in cui è stata resa la figura di Dike, senza spada (quindi senza richiamare il volto punitivo della Giustizia, ma solo l'imparzialità legata alla benda e all'equilibrio dello ius dicere evocato dalla bilancia) e non ritta in piedi, ma protesa in avanti (come in qualche modo suggeriscono anche le linee orizzontali tracciate sullo sfondo) e pronta a correre. Per chi vede Palamara come "volto del sistema", la scelta della dea Giustizia può apparire sfrontata e incredibile; per chi ritiene che lui sia stato sacrificato come capro espiatorio di un sistema assai più ampio e impunito, quella Dike è un messaggio che rafforza la battaglia per la giustizia giusta.
"Ritengo di dovermi mettere a disposizione senza preclusioni, né per la destra, né per la sinistra - ha concluso Palamara -. Cerco di rivolgermi a tutti coloro i quali, in maniera per me inaspettata, mi fermano per strada, mi riconoscono, mi chiedono di raccontare perché i processi durano così tanto, perché sono stato carcerato ingiustamente. La mia priorità è sposare le istanze del territorio, della mia città, della città in cui sono cresciuto". "Siamo convinti - ha aggiunto Maurizio Turco - che all'indomani del voto referendario ci saranno grossi cambiamenti all'interno del mondo politico organizzato così com'è oggi: se in questo momento una presenza elettorale, può aiutare ancora di più a rendere pubblica la situazione del sistema giudiziario, avremo fatto un ulteriore passo avanti, nella chiarezza delle posizioni e delle responsabilità che ciascuno di noi ha". Il primo passo ora è la raccolta delle firme: ne occorrono tra 300 e 600 (non operando alcuna riduzione dovuta al Covid-19, né alcuna esenzione) da ottenere all'interno del collegio uninominale di Roma-Primavalle, da presentare tra il 29 e il 30 agosto insieme al simbolo e agli altri documenti richiesti dalla legge.


Aggiunta del 15 agosto 2021:
 Va precisato che il "cancelletto" è stato "prestato" al simbolo da Cultura Identità, associazione fondata nel 2018 "che ha come scopo - si legge nel sito - la difesa, la promozione e la diffusione dell’Identità italiana e la valorizzazione del nostro patrimonio culturale e artistico. Siamo operatori culturali, artisti, giornalisti, intellettuali e imprenditori che in un mondo globalizzato vogliono riscoprire il valore della nostra italianità". Fondatore e presidente è Edoardo Sylos Labini, consulente artistico del milanese (e "fininvestiano") Teatro Manzoni, nonché regista e attore di Il sistema, atto unico ispirato proprio al libro di Palamara e Sallusti. Sylos Labini ha spiegato a Radio Radicale il sostegno di Cultura Identità alla candidatura di Palamara, al punto da "prestare" parte del logo dell'associazione. Qualcuno, anche per la "vicinanza" di Sylos Labini a Berlusconi (ne ha sposato la nipote Luna), ha pensato che il centrodestra potesse decidere di sostenere Palamara e le sue battaglie odierne contro la magistratura; giorni fa Maurizio Gasparri ha decisamente smentito ("Palamara rappresenta l’esatto opposto di ciò che il centrodestra propone agli italiani"), ma secondo Il Fatto Quotidiano l'idea è concreta. Lo si capirà meglio nei prossimi giorni.

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