venerdì 3 settembre 2021

Suppletive a Roma Primavalle, simboli e candidati sulla scheda (e non)

Alla fine, a sfidarsi per le suppletive del collegio di Roma-Primavalle, lasciato libero dalla deputata del M5S Emanuela Del Re (nominata rappresentante speciale Ue per il Sahel) saranno in sei: dopo i verdetti ufficiali dell'Ufficio elettorale centrale circoscrizionale (presso la Corte d'appello di Roma) e il sorteggio dell'ordine delle candidature sulle schede elettorali, la situazione è definita. Alcune presenze erano state annunciate nelle scorse settimane, altre sono diventate concrete solo negli ultimi giorni, se non addirittura nelle ultime ore disponibili. Non mancano alcune assenze rilevanti, di cui si darà conto alla fine dell'articolo.
 

Giampaolo Bocci - Italexit

Il sorteggio da parte dell'ufficio elettorale competente ha collocato al primo posto nei manifesti e sulle schede la candidatura di Giampaolo Bocci, che partecipa al voto in rappresentanza di Italexit - Per l'Italia con Paragone dopo varie campagne a fianco degli imprenditori in difficoltà per le misure legate al Covid-19 e contro la certificazione verde. Si tratta - insieme all'analogo voto senese di cui si parlerà più avanti - della prima partecipazione alle elezioni politiche (e, in particolare, alle suppletive) del soggetto politico fondato da Gianluigi Paragone lo scorso anno. Per l'occasione i candidati - che hanno dovuto raccogliere le firme - sfoggiano una versione nuova del simbolo, che nella freccia in primo piano colloca la dicitura "Per l'Italia con Paragone" (con il cognome del fondatore in maggiore evidenza rispetto al passato) e colora con i colori nazionali l'esagono presente sullo sfondo (all'inizio era tinto solo il contorno, che qui peraltro è intero e non parziale). 
 

Luca Palamara - Palamara

Nella seconda posizione sulla scheda, dopo il sorteggio, si colloca l'unico candidato privo di simboli politici ma anche quello che aveva reso noto con largo anticipo la proprio volontà di candidarsi: ci si riferisce a Luca Palamara, che si è presentato da cittadino "battitore libero", con un contrassegno che presenta il suo nome in evidenza, una raffigurazione della Giustizia (senza spada) ma nessun simbolo di partito (mentre c'è parte dell'emblema dell'associazione Cultura Identità di Edoardo Sylos Labini. L'ex magistrato - che per presentarsi è passato attraverso la raccolta firme - si candida anche per dare maggiore risonanza alle sue battaglie "contro il sistema": per questo si è rivolto senza preclusioni a destra e sinistra, pur potendo immaginare che la sua proposta avrebbe potuto trovare maggiore consenso tra le elettrici e gli elettori del centrodestra. Non era mancato infatti chi aveva proposto di far convergere i partiti di quell'area sulla candidatura di Palamara, almeno fino a quando non si è deciso di ricandidare Pasquale Calzetta.

Danilo Ballanti - Partito comunista

Il terzo posto tra le candidature alle suppletive di Roma-Primavalle spetta a Danilo Ballanti, espressione del Partito comunista guidato da Marco Rizzo, che ha deciso di impegnarsi in questo turno elettorale (lo stesso Rizzo si presenta personalmente alle suppletive nel collegio di Siena, come del resto aveva concorso all'analoga competizione che lo scorso anno aveva riguardato il collegio Roma - Trionfale e che aveva visto vincere Roberto Gualtieri). Il simbolo utilizzato - per il quale sono state raccolte le firme - è quello ufficiale del Partito comunista (ormai immutato dalla seconda metà del 2013), con falce e martello di colore bianco su quadrato rosso, il tutto inscritto in un cerchio di colore grigio; in questo caso, tuttavia, si è scelto di inserirlo in un cerchio più grande bianco e rosso, con il riferimento al segretario Rizzo ben visibile. 

Pasquale Calzetta - centrodestra

In quarta posizione su manifesti e schede si trova Pasquale Calzetta, già candidato dalla coalizione di centrodestra nel 2018 (ottenne poco più di 1300 voti in meno di Emanuela Del Re, risultata vincitrice). La decisione di ripresentarlo in quest'occasione è stata presa in extremis (anche perché non c'era bisogno qui di firme per la candidatura), soprattutto per l'insistenza di Forza Italia che da settimane aveva rilanciato il nome di Calzetta (già collaboratore del nuovamente ministro Renato Brunetta), senza cedere a chi aveva proposto un sostegno a Palamara. A fianco del nome del candidato si troverà un contrassegno che contiene i cinque simboli dei maggiori partiti del centrodestra: ecco quindi Lega, Forza Italia, Fratelli d'Italia e, nello stesso cerchietto, Udc e Noi con l'Italia, con una scelta grafica che può non piacere, ma necessaria per poter contenere tutti (e dare anche conto di alcune proporzioni nella compagine politica). 
 

Andrea Casu - Partito democratico - centrosinistra

Al quinto posto il sorteggio ha collocato Andrea Casu, dal 2017 segretario del Partito demoratico di Roma. La sua candidatura è stata decisa una settimana fa e, nonostante ciò, era stata la prima legata a una delle forze politiche maggiori a essere espressa (sarebbe stata seguita, in realtà, solo da quella di Calzetta). Non c'è stato bisogno di raccogliere le firme perché nel collegio di Roma-Primavalle il Pd ha scelto di presentare il suo candidato con il proprio simbolo, integrato solo da un segmento rosso con il riferimento al centrosinistra (ricalcando in qualche modo la coalizione che alle comunali sosterrà la candidatura di Roberto Gualtieri, scegliendo in questo caso di non indicare altri emblemi di partito nell'unico contrassegno che la legge elettorale consente di schierare alle suppletive). Non si immaginava, forse, che il MoVimento 5 Stelle non avrebbe presentato alcuna candidatura, per una competizione contemporanea a quella in cui si ripresenta Virginia Raggi... 

Giovanni Antonio Cocco - Rinascimento - Partito liberale europeo

Chiude le sei candidature per il collegio uninominale di Roma-Primavalle Giovanni Antonio Cocco, tesoriere del Partito liberale europeo, formazione che negli ultimi mesi si sta muovendo parecchio in quell'area politica (aprendo sedi e investendo risorse) e dunque non ha . La candidatura ha il sostegno anche di Rinascimento, il partito fondato da Vittorio Sgarbi. Non stupisce così che i simboli dei due partiti siano affiancati nella parte superiore del contrassegno (con l'emblema di Rinascimento messo per primo, forse per la maggiore notorietà e per il rilievo grafico dato al cognome di Sgarbi), mentre il segmento inferiore blu è dominato dal cognome del candidato, scritto in giallo (con una soluzione grafica un po' leghista-salviniana, ma non c'è ovviamente il rischio di confondersi). 

Chi non parteciperà

Ricordate le persone che si presenteranno a queste suppletive romane, qualche riga va spesa per chi invece non parteciperà alla competizione. Nei giorni scorsi si è parlato soprattutto dell'assenza di Elisabetta Trenta, già ministra della difesa nel primo governo guidato da Giuseppe Conte: dopo l'adesione di pochi mesi fa all'Italia dei valori, aveva in progetto di presentarsi con il simbolo di Noi - Nuovi orizzonti per l'Italia, ma ha dichiarato di aver raccolto in poco tempo più firme del necessario, ma "non tutte sono state utili, soprattutto per questioni di territorialità" (per cui sottoscrittrici e sottoscrittori probabilmente non risiedevano nelle zone comprese nel collegio). Trenta ha pure lamentato di non aver ricevuto alcun sostegno dal MoVimento 5 Stelle (del quale, com'è noto, non fa più parte da mesi).
Aveva comunque presentato la propria candidatura, non accettata per insufficienza di firme, anche Valentina Valenti per la Democrazia cristiana (per lo meno, per quella che si riconosce nella segreteria nazionale di Nino Luciani). Lei non ha nascosto la propria delusione, anche perché ha riferito che, pur mancando le firme, non erano stati mossi rilievi sul contrassegno utilizzato, che ovviamente impiegava lo scudo crociato. Per Valenti, evidentemente, sarebbe stata l'occasione tanto attesa di poter usare lo scudo senza doversi preoccupare dell'Udc (che pure ha schierato il suo emblema a favore di Calzetta); è più probabile, in realtà, che i magistrati di Corte d'appello non abbiano mosso alcun rilievo sul simbolo proprio per l'assenza di un numero sufficiente di firme, mentre non è affatto scontato che l'emblema sarebbe stato pacificamente ammesso (insieme a quello dell'Udc) ove il requisito delle firme fosse stato integrato.

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