giovedì 2 agosto 2012

La Dc torna in Parlamento... e nessuno ce lo dice

La Dc del 1992 ... e del 2012 forse

Non se n’è accorto quasi nessuno, persino i due maggiori quotidiani italiani non sembrano aver dedicato una sola riga all’evento, ma lo scorso 17 maggio è accaduta un fatto di portata quasi storica: in Parlamento è tornata la Dc. 
Certo, è tornata ben lontana dai numeri del 1948 (305 deputati e 148 senatori) o anche solo del 1992, le ultime cui lo scudo crociato “storico” abbia partecipato (quell’anno conquistò 206 seggi alla Camera e 107 al Senato): attualmente può contare soltanto su un deputato, che ovviamente non può fare gruppo a sé. Soprattutto – e qui le cose si fanno maledettamente difficili, anche per chi è abituato a seguire le cronache politiche – non ha nulla a che vedere con l’Udc di Casini (ovviamente), ma nemmeno con la Democrazia cristiana (poi precisata come “per le autonomie”) di Gianfranco Rotondi. È forse la Dc di Giuseppe Pizza, finita qualche volta agli onori delle cronache? Nient’affatto. Allora magari è la Dc di Angelo Sandri (sempre più difficile, visto che la conoscono davvero in pochi)? Men che meno.
Allora, di quale Democrazia cristiana stiamo parlando? A sentire i protagonisti della storia, proprio della “vera” Dc, quella originale. Oddio, nemmeno questa sarebbe una novità (l’avevano proclamato, per dire, anche Sandri e Pizza e poi ancora Sandri per le loro formazioni), ma il segretario politico della formazione Gianni Fontana e gli altri iscritti al partito ne sono pienamente convinti. Per loro, all’inizio del 1994, quando ha mosso i suoi primi passi il Partito popolare italiano di Martinazzoli, nessuno ha sciolto la Democrazia cristiana e questa avrebbe continuato a esistere, sia pure “in sonno”, dormiente”, finché qualcuno non l’ha “risvegliata”. A chi l’arduo compito? Ma a Fontana & co., ovviamente, i quali hanno chiesto invano di convocare il consiglio nazionale della “vecchia” Dc all’allora presidente, Rosa Russo Jervolino e, non avendo ricevuto uno straccio di risposta, hanno provveduto ad autoconvocarlo attraverso l’annuncio firmato da un “campione di democristianità”, Clelio Darida, consigliere anziano di quell’organo non più riunitosi dal 1994.


Ora questa Dc avrebbe riattivato il percorso del tesseramento (grazie al riconfermato segretario amministrativo Alessandro Duce) per andare a congresso in autunno, magari in ottobre; nel frattempo, come si diceva, è tornata pure in Parlamento. A rappresentarla, niente di meno che Giampiero Catone, classe 1956, napoletano, già capo della segreteria di Buttiglione quando questo era ministro berlusconiano, poi direttore responsabile della Discussione (il quotidiano che fu settimanale storico della Dc e tuttora è legato allo stesso Catone), nel 2006 eletto con Forza Italia mentre era dirigente della Dca di Rotondi, nel 2008 di nuovo deputato per il Pdl. Almeno finché, con i suoi “circoli la Discussione”, nel 2010 non decide di convergere verso Futuro e Libertà, per poco meno di tre mesi: giusto il tempo di non firmare la sfiducia a Berlusconi, votargli anzi la fiducia e transitare nel gruppo misto (in buona compagnia: Moffa, Siliquini, Polidori, per chi ha buona memoria) per poi far nascere, a gennaio 2011, il gruppo parlamentare «Iniziativa responsabile» (quello di Scilipoti, per capirci).
Quel gruppo batte il record per il nome più lungo, con le componenti per la prima volta indicate in modo minuzioso: «Iniziativa Responsabile (Noi Sud-Libertà ed Autonomia, Popolari d'Italia Domani-Pid, Movimento di Responsabilità Nazionale-Mrn, Azione Popolare, Alleanza Di Centro-Adc, La Discussione)». Dopo l’iperattività di fine 2010, Catone si ferma e non cambia più gruppo: quando però, a fine marzo 2012, Fontana e gli altri danno corpo al loro progetto, Catone non sa resistere e annuncia l’adesione dei suoi circoli alla riattivata Dc: non cambia gruppo, ma sostituisce la dicitura «la Discussione» con «Democrazia cristiana». Così, il partito che fu di De Gasperi riesce a ritornare in Parlamento, sia pure solo come microcomponente di un altro gruppo (gli ex democristiani, invece, non hanno mai schiodato davvero dalle Camere). Che però “questa” Dc sia proprio “quella” Democrazia cristiana, è tutto da vedere; ma è un’altra storia, che merita molti discorsi a parte.

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