domenica 5 settembre 2021

Partecipazione attiva, un puzzle alternativo al M5S

Mentre l'attenzione di gran parte delle persone interessate alla politica italiana era attirata dalla presentazione delle candidature per le elezioni amministrative e regionali del 3 e 4 ottobre (e dall'attesa che fosse definitivo il quadro delle contemporanee suppletive), non si può trascurare la presentazione - avvenuta online sabato 3 settembre - 
di un nuovo soggetto politico denominato Partecipazione attiva. A far conoscere il progetto, in un filmato tuttora visibile su Facebook, sono stati Francesca De Vito, consigliera regionale in Lazio eletta nel 2018 con il MoVimento 5 Stelle, Paola Cedroni e Francesco Paolo Trapani (rispettivamente portaVoce e attiVista presso il comune di Ciampino), nonché Rocco Baccelliere (attiVista in Puglia).
Tutto è nato a partire dalla pagina e dal gruppo Facebook "Parola agli Attivisti", creati alla fine di ottobre dello scorso anno, prima degli Stati Generali del M5S: "Abbiamo avuto l'idea, dopo il primo lockdown e sulla scorta dell'uso massiccio di Zoom che ormai si er diffuso, di pensare a caratterizzarci, come attiVisti e portaVoce del MoVimento, creando sulla piattaforma Rousseau le sedi digitali - ha spiegato De Vito -. Volevamo infatti che potessero costituirsi e operare in aggiunta al lavoro sui territori, per consentire a persone lontane tra loro o a chi non poteva accostarsi alle sedi fisiche di partecipare ai lavori dei gruppi territoriali e tematici. Abbiamo iniziato un percorso con Enrica Sabatini e Davide Casaleggio, poi però sappiamo cos'è successo con la piattaforma Rousseau, che noi credevamo fosse uno strumento a disposizione di tutti, mentre una realtà ben diversa è stata ed è tuttora sotto i nostri occhi". 
Nel corso dei mesi era stata portata avanti l'idea delle sedi digitali, nonché altre iniziative di contenuto (come "La PrimaVera della Base", per discutere di temi, proposte ed esperienze a partire dal contributo di attiViste e attiVisti); una prima delusione era però arrivata dalla mancata, concreta "autoriforma" del M5S, con il reggente (Vito Crimi) che di fatto non ha mai lasciato il posto al comitato direttivo che era stato configurato per una guida più collegiale. La fine del governo Conte-bis e il passaggio travagliato al governo Draghi hanno decisamente complicato la situazione, costituendo addirittura - secondo le persone intervenute alla conferenza - un "punto di non ritorno", segnato tanto dall'esclusione dal M5S dei parlamentari che avevano scelto di non accordare la fiducia al governo Draghi e dall'addio di altre figure note (a partire da Alessandro Di Battista), quanto dall'avanzare di riforme contrarie a quelle perseguire in precedenza dai governi guidati da Giuseppe Conte (a partire dalla "riforma Cartabia" sulla giustizia). 
Le parole più dure, tuttavia, sono state riservate all'approvazione del nuovo statuto per il M5S: questa sarebbe "il risultato della 'fusione per acquisizione' del MoVimento da parte di Conte, decisa da Grillo in un albergo romano all'inizio di febbraio. Per chi ha creduto nei valori fondanti del M5S, come la partecipazione, il confronto, la collegialità, la preminenza della base rispetto al vertice si è trovato di fronte un soggetto politico estremamente verticistico e 'blindato': un partito personalistico e a tratti fideistico, legato alla parabola politica di Conte e che con il nuovo statuto, per giunta, ha spazzato via tutto ciò che degli precedenti strumenti di partecipazione e attivismo territoriale era rimasto". 
Quel passaggio, dunque, avrebbe prodotto una "rottura insanabile", ritenuta inevitabile - pur se dolorosa - da chi credeva di "aver fatto tutto il possibile per salvaguardare l'identità del MoVimento e il suo progetto di rivoluzione culturale e politica, ma non sentire più come 'casa propria' il M5S 2050": da lì è nata l'azione collettiva chiamata MovExit, vale a dire una richiesta cumulativa di cancellazione dal MoVimento datata 10 agosto, "il giorno migliore per segnare l'uscita dalle nostre stelle dalla galassia del M5S contiano". E non è un caso nemmeno che coloro che figurano come promotori e promotrici principali del nuovo progetto politico siano legati al Lazio e alla Puglia, "regioni in cui - ha ricordato De Vito - al M5S territoriale è stato imposto dal capo politico Crimi di entrare in giunta con il Pd, malgrado ci si fosse sempre presentati agli elettori come forza a questo alternativa, così come altrove, come a Napoli, i portaVoce in questi anni hanno combattuto contro i partiti e le persone con cui ora ci si deve alleare".
Su queste e altre premesse, chi ha scelto di dare vita a Partecipazione attiva ha deciso "di affrontare il futuro e il futuro comincia da un simbolo", come dichiarato sempre da De Vito, nel mostrare la grafica scelta. "Vogliamo rappresentare questo nuovo momento politico con un'immagine che dice di tutto di quello che sarà: ci saranno due mani che, senza alcun tipo di ostacolo, entreranno a far parte della vita politica. Sono le mani dei cittadini, della partecipazione". Quelle mani reggono due tessere di un puzzle, una verde e una rossa, accostandole a un'altra bianca centrale: "Il puzzle, in fondo, è il primo momento creativo del bambino, in cui costruisce qualcosa: quel 'qualcosa' per noi inizia dai territori e finisce all'intero paese. Vogliamo costruire così la nuova Italia, davanti a un sole nascente". Un sole che, come si legge nel testo pubblicato su Fb, rappresenta le prossime generazioni. 
Accanto al simbolo sono stati presentati i tratti salienti dello statuto del nuovo progetto politico, nati dal lavoro comune di coloro che hanno avviato Partecipazione attiva: "Si è semplicemente recuperato il lavoro di mesi legato agli Stati Generali: si parla dunque di un'azione politica condivisa e partecipata, ispirata ai principi di legalità, onestà e trasparenza, per favorire lo sviluppo di una società equa, giusta e solidale, attenta ai diritti civili nel rispetto della laicità dello stato. Requisito imprescindibile è la partecipazione, realizzata attraverso l'applicazione della democrazia diretta, esercitata prioritariamente tramite la rete con tutti gli strumenti necessari, anche le creazioni digitali che avevamo analizzato con Sabatini e Casaleggio. Vogliamo offrire a tutti gli iscritti la possibilità di definire collettivamente l'azione politica e ogni altra scelta". Altro punto qualificante è il recupero dello strumento dei gruppi territoriali, "nuclei principali e fondamentali di aggregazione" per chi vuole partecipare alle attività dell'associazione. Tra le disposizioni statutarie mostrate durante la presentazione, qui rileva quella che attribuisce all'associazione Partecipazione attiva la titolarità del nome e del simbolo, precisando che i circoli territoriali possono impiegarlo nelle loro attività finalizzate a raggiungere gli scopi dell'associazione stessa, "mentre l'uso del simbolo per la presentazione delle liste nelle tornate elettorali è subordinato all'autorizzazione del membro del comitato direttivo cui spetta la legale rappresentanza pro tempore".
L'emblema di Partecipazione attiva quasi certamente non si vedrà alle elezioni di ottobre; ci saranno comunque altre occasioni per poter formare gruppi locali, far sorgere propositi di candidatura (magari dialogando con gruppi e liste civiche territoriali) e occasioni per trasformarli in progetti concreti. Con l'idea di portare avanti varie idee originarie del MoVimento senza la sua nuova forma e anche senza stelle, per un inizio davvero nuovo. Martedì 7 settembre, intanto, è prevista una riunione su Zoom per presentare, tra l'altro, l'atto costitutivo di Partecipazione attiva.

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