Da pochi giorni in Rete è apparsa una nuova pagina Facebook denominata Liberal Socialisti NPsi, legata a un sito internet altrettanto nuovo. entrambi si distinguono con un simbolo inconfondibile - garofano rosso dentro corona circolare verde - che ha immediatamente messo in allarme vari #drogatidipolitica: è nato un nuovo soggetto politico nell'area socialista (l'ennesimo, per l'esattezza) di cui tenere conto, oppure si tratta semplicemente del Nuovo Psi con una veste grafica diversa?
Uno sguardo più attento e qualche verifica diretta hanno consentito di sciogliere l'arcano: il soggetto politico è sempre il Nuovo Psi, che dal 2019 ha come segretario Lucio Barani e come presidente (ma fin dal 2011) Stefano Caldoro. Il garofano, del resto, è proprio lo stesso - nella stessa posizione - sfoggiato per la prima volta nel 2006: il Nuovo Psi - quello nato ufficialmente nel 2001 - era nel bel mezzo di una contesa giuridica sul "congresso - non congresso" dell'ottobre del 2005 (il quinto, straordinario) tra chi sosteneva che fosse stato eletto segretario per acclamazione Bobo Craxi e chi invece riteneva che - non essendosi individuata con certezza la base dei delegati - non si fosse celebrata alcuna assise e alla segreteria fosse rimasto Gianni De Michelis. Tra un'ordinanza e l'altra del tribunale di Roma (che prima diede ragione ai primi, poi ai secondi), c'era comunque da preparare il materiale per le elezioni politiche, contrassegno compreso (e condiviso con la Democrazia cristiana per le autonomie di Gianfranco Rotondi): nel simbolo spuntò così quel nuovo garofano rosso, realizzato "in emergenza" per l'occasione. Lo stesso fiore tornò utile nella seconda metà del 2007 quando, dopo l'ennesima scissione tra Gianni De Michelis e Mauro Del Bue da una parte e Stefano Caldoro e Lucio Barani dall'altra, questi ultimi fondarono una nuova associazione partito denominata "Nuovo Psi": come simbolo ripresero il garofano elaborato poco più di un anno prima e lo collocarono in una corona rossa che su di sé portava anche la denominazione scelta.
"Ricordo molto bene quella successione di simboli e la nascita di quel garofano in particolare - ricorda oggi Barani, interpellato espressamente sul punto da I simboli della discordia - perché il disegno di quel fiore lo commissionai proprio io a un grafico che conoscevo, Franco Pedroni, tra il 2004 e il 2005. Ricordo che mi presentò esattamente ventidue diversi disegni: tra quelle proposte scelsi proprio quel garofano quasi veritiero, che nella forma della corolla ricordava quello già usato dal Nuovo Psi. Per evitare che qualcuno potesse appropriarsene, lo tutelai con tanto di atto notarile e da allora è un mio simbolo. All'inizio non riuscii a farlo adottare come simbolo del partito mentre era segretario De Michelis e io avevo l'incarico di tesoriere, ma quando appunto ci fu la contesa giudiziaria sul congresso del 2005 e occorreva un simbolo sicuro per presentare le liste usammo quello e io stesso fui eletto deputato nel 2006 con quello. Nei mesi successivi tornò il simbolo precedente, fino a quando nel 2007 arrivò alla segreteria Caldoro e, non potendosi usare il vecchio emblema conteso, io proposi di adottare quello depositato da me: da allora è diventato il nostro simbolo ufficiale, a maggior ragione da quando Caldoro, diventato nel 2010 presidente della giunta regionale campana, non poteva più guidare anche il nostro partito e si è dimesso, per cui poi sono stato eletto io".
Tornando al simbolo rinnovato con garofano, corona verde e scritta "Liberal Socialisti", è sempre Barani a spiegarne l'origine: "Si tratta di un emblema che abbiamo lanciato in questi giorni, dopo averne deliberato l'uso a giugno in un ufficio di presidenza: il simbolo ufficiale del partito, così come consacrato nello statuto, resta quello consueto, ma nelle elezioni di ottobre in cui ci presenteremo useremo questo". Lo stesso emblema, come si diceva, sta iniziando a circolare sui social network (anche per pubblicizzare la nuova campagna di iscrizioni online), sul nuovo sito del partito e in altre iniziative, incluse quelle legate alla raccolta firme per i referendum sulla giustizia giusta proposti dal Partito radicale e dalla Lega e che il Nuovo Psi ha deliberato di sostenere.
"La base di questa variante simbolica - prosegue il segretario - è un contrassegno che avevamo già depositato in precedenza, con lo stesso garofano, che portava la dicitura 'Liberal socialisti' sulla corona". In effetti, scorrendo i simboli depositati per le elezioni politiche del 2013, si scopre che il Nuovo Psi aveva presentato al Viminale, oltre al proprio simbolo consolidato, anche la variante dei Liberal socialisti (sia pure solo per la circoscrizione Estero, cosa che permetteva il deposito di più emblemi senza particolari difficoltà). Allora non c'era alcun riferimento al nome ("Nuovo Psi" o in forma abbreviata) e la corona era rimasta rossa, mentre questa volta si è fatta un'altra scelta cromatica: "Abbiamo voluto dare in modo più tangibile l'idea del tricolore, unendo il verde della corona al bianco del fondo e al rosso della corolla del fiore. Questo è anche un modo per distinguerci da quelli che chiamerei 'pseudosocialisti', quelli che per anni hanno usato nel loro simbolo la rosa perché non volevano schierare il garofano, così come non lo volevano i partiti loro 'padroni' con cui erano alleati. Ora che anche da quelle parti si è deciso di adottare di nuovo un garofano come simbolo, noi abbiamo scelto il verde per distinguerci, per rimarcare che noi siamo sempre craxiani anticomunisti, lo siamo davvero: siamo l'originale, non un surrogato o una fotocopia". In effetti l'accordo stipulato - con scrittura privata - a metà del 2007 tra Barani e Caldoro da una parte e De Michelis e Mauro Del Bue dall'altra prevedeva che nessuna delle due nuove distinte formazioni politiche avrebbe potuto usare una corona circolare di colore verde (in modo che nessuno dei due gruppi politici fosse confondibile con il partito che fino a quel momento aveva operato in modo unitario); è passato però davvero molto tempo da allora ed è ben difficile che qualcuno possa lamentarsi di questo ritocco grafico (che, anzi, porta maggiore chiarezza perché si distingue dal bordo rosso spesso del simbolo del Psi guidato da Enzo Maraio).
Quanto al nuovo testo in evidenza, "Liberal Socialisti", "nessun altro usa quell'espressione ed è nostra da sempre, punto e basta. Noi eravamo e siamo liberal socialisti, lo dicevamo e ora lo scriviamo anche a chiare lettere sul contrassegno elettorale. D'altronde, nella rivoluzione post Tangentopoli, dopo vari anni di disastri e di fronte ai danni al Paese legati alla pandemia, per risollevare l'Italia si è preso un uomo della Prima Repubblica che era di fatto un collaboratore dei governi Craxi: Mario Draghi, infatti, era consulente economico di Giovanni Goria, che era appunto ministro del tesoro nei governi guidati da Craxi, così come lo è stato quando Goria è diventato a sua volta Presidente del Consiglio. Quando si è insediato, Draghi si è detto socialista liberale e io avevo sostenuto lo stesso in una mia intervista: insomma, per risollevare questo paese ci volevano e ci vogliono i liberal socialisti e noi lo mettiamo chiaro e netto nel nostro simbolo elettorale".
Il soggetto politico, come si diceva, continua a chiamarsi Nuovo Psi, nome che in questa nuova versione "ritoccata" del simbolo appare solo in forma abbreviata (NPsi): non c'è il rischio che qualcuno non si riconosca più, pensando che sia nato l'ennesimo partito dell'area socialista? "Diciamo che è una scoperta, come quelle che fanno i bambini quando crescono - risponde Barani sorridendo - si tratta di una scommessa per noi e di una scoperta per chi affronta la vita politica e, passo dopo passo, ne scopre pregi e difetti. Chi continuerà a riconoscerci anche con questa 'veste rinnovata' sarà un nostro fedelissimo: stiamo seminando e ci prepariamo a una semina diffusa in tutto il paese, avendo come obiettivo la partecipazione alle prossime elezioni politiche e avendo l'ambizione di un risultato a due cifre, sperando che la prima cifra non sia 1!"
Non sorprende affatto che Barani abbia proposto, come esperimento, il ritocco del nome ma non del garofano, e non solo perché quello - come ha spiegato forse per la prima volta - è depositato a suo nome: nel corso degli anni, infatti, l'attuale segretario si è distinto anche per il garofano sempre portato nel taschino della giacca (anche e soprattutto in Parlamento) e persino stampato sulla nota maglietta con lo slogan Je suis Craxi. "Ricordo bene un articolo di Giampaolo Pansa spiega Barani - in cui scriveva senza giri di parole che in un Parlamento in cui tutti rinnegavano la loro identità, c'era rimasta una persona che la manifesta in modo ideale e anche materiale, indossando il garofano o, prima ancora, concedendo a Bettino Craxi la cittadinanza onoraria in vita, come ho fatto quando ero sindaco di Aulla". Se si chiede a Barani se il garofano, per lui, rappresenti oggi soprattutto un simbolo socialista, liberal socialista o craxiano, non ha dubbi nella risposta: "Per me il garofano è innanzitutto e soprattutto un simbolo liberal socialista: va però dato a Cesare ciò che è di Cesare, quindi bisogna riconoscere che il primo a portarlo sulle schede elettorali con quella connotazione è stato Bettino Craxi". Il simbolo "ritoccato" del Nuovo Psi destinato alle elezioni, dunque, per Barani è soprattutto un modo per rimettere tutte le tessere ideali e grafiche al loro posto, per legare il garofano al primo uso massiccio nella storia repubblicana italiana e a chi lo ha scelto sin dalla fine degli anni '70 e confermato in seguito. Con il concorso essenziale di Ettore Vitale e di Filippo Panseca, come lettrici e lettori di questo sito sanno molto bene.
Barani e liberal socialisti npsi andranno alla grande
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